domenica 29 settembre 2013

Le Fiabe delle Tenebre: Hansel e Gretel

Buonasera, ignominiosa marmaglia,
Il vostro augusto Imperatore Mors Tua è tornato con un'altra splendida fiaba dalle tinte fosche, un sordido esempio di cosa i bambini non dovrebbero mai fare onde evitare la carie. E magari anche il cannibalismo.
Hansel e Gretel è un grande classico che non mancherà di farvi sognare (di essere sordi). 
Tuffatevi dunque in questa storia di abbandoni, dolciumi, streghe antropofaghe e genitori carogna con il mutuo da pagare.
Fate il vostro dovere, per gli Dèi Neri, fate giungere la possente e rassicurante voce del vostro Imperatore alle malleabili orecchie dei vostri bambini, perché se non lo farete le conseguenze per la loro educazione potrebbero rivelarsi nefaste. E anche per la vostra salute.

Incredibilmente, questa volta youtube pare non abbia fatto capricci. E mentre è ancora impossibile collegare direttamente la seconda fiaba al post, per quanto riguarda questa terza è già possibile. Spostate dunque il cursore del vostro magico topino sul video qua sotto e iniziate il viaggio nel magico mondo delle Tenebre più oscure!

Vi saluto con la consueta brutalità riservata dai vecchietti sull'autobus a chiunque sia seduto al posto per i disabili e gli anziani.

Mors Tua


Le Fiabe delle Tenebre: Hansel e Gretel

lunedì 23 settembre 2013

UDITE, UDITE! COLLABORAZIONE CON LA SCUOLA MEDIA JOSTI-TRAVELLI DI MORTARA!



Buongiorno, pietosa parodia di sudditi che non siete altro. Quest'oggi sono qui in veste ufficiale per presentare una collaborazione d'eccezione tra il Bardo Doloroso e la Scuola Media Josti - Travelli di Mortara, tramite graziosa intercessione della Biblioteca Civica "F. Pezza" e del Comune di Mortara.

Il progetto Ali nel Vento - Fiumi di Parole: percorso di Scrittura e Lettura per i ragazzi della Scuola Media Inferiore è una collaborazione nata grazie all'interesse di Laura Mazzini (per il Comune) e Antonella Ferrara (per la Biblioteca Civica), che ha presentato l'idea agli insegnanti della scuola media, i quali si sono subito mostrati entusiasti. Come si possa mostrare qualsivoglia entusiasmo all'idea di collaborare con un patetico scribacchino come il nostro Bardo è una cosa che non riesco a spiegarmi, ma posso solo sperare che, nella loro lungimiranza di educatori, essi abbiano visto in lui qualcosa che io ancora non riesco a vedere.

Il progetto Ali nel Vento - Fiumi di Parole mira ad avvicinare i ragazzi alla lettura e alla scrittura utilizzando il metodo interattivo tipico del Bardo Doloroso. Il nostro Bardo Stagista ha scritto una cronaca della visita del nostro amato Sovrano alla bella cittadina di Mortara, durante lo splendido Palio dell'Oca che si svolge ogni anno in Settembre.
Su richiesta delle insegnanti abbiamo rimosso il finale e indetto un Regale Concorso. I ragazzi della Scuola Media Josti - Travelli lavoreranno in gruppi o singolarmente e scriveranno il finale di proprio pugno. Il nostro Bardo poi incontrerà i suoi giovani co-autori il 20 Novembre e sceglierà il lavoro più riuscito, dandosi finalmente da fare per guadagnare il magro e immeritato stipendio mensile con cui lo gratifichiamo da fin troppo tempo. Il pezzo prescelto verrà pubblicato integralmente su questo blog come finale ufficiale. Gli autori riceveranno gloria imperitura e gli onori del nostro Re, che sono gratis e non guastano mai.
Il Bardo Doloroso dedicherà a questo bel progetto un'intera pagina. Potrete accedervi al più presto tramite l'apposita linguetta sotto il logo.

Il Re, la Corte e lo Staff del Bardo Doloroso desiderano ringraziare la Scuola Media Josti - Travelli e le insegnanti coordinatrici del progetto, Laura Zandi e Laura Vanella, la Biblioteca Civica "F. Pezza", presso il civico 17 (http://www.civico17.it/) e il Comune di Mortara, in particolare l'Assessorato alla Cultura e l'Assessorato all'Istruzione (http://www.comune.mortara.pv.it/). Un grazie particolare a Laura Mazzini e Antonella Ferrara per il loro impegno ed entusiasmo, e uno speciale a Manolita Rosi, non solo per il costante sostegno al nostro Bardo, ma anche per aver messo in moto la catena di eventi che hanno portato a questa bella iniziativa.

Seguiranno nuovi proclami d'aggiornamento, cari sudditi, perciò tornate spesso a trovarci, mi raccomando. Vi ricordo cordialmente, che chi non collabora con le iniziative della Corona rischia fino a 20 scudisciate e un periodo di villeggiatura dalle due alle tre settimane in compagnia della gogna in Piazza Grande. Poi non dite che non eravate stati avvisati...

Come sempre vi saluto da un'igienica distanza di sicurezza. Vostro nauseato,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re




giovedì 19 settembre 2013

Le Recensioni nella Sfera: Agenzia Incantesimi, di Federico Memola e altri autori


Salute a tutti voi, leali e noiosissimi sudditi. Vi presentiamo una nuova recensione di Clara, un altro piccolo capolavoro di fantasy che purtroppo deve vedersi pubblicato su questa ignominiosa bacheca, per il vostro sollucchero. Quantomeno il livello letterario complessivo di questo spazio si è innalzato a tal punto che il presentarne le opere non mi provoca più dolorose fitte gastriche, ma solo un vago e remoto senso di nausea, che a meno di un improvvido intervento scritto del Bardo, dovrebbe svanire rapidamente.
Questa volta la nostra Clara ci presenta la recensione di un fumetto italiano, Agenzia Incantesimi, spin-off (qualsiasi cosa voglia dire) del più noto Jonathan Steele, che potete leggere "onlain" sul blog di Federico Memola che troverete in fondo alla pergamena.
E ora vi lascio alla lettura, e benché certo che il vostro pietoso intelletto non possa neppure avvicinarsi ad una comprensione parziale del contenuto di questa recensione, sono sicuro che i poetici e deliziosi incontri notturni delle tre streghette più simpatiche del Regno (nota degli Inquisitori di Thorm: Archibald Lecter si è successivamente dissociato da codesta espressione, sostenendo di non aver mai pronunziato simili blasfemie et che non vi è prova alcuna che l'abbia mai fatto. Essendo lo scrivano resosi misteriosamente irreperibile, così come pure l'altri testimoni, siamo costretti a decretare che essendoci vietato l'uso della tortura, non v'è modo di gnoscer la verità e che pertanto il Segretario Particolare del Re non ha stretto legame alcuno con le ispose dello dimonio. Così è, per volere di Thorm.) e vi esorto a sostenere la nostra Clara con i vostri apprezzamenti, qualora riusciate a vincere la pigrizia cronica che affligge le vostre dita.

E ora vi saluto con lo stesso affetto che nutro per gli evasori fiscali. Vostro,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


LA RECENSIONE NELLA SFERA
AGENZIA INCANTESIMI

di Clara

- Neppure il vento osa soffiare su questa radura dimenticata. Qui si trascinò, nelle ere oscure nascoste dalla nebbia del tempo, una viscida creatura grondante di fango primordiale, lasciando le acque tenebrose della palude. Qui, alla luce della luna, la creatura riposa ancora oggi, ingannando i viandanti nella sua apparente immobilità. Ma quando essa viene risvegliata...- 
Uno sbadiglio sonoro rovinò del tutto l'atmosfera macabra che Amelia stava cercando di creare.
- Io non ho capito quale sia la creatura.- bofonchiò sua sorella, stropicciandosi gli occhi rossi di sonno.
- Credo che tu ci sia seduta sopra.- fece notare Agatha, mentre Amelia malediva il mondo in generale e la banalità di Toadstone in particolare. I viaggiatori che passavano raccontavano di elfi, negromanti, vampiri e demoni. Tutto quello che lei aveva a disposizione per creare un'atmosfera adatta ad un rituale di alta stregoneria erano degli stracci neri riadattati a vestiti e cappelli a punta, uno spiazzo di erba spelacchiata ed, al centro di esso, l'elemento culturale più importante del villaggio Una pietra che, se la guardavi con la testa inclinata, strizzando un occhio, e, nel caso degli anziani del paese, dopo un paio di bicchierini... assomigliava esattamente ad un rospo.
E poi gli Inquisitori di Thorm avevano anche il coraggio di arrogarsi il merito dello scarso sviluppo della stregoneria in quella zona.
- Amelia? Tutto bene?-
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, e sollevò gli occhi verso la sua congrega. Agatha, la migliore amica della fattoria accanto, stava approfittando della pausa per finire di ricamare un fazzoletto. Petronilla, la sua fastidiosissima sorella minore, era appollaiata sul rospo di pietra sul punto di addormentarsi.
E gli Inquisitori continuavano a sostenere che l'assenza di streghe era merito loro.
Amelia sospirò profondamente ed alzò gli occhi al cielo, supplicando la luna di darle forza. Non che le avesse mai risposto, ma aveva la sensazione che fosse qualcosa che una vera strega avrebbe fatto.
- Va bene, ragazze.- annunciò:- Lasciamo perdere l'atmosfera ed iniziamo il rito.-
- Era ora.- commentò Petronilla lasciandosi scivolare giù:- Stavolta però voglio vedere qualcosa anche io, nella sfera. Tu non le sai raccontare, le cose che vedi.-
Agatha annuì, con uno scintillio curioso negli occhi fissi sul globo di cristallo appoggiato all'erba.
- Allora, come funziona?-
- Invocheremo il potere delle forze più oscure dell'universo!- intonò Amelia:- Chiameremo a noi gli arcani segreti della luna e delle stelle, della tenebra e della foresta, e piegheremo le energie del mondo al nostro desiderio di conoscenza!-
Petronilla tossicchiò, incerta, ed Agatha si affrettò a sussurrare:- Vuol dire che improvviseremo come al solito.-

Dall'alto dei suoi nove anni, Petronilla aveva già iniziato a sospettare che la congrega oscura di Toadstone stesse alla stregoneria come un covone di fieno stava ad un castello incantato: ci voleva molta, molta immaginazione. Così, quando sentì una presenza aleggiare su di lei, solleticandole leggermente il volto, il suo primo istinto fu di aprire gli occhi ed incontrare il demone che avevano sicuramente evocato dalla sfera magica.
Il secondo fu di tirarsi a sedere e spazzare via le due formiche che si erano arrampicate sul suo naso mentre dormiva.
Con uno sbadiglio, si guardò attorno fino ad individuare sua sorella e Agatha sedute appoggiate alla pietra del rospo, impegnate in una fitta conversazione sussurrata.
- No, secondo me non funziona esattamente così, Amelia. Penso che fosse un altro universo... sai, come quello della storia che ci hai raccontato la volta scorsa.-, stava spiegando Agatha.
Petronilla fece una smorfia e si trascinò fino alle altre due. Amelia le rivolse un'occhiata distratta, commentando:- Ah, sei sveglia. Bene. Comunque, Agatha, non vedo perché non dovrebbe funzionare così! Dobbiamo soltanto trovare il modo di entrare in contatto, e poi... ahia!-
La sorellina, infastidita dalla mancanza di attenzione, le si era appena gettata in braccio.
- Di cosa state parlando?- volle sapere.
Agatha batté le palpebre, come se stesse tornando lentamente alla realtà dopo un lungo viaggio.
- Ben svegliata. Stavamo chiacchierando del fumetto che abbiamo letto nella sfera.-
- Del che?!-
Amelia sbuffò:- Sorellina ignorante! Nel mio globo di cristallo è apparso del fumo, che poi si è cristallizzato in immagini. C'erano dei disegni, e le parole pronunciate o pensate dai personaggi comparivano in delle nuvolette accanto a loro.-
- E si chiama fumetto a causa di queste nuvolette?-
- No, si chiama fumetto perché i disegni sono apparsi dal fumo, mi pare ovvio.- tagliò corto Amelia, roteando gli occhi di fronte alla banalità delle spiegazioni che doveva dare.
Agatha, un po' meno convinta, proseguì:- In ogni caso, abbiamo letto una storia ambientata in un luogo molto, molto strano. C'era la magia, ma era disponibile per tutti, e non era condannata come qui. Anzi, moltissime persone lavoravano apertamente come streghe o maghi! E c'erano fate, elfi, demoni...-
- Fin qui niente di strano.-
- C'erano anche carrozze colorate che si muovevano senza cavalli, e tutti avevano una sfera di cristallo a casa, però era quadrata. Oh, e le ragazze si vestivano in modo... in modo...-
- Si vestivano poco.- tagliò corto Amelia:- Sul serio, pensavo che fossimo un paese povero, ma almeno noi ci possiamo permettere la stoffa. Comunque, ti sta fuggendo il punto chiave della storia. E cioè che in quel mondo le streghe possono praticare la magia senza pericolo di inquisitori! Anzi, il fumetto parlava proprio di una maga, che è proprietaria di un'agenzia investigativa.-
Petronilla inclinò di lato la testa, perplessa, ed Agatha si affrettò a spiegare:- Vuol dire che quando avviene un crimine magico, le protagoniste intervengono per risolvere il problema. Jasmine infatti è una maga molto potente, al contrario di noi.-
Amelia bofonchiò qualcosa che suonava come "aspetta e vedrai, traditrice".
- Mentre la sua socia, Miriam, è una fata. Sembra una ragazza normale, ma se qualcuno tenta di attaccarla magicamente... beh, peggio per quel qualcuno. Il fumetto segue le avventure di Miriam e Jasmine, anche se a volte compaiono altri personaggi, come il fidanzato di Miriam, Jonathan Steele...-
- ... che a quanto pare ha un fumetto dedicato a lui, ma la sfera non ce lo ha mostrato.- intervenne Amelia con una punta di delusione:- Pare che oggi potesse mostrare solo cose disponibili gratis e onlain.-
- Cosa vuol dire onlain?- volle sapere la bambina.
- E' una parola magica, non deve per forza voler dire qualcosa.- borbottò Amelia, per poi vivacizzarsi di colpo:- Comunque, loro sono davvero forti. Anche se spesso Miriam combina qualche pasticcio, oppure si ritrovano in situazioni assurde, alla fine riescono sempre a venirne fuori e sconfiggere i loro nemici.-
- Uhm, sì, assurde è il termine corretto.- si riscosse Agatha, ancora pensierosa sul senso della parola "onlain", che secondo lei doveva significare qualcosa. E sulla relazione tra abbigliamento e povertà, che per qualche motivo non la convinceva del tutto. Proseguì:- Direi che a volte le storie sono praticamente demenziali, ed anche quelle un po' più incentrate sull'azione fanno davvero ridere. Il mago che le scrive deve avere un grande senso dell'umorismo.-
- Come fai a sapere che è un mago?- domandò Petronilla.
Amelia sbuffò:- Andiamo, se sa tante cose sulla magia Federico Memola deve per forza essere un mago! Forse potremmo riuscire a contattarlo e chiedergli come migliorare. Meglio ancora, potremmo chiamare direttamente l'Agenzia Incantesimi! Se hanno affrontato goblin, demoni, mostri e maghi malefici, sicuramente un paio di inquisitori non saranno un problema.-
- E come pensi di contattarle?- volle sapere Agatha. Era una domanda più facile di "come mai hai finalmente ammesso che potrebbe volerci un po' di aiuto per fare le streghe?", o di "da quando gli inquisitori si interessano minimamente a Toadstone?". Per non parlare di "magari potrebbero suggerirti di fare questi rituali al caldo, invece che di notte in mezzo all'erba umida?".
- Con la sfera!- rispose la Strega Fondatrice con aria di sufficienza. Tre paia di occhi si abbassarono sul globo di cristallo, che giaceva immobile ed innocente sull'erba ai loro piedi, senza dare segno di voler mostrare qualcos'altro.
Amelia fulminò con lo sguardo l'oggetto, ed ammise scornata:- Anche se ho la sensazione che sarebbe meglio provarci un'altra notte.-

Il responso della sfera:
Titolo: Agenzia Incantesimi
Autore: Federico Memola (e disegnatori vari)
Potete leggerlo su: agenziaincantesimi.blogspot.it

Consigliato a: chiunque apprezzi un fumetto italiano divertente ed originale, e soprattutto a chiunque abbia letto le serie originali di Jonathan Steele/Agenzia Incantesimi e non ne abbia ancora avuto abbastanza di Miriam e Jasmine.

"Mirate, reclute! Imparate a gnoscer lo nimico vostro. La futura isposa dello dimonio è perigliosa financo da piccola. Non fatevi traviare, ordunque. Lo recto scopo della ramazza non è d'esser destriero, ma utile istrumento per le pulizie domestiche. Et dunque lo buon Dio Thorm non creò la donna perché ella indugiasse in lo sabba, ma perché trovasse lo posto suo nell'universo mondo quale fautrice delle juste faccende domestiche"

Da una lectio di Olaf Van Hormeier all'Alta Scuola di Studi Religiosi di Hauptburg

Visitate il blog di Clara a questo indirizzo!

lunedì 16 settembre 2013

Alla Fine della Pianura


Salute a tutti, sudditi di bassa lega, è Lecter che parla. Ancora una volta ho il piacere di NON sprecare l'inchiostro del mio calamaio per commentare le incommentabili "fatiche" letterarie di quel parassita scriteriato del Bardo. Oggi, per fortuna, torna a scrivere su questa bacheca l'ottimo PM, con le avventure di Von Braun e compagnia. 
Lui, la strega Marianna, e il giovane Sven, stanno seguendo Dana verso la Capitale, nel tentativo di riportare la misteriosa e letale creatura che hanno catturato all'Evocatore della Vita. 
Finalmente le porte delle Città si spalancano davanti a loro e ora tutto si fa più difficile. Soprattutto perché le streghe come Marianna qui da noi non sono ben viste, e notoriamente vengono utilizzate come carburante per allegri roghi che riscaldano i cuori dei nostri buoni cittadini il sabato sera. 
Cosa accadrà ai nostri eroi? E intanto cosa sta accadendo al Falco? Sullo sfondo di tutto questo la Capitale è in agitazione per la guerra contro i nani. E devo dire che neppure io mi sento troppo tranquillo.
Gustate dunque questa bella avventura, in cui PM introduce LA SCELTA MULTIPLA. A fine capitolo POTRETE SCEGLIERE TRA 3 DIFFERENTI PERCORSI. Scegliete con saggezza, o temo che qualcuno possa rimetterci la pelle. I voti nei commenti determineranno il seguito della storia, perciò VOTATE NUMEROSI!



di PM


Nel sogno è ancora libero. Corre sui tetti del Quartiere Vecchio, sul viso l'aria fresca della sera, sotto i piedi tegole vecchie e cedevoli. Lo scricchiolio delle assi di legno al suo passaggio, la puzza e i profumi che salgono dai vicoli sotto di lui, da quanto tempo non saliva lassù? Sa che è un sogno, perché il suo braccio sinistro è ancora normale, ma è felice, e corre sempre più forte, saltando da un tetto all'altro, scivolando sulle tegole, aggrappandosi ai cornicioni per non precipitare nel buio.
Improvvisamente il tetto finisce, non ci sono altre case davanti a lui, solo un piccolo giardino con un pergolato dall'aria malmessa. Non rallenta, arrivato sul bordo del tetto si lancia nel vuoto. Si allunga a mezz'aria, stende le braccia fino al limite e quando sta per toccare terra agguanta la prima trave del pergolato, che scricchiola pericolosamente. Volteggia intorno alla trave, la presa sicura non lo tradisce, piega le ginocchia e si prepara all'atterraggio. Il legno cede con uno schiocco, viene sbalzato in avanti. Ruota, atterra, con le gambe ammortizza la caduta, rotola e si rialza, continuando a correre lungo un colonnato antico.

Le colonne sono alberi, il bosco intorno a lui è freddo e buio. Le foglie si alzano al suo passaggio, ma qualcosa è sbagliato, sale un odore di putrefazione dal terreno. C'è qualcuno che lo segue, qualcuno di morto. Non si volta a guardare, socchiude gli occhi e corre fra gli alberi, schivando cespugli irti di spine e rami secchi che gli sbarrano la strada. Si guarda il braccio sinistro, che è già grigio e freddo. Quando rialza gli occhi esce dal vicolo e trova i soldati ad aspettarlo.
Sa di essere disarmato, ma non si preoccupa, è troppo veloce, non possono colpirlo. Senza smettere di correre guarda gli uomini in armatura, li studia uno a uno, sono tanti, troppi, e sorride. Gli vengono incontro, incoccano le frecce, ma sa già dove colpiranno, può leggere le loro intenzioni nei movimenti del corpo. Due frecce si avvicinano, scarta a destra, schiva il primo fendente orizzontale, afferra il braccio della spada e lo torce, mettendo l’uomo fra lui e i dardi. Sente il rumore sordo delle due aste che si conficcano nella schiena del soldato, con la destra gli sfila due pugnali dal fianco, mentre con la sinistra lo tiene ancora per il polso. Si abbassa, ruota, scaglia i due coltelli mentre l’uomo crolla al suo fianco. Sente un brivido al braccio sinistro. Altri due soldati cadono a terra tenendosi la gola, il sangue inonda il terreno. Ce ne sono ancora troppi, vede altre frecce che si preparano a colpirlo. Il brivido al braccio è diventato ghiaccio, che si allunga verso il petto. Schiva un altro fendente, agguanta con la sinistra l’elmo dell’uomo, e comincia a stringere. Il soldato non urla, ma si sente il rumore delle ossa che si frantumano. Il braccio freme di gioia. Il gelo aumenta. La vista si annebbia e il sogno si fa buio.

C’era voluta una settimana, ma alla fine avevano superato la Piana Lunga. La sera del settimo giorno avevano raggiunto il crinale che segnava l’inizio della valle della Capitale, giusto in tempo per vedere il sole immergersi in mare. In quel punto la prateria si interrompeva bruscamente, e il terreno scendeva quasi a picco fino al livello del mare. Un sentiero stretto e tortuoso si aggrappava al crinale, permettendo ai viaggiatori provenienti da quel lato della valle di giungere fino alla piana sottostante. La Capitale era alla loro destra, una macchia scura che partendo dalla riva si allargava sulla collina da cui dominava il paesaggio. Un reticolo di strade e campi coltivati circondava le basse mura di cinta, e fra le ombre della sera si potevano distinguere le prime luci delle fattorie. C'erano pochissimi alberi in quella valle, pensò Marianna. "Quello è il Paludonso" disse Leom al suo fianco, indicando il grande fiume che sfociava in mare nei pressi della Capitale "mentre quello laggiù" continuò con un sorriso compiaciuto "è il Bosco Sacro. Sono sicuro che vi piacerà". Marianna aguzzò la vista nella direzione indicata dal soldato. Dove il fiume formava un'ansa e girava intorno alle mura della città c'era una macchia più scura, che forse poteva essere uno sparuto gruppo d'alberi "Sì, sono sicura anch'io..." rispose con poca convinzione. Cominciava a sentire la mancanza della sua, di foresta. Certo, anche qui la mano della Grande Madre aveva operato con magnificenza, il panorama che le si presentava di fronte era meraviglioso, ma non poteva fare a meno di notare come il lavoro dell'uomo avesse rovinato quella perfezione. "Che cosa vi preoccupa? " chiese Leom. Marianna si accorse di avere il viso corrucciato. Inspirò e si voltò verso l'uomo esibendo un ampio sorriso "Nulla, Leom, grazie" rispose a voce bassa "quanto ci vorrà per arrivare in città?" chiese. "Di solito non impieghiamo più di un'ora per scendere a valle. Bisogna condurre i cavalli a mano per il sentiero, ma la discesa è meno lunga di quanto sembri da quassù" rispose il soldato "Oggi però saremo fortunati se riusciremo a tornare a casa prima di notte fonda. Temo che portare a valle il nostro bagaglio sarà un lavoraccio" concluse con un'occhiata alle loro spalle, dove la coda della carovana si avvicinava al limite della pianura. Marianna preferì non voltarsi a guardare il sarcofago. Con un leggero colpo di redini indirizzo il cavallo verso l'inizio della discesa "Sarà meglio cominciare a scendere subito, allora" disse superando Leom. Arrivata sul ciglio del crinale, si fermò un momento ad ammirare quel panorama per un'ultima volta. La valle si estendeva davanti a lei quasi perfettamente in piano, digradando dolcemente dalla base del crinale fino al mare. Alla sua sinistra il costone continuava fino all'orizzonte, trasformandosi infine in un'alta scogliera a picco sulle onde, mentre a destra il grande fiume scorreva lento, curvando mollemente intorno alla collina della capitale. In quel momento i raggi del sole, ormai quasi completamente scomparso oltre l'orizzonte, illuminarono le torri bianche del palazzo reale, tingendo il marmo di un rosso delicato. Con un sospiro si preparò alla discesa.

Anche quella sera la Locanda di Ander era traboccante di clienti. In realtà, il vero nome del locale era "Il Primo Ritrovo Accogliente" (era stata la madre di Ander a sceglierlo, una missionaria arrivata da oltre il mare) ma nessuno lo usava da anni, e ancor meno persone si preoccupavano di leggere l'insegna scolorita sopra l'ingresso. A dirla tutta, non era più nemmeno propriamente una locanda, dato che il secondo piano dell'edificio, quello con le stanze per gli ospiti nel disegno originale di suo padre, era stato trasformato in un magazzino da Ander ormai molti anni prima. A che cosa servisse quel magazzino era un gran mistero (giravano molte voci a riguardo, gran parte delle quali vere). Ciononostante, la gente continuava a chiamare il suo locale "Locanda di Ander", e a riempirlo ogni sera.
Non che fosse difficile trovare quel tipo di clientela, giù al Quartiere Vecchio. La maggior parte degli avventori erano malviventi di bassa lega o manovali che salivano dal vicino Quartiere del Porto a cercare un posto dove ubriacarsi fra un turno e l'altro. La sala era abbastanza grande per contenere anche i soliti contrabbandieri, il gruppo di prostitute di Madam Shnay, qualche viaggiatore talmente squattrinato o stupido da scegliere la Locanda per passare la notte, e infine gli immancabili cacciatori di emozioni dei quartieri alti, che sceglievano di dare ad Ander le proprie monete in cambio di una serata nei bassifondi. La Locanda si trovava nella parte bassa del Quartiere Vecchio, un luogo abbastanza malfamato da essere evitato dai ricchi abitanti di Porta Dorata, ma non troppo sporco o pericoloso per quelli del Porto o di Triassico. Nonostante questo, spesso qualche gruppo di giovani con le tasche piene di denaro e voglia di emozioni, o di nobili in cerca di esotismo, si presentavano alla porta della Locanda, e Ander non mancava mai di liberagli un tavolo. E non succedeva mai che questi clienti speciali venissero importunati da qualche malintenzionato, perchè tutti gli avventori sapevano quanto Ander ci tenesse alle monete d’oro che lasciavano quei ricconi, e a nessuno passava nemmeno lontanamente in testa di inimicarsi un mezzo-nano protetto dalla mafia.
In piedi dietro al bancone consunto Ander osservava la sala, scambiando qualche parola con i clienti abituali, urlando improperi alla cucina, e occasionalmente versando da bere a chi lo chiedeva. Stava lucidando sovrappensiero un boccale di legno con il bordo della manica quando la porta della Locanda si aprì lentamente e subito si richiuse, senza che nessuno uscisse o entrasse. Gli avventori sembrarono non farci caso, ma, come era noto, nulla poteva uscire dal locale senza che l’oste se ne accorgesse, fosse stato anche solo del fumo del suo camino. Ander corrugò le sopracciglia cispose e guardò meglio fra la folla accalcata intorno all’ingresso, e si accorse che, in effetti, qualcuno era entrato. Era il vecchio Jorn, che si faceva largo fra tipacci alti almeno un braccio più di lui come un cinghiale si fa largo fra i cespugli. Il nano tirò dritto fino al bancone, scelse un posto di fronte ad Ander e si arrampicò sulla botte che fungeva da sedia.
“Bentornato” lo salutò Ander senza sorridere “questa volta ne è passato di tempo”. Jorn si tolse la mantella bagnata di umidità e ricambiò il saluto con un cenno del capo “Per nostra fortuna ne abbiamo molto, di tempo” rispose. Ander conosceva quel nano da quando era giovane, era stato un amico di suo padre, e in tutti quegli anni Jorn sembrava non essere cambiato. Più che invecchiare si stava levigando, sosteneva l’oste. “Bevi qualcosa?” chiese, armeggiando sotto il bancone in cerca di un boccale non troppo incrostato. “Dammi la solita birra, lo sai che è l’unica cosa che non mi da i crampi allo stomaco, qui dentro” rispose Jorn guardandosi oltre le spalle. Ander urlò qualcosa a una delle ragazze e riprese a bassa voce “Non hai scelto un buon momento per farti vedere in giro, vecchio”, gli disse tirando sul bancone una ciotola sbeccata con quelle che sembravano noci all’interno. Qualcosa uscì di corsa dalla ciotola e il mezzo-nano si affrettò a schiacciarlo con aria noncurante“ Con la guerra ormai alle porte, ci sono persone che non vedono di buon occhio chiunque non arrivi a tre braccia di altezza” continuò indicando con un cenno un gruppo di uomini che parlava in un angolo, lanciando occhiate nella loro direzione “Non mi fermo molto” disse il Nano infilandosi in bocca una noce “sto cercando un amico, e ho bisogno del tuo aiuto”.

Ormai era quasi completamente buio, e procedevano in direzione della Capitale illuminando la via con le torce. La discesa fino alla valle era stata più breve del previsto, e una volta arrivati sulla grande strada che tagliava i campi fino alle porte della città avevano preso un'andatura abbastanza spedita. Marianna cavalcava al centro della fila, affiancata come sempre da Sven, che però non parlava da ore. Il mare, da qualche parte alla loro sinistra, era scomparso oltre la linea dell'orizzonte quando avevano raggiunto il fondo della valle, che si era rivelata molto più ampia di quanto le fosse sembrato dalla cima del crinale. Ciononostante era sicura di sentire nell'aria l'odore del sale, e quando il vento girava nella direzione giusta, anche l'eco delle onde.
Avevano già superato un paio di locande lungo la strada, ma non si erano fermati se non per far bere i cavalli, nella speranza di arrivare in città prima di notte. Ormai non mancava molto, e Marianna poteva vedere le luci della capitale riflettersi nel fiume Paludonso davanti a loro. C'era un ponte da attraversare, le aveva spiegato Leom, prima di arrivare alle porte della città, e le luci davanti a loro dovevano essere proprio il posto di guardia. Guardando meglio si accorse che le luci si muovevano. Vide Leom cavalcare in fretta in quella direzione e, quando dopo alcuni minuti tornò indietro a parlare con la ragazza bionda, i soldati si fermarono. Erano ormai in vista del guado sul fiume, dove una piccola costruzione in pietra illuminata da un paio di torce ospitava le guardie del ponte. Davanti alla guardiola non meno di venti persone a cavallo, tutte con in mano una torcia e vestite con lunghe tuniche tosse, sembravano in attesa di qualcosa. Marianna intuì che stavano aspettando proprio loro. Lentamente, fece avvicinare il cavallo alla testa della carovana.
La ragazza bionda stava parlando con uno degli uomini in rosso. Questo indossava sopra la tunica una casacca leggera, con la destra reggeva una torcia e al fianco portava una lunga spada. Ma era il capo dell'uomo ad attirare lo sguardo di Marianna, calvo, di una bellezza statuaria, e completamente ricoperto di strani segni che nella luce tremula della torcia sembravano muoversi, dando all'uomo un aspetto bello e inquietante.
"Mi spiace che siate venuto fino al guado per nulla, Maestro" stava dicendo la ragazza bionda "ma purtroppo non posso soddisfare le vostre richieste". L'uomo rispose con voce bassa e decisa "Dana, la mia non è una richiesta" esordì estraendo dalla tunica un medaglione e mostrandolo ai presenti "E' un ordine dell'Evocatore del Fuoco" La ragazza con calma prese a sua volta due medaglioni dalla bisaccia, e li tese in direzione dell'uomo "Come potete vedere, anche i miei ordini provengono dall'alto" Un leggero sorriso increspò il volto dell'uomo "Sono certo che i vostri ordini non menzionino il prendere prigionieri" disse passando lo sguardo prima su Von Braun, a cavallo al fianco della ragazza, e poi soffermandosi su Marianna "e dei prigionieri molto particolari, a quanto vedo" aggiunse. La ragazza bionda si voltò un attimo verso Marianna, e riprese "Non sono miei prigionieri, Maestro, l'Inquisitore e i suoi compagni hanno accettato di accompagnarci fino al Grande Tempio per assisterci in caso di bisogno" Von Braun rimase in silenzio, lo sguardo duro puntato sull'uomo in rosso. "Davvero un gesto nobile, degno di un Inquisitore di Thorm. Mi chiedo solo che cosa diranno al tempio quando cercherete di fare entrare una strega.." Marianna ebbe un tuffo al cuore, ma la ragazza continuò a parlare senza scomporsi "Comprendo la vostra curiosità, ma temo che siano questioni che non vi riguardino direttamente. Questo compito mi è stato assegnato dal Gran Sacerdote, ed intendo rispondere delle mie scelte soltanto a lui. Non vedo perché la Torre debba preoccuparsene" L'uomo in rosso fece avanzare lentamente il cavallo in direzione della ragazza e di Von Braun "Sai bene a che cosa è interessata la Torre, Dana" sibilò, lanciando un'occhiata al fondo della carovana "e se non basta l'ordine diretto dell'Arcimago a farti collaborare, posso provare io con il fuoco"


Esistono a questo punto tre versioni della storia. In una di queste è l'intervento di Von Braun a risolvere la disputa, ma ad un certo prezzo. In un'altra versione Marianna decide di cogliere l'occasione e fuggire, creando non poco scompiglio. Nella terza versione invece lo scontro non può essere evitato, così come le dure conseguenze. Solo in una di queste versioni tutti i personaggi sopravvivono, per cui scegliete con giudizio quale ascoltare.



Maestro Kass Firestorm, burning things down since 78 N.E.


Se volete leggere la parte precedente la trovate QUI

mercoledì 11 settembre 2013

Cattivi Consigli Remastered HD Evil Edition

Benvenuti, brutali seguaci dell'oscurità! Vi trovo male come sempre, granitici nel vostro desiderio di portare piaghe e pestilenza in questo mondo che trabocca così schifosamente di eroi sottopagati.
Io sono Mors Tua, l'arcigno e permaloso Imperatore del Male, dominatore delle schiere del Caos, colui che da sempre si oppone alla tracotanza e al vomitevole buonismo dei Regni Umani ed Elfici. Ho deciso di riproporre una raccolta della rubrica “Cattivi Consigli”, uscita a puntate nei primi mesi di vita del Bardo Doloroso, nel tentativo di limitare l'inutile stupidità di tutti gli aspiranti Signori del Male dell'universo.
Dopo attenta analisi da parte dei nostri Necromanti dell'Ufficio Statistiche, siamo giunti alla conclusione che i cattivi finiscono sempre per fare gli stessi, cretinissimi errori. Vogliamo quindi metterli in guardia da alcuni comportamenti "a rischio" che finiscono inevitabilmente per far trionfare i seguaci della Luce, nonostante le loro evidenti carenze intellettive. 
Ciò che leggerete qui vale sia nei mondi fantastici che fuori.

NUMERO 1: Costruite dei rifugi al pian terreno e che non siano un'accozzaglia di impalcature, camminamenti e burroni. In caso di combattimento finale con l'eroe di turno state pur certi che non sarà lui a cadere nel vuoto. Un bel pavimento liscio, stanze quadrate e poco arredamento, ecco quello che serve per evitare una fine del genere.

Una quantità incredibile di mancati Signori Oscuri sono deceduti in modo patetico per aver sottovalutato i rischi dell'altezza e la fortuna sfacciata degli eroi. Imprimetevelo bene nelle vostre menti contorte...



NUMERO 2: smettetela di cercare di spiegare agli eroi di turno le profonde motivazioni filosofiche che vi spingono a fare quello che fate. E soprattutto non fatelo durante il duello finale, quando l'eroe sembra aver ceduto sotto i vostri colpi. Lo so che dopo tanto lavoro vorreste veder riconosciuti i vostri sforzi, ma la brutale realtà dei fatti è che l'eroe medio non è altro che un idiota belluino. Mentre voi gli spiegate il motivo per cui credete che il mondo necessiti di una guida forte per guadagnare stabilità politica o gli raccontate di come vostro padre vi picchiasse ogni sera dopo aver bevuto, lui in realtà non vi sta ascoltando. La sua mente semplice e animalesca sta cercando un modo di fottervi. E state pur certi che lo troverà. Lo fa sempre, purtroppo. Perciò, carissimi apostoli del male, ricordate... quando l'eroe è a terra infierite subito. Fatelo secco senza pensarci su troppo, mal che vada potrete sempre resuscitarlo dopo come non-morto o come cyborg e costringerlo ad ascoltare la triste storia della vostra infanzia... e posso assicurarvi che la sua attenzione mentale sarà la stessa sia da vivo che da morto...



NUMERO 3: quando l'eroe è a terra durante il combattimento finale e si sta trascinando, ferito e nel panico, lontano da voi, non perdete tempo a gongolare come un wrestler e colpitelo, evitando accuratamente di sollevare la vostra arma sopra la testa per il colpo finale. Potete anche infilzarlo da una zona di sicurezza senza metterci la forza di un ogre. E sapete perché ve lo dico? Perché quei grandissimi bastardi non si stanno trascinando via da voi perché hanno paura, ma perché poco più in là c'è molto probabilmente un'arma da ficcarvi in pancia a tradimento mentre voi sollevate la spada per finirli in maniera plateale e drammatica.Perciò, mantenete la calma, girate loro intorno, controllate che sia sicuro e poi...zac! Un colpetto, non di più. Un eroe non è un tronco d'albero, basta poco per liberarsene ed evitare di morire come un idiota!


Occhi aperti e movimenti contenuti, quindi. Imparate da chi è venuto (e morto) prima di voi!


NUMERO 4: piantatela di inviare i vostri migliori generali a combattere gli eroi uno dopo l'altro, singolarmente e dal più debole al più forte. Così facendo non fate altro che servire loro tutti i vostri uomini migliori su un piatto d'argento, perché mentre i vostri rimangono stranamente sempre gli stessi, gli eroi hanno la fastidiosa tendenza a diventare più forti man mano che superano le difficoltà. Questo significa che ogni volta che un vostro generale sarà stato sconfitto e voi, incapaci di comprendere il motivo di tanta fortuna sfacciata, invierete in battaglia il generale seguente spuntandolo dalla vostra lista, loro ormai saranno diventati forti abbastanza da battere il nuovo avversario. In sostanza farete il gioco delle odiose forze del bene. Manderete loro contro avversari sempre nuovi e del giusto livello di sfida, in modo che i marrani possano più o meno comodamente sbudellarli e divenire più forti. E sapete chi sarà l'ultimo tassello di questa allegra catena di sventramenti? Esatto: voi.
Perciò il succo è questo: Appena subodorate la presenza di un eroe o di un gruppo con il potenziale per diventare un problema, inviate immediatamente il vostro generale più forte. Non importa se quello protesta, dicendo che nessun generale del suo calibro dovrebbe muoversi per così poco. Fidatevi. Prevenire è meglio che curare. Estinguete il pericolo alla radice e potrete finalmente concentrarvi sulla conquista dell'universo mantenendo al contempo intatte le vostre risorse umane. E l'osso del collo.



NUMERO 5: Le truppe. Cari, vecchi Signori del Male, è mai possibile che con la crisi del lavoro che c'è non si trovino dei minions laureati o quantomeno diplomati? Basta con questi eserciti immensi di goblin analfabeti! Un eroe medio ne ammazza dieci con un colpo solo, perciò è evidente che la quantità non conta, come a molti di voi piace pensare. Meno seguaci, quindi, ma più qualificati, sono stato chiaro?
E anche per quanto riguarda gli orchi, è convinzione comune che basti una stazza immensa e muscoli d'acciaio per compensare l'assenza pressoché totale del cervello. E' ovvio che non sia così, lo dimostrano decine e decine di Signori Oscuri morti a causa dell'incapacità dei loro sottoposti, Sauron in testa. Non fate preparare a mostri cerebrolesi gli ingredienti dei vostri incantesimi, non affidate loro missioni cruciali per l'andamento della vostra campagna militare e soprattutto non fatevi i cosiddetti cazzi vostri mentre le vostre truppe assediano la Capitale del nemico. L'occhio del padrone ingrassa il cavallo, si diceva una volta.
Me è pur vero che se il cavallo è un ronzino tisico, difficilmente l'occhio del padrone potrà farlo diventare un purosangue da corsa.
Lo stesso vale per gli oscuri tiranni del futuro e dei mille mondi fantascientifici che riempiono questo maledetto universo. I robot
costano. Costano e non servono a niente. Sono lenti e talmente stupidi che posso solamente dedurre che montino un qualche tipo di sistema operativo windows.
Perciò spendete di più nella formazione delle vostre truppe semplici, quantomeno in ambito militare. E lasciate in pace
i goblin, per carità. Anzi, adottatene uno. Gli eroi ne hanno ammazzati talmente tanti che sono entrati quest'anno nella lista delle specie in via d'estinzione. Se proprio volete sostituiteli con qualche centinaio di migliaia di lemmings.
Di sicuro l'effetto sarà lo stesso.


NUMERO 6: Oggi parliamo di un concetto che è estraneo a molti di voi per ovvi motivi, ma che dovrebbe essere ripreso proprio perché finora gli altri metodi non hanno mai funzionato. Avete indovinato? Bravi, è proprio lei: la Strategia. Ebbene sì, l'abbiamo persa tempo fa, chi più chi meno. Una volta l'appellativo "Signore del Male" veniva utilizzato per indicare un personaggio dalla diabolica intelligenza, un tessitore di trame agghiaccianti, un invisibile burattinaio che tirava i fili di un gioco immenso e che piombava sugli eroi come un falco prima che questi avessero anche solo la possibilità di gridare "cura ferite!"
Oggi viene utilizzato da cani e porci, per chiunque abbia qualche ideuzza malvagia passabile e cerchi di realizzarla attaccando a testa bassa come un toro, munito degli inutili eserciti di orchi e goblin di cui abbiamo già parlato in precedenza. Così non va bene, quello di solito lo fanno gli eroi, non i cattivi.
 Attaccare a testa bassa è da imbecilli. Segnatevelo, perché ci sarà nel test di fine corso.
Tornate ad usare la testa, maledizione. E se serve anche la diplomazia, parola che a molti di voi fa orrore. No, potete stare tranquilli, la diplomazia non è da femminucce. Prendete esempio da quel savio marpione di Palpatine, l'Imperatore oscuro di Star Wars. A parte peccare alla fine del Ritorno dello Jedi e venir meno alla regola aurea di uccidere il proprio nemico appena se ne ha l'occasione, subito e senza sciorinargli un polpettone filosofico di ore, per tutta la durata della nuova trilogia Palpatine è stato un Signore del Male con le maiuscole. Un vero bastardo di prim'ordine. Un ragno tessitore. Prima che quegli imbecilli del consiglio Jedi, troppo impegnati a sentire tremiti nella forza provocati dalla morte di un moscerino dall'altra parte della galassia, potessero accorgersi che l'uomo seduto accanto a loro era il più potente Sith della storia, la trappola era scattata.
"Nella merda finiti erano", per parafrasare quel vecchio scorreggione di Yoda. Evidentemente nella Forza non c'era campo quando un esercito di milioni di soldati si è rivoltato tutto in una volta contro i suoi antichi alleati, decimandoli senza troppi problemi. Ma questa è un'altra questione. Usare una raffinata strategia ha fatto sì che Palpatine instaurasse un vero e proprio dominio di terrore galattico durato anni. Un applauso se lo merita, quindi, nonostante gli errori di cui sopra. Sì sa, con la vecchiaia sopraggiunge la demenza e anche l'Imperatore alla fine ha ceduto. Ma voi siete ancora vivi, giusto? O almeno la maggior parte di voi, non è vero cari non-morti?

Quindi, per riassumere, che abbiate o no impulsi nervosi nel vostro cervello, create con cura la vostra trama e fate un brutta sorpresa a quel branco di stupidi eroi da operetta!


NUMERO 7: per finire questo primo bundle (parola elfica) di lezioni, parleremo di meticolosità.
Questo aspetto, se trascurato, genera il tipo peggiore di eroe con cui potreste avere a che fare: il Vendicatore Implacabile. Questo genere di individuo prova per voi un odio tanto bruciante da dedicare completamente la sua esistenza alla vostra distruzione. E state pur certi che ci riuscirà, alla fine.
Perciò tirate fuori il taccuino e prendete appunti: se proprio dovete razziare un villaggio uccidendo tutti gli abitanti, cosa già di per sé incomprensibile (visto che di solito arrivate a cavallo muniti di un esercito impressionante e avete di fronte solo dei villici semi-armati che piuttosto che rischiare la pelle vi darebbero volentieri quello che volete), cercate di essere precisi e meticolosi. Ammazzate tutti. Ma proprio TUTTI, capito? Non tralasciate di frugare la boscaglia intorno al villaggio, inseguire nutrici che corrono via con neonati in braccio e SOPRATTUTTO  evitare in ogni modo di prendere dei bambini per venderli come schiavi. D'accordo, è vero, sono soldi facili. Ma state pur certi che se dovesse girarvi male uno di quei bambini sopravviverà e, contrariamente a qualsivoglia legge biologica, il lavoro sfiancante in miniera e la malnutrizione lo trasformeranno in un colosso muscoloso di due metri per due con un unico ricordo nitido della sua infanzia: voi che sbudellate sua madre.
A quel punto fuggirà, si farà amici potenti e poi verrà a uccidere i vostri luogotenenti uno per uno. E infine busserà alla porta per reclamare il vostro didietro. E solitamente questo tipo di eroe non ha debolezze, non è raggirabile, è come il Terminator. Potete frapporre tra voi e lui quante più cose e persone possibili, ma lui le annienterà e vi raggiungerà. Perciò perché rischiare? Eliminate la possibilità alla radice. Volete qualcosa al suo villaggio? Chiedetela gentilmente usufruendo solo della schiacciante supremazia psicologica del vostro esercito numerosissimo. Ve la rifiutano lo stesso? Uccidete un vecchio o due, giusto per dare l'esempio. Quelli non mancano mai a nessuno.
Come dite? E se quelli rifiutano ancora? Beh, allora siete autorizzati a razziare il villaggio con con l'intramontabile vecchio metodo e a uccidere tutto ciò che si muove. Ma se lo fate siate meticolosi e maniacali. Prevenire è meglio che curare. Niente schiavi e niente nutrici in fuga. Se decidete di ricorrere alle armi dovete deatomizzare ogni cosa in un raggio di due ettari.



Questo è quanto, miei abominevoli sodali. Questi primi sette punti fondamentali sono utili dritte per prolingare la vostra permanenza tra i vivi (o tra i non-morti) e per conquistare facilmente il mondo senza dover soccombere sotto i colpi di qualche idiota muscoloso e ingenuo che ha deciso di dedicare la sua vita a darvi il tormento, per farsi bello con qualche elfa di facili costumi.

In futuro speriamo di poter aggiungere materiale a queste perle di nera saggezza. Per il momento ve le riproponiamo in versione Remastered HD, che è una parola in elfico usata solitamente per giustificare l'aumento indiscriminato del prezzo di un prodotto. Che io sappia non apporta altri cambiamenti al prodotto stesso.

martedì 3 settembre 2013

Patricia McKillip, La Città di Luce e d'Ombra: la Recensione della Sfera


Salute a tutti, carissimi concittadini!
E' con insolito entusiasmo che mi accingo a presentarvi una nuova, eccezionale collaboratrice del Bardo Doloroso. Direttamente dal blog (qualsiasi cosa sia) Animula Solivaga, la maghetta fai-da-te che laggiù scrive con lo pseudonimo di Clara, ci delizierà con favolose recensioni letterarie! 
Con piglio umoristico, geniale e poetico alla Terry Pratchett, Clara ci narrerà le avventure dell'auto-proclamatasi strega Amelia e della sua piccola ma determinata congrega, che sfideranno l'Inquisizione di Thorm per fare arrivare a noi gente di cultura (ah ah ah) scampoli della letteratura dell'Altrove.
Dove quello sbruffone microcefalo del Bardo abbia trovato questa scrittrice solo gli dèi possono saperlo, ma quantomeno mi rallegra il fatto che ora il livello di codesta bacheca si sia lievemente alzato. Gli interventi di Clara e PM impreziosiranno certamente il Bardo Doloroso, ma vi avverto: per controbilanciare l'apporto negativo del Bardo in sé ci vorrà uno sforzo notevole, perciò vi auguro buona fortuna. E naturalmente un solenne benvenuto ufficiale a Clara, a cui vanno i ringraziamenti del Re e della Corte tutta.
L'introduzione che segue era un "a parte" della recensione vera e propria, ma abbiamo deciso di pubblicarla insieme al resto, perché è troppo bella!
Gustatevi dunque la prima storia della Congrega Oscura di Toadstone (con annessa recensione del libro "La Città di Luce e d Ombra, di Patricia McKillip) e vedete di commentare come si deve  e in abbondanza nello spazio sottostante. Vi ricordo che stiamo cercando "volontari" da spedire in pasto ai nani in prima linea. Poi non dite che non vi avevo avvertito.

Come sempre prossimo all'ulcera perforante, vostro gastritico

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re

di Clara

INTRODUZIONE

Amelia (sedici anni, capelli neri, occhi grigi, lentiggini) è un'apprendista strega, o almeno così sostiene. Le sue idee sulla stregoneria derivano principalmente da libri, leggende, e dai seminari organizzati dalla chiesa di Thorm per tenere lontane le innocenti fanciulle dalle tentazioni delle tenebre. Gli appassionati sermoni tenuti in queste occasioni spingono in genere metà delle frequentanti a tentare la via della magia nera.
E' la fondatrice e capo della Congrega Oscura di Toadstone,un minuscolo ed inutile paesino alla periferia del regno di Centria. Il paese in questione è costituito da dieci fattorie, un'officina, una taverna che in realtà è solo una cantina con qualche panca, una chiesa dove occasionalmente qualche chierico girovago tiene una celebrazione, indipendentemente dalla religione di appartenenza (come insegna la saggezza degli anziani: "Se esiste, meglio tenercelo buono. Se non esiste, almeno abbiamo qualcosa da fare la domenica mattina"), ed una pietra a forma di rospo da cui prende il nome.
La Congrega Oscura di Toadstone è composta da Amelia (Strega Fondatrice e Custode del Lib... ehm, dell'Opuscolo delle Ombre, distribuito gratuitamente dai cavalieri di Thorm), Agatha (Strega Anziana e Custode delle Vesti sacre, che assomigliano stranamente agli stracci di sua nonna), e Petronilla (Strega Novizia, ammessa in prova grazie alla sua padronanza della formula magica "Amelia, se non mi lasci venire lo dico alla maaaammmaaa!").
Le ragazze hanno concluso che gran parte dei rituali riportati nel libello sono fuori dalla loro portata, o fisicamente impossibili, per cui per lungo tempo si sono limitate a pozioni a base di erbe dalla dubbia efficacia, ed a formule magiche inventate sul momento.
Recentemente, però, Amelia è riuscita a procurarsi, alla fiera del paese vicino, un autentica sfera magica. No, non importa che fosse gettata a terra tra l'esposizione delle mucche più belle della regione e lo stand delle frittelle. La giovane strega l'ha nascosta e portato a casa, ed ora, con la collaborazione delle sue consorelle, il futuro non avrà più segreti per lei!
O no? Dopotutto, ci sarà un motivo se quella sfera è stata gettata via...




DI CONGREGHE, SFERE DI CRISTALLO E BISCOTTI AL BURRO
ovvero:
La difficile arte della stregoneria fai-da-te

La luna piena risplendeva tra le stelle di diamante, gettando il suo manto argentato sulla radura segreta custodita nel cuore della foresta. I tronchi svettavano sotto arabeschi di rami e foglie, silenti guardiani del rito oscuro che si stava svolgendo.
In realtà non era proprio così. La luna era circa a tre quarti, e gettava un pallore cadaverico sugli spelacchiati ciuffi d'erba dello spiazzo. Gli alberi, più che svettare, faticavano a rimanere dritti sotto il peso delle pere non ancora mature. Ed il rito oscuro non si stava affatto svolgendo, con grande fastidio della Strega Anziana della Congrega Oscura di Toadstone.
- Petronilla, smetti di mangiare le offerte ai Poteri Tenebrosi dell'Aldilà! Agatha, perché ti sei tolta il cappello?-
- Ma Amelia, il sacchetto della polvere d'ossa si è aperto mentre camminavamo, ed ora mi prude tutta la testa.- si lamentò la seconda Strega Anziana, grattandosi furiosamente i capelli castani ed indicando con il mento il sacchetto abbandonato a terra, accanto al Mefitico Calderone, che che odorava ancora di minestrina nonostante le decine di simboli magici incisi su di esso con paziente impegno.
- Hai idea di quanto sia stato faticoso portar via le ossa dall'arrosto di domenica?-, la rimproverò la prima strega, rivolgendole un gesto minaccioso con la bacchetta che aveva recuperato da terra pochi minuti prima, al posto di quella (la quinta quel mese) che il cane le aveva rubato.
Dopodiché Amelia, capo della Congrega, si erse in tutto il suo metro e cinquanta circa di altezza e si rivolse alla Strega Novizia dalla bocca sporca di briciole.
- E con cosa lo facciamo adesso il rito, eh? E poi mamma dice di non fare spuntini fuori pasto!-
- Mamma dice anche che non bisogna uscire di notte.-, ribatté la bambina dai capelli scuri, leccandosi le labbra con aria di sfida:- E poi nessuno dei predicatori ha mai detto che i demoni mangiano biscotti al burro.-
- In effetti avrebbe anche ragione.- sussurrò Agatha.
L'aspirante strega si lasciò cadere a terra, con un sospiro, e si strinse la testa tra le mani, affondando le dita tra i capelli neri e crespi. Secondo i sermoni che aveva ascoltato al Seminario di Difesa dalla Corruzione per Giovani Fedeli di Thorm, le streghe avrebbero dovuto avere poteri terrificanti. Non avrebbero dovuto avere offerte la cui assenza a colazione sarebbe stata attribuita al gatto o una sorellina che minacciava di spifferare tutto alla madre.
Con un rinnovato scintillio di determinazione nello sguardo, Amelia raddrizzò la testa e fissò le sue sottoposte, sibilando:- D'accordo. Volete vedere qualcosa di davvero straordinario?-
Frugò per qualche secondo nella Custodia dei Tesori della Congrega, promossa dopo anni di servizio come sacco delle patate, e ne estrasse un oggetto rotondo. Agatha soffocò un'esclamazione.
- Quella è una sfera di cristallo?-
- Certo che sì!- ribatté l'altra, con espressione di sufficienza:- C'è anche scritto sotto. "Sfera dell'Altrove, proprietà di chi la vuole". E ora è mia.-
- Dove l'hai presa?-
- Alla fiera.- tagliò corto l'altra, omettendo di specificare che l'aveva raccolta in mezzo ad un cumulo di cianfrusaglie abbandonate tra il premio "La mucca più bella" ed il chiosco delle frittelle.
- E che cosa può fare?- intervenne Petronilla con uno sbadiglio sonoro.
- Adesso lo vedremo.- replicò la sorella maggiore, lanciandole uno sguardo seccato.
La Congrega si riunì intorno al globo rotondo. La sua superficie liscia e perlacea era solcata da sottili striature argentate, che si attorcigliavano in eleganti spirali. Amelia fece un sospiro profondo e posò le mani sul bordo della sfera, recitando parole arcane:
- Oh magica Sfera dell'Altrove, in nome delle tenebre, della foresta e della luna, io invoco il tuo potere. Rivela a noi streghe, figlie della notte, i segreti fili del Destino e dell'Universo...-
- Chiedile chi sposerai!- suggerì subito Agatha, ma non ottenne risposta. La ragazza castana sollevò lo sguardo sull'altra, e rimase sconvolta nel vedere Amelia con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, lo sguardo fisso nelle profondità della sfera, il corpo immobile come una statua.
Petronilla toccò la sorella, arricciò il naso, poi esclamò eccitata:- Forte! E' meglio di quella volta che ha bevuto la pozione per la metamorfosi ed ha vomitato!-

- Amelia? Amelia! Dimmi che sei ancora viva!-
- Sono ancora viva.- confermò diligentemente lei, aprendo gli occhi e tirandosi a sedere.
- Cosa ti è successo? Continuavi a fissare quella sfera, e non riuscivamo a togliertela di mano. Sei rimasta così per un'ora, e Petronilla si è addormentata nella Custodia dei Tesori.-
- Un'ora? Mi sembra che sia passato molto più tempo.- borbottò Amelia massaggiandosi le gambe intorpidite:- Ho letto un libro.-
- Un libro? In che senso?- domandò prudentemente Agatha, esaminando l'amica in cerca di qualche traccia di uno scherzo. O forse aveva battuto la testa quando era caduta distesa sul prato.
L'altra ragazza insistette, con gli occhi improvvisamente scintillanti:- Te lo giuro, un momento prima ero qui nella radura, ed un attimo dopo... puff! Stavo leggendo un libro nella mia testa!-
- Che libro era?-
- Una storia di magia, ed era semplicemente fantastica! Si intitolava "La città di luce e d'ombra", ed era scritto da una donna che si chiamava... uhm... Patricia. Patricia McKillip. E sulla copertina c'era scritto che aveva vinto il World Fantasy Award, qualsiasi cosa sia.-
Agatha aggrottò la fronte:- Aspetta... una donna? Era una strega?-
- Non lo so, ma c'era una maga nella storia. Ed un principe. Ed una ragazza che in realtà era una bambola di cera, ed un'altra che...- Amelia fece un respiro profondo e ricominciò da capo.
- Dunque, la storia inizia con la morte del Principe, il governante del regno di Ombria. Sua zia, Domina Pearl, o come la chiamano tutti la Perla Nera, prende il potere, perché l'erede al trono, Kiel, è ancora un bambino, mentre il nipote illegittimo del Principe, l'unico altro che potrebbe reclamare il potere, è un'artista interessato solo a dipingere. La Perla Nera si impossessa della città e caccia via Lydea, l'ultima concubina del defunto sovrano.-
- Che cosa è una concubina?- intervenne candidamente Petronilla, strofinandosi gli occhi appena aperti e trascinandosi verso le altre due.
Amelia rimase spiazzata per un attimo:- Ehm, una concubina è... uhm... te lo spiego dopo. Comunque, si scopre che c'è una maga che vive nella città d'ombra che sta sotto la città di luce che tutti conoscono, una maga antichissima e potente di nome Faey. Con lei vive la sua misteriosa apprendista Mag, che un giorno sale nel mondo di sopra ed incontra Ducon.-
- Si innamora?- la interruppe subito Agatha, in un impeto di romanticismo.
- In effetti sì, e per questo vuole aiutarlo a sopravvivere alle trame della Perla, decisa ad eliminare qualsiasi opposizione. Ducon, Mag e Lydea decidono di salvare il piccolo Kiel ed il suo regno e di lottare contro il potere di Domina, e...-
- E ci riescono?- tagliò corto Petronilla.
- Non te lo dico.-
- Ma... ma...- protestò flebilmente Agatha.
- Comunque i personaggi sono splendidi. Hanno le proprie personalità, i propri difetti, hanno paure, incertezze e rammarichi. Mag è alla ricerca del significato delle proprie emozioni, e della propria identità. Ducon cerca la verità sul suo passato, è ossessionato dalla bellezza nascosta di Ombria, ed è posto di fronte a scelte difficili, tra il suo quieto vivere e la lotta per ciò che è giusto. E Lydea è una ragazza del popolo, priva di potere, ma decisa a difendere il bambino a cui si è affezionata. Anche Faey è un personaggio affascinante, indecifrabile ed avvolta nei segreti, e così Domina, l'antagonista senza età. L'ambientazione è intrigante, una città enigmatica colma di angoli nascosti, ed è descritta in modo raffinato e quasi poetico, a tratti volutamente surreale.-
Petronilla sbuffò:- Ecco, adesso hai ricominciato ad usare i paroloni solo perché tu sei andata a quei seminari ed io no. E tu avresti letto tutta questa roba dentro una sfera di cristallo?-
- Sì! Ed è stato meraviglioso...- sospirò Amelia, lasciandosi ricadere a terra, lo sguardo che vagava sul cielo stellato.
- Per me ti sei inventata tutto.- la accusò la sorella, sbadigliando ancora:- Io non ho visto niente. Ed ora voglio andare a letto, quindi meglio se mi riporti a casa.-
Così, la riunione notturna della Congrega Oscura di Toadstone ebbe termine. Mentre camminavano tra gli alberi, Amelia riprese in mano la sfera: fredda, liscia ed opaca come prima. Con uno sbuffo, stabilì:- Non mi sono inventata niente. Però non penso che quel libro fosse il futuro... forse è una sfera difettosa.-
- Spiegherebbe perché c'è scritto "proprietà di chi la vuole".- convenne Agatha, barcollando sotto il voluminoso sacco dei loro strumenti magici.
- C'è un solo modo per scoprirlo.- affermò con certezza il capo della congrega, gli occhi luccicanti di eccitata determinazione:- Faremo un altro rito! Ci impadroniremo di questa tecnica magica, e costringeremo la sfera a rivelarci i segreti delle streghe! E finalmente saremo un'autentica Congrega, e non dovremo più usare biscotti come sacrifici, e farò un incantesimo del silenzio a Petronilla, ed avrò un demone familiare che darà da mangiare alle galline al mio posto, e...-
Agatha sentì un brivido scorrerle lungo la schiena. Qualcosa le diceva che quella storia era appena cominciata.

Il responso della sfera:
Titolo: La città di luce e d'ombra
Autore: Patricia McKillip
Anno: 2003

Consigliato a: chiunque apprezzi il fantasy classico e la magia dei luoghi immaginari ben descritti.

Il Mefitico Calderone: ogni somiglianza con il pentolone della zuppa è puramente casuale


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Animula Solivaga
(seguitelo, ne vale la pena!)