lunedì 4 maggio 2015

In Missione per Conto dell'OverGod 4




Buonasera, pavidi seguaci dell'UberDevil. Siamo di nuovo tra voi con il seguito della storia diella nostra ottima Clara (seguite il suo BLOG!). Il Bardo è praticamente impazzito per prepararsi a un viaggio di un mese che lo porterà nella terra del Sollevante. Ora... non so chi sia questo tizio e cosa stia sollevando esattamente, ma gli abitanti di quelle lontane lande dell'Altrove non sembrano porsi il problema, perciò non vedo perché dovrei farlo io.
Come sempre votate la continuazione che preferite e non siate parchi di commenti, almeno finché non riuscirò a far passare la mozione per farli pagare.
Ora vado, ho dei progetti da fare... come per esempio decidere come mi rilasserò mentre quell'impastro con la cetra è via a sollazzarsi nell'Est a nostre spese.

A presto, dunque. 

Vostro gongolante,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


 CAPITOLO 4: LA SUORA IN GIALLO


di CLARA

L'ordine delle Pie Sorelle di Thorm era famoso in tutta Centria per le sue opere di beneficenza. Per la precisione, era famoso per somministrare tale beneficenza a chiunque, che lo volessero oppure no. Era anche famoso per l'implacabile e ferrea volontà delle sue appartenenti, degne controparti femminili dei cacciatori di streghe, molti dei quali in effetti ritenevano le doverose visite ai conventi la parte più difficile dell'addestramento.
Nel convento cittadino, come in molti altri, c'era ovviamente una gerarchia ufficiale, che stabiliva chi doveva sedere dove a tavola, e chi doveva compilare le scartoffie. E poi c'era una gerarchia non scritta ma più efficace.
E poi c'era sorella Elizaveta.
Si sapeva per certo che sorella Elizaveta aveva preso i voti ad una certa età, ma nessuno sapeva quale questa fosse, in primo luogo perché le domande in proposito erano scoraggiate da uno sguardo che avrebbe squagliato l'acciaio, ed in secondo perché nessuno ricordava un momento in cui non fosse stata nel convento.
Si sapeva anche che prima di entrare nel sacro ordine sorella Elizaveta aveva avuto una gioventù molto avventurosa. Il fatto che di tanto in tanto imprecasse come uno scaricatore di porto, e che avesse messo fuori combattimento un paio di energumeni con un calcio che avrebbe dovuto essere vietato dalle leggi della fisica se non fossimo in un fantasy, erano elementi a favore.
Si sapeva inoltre che quando sorella Elizaveta si metteva in testa qualcosa neppure Thorm stesso sarebbe riuscito a farle cambiare opinione. Soprattutto quando decideva che qualcosa non funzionava e si metteva d'impegno a scoprire cosa. In un altro universo, Elizaveta sarebbe stata una di quelle vecchiette che risolvevano omicidi prima del tè pomeridiano e spingevano chiunque le incontrasse a fare gesti di scongiuro.
E così, quando decise che era successo qualcosa di strano durante la sua misericordiosa visita alle celle del corpo di guardia, non ci sarebbe stata forza celeste o infernale in grado di fermarla. Il suo istinto sospettava che avesse a che fare con il furto che il convento aveva subito pochi giorni prima. Appena avesse scoperto i colpevoli, e non aveva dubbi che ci sarebbe riuscita, ci sarebbe stato molto peggio che un colpo di righello sulle dita ad attenderli.
La suora uscì dal posto di guardia e si affrettò a piazzarsi in un vicolo da cui poteva tenere d'occhio l'ingresso. Non sapeva esattamente cosa stesse attendendo, ma lo avrebbe riconosciuto. Una donna non passava decenni di onorato servizio ad una divinità in un mondo come quello senza sviluppare una sensibilità al soprannaturale... ma soprattutto non passava decenni ad insegnare ad orde di futuri criminali senza sapere quando qualcuno era dove non avrebbe dovuto essere.
C'era una certa confusione nelle vicinanze, dove un vecchio edificio aveva preso fuoco senza ragione apparente. La suora si limitò a gettare alla scena un'occhiata distratta, prima di puntare di nuovo lo sguardo sul suo obiettivo.
Non dovette aspettare a lungo. Poco dopo, un essere sembrò materializzarsi dal nulla di fronte al corpo di guardia, e si incamminò in fretta in direzione opposta, immerso nei suoi pensieri. Un uomo magro, con i capelli biondo-rossicci, e la pelle chiara. Sorella Elizaveta arricciò il naso: doveva essere un qualche genere di angelo, più o meno l'unica categoria soprannaturale che riuscisse sempre e comunque a camminare come se avessero qualcosa infilato in un posto che una Pia Sorella non era tenuta a menzionare. Rimaneva solo da capire a quale delle migliaia di divinità in circolazione fosse collegato. I fedeli di Thorm non avevano mai preteso di essere monoteisti, anzi, credevano molto nei confronti teologici. Spesso con spade o bastoni, ma è il pensiero che conta.
La suora era già pronta a pedinare la sua vittima con notevole discrezione, ma l'angelo si fermò quasi subito, lo sguardo fisso sull'edificio in fiamme. Poi, con lentezza, sollevò una mano e se la sbatté sul viso in un gesto di profonda ed assai poco angelica esasperazione.

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- Avrei dovuto immaginarlo.- sospirò Anandiah, contemplando tra sé la possibilità che tutto questo fosse una qualche sorta di allucinazione. Ma aveva lasciato un angelo con evidenti problemi di adattamento ed un bambino umano che non prometteva molto meglio senza supervisione, e questo era il risultato che avrebbe dovuto aspettarsi.
Questo era il colpo finale, comunque. Appena lo avesse ritrovato, Muriel sarebbe ritornato in Paradiso all'istante, con tanti ringraziamenti per il servizio svolto, ed una nota privata a Sinandraiel perché lo tenesse alla larga.
Anandiah si sentì strattonare per un braccio. Abbassò lo sguardo, perplesso, e si ritrovò di fronte ad un volto raggrinzito che sembrava uscito da una delle sue letture sulla risurrezione dei morti. Il momento "appena usciti dalle tombe dopo secoli", per la precisione.
- Giovanotto, io e te dobbiamo parlare. Seguimi.- annunciò l'apocalittica apparizione in un tono che non ammetteva repliche. In quel momento l'angelo riconobbe la suora che poco prima aveva visitato le prigioni. Buffo come i suoi piedi avessero apparentemente deciso di ubbidirle da soli.
Giunti al riparo dalla confusione nel vicolo dove la donna aveva atteso poco prima, questa si erse in tutta la sua statura, che arrivava più o meno al petto dell'angelo.
- Allora, che cosa sta succedendo qui? E niente sciocchezze mistiche, non ho tempo da perdere.-
- Ehm...- esordì Anandiah, incerto. Una cosa era rivelare alcune informazioni ad un potenziale testimone per convincerlo a collaborare, un'altra era essere l'oggetto di un interrogatorio da parte di qualcuno che lo fissava come una versione molto più incartapecorita di un Epic Angel infuriato.
- Niente ehm. Per che dio lavori?-
- Sono un servitore dell'OverGod, sia benedetto il suo nome in eter...-
- Ah. Uno di quelli.-
Sorella Elizaveta riusciva a pronunciare la parola quelli come altri avrebbero detto scarafaggi necrofagi.
Non era che avesse problemi particolari con i seguaci di altre divinità. Una donna di mondo come lei sapeva benissimo che nell'universo esistevano migliaia di dei, da quelli con templi in ogni grande città a quelli con tre seguaci in qualche villaggio sperduto tra le montagne. E questo andava bene, fintanto che tali dei ed i loro seguaci evitavano la stregoneria e l'abbigliamento poco consono. Ma c'erano certe divinità che si ostinavano a negare l'esistenza delle altre, andando contro ogni evidenza fisica e spirituale. In genere non avevano molti seguaci, però: gli altri dei non prendevano bene il fatto di essere considerati non-esistenti, e tendevano a dimostrarlo con fulmini ben mirati.
- E che cosa stai facendo in questa città?-
- Cercando di risolvere un omicidio, un furto, e la possibile fine del mondo. E di impedire al mio collega di radere al suolo qualcosa, ma temo di avere miseramente fallito nell'ultima parte.- ammise Anandiah, piuttosto scornato. Alle loro spalle, un altro fragore di vetri infranti annunciò la rottura dell'ennesima finestra.
Sorella Elizaveta non era tipa da lasciarsi impressionare da accenni alla fine del mondo, soprattutto se venivano da gente famosa per i suoi annunci apocalittici, ma sapeva riconoscere un pfoblema quando ne vedeva uno.
- Sarà meglio parlarne in un posto più riservato. Si sta raggruppando parecchia gente qui intorno, e se conosco questa città, molti di loro non saranno capaci di farsi gli affari propri. Ed è solo questione di tempo prima che arrivi qualche mago o chierico in grado di riconoscerti.-
- In realtà io dovrei andare a cercare l'impias... il mio collega.- tentò di protestare Anandiah.
- E' una specie di armadio biondo che non riuscirebbe a passare inosservato neanche con un talismano dell'invisibilità addosso?- si informò la suora, fissando un punto alle sue spalle.
Anandiah si voltò di scatto, ed in effetti ecco una sagoma inconfondibile e piuttosto affumicata che incombeva una testa sopra il resto della folla, tentando, per quella che visibilmente era la prima volta in vita sua, di non farsi notare troppo.
Poco dopo, Muriel era stato discretamente pilotato nello stesso vicolo dalle manovre esperte di sorella Elizaveta, e ripetutamente invitato da Anandiah a stare fermo e non fare danni.
- Quindi, una volta appurato che non puoi uccidere nessuno con la tua spada fiammeggiante, che ti ringrazio molto per non aver tirato fuori, forse c'è ancora qualche speranza per te, ti spiacerebbe dirmi come hai fatto a dar fuoco ad un edificio e dove è finito il piccolo umano?-
Muriel, molto occupato a spazzolarsi via di dosso la fuliggine, borbottò qualcosa di indefinibile.
- Cosa?-
- Ha detto...-, interloquì spiccia sorella Elizaveta:- Che l'edificio ha preso fuoco per sbaglio, poi il piccoletto gli ha fregato la spada e se l'è svignata. Almeno, il succo era quello.-
Muriel le lanciò un'occhiata infuriata, che sarebbe stata più efficace se non avesse avuto ancora cenere sul naso.
- Con che piccoletto avevate a che fare, esattamente? Scommetto che lo conosco.- proseguì la suora, che aveva un tale repertorio di occhiate minacciose da poter ignorare tutte quelle degli altri.
- Ha detto di chiamarsi Jess. Capelli neri, piuttosto sporco?- suggerì Anandiah.
Elizaveta fece una smorfia:- Sì, credo di aver capito. Quel povero ragazzino ha una brutta storia alle spalle. Credete che possa farsi male con quella spada?-
Anandiah fece una smorfia:- Le spade hanno un meccanismo di sicurezza, solo un angelo dell'OverGod può sfruttarne il potere. Potrebbe sempre tagliarsi o decapitare qualcuno, ma...-
- ... ma quello potrebbe farlo anche con un coltello normale, ed è abbastanza furbo da evitarlo.- lo interruppe la suora, pensierosa:- E' scappato dall'orfanotrofio almeno nove volte, e non credo che riuscirete a beccarlo così facilmente. A meno che non abbiate un modo per localizzare quelle vostre spade a distanza, e le vostre facce mi dicono che non ce l'avete.-
- C'era un progetto, ma non è mai stato messo in pratica.- ammise Anandiah, fissando il locale rappresentante della diffusissima scuola di pensiero "è inutile dare ad una spada qualche nuova funzione che non la renda più distruttiva".
- E allora, cosa avete in mente di fare?-

La domanda sorge spontanea, in effetti. Che cosa hanno in mente di fare i nostri personaggi, ma soprattutto, che cosa avete in mente voi lettori? Ancora una volta, il destino di questa difficile investigazione è nelle vostre mani...

1. Seguire la suora all'orfanotrofio, nella speranza che un certo ladruncolo si faccia vedere, ed intanto investigare sul furto che è stato commesso lì. Perché come tutti i i gialli ci insegnano, spesso i misteri sono collegati tra loro... tranne quando non lo sono e tutto si riconduce al tasso di criminalità tipico di una grande città, ovviamente.

2. Andare direttamente a cercare Jess prima che decida di vendere la sua nuova spada al mercato nero o di affettare qualcuno. Perché visto come è andata a finire la prima volta, è meglio rimettere quella spada in un posto dove non possa fare troppi danni. Il che a rigor di logica escluderebbe anche tra le mani di Muriel, ma non si può avere tutto nella vita...


3. Ehm... ci sarebbe ancora un edificio che va a fuoco, nel caso l'abbiate dimenticato. E visto che tecnicamente è colpa di Muriel, anche se non è ancora certo come si siano svolti i fatti, i nostri angioletti dovrebbero dare una mano a spegnerlo. Non sarebbe molto angelico lasciar bruciare la città, no?

"Eh, il destro di sorella Elizaveta non è più quello di una volta..."

l'artwork dell'angelo è opera di David Haney

mentre quello del deathmatch tra la suora, il robot e lo squalo è di RYE-BREAD

lunedì 13 aprile 2015

COLPO DI SCENA! Qualcuno ha omesso un piccolo particolare della sua vita privata!



Buonasera, sudditi!

Il Bardo avrebbe voluto essere qui, oggi, per potersi prostrare davanti a voi con il capo cosparso di cenere. Aveva giurato e spergiurato che avrebbe ripreso a pubblicare sul Bardo Doloroso con frequenza e costanza e invece... ohibò, l'ultimo post risale nientemeno che a febbraio. Bravo, insulso scribacchino, tu sì che sei uno che mantiene le promesse.
Mah, alla fine non sono certo io che dovrei lamentarmi. Se non scrive per me è meglio.
Dopo che l'onda anomala provocata dal titanico Gburhulg ha distrutto Puerto del Muerto e mandato i nostri eroi a dormire con i pesci io un po' ci speravo, che questa stupida avventura fosse finita. Invece no. Mai una gioia come si dice.
Perciò non vi trattengo oltre, godetevi questo ulteriore parto della mente malata del Bardo. Io ho affari di Stato da sbrigare, non sono certo un servo della gleba come voi. Bello, eh, oziare tutto il giorno?

Vostro caustico e irrealistico,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re



dai Canti del Bardo 


Ferianthalas riapre gli occhi in un ambiente molto luminoso, vagamente lattescente. Gli sembra di esserci già stato, di averlo già visto. All'improvviso scatta a sedere e mette a fuoco la fila chilometrica, in attesa allo sportello del purgatorio.
- Amico, ti conviene metterti in fila - dice un guerriero con l'aria annoiata e due occhiaie tremende - Ti sono già passate davanti settemila anime... no, aspetta... Settemilacinquecento... ottomila...
Ferianthalas lancia un grido lancinante e si riveglia. Per la seconda volta.
E in un nuovo incubo.
- Buongiorno, Val-Shari - sussurrano le labbra piene di un'elfa nera, sopra di lui. I suoi grandi e profondi occhi viola lo scrutano come un bulimico farebbe con un bigné. La sua bellezza sconcertante e l'aura felina che traspaiono da ogni suo movimento, compreso lo sbattere delle palpebre, è sempre stato il debole di Ferianthalas, la sua droga. È riuscito a uscirne solo allontanandosi per sempre da lei, ma ora eccola lì, sopra di lui, con il forte profumo di vaniglia che gli invade le narici, stordendolo.
Ferianthalas spalanca gli occhi, poi li richiude, stringendoli forte. Forse se si concentra abbastanza fa ancora in tempo a tornare nel purgatorio. Un morte veloce sarebbe preferibile, ma tutto pur di non finire nelle mani sadiche di quella donna.
Esthiari.
- Allora, non dici niente? Ho fatto migliaia di chilometri per vederti...
- Miglia - sbotta la voce di DarkShield, fuori campo - siamo in un maledetto fantasy. Ci sono le miglia, non i chilometri. Quante volte lo devo dire?
- Chilometri facili. Miglia complicate - risponde la voce profonda di Mohamet.
- Mpf. Per te è tutto complicato.
Ferianthalas aggrotta le sopracciglia, riapre gli occhi e rotola via da Esthiari, che lo osserva divertita.
Si trovano in una capanna di bambù e palme. Fuori l'oscurità opprimente e le nuvole rossastre gli rivelano che si trovano ancora nel Lato Buio, il dominio di Mors Tua. Una versione tropicale, per lo meno.
Esthiari si alza in piedi e si muove verso la porta, ancheggiando come una gatta. La capanna è semplice, ma è arredata come se qualcuno ci vivesse da anni. Seduto al tavolo, DarkShield è intento a sbucciare un ananasso demoniaco con il coltello, mentre Rowena osserva ai suoi goffi tentativi con lo sguardo sognante.
Mohamet non si vede da nessuna parte, ma c'è una scimmietta con un colorito malsano che saltella tra le travi del tetto, armeggiando con una banana demoniaca.
- Dov'è l'elfa malefica? - borbotta Ferianthalas, guardandosi cupamente in giro.
- Eccomi - dice Esthiari, sorridendo e facendo oscillare i lunghi capelli bianchi.
- Intendevo l'altra - puntualizza, senza riuscire a nascondere la nota di paura nella propria voce - quella rompiballe, non la sadica assassina.
Alle parole "sadica assassina" il coltello di DarkShield gli scivola dalle mani e per poco non gli taglia un dito di netto.
- Piccioncino, ti sei fatto la bua? - Rowena si precipita immediatamente in suo soccorso, agitando la coda. Il mago fa una smorfia e nasconde la mano lontano da lei.
- No, ma potrei farne a te, se non la smetti di starmi appiccicata. - ringhia.
- È mio dovere occuparmi di te, siamo sposati - protesta lei.
- No, tu sei sposata con me. Unilateralmente. - poi si volta verso Ferianthalas e aggrotta le sopracciglia, occhieggiando nervosamente verso l'elfa nera.
- Scusa, forse ho sentito male. Hai detto forse "sadica assassina"?
- No scusa, ho sbagliato, volevo dire "maledetta assassina, sadica e psicopatica".
Esthiari porta le mani ai fianchi e finge il broncio. - Non sta bene parlare così di tua moglie, Val-Shari.
Questa volta il coltello di DarkShield cade sul pavimento, infilzandosi a un centimetro dal suo alluce, Mohamet perde la banana, che si spiaccica sul pavimento seguita immediatamente da Mohamet stesso e Rowena spalanca la bocca, esterrefatta ed eccitata come una single quarantenne ad una svendita.
- Moglie? - gridano tutti e tre insieme.
Ferianthalas scorre i loro sguardi scioccati e si acciglia. - E allora? Cosa sono quelle facce? Anche noi elfi neri ci sposiamo.
- Non mi sorprende che gli elfi neri si sposino - dice DarkShield, acido - mi sorprende che ci sia riuscito tu.
- Senti da che pulpito - borbotta l'altro - ad ogni modo è una storia conclusa. Finita. Quarant'anni fa ho lasciato Malallapanzan proprio per sfuggire a quella donna.
Rowena giunge le mani al petto, sporgendosi in avanti come una comare di paese.
- Un divorzio non consensuale?
Ferianthalas si affretta a troncare il discorso. - Sentite, lasciamo perdere, d'accordo? Non importa quale fosse il legame che avevo con questa donna, ora io sono diverso. Non intendo tornare sui miei passi. - fa una pausa - nessuno sano di mente lo farebbe.
- È veramente scortese parlare così a tua moglie - scosse il capo DarkShield, con studiata disapprovazione.
- Tu lo fai di continuo - borbotta Ferianthalas.
- Sì, ma a me piace - trilla Rowena.
- Anche a me, vero? - geme Esthiari, aggrappandosi al braccio dell'elfo.
Ferianthalas sbianca e si paralizza, fissandola come se avesse un cobra arrotolato intorno al bicipite.
- Chi diavolo è quella donna? - sbotta una voce.
Bajyna è appoggiata allo stipite della porta che dà sulla stanza adiacente. Sembra pallida e provata, ma non è quella la cosa preoccupante. È lo sguardo nei suoi occhi.
Esthiari la fissa, poi sposta l'attenzione sull'elfo - Oh? - dice, divertita - Vuoi vedere che il mio dolce maritino si è fatto un'amante? - poi si concentra su Bajyna - vedo che ti sei ripresa. Eri quella messa peggio, hai delirato per giorni...

Ferianthalas si libera dalla sua stretta. - vuoi... vuoi farmi credere che tu ci avresti salvato? Tu?
- Non è molto carino farglielo pesare così tanto - mugugna Rowena - a me fa piacere essere viva.
- Già, per una volta sono d'accordo con la tardona. - annuisce DarkShield.
- Chi sarebbe la tardona? - sbotta la demonessa, scandalizzata.
- Vedi qualcun'altro, qui, che è vecchio di secoli?
Esthiari, Ferianthalas e Bajyna alzano contemporaneamente la mano e il mago sbianca.
- Un momento... volete dire che io e lo zombie intellettuale siamo quelli più giovani, qui?
Gli altri si scambiano un'occhiata e annuiscono. - Beh, sì. E di parecchio, anche. - dice Ferianthalas.
- Certo, io dimostro comunque diversi decenni di meno - dice Bajyna, nel suo consueto trionfo di modestia - Almeno rispetto a questa vecchia dalla pelle scura - indica Esthiari, che la guarda con uno strano sorriso, senza replicare. 
- Io ho sempre sognato di avere un Toy Boy - trilla Rowena, aggrappandosi al braccio di DarkShield come una piovra.
- Un Toy che? - sospira il mago - Bah, a ogni modo ti ringrazio, elfa. E credimi, non lo faccio spesso.
L'elfa nera sorride e fa un mezzo inchino. - Non vi ho ancora detto il mio nome. Mi chiamo Esthiari Lil' Rasey e sono una... - fissa l'elfa nobile con uno strano luccichio negli occhi - sono la moglie di Ferianthalas.
Bajyna barcolla, come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco. - La mo... la momo... - rantola.
- Esatto - Esthiari afferra il braccio dell'arciere alla maniera di Rowena - proprio così, sono sua moglie. Siamo stati sposati dall'alta sacerdotessa di Malallapanzan. Mia madre, per la precisione. - sorride, traendo un evidente piacere da ogni grammo di sofferenza che traspare dalla povera Bajyna.
- Quando Ferry si è perso ho deciso di partire per cercarlo, ed eccomi qui.
Ferianthalas si libera dalla sua presa, strattonando il braccio. - Guarda che non mi sono perso, sono scappato. E ti ho detto mille volte di non chiamarmi Ferry. - poi si volta verso gli altri, sollevando un dito - Ragazzi, non abbassate mai la guardia, con lei. Capito? Sembra carina e gentile, ma è una sadica e una pazza. E non sto esagerando, dico proprio nel senso clinico del termine.
- Dov'è che sembrerebbe carina e gentile? - mugugna Bajyna, fissandolo in cagnesco - E comunque avresti potuto dirmelo che eri sposato.
Lui si ritrae, sulla difensiva. - E perché avrei dovuto? Non mi ritengo più sposato da almeno trent'anni.
- Tecnicamente il matrimonio non è mai stato annullato, tesoro. - sorride Esthiari, sorniona.
- Non chiamarmi tesoro. 
- Uffa... Ferry non ti posso chiamare, tesoro neppure. Come dovrei... ?
- Signor Ferianthalas. Anzi, solo signore. Anzi non parlarmi proprio, è la soluzione migliore. - sbotta lui - Venite, ragazzi, andiamocene via. Stanotte alla signorina, qui, potrebbe venire voglia di tagliarci la gola mentre dormiamo.
L'elfo esce fuori a passo spedito. Dopo qualche istante ritorna dentro, tradendo un certo imbarazzo misto a incredulità.
- Ma dove diavolo siamo, qui?
Esthiari ancheggia verso la porta, gli passa accanto come se lui fosse il palo e lei la ballerina di lap dance ed esce. Gli altri la seguono, affondando i piedi in una meravigliosa spiaggia di sabbia, nera e finissima. Ovunque, a perdita d'occhio, una foresta di contorti palmizi segue la linea della sabbia e dietro di loro, oltre la capanna, il terreno si alza, diventando una collina e poi una montagna di nuda pietra bianchissima. A forma di teschio.
- Per tutti gli dèi... - mormora Ferianthalas.
Mohamet gli sale su una spalla in forma di scimmietta. - Foresta piena di banane - trilla felice.
- Questa è Isla Calavera... - mormora l'elfo.
- Eh, già. - sospira DarkShield - Dalla padella alla brace, come si dice.
- Che diavolo è Isla Calba... Calda... Caliave... - domanda Bajyna, infastidita dal dover mostrare la propria ignoranza geografica davanti alla rivale.
- Isla Calavera. - ripete Ferianthalas, massaggiandosi la bocca.
- D'accordo, ma che significa? - chiede lei, spazientendosi.
- Che siamo fottuti.

Ma non dobbiamo disperare. I nostri eroi sono stati fottuti un sacco di volte, sono persino morti e ritornati dall'aldilà. Affrontare la terribile e sensualissima Vanilla Death (vedi la scheda "personaggi") nel suo piccolo regno non sarà più terribile di questo. Cosa faranno ora?

1. Su consiglio di Ferianthalas, cercheranno di mettere più strada possibile tra loro ed Esthiari.  Bajyna appoggerà con un discreto entusiasmo questa mozione. Attenzione, perché l'elfa nera potrebbe non prenderla bene.

2. Su consiglio di DarkShield manterranno un profilo basso e proseguiranno lungo la spiaggia ma al riparo degli alberi, cercando di percorrere l'intero perimetro dell'isola per capire dove si trovano. Passando troppo vicino alla montagna potrebbero essere notati da Vanilla Death o da una delle sue guardie.

3. Su consiglio di Mohamet (che, ricordiamolo, è lo zombie intellettuale) attenderanno alla capanna mentre lui si trasforma in un pappagallo zombie e vola sulla cima della montagna a forma di teschio, per orientarsi meglio. Nessuno noterà un pappagallo zombie, su Isla Calavera.

Scegliete!


"Sarà, ma a me una così va bene anche sadica e psicopatica..." (cit.)

martedì 10 febbraio 2015

In Missione per Conto dell'OverGod 3

I Corgi sono senz'altro guardie migliori delle nostre...


Bentrovati, fastidiosi insetti della gleba. Oggi sono particolarmente di buon umore, perché devo pubblicizzare una storia di Clara e non di quel rimbesuito con l'arpa. 
L'avventura di Anandiah e di Muriel entra nel vivo! Riusciranno i nostri angelici eroi a infiltrarsi nelle nostre prigioni senza essere visti? O come al solito finirà in un'insensata strage di guardie? Con Muriel nei paraggi, non è una possibilità da scartare. (Nota a margine: ricordarsi di indagare presso le prigioni. Mi passano queste storie come "lavori di fiction", ma sono così particolareggiate che non vorrei che qualcuno fosse REALMENTE entrato dove sono tenuti i detenuti. Ci faremmo una figura pessima, dannazione!)
Ehm... dov'ero rimasto? Ah, sì. E' con grande piacere che vi presento, dunque, il terzo episodio di "In Missione per conto dell'OverGod"!
Divertitevi quei cinque minuti e poi di corsa a zappare, capito? Quelle zolle di terra dura e arida non si dissodano mica da sole.

Vostro agricolo,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re.


 CAPITOLO 3: MISSIONE INFILTRAZIONE
(Il Paradiso sarà una gabbia di matti, ma anche le prigioni di Centria non scherzano)


di Clara

- Ricapitolando, che cosa dovete fare voi ora?
Anandiah ricevette in risposta due sguardi ugualmente offesi, benché da altezze molto differenti.
- Non ho ancora capito perché non possiamo seguire il mio piano.- puntualizzò Muriel.
- Perché...- cominciò l'altro angelo, poi fece un respiro profondo ed aggiustò il tiro:- Perché fare irruzione nel posto di guardia ad ali spiegate e spade sguainate, radere al suolo il covo di corruzione e sterminare tutti i servitori del male che non si pentono alla vista dello splendore dell'OverGod, per quanto soddisfacente e tradizionale possa sembrare, potrebbe mettere in allarme chiunque stiamo cercando. Oltre ad assicurarci l'ostilità di tutta la città, come se non avessimo già abbastanza ostacoli da superare.-
Sul serio, lo aveva già spiegato. Ripetutamente. Stava iniziando a prendere in considerazione un disegnino illustrativo, ma aveva il timore che avrebbe solo peggiorato la situazione.
- E perché il mio piano non va bene?- intervenne Jess con un'espressione imbronciata.
- Perché è esattamente identico al suo piano, hai solo sostituito "servitori del male" con "sbirri bastardi".- ribatté Anandiah. La coincidenza di vedute tra un angelo con qualche millennio alle spalle ed un bambino umano era preoccupante, ma era qualcosa su cui ponderare in un altro momento. Ora non ce n'era il tempo... motivo per cui aveva optato per il piano più discreto e diretto. Intrufolarsi nel posto di guardia sfruttando i propri poteri angelici per nascondere la propria presenza agli umani, interrogare il testimone ed andarsene senza che nessuno notasse nulla.
E pregare l'OverGod che nel frattempo il suo collega se ne stesse tranquillo e senza fare danni in quell'edificio così convenientemente abbandonato vicino dal posto di guardia, e che entro il suo ritorno il piccolo umano si fosse annoiato al punto da abbandonare l'indagine. Non nutriva grandi speranze per nessuna delle due cose, ma un angelo era tenuto per natura a credere nei miracoli.
Qualche minuto più tardi, Anandiah stava di fronte al posto di guardia, assorto nella complicata operazione di calibrare la propria aura in modo che occultasse la sua presenza. Era da parecchio che non lo faceva, ed anche all'epoca in cui aveva svolto regolarmente missioni su quel Piano, non era mai stato lui l'esperto delle operazioni in incognito. Sarebbe stato tutto molto più semplice se ci fosse stata ancora la sua vecchia squadra...
No, meglio di no. Quella linea di pensiero iniziava così e finiva in Rieducazione, cosa che era riuscito ad evitare fino a quel momento e che in una crisi potenzialmente apocalittica era meglio continuare ad evitare. Con un sospiro, Anandiah si diresse con calma attraverso l'ingresso spalancato del posto di guardia.

***

E' opinione comune che, nei posti di guardia, "una giornata tranquilla" significhi una giornata senza omicidi irrisolvibili, serial killer psicopatici in giro per le strade, invasioni di zombie o cose che esplodono. Nei vari posti di guardia di Centria, "giornata tranquilla" significava soprattutto "giornata in cui il capitano Asmodella è impegnata altrove".
Quella era una giornata tranquilla, e quindi quattro degli uomini in servizio al posto di guardia erano occupati in un'attività che allenava le loro capacità di riflessione, strategia e comprensione delle tattiche nemiche. Insomma, una partita a carte. Il quinto stava maledicendo la sorte che gli aveva fatto perdere la partita precedente, costringendolo ad accompagnare in giro per le celle un'indesiderata visitatrice.
Le celle, come da millenaria tradizione, erano solidi cubicoli di pietra con sbarre, e feritoie da cui la luce del sole illuminava flebilmente giacigli di paglia sporca, graffiti più o meno fantasiosi, criminali, ubriachi, e gente che era finita lì per sbaglio. Quasi tutti erano convinti di appartenere all'ultima categoria, anche se tra sé ammettevano che lo sbaglio era stato non corrompere le guardie giuste prima del colpo.
Sorella Elizaveta dell'Ordine di Thorm, che stava distribuendo panini, zuppa e panni caldi ai prigionieri, era beatamente avvolta dal calore del Dovere di Misericordia verso i Miserabili, e quindi ignara delle occhiate disperate che il soldato suo accompagnatore lanciava al tavolo da gioco dei suoi compagni. Ed altrettanto ignara delle lamentele dei prigionieri.
- Se volevate avvelenarci potevate risparmiarvi la fatica di tenerci qui!-
- Che dovremmo farcene di questo pane? Usarlo per stordire le guardie?-
- Ehi, sto parlando con te, vecchia strega!-
Il calore del Dovere di Misericordia verso i Miserabili lasciò il posto al gelo, mentre occhi d'acciaio fissavano l'ultimo prigioniero che aveva parlato. Costui si ritrovò a tremare, mentre la sua mente ritornava all'infanzia, a righelli sulle dita e ore immobili sui ceci.
Perché molti di coloro che ora erano criminali recidivi, un tempo erano stati semplici monelli di strada, erano passati per l'orfanotrofio delle Pie Sorelle di Thorm, ed avevano subito l'Ira Divina incarnata nella piccola, solida, leggermente baffuta figura dell'anziana sorella Elizaveta.
Una voce rauca dalle lunghe ore di preghiera e di insegnamento spiegò:- Le streghe sono femmine spregevoli, nemiche di Thorm e di tutto ciò che è buono e giusto. Paragonare una fedele servitrice della sua volontà ad una delle sue più disgustose avversarie è un peccato. Dovrei lavarti la bocca col sapone, piccolo monello.-
Il piccolo monello, che aveva quaranta anni e quattro omicidi alle spalle, chiese scusa con voce sommessa, mentre tutti gli altri scoprivano d'improvviso il fascino delle pareti o del pavimento.
E nel frattempo un angelo accuratamente occultato scivolava inosservato alle spalle della compagnia, diretto verso la cella più lontana dall'ingresso, ed il suo singolo occupante.
La descrizione di Jess era stata piuttosto semplice: "sui trenta anni, penso. Capelli scuri, anche se sotto quello sporco potrebbe essere qualsiasi cosa. Ed è più folle di un mago che ha sbirciato negli Abissi oltre il Tempo e lo Spazio... dicono. Mai provato. Comunque lo mettono sempre nella cella in fondo, così non ci sono casini."
In effetti, l'individuo che si trovava di fronte all'angelo poteva avere sui trenta anni, ed aveva i capelli scuri. Era anche molto occupato a borbottare tra sé. Sul pavimento intorno a lui erano sparsi stracci e carte spiegazzate, ricoperti di diagrammi e scarabocchi.
Anandiah attese ancora qualche minuto, il tempo sufficiente perché la suora se ne andasse, portando con sé una guardia molto sollevata, poi entrò nella cella. Sbarre e chiavistelli non erano un problema per una creatura eterea, soprattutto una che aveva passato gli ultimi anni ad evitare di rimanere incastrata e stritolata nei meccanismi delle Ruote del Paradiso.
La pagnotta che d'improvviso lasciò le mani del prigioniero borbottante, diretta verso la sua testa, avrebbe invece potuto essere un problema se non si fosse chinato a schivarla.
L'angelo rimase interdetto: l'umano non avrebbe dovuto essere in grado di vederlo, figuriamoci di attentare alla sua testa con quella specie di alimento. L'umano in questione si stava nel frattempo rannicchiando in un angolo, raccogliendo intorno a sé quanti più poteva degli appunti sparsi sul pavimento. Senza smettere di borbottare.
- Lo sapevo, lo sapevo che avrebbero mandato qualcuno prima o poi. So tutto, cosa credi? Credete di potermi fare tacere così? Oh, hanno detto che ero pazzo, hanno detto che mi stavo immaginando tutto, ma sapevo che era così! Io lo sapevo!-
Anandiah avrebbe tanto voluto sapere cosa quel Thomas sapeva, ma al momento era troppo impegnato a controllare che nessun altro fosse stato richiamato dal rumore. Per sua fortuna, nessuno sembrava averci fatto caso.
- Non mi hanno voluto credere quando ho raccontato del complotto, anche se le prove erano proprio sotto i loro nasi! Sono coinvolti, tutti coinvolti, dal re alle guardie ai mendicanti ai sacerdoti a... a tutti! Questa guerra contro i nani? Pfff, ma chi ha mai sentito parlare di una guerra contro i nani? La mobilitazione dell'esercito è solo una scusa per distrarre il popolo dalle vere macchinazioni dietro le quinte, ecco cosa è! Perché nessuno sappia cosa sta succedendo davvero!-
- Ehm... e che cosa sta succedendo davvero, di grazia?- si intromise Anandiah, guardandosi attorno con cautela. Sulle carte rimaste sul pavimento, la parola "complotto" si ripeteva con allarmante frequenza, in genere cerchiata o sottolineata.
Thomas gli rivolse uno sguardo sospettoso:- Lo sai. Sei uno di loro, no? Perché saresti qui altrimenti? Oh, finché nessuno credeva a tutte le mie prove, e non capisco perché non ci credessero, era tutto così evidente... ma quello che ho visto la notte scorsa, quello non volete che lo racconti a nessuno, vero? Non sono ancora sicuro di come rientri nel vostro piano, ma so che è colpa del complotto!-
Nell'angelo si stava cementando il sospetto che ricavare le informazioni che cercava sarebbe stato più complicato del previsto. Decise di provare con un approccio molto diretto.
- Non so nulla di nessun complotto, Thomas. So solo che il cadavere di un angelo è stato ritrovato in un vicolo di questa città, e che tu l'hai visto. Devo scoprire chi è il colpevole.-
- Oh, davvero? E da quando i membri del complotto si mettono a cercare i colpevoli invece di coprire gli omicidi?-
- Da quando non sono un membro del complotto?- suggerì Anandiah con scarsa speranza:- Ascolta, hai ragione quando dici che in questa città si sta svolgendo qualcosa di strano. Hai visto un angelo morto in quel vicolo, ed ho bisogno di saperne di più. D'altra parte, se davvero fossi un membro di questo non meglio definito complotto, saprei già tutto... e quindi se anche me lo raccontassi non cambierebbe nulla, giusto?-
Thomas sembrava ancora poco convinto, ma era evidente che una parte di lui voleva raccontare tutto. Probabilmente non erano molte le persone a chiedergli di continuare i suoi discorsi.
- Beh, quello era un buon posto per dormire. Asciutto, tranquillo. Lontano dal casino, dalla gilda dei mendicanti... ehi, tutta quella storia che è successa nelle fognature? Se ne sentono di tutti i colori, ma io dico che è tutta una copertura. E' stato l'esercito. Hanno dei reparti speciali che...-
Anandiah tossicchiò:- Sono sicuro che è molto importante, ma potremmo prima finire la parte sull'angelo, per favore?-
- Va bene, va bene. Insomma, stavo per addormentarmi quando ho sentito dei rumori nel vicolo. Mi sono sporto da una delle finestre, ovviamente restando nell'ombra, non ho intenzione di scomparire come tanta altra gente in questa città. Tutto quello che c'era era una sagoma accasciata sul fondo di quel vicolo, immobile. All'inizio avevo pensato che fosse qualche ubriaco, così mi sono avvicinato per... ehm... vedere se potevo essere d'aiuto...-
Magari alleggerendolo di cose fastidiose come la giacca o il portafoglio, era il messaggio sottinteso che Anandiah decise di ignorare. Se avesse voluto occuparsi di questioni di moralità, quella missione non sarebbe più finita. Il che gli faceva venire in mente, che era meglio sbrigarsi prima che Muriel decidesse di lanciare una crociata contro l'intera città.
- Ed è stato a quel punto che ho visto che non era umano. O un nano. O una creatura che sia normale vedere in questa città. Era un angelo, con tanto di ali! Ed a quel punto sono scappato via.-
- Perché?-
- Perché era un angelo!-
Anandiah era sinceramente confuso. Non era aggiornato sull'umanità in questo periodo, ma era quasi certo che non fossero tenuti a scappare via alla vista di un angelo. Il fatto che probabilmente, in molti casi, avrebbero fatto meglio a farlo era tutto un altro discorso.
- E quindi?-
Thomas sbuffò:- Si vede che voi membri del complotto non passate molto tempo tra la gente, vero? Preferite manipolare tutti dall'alto. Beh, se sapeste qualcosa di cosa sta davvero succedendo...-
Credevo che il complotto sapesse tutto, si trattenne dal commentare l'angelo.
- Gli angeli sono cattive notizie, di questi tempi. Come qualsiasi cosa che abbia a che fare con un qualsiasi dio. Ci sono stati degli attacchi contro templi, conventi... dannazione, hanno anche avuto il coraggio di fare irruzione all'orfanotrofio delle Pie Sorelle di Thorm. La vecchia streg... sorella Elizaveta è ancora sconvolta, è per questo che oggi era così buona.-
Anandiah confrontò l'ultima frase con l'immagine dell'anziana donna appena passata, e decise di non indagare oltre.
- Non i grandi templi, ovvio. Solo quelli di cui non importa a nessuno ai livelli alti, ed in questa città ce ne sono parecchi. Ma ho preferito non correre rischi, anche perché avevo già un... lavoro da fare. E poi c'è stato un equivoco con le guardie e sono finito qui.-
- Non hai visto nessun altro in quel vicolo? Magari qualcuno che si allontanava?-
- No, nessuno. Insomma, a parte un marmocchio che conosco che stava cercando un posto dove dormire, ma l'ho avvertito, e se mi ha dato retta se ne è stato alla larga...-
- Jess?-
Thomas sospirò:- Non se ne è stato alla larga, vero? Quel piccoletto è ovunque ci siano guai.-
- In ogni caso, sta bene.- lo rassicurò Anandiah, sperando di avere ragione, e sorvolando sul fatto che si trovava probabilmente in compagnia di un angelo dalla testa dura e dalla spada facile.
- Oppure lo avete già fatto sparire come tutti quelli che scoprono qualcosa del vostro complotto, eh? Hai intenzione di fare sparire anche me adesso, o solo di ammazzarmi? Ma non riuscirete a far tacere la verità per sempre! Il marcio di questa città non... non...-
L'uomo oscillò per qualche secondo, poi si accasciò a terra. L'angelo gli si avvicinò, con una punta di preoccupazione, che svanì appena si rese conto che stava solo dormendo. Dopo una breve attesa Anandiah uscì dalla cella e poi dal posto di guardia, invisibile ed indisturbato, riflettendo su quello che aveva appena sentito. C'era qualcosa che non quadrava, ma non riusciva ancora a mettere a fuoco cosa.
Parlando di mettere a fuoco, perché, in nome dell'OverGod e delle sue schiere, l'edificio dove aveva lasciato Muriel ed il bambino era in fiamme?

Questa volta non c'è una scelta da compiere per i nostri personaggi... ma per i lettori c'è lo stesso, sennò che gusto c'è? Per il prossimo capitolo, avete tre possibilità:

1) Scoprire subito perché l'edificio è in fiamme, ossia cosa è successo mentre Anandiah stava cercando di fare il suo lavoro. Perché lasciare un fanatico a rischio di shock culturale, una spada fiammeggiante ed un marmocchio con evidenti tendenze criminali nella stessa stanza senza supervisione non è mai sembrata una buona idea.

2) Che cosa sta succedendo nel frattempo in Paradiso? Un capitolo che ci insegna da chi Anandiah ha imparato la pazienza con i colleghi meno flessibili. E da chi Muriel ha imparato a propugnare l'irruzione armata come soluzione a tutto.


3) Dal momento che abbiamo introdotto un personaggio nuovo, tanto vale sfruttarlo. Sorella Elizaveta ci fornisce il suo punto di vista, qualche informazione in più sui misteriosi furti... e Anandiah potrebbe non essere passato così inosservato come credeva.


"- E tu che hai fatto per finire qua dentro, topo?" - chiese McBride.
- Duplice omicidio e contrabbando di Gorgonzola. Ma i miei avvocati mi tireranno fuori presto, ci puoi giurare..."

L'immagine delle guardie Corgi è di Silverfox 5213
L'immagine della prigione è di SybariteVI

venerdì 30 gennaio 2015

El Puerto es definitivamente Muerto



Aprite gli ombrelli, madame e messeri delle mie terga! Oggi pioveranno sangue et batraci, visto che il Bardo si è davvero deciso a pubblicare qualcosa. Come promesso ecco il seguito della nostra saga, che ormai sta prendendo sempre più le connotazioni di una telenovela elfica di bassa lega. Con molto meno sesso, per giunta.
Avete optato per scatenare Gburhulg a piena potenza, il che mi fa pensare di voi due cose: o che siete dei sadici o che i vostri continui tentativi di uccidere i nostri personaggi siano un sintomo dello scarso indice di gradimento che questa storia riscuote tra il volgo. In entrambi i casi, poco me ne cale.
Prestissimo avremo anche il terzo capitolo delle avventure di Anandiah e Muriel, scritte dalla nostra Clara, perciò come si dice in gergo: state tonnati!

Vostro sbrigativo,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re

Riassunto del riassunto del riassunto del riassunto: Il guerriero degli Elfi Neri Ferianthalas, l'Elfa Nobile Bajyna, il Necromante DarkShield e il Druido selvatico (e ora anche zombie) Mohamet Al sono partiti da Centria per salvare la principessa Cleofelia. Ignari del fatto che la svampita ragazza sia già rientrata sana e salva in patria, i quattro si sono spinti sempre più a est, fino a penetrare negli oscuri domini di Mors Tua, il Signore del Male ufficiale. Giunti a Puerto del Muerto in compagnia della Succube Rowena, i nostri si fanno invischiare negli affari di una setta che venera un mostruoso Dio Polpo, Gburhulg. Una volta scoperto che il culto fa orribili esperimenti sugli esseri umani, si fanno coinvolgere in un'operazione di salvataggio e si ritrovano intrappolati in una caverna sottomarina, con un unico tunnel subacqueo come uscita e un branco di ibridi assetati di sangue alle calcagna...


dai Canti del Bardo

Non appena le mani di DarkShield iniziano a dare forma al complesso incantesimo che permetterà loro di fuggire, gli ibridi nella gabbia cominciano a tempestare furiosamente le sbarre, sfondandole in più punti.
Comprensibilmente terrorizzati a morte dalla prospettiva di finire divorati da quei mostri a pochi metri dalla salvezza, molti sopravvissuti cercano di trovare conforto e sicurezza negli eroi giunti in loro soccorso, ma con scarsi risultati. Più intimoriti dall'acqua intorno a loro che dai mostri e dalle continue scosse di terremoto, Ferianthalas e Bajyna se ne stanno in silenzio con le labbra serrate, gli occhi sbarrati e la tipica espressione del'agnello che si rende conto che ormai è arrivata la Pasqua.
Rowena è una diavolessa, quindi per natura poco portata a calmare le persone, inoltre in questo specifico frangente è troppo occupata ad ammirare il suo unico vero amore che fa l'eroe controvoglia, per accorgersi di qualunque altra cosa intono a lei.
L'unico veramente tranquillo è Mohamet, ma lui è morto e quindi non fa testo. Fortunatamente, Fadris e suo padre sembrano cavarsela molto meglio nei rapporti umani.
- State tutti vicini - grida la ragazza - Non temete, ci salveremo tutti.
Un'altra scossa di terremoto stacca un enorme pezzo di roccia dalla volta della caverna, che va a schiantarsi proprio su un lato della gabbia, uccidendo decine di ibridi. Un grido di esultanza si leva dal gruppo di superstiti, smorzato immediatamente dalla comprensione che ora gli ibridi restanti sono liberi dalla loro prigione.
All'improvviso, proprio sulle note iniziali del consueto coro di urla disperate e confortanti "moriremo tutti", gridati a squarciagola, una cupola traslucida si forma sopra le loro teste.
- Che sta succedendo? - grida qualcuno.
- Moriremo tutti - ribadisce qualcun'altro.
Tutte le persone riunite nella polla d'acqua iniziano a essere trascinate sott'acqua da una forza misteriosa.
Prima che Ferianthalas e Bajyna comincino a gridare come due soprano isteriche, DarkShield scocca loro un'occhiata di fuoco.
- Cercate di darvi una calmata, razza di deficienti - ringhia - non vedete che siamo chiusi in una bolla di energia? Con un po' di fortuna ci porterà tutti fuori e ci proteggerà da quei mostri.
- Sei un genio, amore - trilla Rowena, strusciandosi contro di lui quasi faticasse a trattenere le proprie pulsioni erotiche.
- Non dire idiozie, per favore - sbotta lui - se fossi davvero un genio non sarei qui, in primo luogo. Sono solo estremamente intelligente.
- E sexy. - aggiunge lei, ammiccante e ansimante.
- Vuoi piantarla? Se mi appanni la superficie della sfera non vedo dove andiamo.
Momentaneamente al riparo dall'eccessiva lussuria della succube, la bolla si immerge completamente proprio quando tre ibridi si tuffano su di loro. I mostri si aggrappano disperatamente alla superficie traslucida, tempestandola di pugni. Le persone all'interno iniziano di nuovo a urlare.
- Non riescono a passare - azzarda Ferianthalas, cupo - la magia di DarkShield ci protegge davvero!
- Che vuol dire "davvero"? - sbotta il mago, piccato - Dovevo lasciarti in pasto ai pesci quando ne ho avuto l'occasione
La sfera si immerge lungo l'ampio tunnel sottomarino, mentre la terra intorno a loro continua a tremare.
- Spero che le pareti del tunnel reggano, o rimarremo bloccati - deglutisce Bajyna, scrutando l'oscurità rocciosa davanti a loro.
- Ma che sta succedendo? Cosa sono queste scosse? - domanda un uomo dal volto scavato e pieno di tatuaggi.
- Di tanto in tanto ci sono dei terremoti, a Puerto del Muerto, ma mai così forti e frequenti. - dice Lissay, scambiando un'occhiata preoccupata con i suoi uomini.
- Volete smetterla di blaterare? - sbotta il mago - Non riesco a concentrarmi, così. Risparmiate il fiato per quando dovrete nuotare fino a riva.
Le persone nella sfera si occhieggiano l'un l'altra.
- Non possiamo arrivare a riva con questa diavoleria? - chiede qualcuno. DarkShield scuote il capo, concentrandosi ancora di più sul contorto tunnel davanti a sé. L'oscurità è così fitta che il pericolo di rimanere bloccati è fin troppo alto.
Ferianthalas si avvicina a DarkShield, tradendo una certa ansia. - Senti un po', mago. La domanda di quel tizio non è poi così assurda. - sussurra - Non mi va di nuotare, se posso evitarlo. Perché non possiamo arrivare a riva con la sfera?
Il necromante lo fissa di sottecchi. - Davvero non riesci a immaginarlo?
Quello scuote la testa, pallido.
- Non senti come un peso sul petto?
- Certo, ma in questa situazione chiunque sarebbe spaventato, perciò smettila di insinuare che...
- La paura non c'entra. Sta finendo l'aria, idiota.
Ferianthalas aggrotta le sopracciglia - In che senso?
- Perché, c'è più di un senso?
- Ma... ma... non puoi creare, che ne so, aria per magia?
DarkShield sbatte le palpebre un paio di volte. - È una domanda seria?
- Ti sembra che stia scherzando?
- No che non si può. - sbotta quello - Perché qualcuno dovrebbe creare un incantesimo per creare aria? Ce n'è dappertutto.
- Già - commenta l'elfo, amareggiato - tranne qui, a quanto pare.
Bajyna si avvicina a loro con aria sospettosa. - Che state confabulando, voi due?
DarkShield e Ferianthalas si guardano per un istante. - Niente, Dark mi stava illuminando su come funziona la magia.
- E da quando ti interessa la magia? - domanda l'elfa.
- E da quando ti avrei concesso di chiamarmi Dark? - domanda il mago.
Mohamet, che fino a quel momento era stato impegnato a fare boccacce agli ibridi furiosi ancora aggrappati alla sfera, si volta e indica un punto in lontananza.
- Ecco, quella laggiù è uscita - dice.
Un mormorio di moderata speranza si diffonde tra le persone lì riunite. Proprio in quel momento però una scossa più violenta delle altre squassa le pareti rocciose tutt'attorno. Qualcuno urla e il panico comincia nuovamente a diffondersi.
- Smettetela di gridare, imbecilli - ringhia DarkShield, cominciando ad avvertire la fatica dei propri polmoni. L'attimo dopo afferra la spalla di Ferianthalas - Senti, io ti avverto, calmali o li ammazzo tutti quanti prima che finiscano la mia preziosa aria, chiaro?
Ferianthalas annuisce.
- Signori, per favore - comincia a gridare - cercate di mantenere la calma o rimarremo senz'aria e...
- Cosa? Manca l'aria? Moriremo tutti - strilla una donna, facendo scoppiare ulteriori disordini.
- Bravo, davvero un ottimo lavoro - commenta DarkShield, battendo una pacca sulla spalla dell'elfo.
- Guardate, parete di roccia là davanti crolla - grida Mohamet.
- Prego, fate pure - sbotta il mago - qualcun'altro vuole creare del panico gratuito? Se volete saperlo quel tizio lì è uno zombie e lei è una diavolessa... - aggiunge, indicando Mohamet e Rowena.
- No, Dark, il tunnel sta crollando davvero - urla Bajyna - accelera!
DarkShield aguzza lo sguardo e vede l'uscita del tunnel, piú avanti, che sfocia nel blu intenso del mare aperto. Grossi macigni stanno cadendo dall'alto, chiudendola lentamente.
- Sbrigati - urla Lissay.
DarkShield bestemmia in una lingua gutturale, strappando un ansito di ammirazione a Rowena.
- Dove credete di essere, in crociera? Sto già andando al massimo - protesta - E tu non chiamarmi Dark, elfa, se non vuoi che racconti i tuoi segretucci agli altri.
Bajyna si irrigidisce e serra la bocca.
La sfera sfreccia nelle acque buie, mentre una pioggia di detriti si riversa su di essa. Gli ibridi cercano di resistere a quei violenti colpi, ma a uno a uno vengono costretti a mollare la presa, perdendosi nell'oscurità abissale.
- Si sta chiudendo - geme il padre di Fadris - non ce la faremo...
- C'è ancora un passaggio laggiù - indica Ferianthalas. Le rocce hanno chiuso quasi del tutto il passaggio, ma c'è ancora abbastanza spazio per far passare la sfera di misura.
- Lo vedo, lo vedo. - ringhia DarkShield - Vi consiglio di allacciare le cinture di sicurezza...
- Che diavolo sono le cinture di sicurezza?
- E io che ne so? È un modo di dire. Reggetevi!
La sfera impatta con violenza contro le rocce, facendosi strada attraverso lo stretto passaggio. In deficit d'ossigeno e provato dallo sforzo magico, DarkShield incespica, ma subito Rowena lo afferra saldamente per le spalle.
- Resisti, amore... anf... siamo quasi fuori... anf...
Lui corruga la fronte, facendosi forza. - La vuoi... smettere di ansimare sempre come... come... anf...
Ah, no... scusa... anf... è l'aria che manca, vero?
La succube annuisce, pallida.
Con un ultimo boato la sfera si disincaglia dalle rocce e passa oltre, proprio quando un gigantesco macigno, alto quasi quanto un palazzo, si schianta sull'ingresso del tunnel, chiudendolo per sempre.
- Portaci in superficie, presto - sussurra Fadris, cercando di rimanere sveglia - se ci addormentiamo è la fine...
Pochi metri prima della superficie DarkShield e gli altri avvertono la propria coscienza vacillare. La bolla di energia scompare e la gelida acqua del mare si chiude su di loro.
Faticosamente, annaspando, i nostri eroi riescono in qualche modo a raggiungere la superficie tumultuosa e a inspirare una profonda boccata d'aria. Il cielo in tempesta vortica sopra Puerto del Muerto come se gli dèi stessi avessero deciso di distruggere la città.
- Dobbiamo raggiungere la riva - grida Bajyna, terrorizzata come un gatto senza i braccioli.
- Non ce la faccio... - ansima Ferianthalas, disperato - Per gli dèi, non ce la faccio. Affogo!
DarkShield nuota accanto a lui. La veste nera lo fa sembrare una funerea medusa.
- Dacci un taglio, elfo. Questo è un fantasy, no? Qui la gente nuota perfino con l'armatura. Vedi di risparmiare le energie per arrivare a ri...
Un ruggito terrificante fa tremare la terra e fa improvvisamente gonfiare il mare, come se qualcosa di gigantesco si muovesse sotto la sua nera superficie. I sopravvissuti lanciano grida disperate, guardandosi intorno freneticamente.
- Di nuovo quel ruggito - grida Lissay, sollevando un braccio. Il braccialetto che ha al polso si illumina di una debole magia.
- Che stai facendo? - ansima DarkShield, sempre curioso nei confronti di tutto ciò che è magico.
- Dove l'hai comprato? - sputacchia Bajyna, sempre curiosa nei confronti di tutto ciò che è fashion.
- Ho mandato un segnale di soccorso al mio secondo. La Vendetta di Tallarin dovrebbe sbucare da quel promontorio tra pochi ista...
E in effetti la nave sbuca proprio in quel momento. Peccato che in un modo non esattamente ortodosso. Un gigantesco tentacolo la solleva dalla superficie del mare, su, su, più in alto di una montagna. Altri tentacoli si sollevano, sbriciolando la terra e portando la distruzione a interi quartieri di Puerto del Muerto. Persino da dove si trovano, i nostri sbigottiti eroi e gli sventurati superstiti riescono a vedere il fuggi fuggi generale, le persone che si gettano in acqua dai moli, in preda al panico, le navi che salpano in tutta fretta, cercando di fuggire dalla mostruosa divinità che si è risvegliata sotto i loro piedi.
- Che diavolo è quella cosa? - urla Ferianthalas, la cui impellente necessità di andare rapidamente a riva sembra essersi decisamente ridimensionata.
- Per gli dèi... è Gburhulg - urla Fadris.
- No che non lo è - sbotta DarkShield, cupo.
- Ah, no? - protesta Ferianthalas, andandogli dietro - E allora perché stai fuggendo nella direzione opposta?
- Perché è comunque un polpo alto come una montagna. - spiega il mago, sputacchiando acqua salmastra - ma se vuoi tu rimani pure, io non ti fermerò.
- Ma dove andiamo? - piagnucola Rowena - non possiamo farcela a nuoto fino alla sponda opposta.
In quel momento il ruggito del mostro squassa nuovamente l'aria, spazzando via le nubi. I tentacoli si ritraggono improvvisamente sotto la superficie del mare, generando una spaventosa onda anomala alta quanto una collina.
- Ecco, lo sapevo che mi toccava di morire. - sospira Ferianthalas, guardando il colossale tsunami con occhi depressi - Di nuovo.
Ormai convinta di tirare le cuoia, Rowena si stringe a DarkShield. - Ti amo - ansima, drammatica.

Bajyna, per non essere da meno, si butta su Ferianthalas, lo afferra per le spalle e cerca di superare con il proprio fascino la coltre di terrore che obnubila la mente dell'elfo nero.
- Ascoltami bene, elfo della malora. Io ti...
E l'onda, pietosamente, li travolge proprio in quell'istante, salvando voi lettori da un momento di intensa e mielosa drammaticità.

La domanda è questa. Quando i nostri eroi si risveglieranno (perché si risveglieranno, giusto?) quale sarà la faccia che si troveranno davanti?

1. Sarà una faccia CONOSCIUTA

2. Sarà una faccia SCONOSCIUTA

3. Non sarà una faccia.


"Un momento... è un'isola, quella laggiù?"

Capitan Morgenstern, poco prima di scomparire per sempre dalla faccia del pianeta