Buonasera, pavidi seguaci dell'UberDevil. Siamo di nuovo tra voi con il seguito della storia diella nostra ottima Clara (seguite il suo BLOG!). Il Bardo è praticamente impazzito per prepararsi a un viaggio di un mese che lo porterà nella terra del Sollevante. Ora... non so chi sia questo tizio e cosa stia sollevando esattamente, ma gli abitanti di quelle lontane lande dell'Altrove non sembrano porsi il problema, perciò non vedo perché dovrei farlo io.
Come sempre votate la continuazione che preferite e non siate parchi di commenti, almeno finché non riuscirò a far passare la mozione per farli pagare.
Ora vado, ho dei progetti da fare... come per esempio decidere come mi rilasserò mentre quell'impastro con la cetra è via a sollazzarsi nell'Est a nostre spese.
A presto, dunque.
Vostro gongolante,
Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re
CAPITOLO 4: LA SUORA IN GIALLO
di CLARA
L'ordine delle Pie Sorelle di Thorm era famoso in tutta Centria per
le sue opere di beneficenza. Per la precisione, era famoso per
somministrare tale beneficenza a chiunque, che lo volessero oppure
no. Era anche famoso per l'implacabile e ferrea volontà delle sue
appartenenti, degne controparti femminili dei cacciatori di streghe,
molti dei quali in effetti ritenevano le doverose visite ai conventi
la parte più difficile dell'addestramento.
Nel convento cittadino, come in molti altri, c'era ovviamente una
gerarchia ufficiale, che stabiliva chi doveva sedere dove a tavola, e
chi doveva compilare le scartoffie. E poi c'era una gerarchia non
scritta ma più efficace.
E poi c'era sorella Elizaveta.
Si sapeva per certo che sorella Elizaveta aveva preso i voti ad una
certa età, ma nessuno sapeva quale questa fosse, in primo luogo
perché le domande in proposito erano scoraggiate da uno sguardo che
avrebbe squagliato l'acciaio, ed in secondo perché nessuno ricordava
un momento in cui non fosse stata nel convento.
Si sapeva anche che prima di entrare nel sacro ordine sorella
Elizaveta aveva avuto una gioventù molto avventurosa. Il fatto che
di tanto in tanto imprecasse come uno scaricatore di porto, e che
avesse messo fuori combattimento un paio di energumeni con un calcio
che avrebbe dovuto essere vietato dalle leggi della fisica se non
fossimo in un fantasy, erano elementi a favore.
Si sapeva inoltre che quando sorella Elizaveta si metteva in testa
qualcosa neppure Thorm stesso sarebbe riuscito a farle cambiare
opinione. Soprattutto quando decideva che qualcosa non funzionava e
si metteva d'impegno a scoprire cosa. In un altro universo, Elizaveta
sarebbe stata una di quelle vecchiette che risolvevano omicidi prima
del tè pomeridiano e spingevano chiunque le incontrasse a fare gesti
di scongiuro.
E così, quando decise che era successo qualcosa di strano durante la
sua misericordiosa visita alle celle del corpo di guardia, non ci
sarebbe stata forza celeste o infernale in grado di fermarla. Il suo
istinto sospettava che avesse a che fare con il furto che il convento
aveva subito pochi giorni prima. Appena avesse scoperto i colpevoli,
e non aveva dubbi che ci sarebbe riuscita, ci sarebbe stato molto
peggio che un colpo di righello sulle dita ad attenderli.
La suora uscì dal posto di guardia e si affrettò a piazzarsi in un
vicolo da cui poteva tenere d'occhio l'ingresso. Non sapeva
esattamente cosa stesse attendendo, ma lo avrebbe riconosciuto. Una
donna non passava decenni di onorato servizio ad una divinità in un
mondo come quello senza sviluppare una sensibilità al
soprannaturale... ma soprattutto non passava decenni ad insegnare ad
orde di futuri criminali senza sapere quando qualcuno era dove non
avrebbe dovuto essere.
C'era una certa confusione nelle vicinanze, dove un vecchio edificio
aveva preso fuoco senza ragione apparente. La suora si limitò a
gettare alla scena un'occhiata distratta, prima di puntare di nuovo
lo sguardo sul suo obiettivo.
Non dovette aspettare a lungo. Poco dopo, un essere sembrò
materializzarsi dal nulla di fronte al corpo di guardia, e si
incamminò in fretta in direzione opposta, immerso nei suoi pensieri.
Un uomo magro, con i capelli biondo-rossicci, e la pelle chiara.
Sorella Elizaveta arricciò il naso: doveva essere un qualche genere
di angelo, più o meno l'unica categoria soprannaturale che riuscisse
sempre e comunque a camminare come se avessero qualcosa infilato in
un posto che una Pia Sorella non era tenuta a menzionare. Rimaneva
solo da capire a quale delle migliaia di divinità in circolazione
fosse collegato. I fedeli di Thorm non avevano mai preteso di essere
monoteisti, anzi, credevano molto nei confronti teologici. Spesso con
spade o bastoni, ma è il pensiero che conta.
La suora era già pronta a pedinare la sua vittima con notevole
discrezione, ma l'angelo si fermò quasi subito, lo sguardo fisso
sull'edificio in fiamme. Poi, con lentezza, sollevò una mano e se la
sbatté sul viso in un gesto di profonda ed assai poco angelica
esasperazione.
---
- Avrei dovuto immaginarlo.- sospirò Anandiah, contemplando tra sé
la possibilità che tutto questo fosse una qualche sorta di
allucinazione. Ma aveva lasciato un angelo con evidenti problemi di
adattamento ed un bambino umano che non prometteva molto meglio senza
supervisione, e questo era il risultato che avrebbe dovuto
aspettarsi.
Questo era il colpo finale, comunque. Appena lo avesse ritrovato,
Muriel sarebbe ritornato in Paradiso all'istante, con tanti
ringraziamenti per il servizio svolto, ed una nota privata a
Sinandraiel perché lo tenesse alla larga.
Anandiah si sentì strattonare per un braccio. Abbassò lo sguardo,
perplesso, e si ritrovò di fronte ad un volto raggrinzito che
sembrava uscito da una delle sue letture sulla risurrezione dei
morti. Il momento "appena usciti dalle tombe dopo secoli",
per la precisione.
- Giovanotto, io e te dobbiamo parlare. Seguimi.- annunciò
l'apocalittica apparizione in un tono che non ammetteva repliche. In
quel momento l'angelo riconobbe la suora che poco prima aveva
visitato le prigioni. Buffo come i suoi piedi avessero apparentemente
deciso di ubbidirle da soli.
Giunti al riparo dalla confusione nel vicolo dove la donna aveva
atteso poco prima, questa si erse in tutta la sua statura, che
arrivava più o meno al petto dell'angelo.
- Allora, che cosa sta succedendo qui? E niente sciocchezze mistiche,
non ho tempo da perdere.-
- Ehm...- esordì Anandiah, incerto. Una cosa era rivelare alcune
informazioni ad un potenziale testimone per convincerlo a
collaborare, un'altra era essere l'oggetto di un interrogatorio da
parte di qualcuno che lo fissava come una versione molto più
incartapecorita di un Epic Angel infuriato.
- Niente ehm. Per che dio lavori?-
- Sono un servitore dell'OverGod, sia benedetto il suo nome in
eter...-
- Ah. Uno di quelli.-
Sorella Elizaveta riusciva a pronunciare la parola quelli come
altri avrebbero detto scarafaggi necrofagi.
Non era che avesse problemi particolari con i seguaci di altre
divinità. Una donna di mondo come lei sapeva benissimo che
nell'universo esistevano migliaia di dei, da quelli con templi in
ogni grande città a quelli con tre seguaci in qualche villaggio
sperduto tra le montagne. E questo andava bene, fintanto che tali dei
ed i loro seguaci evitavano la stregoneria e l'abbigliamento poco
consono. Ma c'erano certe divinità che si ostinavano a negare
l'esistenza delle altre, andando contro ogni evidenza fisica e
spirituale. In genere non avevano molti seguaci, però: gli altri dei
non prendevano bene il fatto di essere considerati non-esistenti, e
tendevano a dimostrarlo con fulmini ben mirati.
- E che cosa stai facendo in questa città?-
- Cercando di risolvere un omicidio, un furto, e la possibile fine
del mondo. E di impedire al mio collega di radere al suolo qualcosa,
ma temo di avere miseramente fallito nell'ultima parte.- ammise
Anandiah, piuttosto scornato. Alle loro spalle, un altro fragore di
vetri infranti annunciò la rottura dell'ennesima finestra.
Sorella Elizaveta non era tipa da lasciarsi impressionare da accenni
alla fine del mondo, soprattutto se venivano da gente famosa per i
suoi annunci apocalittici, ma sapeva riconoscere un pfoblema quando
ne vedeva uno.
- Sarà meglio parlarne in un posto più riservato. Si sta
raggruppando parecchia gente qui intorno, e se conosco questa città,
molti di loro non saranno capaci di farsi gli affari propri. Ed è
solo questione di tempo prima che arrivi qualche mago o chierico in
grado di riconoscerti.-
- In realtà io dovrei andare a cercare l'impias... il mio collega.-
tentò di protestare Anandiah.
- E' una specie di armadio biondo che non riuscirebbe a passare
inosservato neanche con un talismano dell'invisibilità addosso?- si
informò la suora, fissando un punto alle sue spalle.
Anandiah si voltò di scatto, ed in effetti ecco una sagoma
inconfondibile e piuttosto affumicata che incombeva una testa sopra
il resto della folla, tentando, per quella che visibilmente era la
prima volta in vita sua, di non farsi notare troppo.
Poco dopo, Muriel era stato discretamente pilotato nello stesso
vicolo dalle manovre esperte di sorella Elizaveta, e ripetutamente
invitato da Anandiah a stare fermo e non fare danni.
- Quindi, una volta appurato che non puoi uccidere nessuno con la tua
spada fiammeggiante, che ti ringrazio molto per non aver tirato
fuori, forse c'è ancora qualche
speranza per te, ti spiacerebbe dirmi come hai fatto a dar
fuoco ad un edificio e dove è finito il piccolo umano?-
Muriel, molto occupato a spazzolarsi via di dosso la fuliggine,
borbottò qualcosa di indefinibile.
- Cosa?-
- Ha detto...-, interloquì spiccia sorella Elizaveta:- Che
l'edificio ha preso fuoco per sbaglio, poi il piccoletto gli ha
fregato la spada e se l'è svignata. Almeno, il succo era quello.-
Muriel le lanciò un'occhiata infuriata, che sarebbe stata più
efficace se non avesse avuto ancora cenere sul naso.
- Con che piccoletto avevate a che fare, esattamente? Scommetto che
lo conosco.- proseguì la suora, che aveva un tale repertorio di
occhiate minacciose da poter ignorare tutte quelle degli altri.
- Ha detto di chiamarsi Jess. Capelli neri, piuttosto sporco?-
suggerì Anandiah.
Elizaveta fece una smorfia:- Sì, credo di aver capito. Quel povero
ragazzino ha una brutta storia alle spalle. Credete che possa farsi
male con quella spada?-
Anandiah fece una smorfia:- Le spade hanno un meccanismo di
sicurezza, solo un angelo dell'OverGod può sfruttarne il potere.
Potrebbe sempre tagliarsi o decapitare qualcuno, ma...-
- ... ma quello potrebbe farlo anche con un coltello normale, ed è
abbastanza furbo da evitarlo.- lo interruppe la suora, pensierosa:-
E' scappato dall'orfanotrofio almeno nove volte, e non credo che
riuscirete a beccarlo così facilmente. A meno che non abbiate un
modo per localizzare quelle vostre spade a distanza, e le vostre
facce mi dicono che non ce l'avete.-
- C'era un progetto, ma non è mai stato messo in pratica.- ammise
Anandiah, fissando il locale rappresentante della diffusissima scuola
di pensiero "è inutile dare ad una spada qualche nuova funzione
che non la renda più distruttiva".
- E allora, cosa avete in mente di fare?-
La
domanda sorge spontanea, in effetti. Che cosa hanno in mente di fare
i nostri personaggi, ma soprattutto, che cosa avete in mente voi
lettori? Ancora una volta, il destino di questa difficile
investigazione è nelle vostre mani...
1.
Seguire la suora all'orfanotrofio, nella speranza che un certo
ladruncolo si faccia vedere, ed intanto investigare sul furto che è
stato commesso lì. Perché come tutti i i gialli ci insegnano,
spesso i misteri sono collegati tra loro... tranne quando non lo sono
e tutto si riconduce al tasso di criminalità tipico di una grande
città, ovviamente.
2.
Andare direttamente a cercare Jess prima che decida di vendere la sua
nuova spada al mercato nero o di affettare qualcuno. Perché visto
come è andata a finire la prima volta, è meglio rimettere quella
spada in un posto dove non possa fare troppi danni. Il che a rigor di
logica escluderebbe anche tra le mani di Muriel, ma non si può avere
tutto nella vita...
3.
Ehm... ci sarebbe ancora un edificio che va a fuoco, nel caso
l'abbiate dimenticato. E visto che tecnicamente è colpa di Muriel,
anche se non è ancora certo come si siano svolti i fatti, i nostri
angioletti dovrebbero dare una mano a spegnerlo. Non sarebbe molto
angelico lasciar bruciare la città, no?
"Eh, il destro di sorella Elizaveta non è più quello di una volta..."
l'artwork dell'angelo è opera di David Haney
mentre quello del deathmatch tra la suora, il robot e lo squalo è di RYE-BREAD