giovedì 25 ottobre 2012

Circa l'incontro di quella sera...

(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: Salute a tutti, seguaci del Bardo Doloroso! Siamo orgogliosi di presentare un nuovo autore, il misterioso PM, che a quanto pare conosce particolari delle cronache del Regno sconosciute persino ad un meticoloso ficcanas... ehm... cantastorie come il nostro Bardo Stagista! Diamogli il benvenuto, perché a quanto pare qualcosa di losco si muove proprio sotto il nobile sederone del nostro "amatissimo" Re!)



di PM

L’Alchimista era seduto a capo di una lunga tavola in una stanza parecchi metri sotto la Sala del Trono.
In tutto il Regno erano poche le persone a conoscenza dell’esistenza del reticolo di corridoi e delle celle in quella zona del palazzo, e ancora meno persone conoscevano il modo di arrivarci. Con molta probabilità oltre ai presenti nessun altro era mai stato a quel tavolo.
Nessuno ancora vivo, quantomeno.
Quando ancora l’Alchimia era una pratica riconosciuta dalla Cerchia dei Saggi, i laboratori erano ai piani sotterranei dell'Accademia di Magia, sotto la Grande Torre (all’Alchimista era sempre piaciuto lavorare sottoterra). Poi c’era stato il Grave Disguido, e oltre ai laboratori anche la Torre aveva cessato di esistere, cosi come l’Ordine degli Alchimisti. L’Alchimista aveva dovuto cambiare nome, una pratica poi affinata con gli anni, e aveva spostato il suo studio nel Palazzo Reale, non senza proteste da parte del Re e della sua famiglia.
Si diceva che il Re avesse smesso di protestare dopo aver visto il levriero della figlia mettere le ali e spiccare il volo, per poi esplodere in giardino, davanti alla principessa (al tempo di otto anni d'età). L’Alchimista sapeva che era andata cosi. Senza la parte delle ali. 
Tutto questo risaliva a molti, molti anni prima. Bei tempi.
Il Falco fissava il volto dell’Alchimista, cercando come sempre di carpire anche una sola informazione su quell’uomo. Se non fosse stato per il movimento delle labbra, avrebbe potuto giurare che quella che stava guardando era una maschera. E sapeva che in un certo senso era cosi. Il cappuccio vermiglio della tunica dell’Ordine, probabilmente l’ultima rimasta in tutto il Regno, copriva gran parte del volto dell’uomo, ma il Falco aveva avuto occasione di vedere l’Alchimista anche in vesti normali, a viso scoperto, ed anche in quel caso non era riuscito a cogliere nessun particolare distintivo. O forse, al contrario, ne aveva notati troppi. Era giunto alla conclusione che l’Alchimista era, come si addiceva alla sua posizione, un miscuglio di personalità, il risultato di anni di raccolta e distillazione di caratteristiche fisiche e psicologiche che avevano prodotto la sua figura spaventosa. Spaventosa ma tremendamente affascinante.
Il Falco avrebbe dato un occhio per conoscere la vera essenza di quell’uomo.
L’Alchimista riprese a parlare - Confido che abbiate compreso il vostro incarico, questa volta - disse, fissando negli occhi l’Orso. Un lampo d’odio attraverso’ il volto dell’uomo, che comincio’ a snudare i denti in una smorfia animalesca. Il Falco poteva vedere la rabbia crescere, tradita dal tremito che gli percorreva gli enormi avambracci.
Poi la Serpe appoggiò con lentezza una mano sul braccio dell’uomo, e questo si immobilizzo all’istante, annuendo.
- Abbiamo il permesso di intervenire?- chiese la Serpe, in un sussurro. La Serpe parlava solo a sussurri, ma ogni volta che apriva bocca era come se un'improvviso silenzio scendesse sul resto del mondo, rendendo percepibili solo le sue flebili parole.
- Solamente se gli eventi dovessero essere talmente gravi da non permettere alla Principessa di superarli da sola. - rispose l’Alchimista - Ritengo che la serva e Von Braun possano essere sufficienti a garantire il  suo ritorno, nella situazione attuale. Ma nel caso in cui il Conte in persona dovesse decidere di intervenire, dovrete eliminarlo.
- Il Conte non è cosi facile da eliminare, Alchimista - intervenne il Nano – e ci sono anche la Baronessa Von Egel e chissà quanti altri mostri in quel castello. Sono anni che nessuno va a dare una controllata là dentro.
- Per questo andrete tutti e quattro, Nano, e mi aspetto che torniate in quattro.
Non era una raccomandazione, pensò il Falco, era un ordine. Nessuno di loro poteva ormai considerarsi altro che proprietà dell’Alchimista. E tutti sapevano bene che all’uomo non piaceva staccarsi dalle sue proprietà, se non era lui a deciderlo. Soprattutto da quelle sul cui perfezionamento aveva speso anni.
- Se non avete altre domande, e confido che non ne abbiate, potete andare. Sapete dove trovare quello che vi serve nella Sala Otto. Vi aspetto a rapporto fra due settimane.
Con questo aveva terminato il loro incontro, il Falco lo sapeva. Non avrebbe risposto a nessuna domanda né dato segno di accorgersi di loro nel momento in cui avrebbero lasciato la stanza.
Guardo’ l’Orso scoccare un’ultimo sguardo all’uomo e stringere il bordo del vecchio tavolo di legno con rabbia, tanto da far saltare delle schegge, per poi girarsi e uscire dalla piccola porta sul fondo della stanza. Il Nano raccolse le sue carte, le rimise a casaccio nella borsa e segui l’Orso, mormorando qualcosa di incomprensibile. La Serpe lo fissava, o almeno il Falco presumette lo stesse fissando attraverso la lucida maschera. Fece un cenno con la testa, e tutti e due uscirono.
L’Alchimista guardo’ la porta chiudersi alle spalle del Falco, poi prese una fialetta dall’interno di una delle maniche e ne bevve il contenuto. La figura che fino a quel momento li aveva fissati in silenzio si staccò dalle ombre.
-Seguili, e assicurati che facciano quello che devono.
La figura annuì, e scivolò sotto la porta chiusa.



(Postfazione della Segreteria Reale: interrogato sull'identità di questo misterioso PM il nostro Bardo ha fatto spallucce come se non ne sapesse nulla, ma ha contemporaneamente stonato un accordo. Secondo noi nasconde qualcosa, ma non ci resta che attendere per scoprire di più su questi misteriosi figuri e sull'uomo che li manovra nell'ombra! Che poi tecnicamente dovrebbe vivere proprio qua sotto... urgh...)

(Post-postfazione del Segretario Particolare del Re, Archibald Lecter: Volevo cogliere l'occasione per smentire categoricamente che qui, sotto il palazzo, possa esistere suddetto dedalo di corridoi. Non c'è nessun Alchimista, qua sotto, capito? Nessuno. E se qualcuno dovesse azzardarsi a parlarne ancora in giro o se lo dovessi sorprendere a curiosare vicino a quell'anonima botola giù, nella cantina delle cucine, provvederò personalmente a farlo arrestare da Asmodella, che provvederà poi all'ospitalità a suon di cinghiate finché simili pruriginose e malsane curiosità non verranno estirpate alla radice. Nessun sotterraneo. Nessun Alchimista. Chiaro?)

(Post-post-postfazione della Segreteria Reale: Sì, signore. Chiarissimo, signore. Cristallino!)

mercoledì 24 ottobre 2012

Tanti Saluti da Morda Duhn!


Oh, salve a tutti, disgustosi amanti della luce! So che non è mio costume intervenire così tanto sulla vostra inutile bacheca, ma mi annoiavo, così mi sono detto: "Mors", mi sono detto, "perché non scrivi qualcosa e lo appendi illegalmente sulla bacheca di quel vecchio trombone del Re? Ultimamente pare andare molto di moda!" Così sono uscito a fare quattro passi per riflettere su qualcosa di terrorizzante da dire, così, tanto per rintuzzare un po' la paura nei cuori dei bravi sudditi del Regno. Mentre cercavo tra i cadaveri putrescenti qualche fungo velenoso da dare alla cuoca per il risotto di mezzogiorno, mi sono girato e ho visto questo scorcio della mia stessa fortezza, Morda Duhn. Meravigliosa, vero? L'ho magigrafata con Svistagram e ho deciso di condividerla con tutti voi, come fa mio figlio Mortimer su quei Social-cosi con i suoi amici. Da quando Lucius, il capo dei miei necromanti, gli ha mostrato come utilizzare le sfere di cristallo per contattare altri maghi è diventato dipendente. Sta tutto il giorno in casa a chiacchierare sulla sfera. All'inizio l'ho rimproverato, poi ho pensato che se ci passava così tanto tempo doveva per forza essere divertente. Allora ci ho provato anch'io, ma su Rete-Sfera nessuno ha paura di me. Nessuno mi porta rispetto e se dico loro che sono Mors Tua mi ridono in faccia, perché non ci credono. "Tutti possono fingersi chiunque, qui", mi hanno detto. Che senso ha fingersi un altro quando si è già il Signore degli Inganni? Rete-Sfera non fa per me, preferisco che la gente mi veda, che percepisca la mia possanza, che tremi di paura e che pianga alle mie battute! E poi sono stufo di sentirmi dare del niubbo da un branco di maghetti brufolosi che sanno fare magie solo mediante l'utilizzo di ridicole formule in latino! Non so cosa significhi esattamente niubbo, ma ho come l'impressione che se lo scoprissi poi mi toccherebbe radere al suolo duo o tre contee, perciò ho deciso di far finta di niente.
Ora vado. Devo presenziare alla nutrizione dei miei draghi zombie. Ultimamente i loro croccantini si sono fatti più malleabili, ma sono pur sempre dei cavalieri e potrebbero cercare di fuggire dalla prigione prima di cena.
Se avete commenti fateli sotto e scriveteli con il sangue, per favore. Arterioso. E in bella calligrafia.

Mors Tua

domenica 21 ottobre 2012

Che fine ha fatto Carmen Sandie... ehm... la Principessa??

Cleofelia si abbassa per evitare che il ramo di un albero le cavi un occhio. Divide il cavallo con Sven Van Heiler, il giovane assistente di Von Braun. Pallido, lentigginoso e con una zazzera di capelli biondo paglia che coprono due grandi occhi blu, il ragazzo non è esattamente il modello ideale di principe azzurro. Innanzitutto è un tappo con evidenti carenze toraciche, poi ha una parlantina meno vivace di quella degli zombie del Conte. E infine, cosa che per Cleofelia è la più grave di tutte, non è un vampiro dark, cool né tantomeno trendy. 
Dal canto suo il povero Sven, conscio di avere una vera principessa attaccata alla schiena, una bellissima per giunta, non ha potuto fare altro che testimoniare impotente la cattura del suo cervello da parte di un esercito di ormoni inferociti, che non hanno praticamente incontrato resistenza. 
Vorrebbe parlare, dire qualcosa di arguto e divertente, ma tutto quello che riesce a fare è deglutire e ormai non ha nemmeno più saliva.
Dietro di loro, sul cavallo di Von Braun, viaggiano l'Inquisitore e Odetta, entrambi di umore tetro.
- Mi rincresce davvero molto, signore. - si scusa Odetta, per l'ennesima volta.
Von Braun getta un'occhiata distratta alla sua gamba steccata e sospira. - Non pensateci, milady. Era inver prevedibile che la principessa si dimenasse un po' durante la discesa.
- Sì, ma se voi non vi foste posto come scudo tra lei e il terreno... - fa Odetta.
Per un colpevole attimo, entrambi rimangono a riflettere deliziati su ciò che sarebbe potuto succedere, poi Von Braun si riprende per primo e tossicchia, imbarazzato.
- Sì, ehm... fu più che altro un riflesso. Agii di core anziché di mente. Non dovete ringraziarmi.
Lei stringe gli occhi. - Guardate che io non vi sto ringraziando...
Più avanti, Cleofelia alza gli occhi al cielo e sbuffa sonoramente. - Avete finito di parlar male di me, voi due? Vi avrò chiesto scusa un milione di volte! Non è colpa mia se ho paura dell'altezza, no? E poi... siamo fuggiti. Tutto è bene quel che finisce bene.
Von Braun getta un'altra occhiata distratta al braccio sinistro, anch'esso steccato. - Ehm... invero, milady. Non ve ne crucciate. Orsù, raggiungiam tosto la chiesa di Thorm più vicina, dove riceverò cure che rinvigoriranno le mie membra di guerriero.
- Cosa?
- Niente, principessa, niente. - fa Odetta - Dice che dobbiamo raggiungere la chiesa di Thorm più vicina per ricevere cure migliori.
- Ah. Non dovremmo accelerare un po', allora? - commenta lei, iniziando a calciare furiosamente il ventre del povero cavallo di Sven. La bestia nitrisce e inizia a impennarsi, poi si tuffa a capofitto nella boscaglia. Quando il ragazzo riesce a riprendere il controllo si volta furibondo verso Cleofelia e cerca di rimproverarla, ma gli riesce solo di sputacchiare un'insalata mista di aghi di pino.
Dopo qualche imbarazzante momento e diversi sputi, Sven pianta due occhi adirati in quelli della bella principessa. O meglio, la scena sarebbe questa se il povero Sven non avesse lo sguardo nascosto dalla frangia, come gli Schnautzer.
- P... ppp... principessa! Ppp... ppp... ppp... per favore, il cavallo è mmmm... mmm... mmm... mio e me lo gestisco io! Nella fff... fff... foresta non si può ggg... ggg... galoppare! E' ppp... ppp... ppp... pericoloso! - sbotta.
Cleofelia cerca di sembrare contrita e dispiaciuta, ma alla fine non resiste, cede e gli scoppia a ridere in faccia. Una risata grassa e prolungata. Molto prolungata. Forse troppo. Il povero Sven rimane a bocca aperta per lunghi istanti, mentre sente morire ad uno ad uno i propri ormoni. Il suo cervello è finalmente libero. E qualcosa dentro di lui scatta.
- Cosa diavolo ci trovate da ridere? - ringhia sommessamente, quasi con un altra voce. Da sotto la frangia un'occhio azzurro, freddo come il ghiaccio, scruta Cleofelia come se si trattasse di una macchia di ruggine sulla lama di una spada altrimenti perfetta.
La principessa smette di ridere quasi subito, sgomenta. Quel repentino cambiamento d'umore non se l'aspettava.
- Ehm... io... ecco... trovavo divertente il vostro... come dire... modo di parlare. - cerca di spiegare, mentre ode sopraggiungere il cavallo di Von Braun e Odetta.
- E cosa ci sarebbe di tanto divertente? - continua a sibilare lui, a pochi centimetri dal volto di lei. Sembra un altra persona e Cloefelia comincia ad avvertire un brivido di paura lungo la schiena.
- Io... beh... la bbb... balbuzie... l'ho sempre ttt... trovata ddd... divertente. - si copre la bocca, spalancando gli occhi per la sorpresa. Non aveva mai balbettato prima.
- Sven! Principessa! - grida Von Braun a distanza - Necessitate aita? 
Il carattere di Sven muta di nuovo e diviene improvvisamente gioviale e sorridente. Solleva un braccio e saluta in direzione del suo signore. - No, mio signore! Ttt... tutto bbb... bene! 
- Principessa! - la rimprovera Odetta, scendendo da cavallo e assicurandosi di persona che la giovane stia bene - Volete smetterla, per favore, di cercare di uccidere i nostri salvatori? Il nemico è il Conte, chiaro? Ripetete dopo di me: Il nemico è il Conte.
Lei sospira. - Il nemico è il Conte. - ripete, troppo scossa per protestare.
- Brava. - sorride la servetta - Tenetelo bene a mente. Noi siamo vostri amici, capito? La prossima volta che vi viene in mente di lanciarvi al galoppo nel bel mezzo di una foresta, come nei vostri romanzi, rammentate che nella vita reale è pieno di rami all'altezza della testa. - dice, materna.
Cleofelia solleva gli occhi al cielo. Poi si ricorda delle stranezze di poco prima e inizia ad agitarsi impercettibilmente.
- Ehm... messer Von Braun?
- Sì, milady?
- Potrei cavalcare con voi, per un po?
- Ehm... - Von Braun deglutisce visibilmente - La cosa m'aggraderebbe alquanto, mia signora. - mente - Ma temo dovrò declinar la di voi richiesta. Lo braccio et la gamba dolgon assai e invero son certo la vostra presenza finirebbe coll'accentuar tale dolore. Chiedo umilmente venia.
Cleofelia solleva un sopracciglio e punta uno sguardo interrogativo su Odetta, che sospira. - Ha detto no.
- Ma... ma... - Cleofelia getta un'occhiata spaventata al giovane Sven, che neppure la guarda - Questo ragazzo è strano! Mi fa paura!
Odetta getta un'occhiata scettica al ragazzino e scuote la testa, perplessa. - Milady. Volete dirmi che nonostante il vostro sogno sia quello di sposare un vampiro avete paura di questo saltapicchio slavato?
- Non è un... un salta... un piccolo... insomma, quello che hai detto! - protesta lei - E' strano, ha gli occhi pazzi!
- Oh, quello? - interviene Von Braun, con un gesto della mano buona - Inver nulla di cui aver timore, milady. Una leggera schizofrenia, ma nulla più. Lo pover fanciullo subì gravi torti in gioventù e il core, ahimé, non dimentica... un'utile abilità, la sua, certamente... specie in battaglia! E tuttavia non abbiate tema. Sven non feria male ad alcuno se non provocato a tal punto da... - si interrompe, conscio del fatto che se c'è qualcuno in grado di far uscire Sven dai gangheri, quella è proprio Cleofelia.
- Ripensandoci... forse avete ragione, milady. - si morde il labbro - E tuttavia...
Dopo alcuni minuti riprendono la cavalcata. Sven e Von Braun su un cavallo e Odetta e Cleofelia sull'altro. Così sono tutti contenti. 
Ma la contentezza non dura a lungo. Un fruscio nei cespugli tutt'attorno a loro li avverte che qualcosa non va. E prima che possano fare alcunché un gruppo di uomini con bavagli sul volto si palesa e li minaccia puntando  frecce acuminate al loro petto.
- Fermi dove siete! - tuona un bellimbusto seduto su un grosso ramo, sopra di loro - O la borsa o la vita!
- Per tutti gli déi! - borbotta Odetta, distogliendo lo sguardo, schifata - Che frase trita e ritrita...
Il bellimbusto si china verso di loro con una mano all'orecchio. - Odo forse da questa cima... una voce che parla in rima?
Odetta solleva lo sguardo su di lui e sorride maliziosamente. - Così è Gaston mio... e se l'occhio non ti difettasse te ne saresti accorto prima!
- Odetta! Mia diletta! Cosa ti porta in questa landa smorta?
- Una bella sfortuna... e quantomeno inopportuna! Io di borse non ne porto, e se t'azzardi a rapinarmi stai accorto, perché prima di sera potresti esser morto!
Lui scoppia a ridere e gli uomini nascosti tutt'attorno paiono rilassarsi e abbassare le armi.
- Rapinarti mai potrei, vecchia compagna! - tuona l'omaccione, saltando giù dall'albero - Questa sera festa avremo, in pompa magna
Gli uomini gridano di felicità e in molti iniziano a muoversi verso un punto in cui la foresta si fa più fitta. Alcuni di loro raggiungono i cavalli e li prendono per le redini, ballando e cantando.
- Dove andiamo? - chiede Cleofelia.
- Al rifugio vi portiamo! - dice un brigante, sorridendo.
- Volete smetterla di parlare in rima? - sbotta lei, infastidita.
Sven lancia un'occhiata a Von Braun, che annuisce e gli fa segno di stare tranquillo. Il giovane smette di stringere l'elsa dei suoi due pugnali e si rilassa.
Stavolta non c'è bisogno di uccidere. Peccato.


La foresta di Gaston e dei suoi allegri compagni di rime!