venerdì 28 febbraio 2014

Esthiari, se la conosci la eviti... se la conosci non ti uccide. Forse.



Vi saluto, sudditi di ogni dove, conscio che indipendentemente dalla vostra attuale posizione starete dando il peggio di voi come al solito. Come promesso (e sorprendentemente prima del previsto) il nostro Bardo ha completato il nuovo capitolo della saga principale! E poi dicono che le minacce di morte non servono a niente...
Ad ogni modo, avete scelto di scoprire cosa ci facesse una donna travestita da maschio in un covo di cultisti psicopatici. Oggi avrete la vostra risposta e a quanto pare inizieremo a scoprire qualcosa sul passato burrascoso di uno dei personaggi principali. Chi è Esthiari? E cosa vuole? Se ricordate era apparsa fugacemente nell'immagine di coda di uno dei capitoli precedenti, che riproponiamo qua sopra. Qualcosa mi dice che un certo elfo nero non dormirà tranquillo, stanotte.

Con malcelata assenza di curiosità riguardo questo o altri argomenti del blog, vi saluto cordialmente, invitandovi a espatriare quanto prima verso regni con meno senso estetico del nostro.

Vostro selettivo,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


dai Canti del Bardo

Cercando di dissimulare la sorpresa, Ferianthalas si siede a un tavolo e continua a tenere d'occhio la donna travestita da cultista. Sentendosi osservata, quella accelera il passo e si affretta al bancone, dietro al quale un sacerdote polipato sta distribuendo grandi quantità di sbobba: pesce (prevalentemente lische) già ben oltre la data di scadenza, affogato in una disgustosa brodaglia di cavolo e olio di fegato di merluzzo.
- Che fai, elfo beota? - sussurra Bajyna, avvicinandosi. L'elfa è splendida nel suo abito da sera. - Non vorrai mica mangiare qui, vero?
Lui le fa cenno di avvicinarsi e si protende per sussurrarle all'orecchio. - Quella laggiù è una donna.
Lei aggrotta le sopracciglia e guarda nella direzione che lui le sta indicando. - E allora? - sibila - Ti avviso che se hai in mente una cosa a tre te la puoi scordare, perverso elfo nero che non sei altro.
Lui fa una smorfia. - Ma che dici, per la Dea? Sono già indeciso per una cosa a due, con te, figuriamoci a tre. Adesso ascoltami, quel tale Duballe non aveva detto che le donne non erano ammesse, qui?
Lei ci riflette su, poi si sedette. - Sì, gli fa impazzire i polpi, o qualcosa del genere.
Lui annuisce - Dunque? Che ci fa una donna travestita da novizio in un posto del genere?
- Secondo me dovremmo evitare di fare troppe domande - mormora DarkShield, lugubre, scivolando sulla panca accanto all'elfo. Rowena si siede accanto a lui, abbracciandolo felice.
Il mago sospira e in quel momento il novizio incaricato di scortarli dal Grande Maestro si appropinqua e fa un mezzo inchino - desiderate mangiare, graditi ospiti? Abbiamo ottime branchie di Zelot in succhi gastrici di capodoglio. Una prelibatezza. C'è solo il giovedì, perciò fossi in voi ne approfitterei.
- Preferirei morire d'inedia che mang... AHIA! - fa Bajyna, massaggiandosi la caviglia dolorante. Ferianthalas le scocca un'occhiata penetrante.
- Ripensandoci - dice lei, esibendo un sorriso smagliante - mi andrebbero proprio delle branchie in succhi gastrici. Per la Dea, è una vita che non ne mangio. Che fortuna arrivare proprio di giovedì.
Usi creativi della donna nel culto di Gburhulg
Il novizio fa un altro inchino. - Permettetemi dunque di portarvi la cena al tavolo, signori. Il Grande Maestro ha insistito che foste trattati con tutti i riguardi.
Non appena il novizio si allontana Ferianthalas scivola via dal suo posto, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi compagni di viaggio. - State tranquilli, voglio solo scoprire chi è e perché è qui. Potrebbe tornarci utile. Non combinerò casini, non preoccupatevi.
- Preoccuparci? - dice DarkShield con un alzata di spalle - E perché dovremmo? Quando mai hai combinato un casino compotandoti in maniera avventata e irresponsabile, tu?
Ferianthalas gli scocca un'occhiataccia e sgattaiola verso il tavolo dove la donna sta mangiando da sola. Con la coda dell'occhio vede Mohamet, la faccia attaccata al vetro di una vasca di pesci, intento a parlare con un pesce pagliaccio dall'espressione terrorizzata. In fondo non può certo biasimare il druido: lì dentro il pesce è sicuramente meglio come interlocutore, che come cena.

Non appena lo vede arrivare, la donna distoglie lo sguardo assumendo la classica espressione da "merda, e ora che faccio?". Sorridendo, Ferianthalas le siede davanti e decide di prendere direttamente l'argomento, senza girarci intorno.
- Dunque - sussurra - che ci fa una donna in un posto dove le donne sembrano essere proibite?
Lei lo fissa di sottecchi e si umetta le labbra.
- Se fai saltare la mia copertura morirò, ma giuro che ti porterò con me. - sibila, fissandolo con determinazione.
Ferianthalas alza le mani. - Non preoccuparti, non sono un nemico. Almeno credo. Sei una ladra?
- No - sussurra lei dopo un attimo - Sono Lissay Van Rooten, Capitano dell'Aringa Nera. Sono a capo dell'intelligence, qui a Puerto del Muerto.
- Una spia?
- Abbassa la voce, idiota. - ringhia lei - Non lo sarò ancora per molto se continui a stare qui. Questo culto puzza.
- Sì, di merluzzo marcio. - borbotta l'elfo, fissando con disgusto la ciotola di cibo dal quale la donna sta mangiando.
- C'è gente che scompare, in questa città, Ferianthalas. E io sono stata incaricata di sapere perché.
L'elfo s'irrigidisce e cambia espressione, mettendosi sulla difensiva. - Come sai il mio nome?
La donna sogghigna. - Sono il capo dell'Intelligence, l'hai dimenticato? So tutto di voi da prima che metteste piede qui. Avete combinato un sacco di casini, in giro per l'Imperium. Inoltre c'è una della tua razza che ti cerca, in città. Non si vedono molti come voi, da queste parti.
Pallido, Ferianthalas deglutisce a fatica e cerca di fermare il tremore della mano. - Una... una come me? E mi sta cercando? Ti... ti ha detto il suo nome, per caso?
- Esthiari, mi pare. La conosci?
Ferianthalas si afferra al tavolo, mentre la testa gli gira vorticosamente e il cuore salta un battito. La paura gli stringe lo stomaco, il colorito della pelle vira repentinamente al grigio e per la prima volta da quando sono penetrati in quella gabbia di matti, l'essere circondato da cultisti pazzi lo fa sentire stranamente al sicuro.
- Dalla tua espressione direi di sì. - conclude lei - Non c'è bisogno di essere così spaventati. Mi sembrava una brava persona, gentile ed educata.
- Oh, sì, lei fa sempre quest'impressione - deglutisce l'elfo - è questo a renderla più spaventosa. Devo abbandonare questa città il più in fretta possibile. Se dovessi incontrarla dille che non mi hai visto, d'accordo? È una questione di vita o di morte. La mia, tanto per essere chiari.
Lei lo guarda negli occhi, torva. - Solo se tu prometti di non far saltare la mia copertura - sibila - questi cultisti saprebbero elencarmi le caratteristiche fisiche di diciotto tipi diversi di gamberi, ma non sembrano essere molto pratici di fisionomia femminile. Non come te almeno.
- Il tuo segreto è al sicuro, ma che hai intenzione di fare?
- Devo trovare le persone scomparse. Ormai sono decine, quasi tutte donne. Dì alle tue amiche di stare attente, stanotte. Questo posto è un labirinto pieno di segreti innominabili.
Zuppa di Branchie, la specialità del Giovedì
Lissay si irrigidisce e inizia a mangiare quella poltiglia orribile con costruito entusiasmo. A quel punto Ferianthalas si volta e vede sopraggiungere il novizio assegnato alla loro sorveglianza. Sullo sfondo, gli altri stanno osservando con malcelato disgusto il contenuto delle loro zuppiere.
- Ecco le vostre branchie, mastro elfo - dice con un mezzo inchino, posandogli davanti una ciotola piena fino all'orlo di un liquido torbido dall'odore acido. 
- Gnam gnam... - mormora Ferianthalas, arricciando il labbro - ce l'avete un po' d'olio piccante, almeno?
- Solo olio di pesce, mi dispiace. Il piatto non è di vostro gradimento?
L'elfo esibì un sorriso tirato. - No, no, è solo che le branchie mi danno un po' di acidità, la sera.
Il novizio scruta Lissay con freddezza, ma la spia non ricambia lo sguardo e continua a mangiare come se niente fosse.
- State facendo conoscenza con i nostri giovani adepti, vedo.
- Sì - Ferianthalas si sforza di mostrarsi allegro - io e...
- Simon. - borbotta Lissay ingrossando la voce.
- Simon, sì... stavamo chiacchierando un po' del più e del meno.
- Ah. - dice l'adepto, scrutando Lissay con più attenzione - ed era una conversazione interessante?
- Non molto - si affretta a dire l'elfo - i vostri novizi sono molto diligenti, non parlano granché.
Il sorvegliante pare rilassarsi. - Devo chiedervi di tornare con i vostri amici, ora. Il novizio Simon deve tornare alla preghiera insieme ai suoi confratelli.
Ferianthalas si affretta ad alzarsi. - Avete ragione. Bè, allora grazie della compagnia, Simon.
Fadris è ancora single...
In quel momento s'ode un rumore di assi che si spezzano e un uomo grande e grosso, sulla cinquantina, scende ruggendo dalle scale, irrompendo nella sala mensa con un gigantesco randello in pugno. Ha i capelli scarmigliati e una barba nera screziata di bianco. Sembra l'incarnazione di Angrum, il Dio nordico delle tempeste, tranne per il fatto che pare meno pazzo.
Due adepti anziani si fanno avanti per fermarlo, ma quello sventola il randello, spalmando le loro cervella qua e lá sulle pareti con un rumore orribile di ossa sbriciolate.
- Ecco, adesso mi è passato del tutto l'appetito... - borbotta Bajina, mollando il cucchiaio con espressione infastidita.
- Fadris - urla l'uomo - dove avete nascosto mia figlia, maledetti seguaci del demonio? Che Thorm vi maledica, voi e le vostre infide piovre.
Altri seguaci si tuffano su di lui, armati delle prime cose su cui riescono a mettere le mani: forchette, coltelli, bottiglie, sedie, ciotole. Dopo una breve e furiosa lotta è più facile distinguere i singoli ingredienti della zuppa di branchie, che i connotati dei loro volti.
L'uomo possiede una forza prodigiosa e prima che qualcuno possa fare qualcosa si tuffa in mezzo alla sala, sfondando ossa e tavoli con lo stesso, rabbioso entusiasmo.
Regola numero 1: non aspirare.
Ferianthalas e DarkShield si scambiano un'occhiata. L'elfo nero vorrebbe intervenire per aiutare il gigante, ma il necromante scuote silenziosamente la testa.
Proprio in quel momento fa il suo ingresso nella sala un sacerdote con una lunga veste viola. Dopo aver dato una rapida occhiata allo scempio che l'intruso ha combinato, estrae una cerbottana dalla manica e se la porta alle labbra. S'ode un sibilo e subito dopo l'uomo si porta una mano al grosso collo, barcolla, rovescia indietro gli occhi e crolla gorgogliando su un tavolo, sollevando una pioggia di schegge, assi frantumate e brodo di merluzzo.
- Veleno di Pesce Birillo - spiega il novizio accanto a Ferianthalas - paralizza come quello del Pesce Palla ma senza il fastidioso effetto letale che caratterizza quest'ultimo. Ora, se volete scusarmi, vado a fornire assistenza al maestro Scorfano.
Mentre il novizio si allontana facendo cenni ad altri suoi colleghi, Lissay si alza dal tavolo con espressione cupa.
- Merda... avevo detto a quel grosso cretino di non fare imprudenze - sussurra - Ora per colpa sua la sicurezza delle celle ai livelli più bassi verrà decuplicata. Devo agire stanotte. Ricorda quello che ti ho detto, Ferianthalas... prendi i tuoi amici e fuggi di qui il prima possibile.
E detto questo si dilegua in una fila di novizi tutti uguali.
Preoccupato, l'elfo nero torna dagli altri e li trova seduti a parlottare tra loro, le ciotole con il pasto rovesciate tutt'attorno.
- Che avete combinato? - dice, sedendosi.
- Purtroppo quel tizio ci ha rovinato il pasto - si lamenta DarkShield senza battere ciglio - Tu guarda che disastro.
- Ma che dite? - obietta l'elfo - Quel tizio non c'è neanche arrivato al vostro tavolAHIA!
Bajyna ritrae il piede, fissando con un sorriso il novizio che si avvicina con espressione ossequiosa.
- Mi spiace per questo inconveniente - sorride - vi faccio portare subito altre cinque porzioni.
- Eh? No, no, non serve - si affretta a dire Rowena - non vorremmo far attendere oltre il vostro Gran Maestro.
- Che succederà a quel tizio? - chiede Ferianthalas, serio.
Il novizio sorride, sereno. - Oh, niente. Verrà riportato in superficie e lasciato accanto alla locanda. L'aria della notte gli porterà consiglio.
- Capisco - dice freddamente l'elfo. Gli sguardi dei suoi compagni gli comunicano che anche loro hanno notato che il gigante è stato trascinato verso le scale discendenti e non verso la superficie.
- Bene - conclude il novizio - vogliamo andare?
- È già notte fonda - osserva Bajyna - non sarà tardi per disturbare il Gran Maestro?
Quello sorride con condiscendenza. - I sacerdoti non dormono, signorina. Mai. È un privilegio dei portatori del sacro polpo.
Non tutti gli esperimenti escono con il buco...
I nostri recuperano Mohamet, che dopo la misteriosa conversazione con il pesce nell'acquario pare stranamente turbato, e seguono il novizio per un tortuoso labirinto di scale e gallerie, fino a una grande caverna superbamente illuminata, al termine della quale sorge una massiccia porta nera, alta e sottile.
- Attendete qui di essere chiamati, per favore - dice con un inchino - Se volete scusarmi...
Rimasti soli in quella sala enorme, Ferianthalas racconta agli altri di Lissay e del suo misterioso piano per salvare le donne rapite.
- Non ci interessa un fico delle donne rapite - sbotta DarkShield sottovoce - A noi ne interessa solo una, ed è quell'oca di Cleofelia. E non la troveremo stando qui a farci ammazzare mentre giochiamo a fare gli eroi.
- Quel pesce detto me che un tempo lui si chiamare Claudius e essere mendicante. Cultisti ha addormentato lui e usato come cavia in esperimenti - interviene Mohamet, pensieroso - Alla fine messo lui in corpo di pesce e messo pesce in suo. Questa cosa a me non piacere affatto, pasticciare con animali è sbaglio.
- Non vorrete abbandonare quelle povere donne al loro destino, vero? - sibila Bajyna con decisione - secondo me dobbiamo aiutare quella Lissay. Al diavolo il culto, potremo sempre attraversare il mare con i piratini, mi stavano comunque più simpatici.
- O noi potere rubare nave di culto dopo aver soccorso prigionieri... - suggerisce Mohamet con inaspettato acume.
- È una pazzia - scuote il capo DarkShield - e io sono contrario. Volete girare per questo labirinto senza neppure un'idea di cosa ci aspetti? Finora ci siamo infilati a testa bassa in un casino dietro l'altro. Perché stavolta non facciamo le cose per bene e comodamente?
Rowena sorride con ammirazione, stringendosi al braccio del suo amore. - Io voto DarkShield indipendentemente dalla sua proposta, ragazzi, mi spiace.
- Ah, è una questione di voti, allora? - sorride Bajyna con aria di sfida - E sia. Io e Mohamet siamo per il salvataggio, invece. Tu che vuoi fare, elfo beota?
Ferianthalas sospira, sofferente. Anche lui vuole aiutare i prigionieri (soprattutto per menare un po' le mani), ma è anche ben conscio che più tempo rimane a Puerto del Muerto e più sono alte le probabilità che Esthiari lo trovi.
Con un brivido, Ferianthalas apre la bocca per parlare.

Cosa dirà il nostro tenebroso muratore dalle orecchie a punta?

1. No, no e ancora no. Gli spiace per i prigionieri, ma questa volta il mago ha ragione. Inoltre Esthiari gli fa molta più paura di qualunque culto. Attraverserebbe persino il mare a nuoto per mettere più strada possibile tra sé e la propria persecutrice. L'idea migliore e starsene buoni e attendere la chiamata del Gran Maestro.

2. Al diavolo. Per la Dea, Esthiari lo terrorizza, ma l'idea che quei bastardi fuori di testa rapiscano le persone per torturarle e farci esperimenti gli dà sui nervi. In un certo senso non è un trattamento diverso da quello riservato ai prigionieri di Malallapanzan, la sua città natia. Inoltre da quando è stato battuto dal taverniere polpo di Neronia, Ferianthalas ha sviluppato una forte idiosincrasia per le piovre in genere. L'idea migliore è farne a pezzi decine. Se poi ci scappa anche la liberazione dei prigionieri tanto meglio. Alla traversata del mare ci penseranno dopo.

3. Non fa in tempo a dire nulla. La porta si apre e il Gran Maestro li convoca alla sua presenza. Come direbbero i cultisti, sono organi riproduttivi maschili in zuppa di succhi gastrici.


"... e Sabato sera "Sfinteri di Orca marinati in urina di Kraken"! Non mancate! YUM!"


Se cercate la puntata precedente la trovate QUI o nell'indice!

mercoledì 26 febbraio 2014

Finalmente un fumetto all'orizzonte!



Salute, caro spreco di spazio che amiamo definire "lettori"! Sono Archibald Lecter e sono qui per portarvi un messaggio da quello spreco d'inchiostro che amiamo definire "Bardo", non certo senza amore per le esagerazioni. Siccome (incredibile!) pare che il nostro abbia vinto un concorso di sceneggiatura per fumetti, può darsi che per qualche giorno ancora egli diserti queste pagine. Ci preme sottolineare che questa volta non sarà per rincorrer fanciulle o decantare ignobili sonetti, ma per una buona causa.
Ebbene sì, può sembrare pazzesco ai pochi di voi dotati di raziocinio, ma Michele D'angelo pubblicherà un fumetto a tema horror-fantastico di cui daremo maggiori dettagli più avanti. 
Vogliate dunque scusarlo (ammesso che qualcuno di voi ne senta realmente la mancanza) se per qualche giorno ancora sarà assente dal blog. La scadenza per la consegna della sceneggiatura si avvicina e il lavoro da fare è tanto.

Grazie per la vostra comprensione, volgo. Ora potete tornare ai vostri appezzamenti di terreno, ai vostri umili lavoretti e a bighellonare sine requie su Faccialibro. Io il mio dovere l'ho fatto.

Vostro perplesso,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


sabato 15 febbraio 2014

Le Fiabe delle Tenebre 4: BIANCANEVE

A tutti gli amanti della buona comicità, della classe e della raffinatezza, auguro una buona sera. A voialtri rifiuti umani che siete riuniti qui, ora, mi limito a riservare uno sguardo colmo di disprezzo. Visto che a quanto pare non avete nulla da fare, procedo a somministrarvi l'ennesima audiofiaba recuperata dai nostri agenti infiltrati nell'Imperium.
Ormai Mors Tua è lanciato in un'escalation di violenza fiabesca senza precedenti e, non contento di rovinare la povera gioventù delle sue terre desolate, ha intenzione di usare la sua distorta conoscenza per turbare anche i sonni dei nostri pargoletti, che finora si sono beati della gradevole e rassicurante scorza di abissale ignoranza che protegge anche i loro genitori.
Preparatevi quindi a essere travolti da un turbine di nani transgender, mele transgeniche, specchi pubblicitari e regine new age, in una torbida storia ambientata nel mondo della moda e dello spettacolo, dove bisogna essere belle per forza. Un po' come le mele.
Pubblichiamo qui l'audiofiaba di Biancaneve come monito per coloro che possano sentirsi tentati dell'esplorare il lato oscuro delle fiabe. Non credete a coloro che vi dicono che originariamente fossero storie realizzate per far paura ai bambini e che quelle che si trovano sui libri e nei cartoni animati siano mistificazioni lontane dalla verità. E' tutta propaganda d'odio priva d'ogni ragion d'essere.
Come disse il maestro intrattenitore Darius Isney: "Alla gente non gliene frega un fico della verità, vogliono solo l'happy ending".
Parole sante.

Vostro fiabesco,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re






 

lunedì 10 febbraio 2014

Intanto, nella Torre Nord...


Eh? Come? Ma... che succede? Qualcuno mi spia nelle mie stesse stanze? Chi osa? E' forse un "ninjo" di Shutagawa? Una cimice dei boschi? Un corvo magico? Eh, no, adesso voglio saperlo. Andrò fino in fondo. Non mi fermerò dinnanzi alla colpevole omertà della servitù finché non avrò scoperto come ha fatto PM, per tutti gli Dèi, a venire a conoscenza di una conversazione confidenziale di così alto profil... ehm... no, un attimo. Ripensandoci, credo che quella conversazione fosse... uhm... con il mio cuoco. Sì, certo. Il cuoco. Era con lui che parlavo. E tutto ciò che viene riportato qua sotto non è altro che la volgare mistificazione di un innocente dialogo con un altrettanto innocente membro della mia servitù.
E poi lo sanno tutti che l'Alchimista è una leggenda urbana. Non esiste. Non come Babbo Letale. Quello esiste davvero e porta morte e distruzione alle persone che si comportano male.
Quindi vi conviene leggere quanto segue tenendone conto, altrimenti Babbo Letale saprà da chi passare, quest'anno. E se non dovesse farlo lui c'è sempre la mia guardia personale...

Con sbigottito sdegno, vostro frainteso

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di PM (che farebbe meglio a guardarsi le spalle, d'ora in avanti... N.d.L)


Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re, uscì dalla stanza e chiuse con cura la pesante porta di legno alle proprie spalle. Con la mano destra si lisciò la lunga palandrana di cotone grezzo che cadeva dritta fino a terra, e riportò la mano sinistra dietro la schiena, riprendendo la postura usuale. Solo il profilo indurito della mascella lasciava intuire il disagio, l’insoddisfazione, la rabbia ed infine la rassegnazione che un colloquio con Storm Brave, Campione del Regno, inevitabilmente gli provocava.
Inspirò profondamente e quando ritenne di essere tornato ad una condizione accettabile si incamminò lungo il corridoio che dagli alloggi di Brave portava fino al suo piccolo studio. Nel silenzio della sera le lampade ad olio sui muri ondeggiavano sospinte da refoli invisibili, illuminando con alterna fortuna gli enormi arazzi che tappezzavano la parete alla sua sinistra. Lecter non degnò di uno sguardo quella ridondante cacofonia di immagini, capace solo di alimentare l’ego del Campione del Re rammentandogli, in chiave più o meno fedele, le sue glorie passate, e rivolse invece l’attenzione oltre le grandi finestre che si aprivano sulla parete destra del corridoio. Dall’altezza a cui si trovava poteva vedere tutta la Capitale strisciare ai suoi piedi, dai cancelli del palazzo fino al mare. Quella vista, e la sensazione di superiorità e distacco che sempre ne conseguivano, lo riportarono alla pace dei sensi.

Continuò a procedere con passi lenti e calcolati, immerso nei propri pensieri, mentre la mano destra si trastullava con il piccolo fermaglio a forma di drago antropofago, simbolo della famiglia Lecter, l’unico ornamento sugli abiti altrimenti uniformemente neri.
Man mano che si avvicinava al lato opposto del corridoio gli arazzi diminuivano, lasciando spazio alla ben più sobria parete di pietra grigia. Arrivato di fronte alla porta dello studio si fermò un momento per estrarre la lunga chiave dalle vesti, poi con un gesto preciso la inserì nella toppa, sopra la quale vegliava un altro piccolo drago dei Lecter, e la fece ruotare due volte, provocando un rumore secco e metallico che riecheggiò lungo le mura.

Entrò nel piccolo studio e subito chiuse la serratura dietro di sé, facendo attenzione a rimettere la chiave al sicuro in una tasca interna della veste. La stanza era buia, illuminata solo dalla poca luce della sera che la grande finestra alle spalle del suo scrittoio lasciava entrare. L’enorme libreria, che soffocava completamente le altre tre pareti, e un paio di poltrone, una per sé e una per rari ospiti, completavano l’arredamento.
Lecter si diresse verso la lampada ad olio posata sulla scrivania ed ebbe un sussulto quando si accorse che c’era qualcuno seduto al tavolo, fino a quel momento rimasto nascosto dall’alto schienale del seggio. Per un lungo momento rimase in silenzio a fissare la figura immobile, senza riuscire a capire chi fosse, ed infine riconobbe la familiare sagoma dell’Alchimista di corte, che sonnecchiava placidamente sprofondato nella sua poltrona.
Il Segretario si lasciò sfuggire un sorriso mentale, si sedette con calma di fronte all’Alchimista addormentato ed infine accese la lampada ad olio.

“Buonasera” esordì con voce un po’ più alta del necessario.
L’Alchimista non mosse un muscolo, semplicemente aprì gli occhi e con le mani ancora incrociate sul petto rispose “Buonasera”.
“Vi pregherei di non intrufolarvi con il sotterfugio nei miei appartamenti” riprese Lecter “O perlomeno di avere il tatto di avvertirmi prima di farlo”.
“Pensavo che voleste avere un colloquio privato, Segretario” rispose con voce cisposa l’Alchimista.
Lecter socchiuse gli occhi “Non e’ questo il punto” sibilò più a se stesso che al suo interlocutore.
“Comunque” continuò “Penso che sappiate perchè vi ho fatto chiamare… Che cosa avete da propormi dunque?”
L’Alchimista poso’ le mani sui braccioli della poltrona e si sporse in avanti con il volto, emettendo una serie di scricchiolii mentre spostava il vecchio corpo nodoso “Mi state veramente chiedendo se sono in possesso di un metodo per vincere la guerra contro i nani?” chiese con un tono in bilico fra sarcasmo e incredulità “Per queste cose dovreste chiedere alla Torre di Magia, sono certo che l’Evocatore del Fuoco sarà felice di mostrarvi i suoi trucchetti…” proseguì con voce capricciosa. Poi tornò a sprofondare nella poltrona “Non ho nessuna soluzione per farvi vincere magicamente una guerra, mi dispiace” concluse incrociando le braccia sul petto.
Lecter appoggiò i gomiti sulla scrivania e unì le punte delle dita di fronte al volto. Sapeva quanto il carattere dell’Alchimista fosse volubile, e sapeva anche come affrontare la cosa.
“Eppure è grazie a voi se abbiamo vinto la Guerra dello Spacco” cominciò.
“E nessuno sembra ricordarsene…” ribatté pronto l’Alchimista.
“Ritengo sia anche nel vostro interesse far rimanere la cosa una conoscenza per pochi” incalzò Lecter.
“Oh, non cercate di far passare come mio interesse le menzogne e i silenzi che andate vendendo a chi vi chiede dove siano finiti i Badhi”.
Lecter chiuse i pugni e abbasso’ le braccia sulla scrivania “Quella è stata una vostra richiesta” disse con tono gelido.
“Che il vostro campione ha esaudito con eccellente perizia e che, a conti fatti, vi ha fatto vincere la guerra” rispose l’Alchimista con voce tagliente “Tutto cambia, Segretario! I Badhi sono scomparsi e al loro posto il nostro Re ha guadagnato le terre a nord della Foresta Logorroica. E’ quello che volevate, giusto? O almeno è quello che mi avete chiesto… Ed ad essere sincero mi sarei aspettato qualche riconoscimento in più da parte vostra. Invece nessuna delle mie richieste è stata ancora presa in considerazione” concluse con un tono nuovamente capriccioso.
Lecter abbassò i palmi delle mani sul tavolo e guardò dritto negli occhi l’Alchimista “Il Re vi ha già dato la cosa più preziosa che aveva” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Si, e io gliel’ho restituita. Migliorata” sorrise l’Alchimista.
Lecter represse un brivido, e un lungo silenzio calò sulla stanza. Quando infine riusci’ a scacciare dalla mente l’immagine della principessa riprese a parlare, ma la sua voce si era fatta fredda e cupa. “Che mi dite della Scatola Rosa” chiese.
“E’ stata affidata ai vostri quattro uomini come richiesto” rispose l’Alchimista “Anche se al momento non sono più molto convinto che siano in grado di portarla a destinazione. Non che importi molto d’altronde, come vi ho ripetuto più volte nutro forti dubbi sull’utilità di quell’oggetto”.
Lecter corrugò la fronte, fece un profondo respiro e si raddrizzò sulla sedia. In silenzio estrasse una pergamena dal cassetto della scrivania e la stese con cura davanti a sé. Poi comincio’ a soppesare le penne che teneva in un contenitore sul tavolo, come per scegliere la piu’ adatta al messaggio che si preparava a scrivere. Infine, dopo una lunga pausa, tornò a parlare, e questa volta con l’usuale tono asciutto e distaccato “La Scatola Rosa ci è stata consegnata dall’Evocatore del Fuoco in persona, Alchimista. Funzionerà".
L’Alchimista era sprofondato nuovamente nella poltrona “Se ci tenete ai vostri uomini, non ve lo auguro” borbottò.


"Sul serio non crederete che esista un tizio del genere, vero? Era solo il mio cuoco, davvero..."

Archibald Lecter


Se volete leggere le puntate precedenti della saga di PM, teletrasportatevi QUI... 


sabato 1 febbraio 2014

Il Segreto della Sfera: Capitolo 5! Meglio un libro oggi o un Paladino domani?



Di nuovo tra voi,  cari sudditi che ogni giorno ridefinite in toto la parola "imbarazzante". Sono il vostro amato Archibald Lecter e sono qui come sempre per porgervi i miei omaggi. No, scherzo ovviamente. I miei omaggi li conserverò per gente che conta davvero. Nel frattempo è con somma gioia che vi presento il nuovo capitolo della storia di Clara sul primo, fatale (spero solo in senso lato) incontro tra Dulcina e il nostro caro Storm Brave. 
Che sta per succedere? Riusciranno a venire fuori vivi da questa situazione spinosa? Non vorrei rovinarvi la sorpresa, ma ho parlato con Brave mezz'ora fa durante un consiglio di guerra, perciò trovo altamente improbabile che sia morto allora.
A meno che non sia un vampiro. O uno zombie. Ora che mi ci fate pensare... considerato quanto è rigido potrebbe anche essere. Ma diamo un taglio alle baggianate e tuffatevi nella lettura. O in alternativa potreste tuffarvi dal ponte levatoio. I coccodrilli sono fantastici, in questa stagione.

Vi saluto con abbondanti dosi di moderato disprezzo.

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di Clara

Dulcina si ritrovò a battere i denti per l'improvviso gelo che li circondava, e a chiedersi ancora una volta perché l'abbigliamento professionale di una maga lasciasse tanta pelle scoperta. Sul serio, la classe femminile all'Accademia di Magia era in uno stato di raffreddore endemico... anche se in quel momento il raffreddore era il minore dei suoi problemi.
Il maggiore era convincere un certo paladino che no, lei non aveva bisogno di essere riscaldata.
- Non dovevamo capire cosa sta succedendo?- lo sollecitò seccamente, sforzandosi di non battere i denti.
- Ma stai tremando, quei vestiti non sono adatti a sostenere questo gelo! - obiettò il paladino in questione, allontanandosi con una certa riluttanza.
- Allora vediamo di scoprirne la causa, così lo fermiamo. - tagliò corto la donna: - Non dovevi interrogare quel goblin? -
L'urlo che avevano sentito poco prima riecheggiava ancora tra le pareti della Torre Oscura, che per definizione, nonché per preciso contratto di qualsiasi entità l'avesse costruita, doveva avere un'acustica ottimizzata per produrre echi sinistri.
Il tozzo goblin che stava rannicchiato sul pavimento, d'altra parte, pareva aver finalmente rinunciato a rimanere stoicamente in silenzio davanti all'interrogatorio del nemico almeno per qualche onorevole secondo.
Un pericoloso Goblin
- E' solo una piccola incursione oltre lo Spacco, dicevano. Non c'è nulla di cui preoccuparsi in una Torre Oscura dedicata ad un'entità dal nome impronunciabile, dicevano. Ma soprattutto, se non vi date una mossa sono cento colpi di frusta per tutti, dicevano, e quindi ovviamente eccoci qui, sono tutti morti e tra poco lo sarò anche io. -
Dulcina avvertì un moto di compassione per la creatura verdognola, che pareva ormai sprofondata in un vortice di pessimismo.
- A mia modesta opinione il grande capo voleva liberarsi di quegli idioti che ha messo al comando della spedizione, voglio dire, altrimenti non si spiegherebbe perché infiltrarsi proprio qui, con tanti posti più comodi da razziare. No, dovevamo per forza infiltrarci in una Torre Oscura per saccheggiarne le incredibili ricchezze, neanche fossimo dei paladini palestrati... senza offesa, eh. -
- Nessuna offesa. - si affrettò a chiarire Dulcina, prima che Storm potesse intervenire: - Allora, che cosa c'è in questa torre? Cos'è il mostro che vi ha attaccati? -

- Già, che cos'è? Ormai è un pezzo che la sfera ce la sta tirando con questo mostro, sarebbe anche ora che ce lo spiegasse.- borbottò Petronilla, sbadigliando.
Sua sorella ricorse alla sofisticata tecnica educativa, sperimentata con successo dalle sorelle maggiori di tutto il mondo, di darle un pizzicotto per farla stare zitta.
- Non interrompere proprio ora che questa storia sta arrivando da qualche parte.- intimò.
Agatha non disse nulla, concentrata sulla scena che si stava svolgendo nel globo di cristallo di fronte a loro.

Il goblin sembrò focalizzare solo in quel momento la presenza della donna. Con una certa diffidenza, domandò: - Sei una maga? Non mi piacciono i maghi. Sempre a pasticciare con il tessuto della realtà ed ad evocare mostri orrendi. Oppure a dare fuoco a qualcosa. -
La maga in questione aprì la bocca per difendere l'orgoglio professionale, poi ci ripensò e concesse: 
- Va bene, forse alcuni miei... colleghi sono un po' eccessivi. Ma questo ora non c'entra. Allora, che cos'è quel mostro?-
Tentacolarius Horripilans
L'essere mugugnò: - Non lo so, va bene? Il mago che guidava la spedizione ha individuato qualcosa protetto da barriere magiche di altissimo livello, almeno lui ha detto così, ed ha iniziato a fare i suoi abracadabra per recuperarlo. Un attimo dopo, mentre noi eravamo occupati a raccogliere il bottino sparso in giro, un portale si è aperto nell'aria e quella... quella cosa ha decapitato il mago. E poi è passata a fare una strage di chiunque trovasse nei paraggi. -
Dulcina deglutì, mentre un brivido gelido le scorreva lungo la schiena.
- Che aspetto aveva?- domandò Storm Brave, accarezzando l'elsa della spada con aria riflessiva.
Il goblin esitò per un istante, poi sbarrò gli occhi e fece un prodigioso balzo all'indietro, balbettando:
- Perché non vi girate e lo scoprite da soli?-

- Ah! Sapevo che sarebbe stata dietro di loro.- esultò Amelia: - Visto, lo sapevo!-
Petronilla ricambiò il favore di poco prima con un doloroso pizzicotto al braccio della Strega Anziana, prima di borbottare a sua volta:- Finalmente... adesso si menano! -
Agatha continuò saggiamente a non dire nulla, decisa a non perdersi neppure una scena ed a non intromettersi in una discussione tra due sorelle.

La creatura torreggiava sopra di loro, alta almeno cinque metri. Una coda ricoperta di viscide scaglie nere si diramava in decine di tentacoli che frustavano l'aria: alcuni di essi terminavano in chele affilate, altri in pungiglioni che emanavano un fumo malsano, su altri ancora si aprivano occhi dalle folli pupille roteanti, o bocche irte di denti insanguinati. In mezzo alla selva di tentacoli si apriva un'altra fessura, rivelando un'oscurità in cui roteavano fiamme spettrali.
Storm fece un passo indietro e domandò:- E questo sarebbe l' Oscuro Asatroewtyt, signore di questa Torre? -
Alcuni mostri sono sensibili all'amore...
Dulcina rimase per un istante stupita che finalmente il cavaliere avesse detto il nome giusto, poi scosse la testa:- Nah, quello è più grande. Questo è solo un Tentacolarius horripilans di categoria dodici, classe Abissale.-
- Eh?-
Dulcina lasciò perdere il lessico preciso della demonologia moderna e ripiegò su un linguaggio più comprensibile:- E' un mostro. -
- Grazie, fino a qui c'ero arrivato. -
Il goblin tossicchiò:- Potreste rimandare i flirt a dopo e preoccuparvi del mostro, per favore? -
- Non è un flirt! - borbottò Dulcina, tornando poi a fissare la sagoma che era comparsa davanti a loro. Il suo cervello lavorava febbrilmente, ripassando i libri su cui aveva speso notti intere e, per la prima volta, ringraziando la pignoleria del professore di demonologia: il Tentacolarius horripilans aveva un punto debole, giusto? Tutti i mostri ne avevano almeno uno, armi benedette, argento, luce o parole magiche... o discorsi sull'amore, in qualche caso. I migliori maghi del mondo stavano ancora studiando il misterioso fenomeno per cui demoni particolarmente potenti erano così sensibili a ragazzine che sproloquiavano sul potere dei sentimenti.

- Ehi, Amelia, quel mostro assomiglia un po' a te quando ti alzi dal letto. - notò Petronilla.
Agatha, che ormai ne aveva abbastanza di quelle interruzioni, fermò l'amica prima che potesse prendere a calci la loro novizia, ed intimò:- Ora finiremo di guardare la storia della sfera in silenzio, capito, voi due? Altrimenti niente biscotti alla prossima riunione della Congrega Oscura. -
La minaccia, al solito, ottenne l'effetto sperato.

- Storm, ci sono! Il punto debole è... -

... altri meno...
Le parole di Dulcina si persero in un altro urlo della belva, mentre la stanza intorno a loro si copriva di un altro strato di brina. I tentacoli saettarono nell'aria gelida con velocità fulminea: la maga ebbe appena il tempo di sollevare il bastone per impedire ad una chela di tranciarle il collo, ma prima che potesse evocare un incantesimo un secondo tentacolo la colpì allo stomaco, facendola volare nell'aria. Sbatté la schiena contro la parete e cadde a terra stordita.
Batté le palpebre, rimettendo a fuoco la scena di fronte a lei. Storm Brave stava affrontando il mostro, la spada in pugno ed i muscoli tesi nella rapidità dei movimenti con cui schivava chele e tentacoli che saettavano verso di lui. Parò un colpo con il piatto della spada, poi piroettò su se stesso per tagliare di netto una protuberanza viscida, facendo schizzare nell'aria uno spruzzo di liquido nero.
Dulcina doveva ammettere che se la stava cavando bene, ma del resto quello era il suo lavoro. Riprese fiato e riprovò:- Storm, ascoltami! -
- Sono un po' occupato al momento! - replicò il cavaliere, balzando all'indietro.
- Il suo punto debole è la bocca! -
- Quale bocca? Ne ha almeno una decina! -
- Siete pazzo, volete farvi ammazzare?
- Non quelle sui tentacoli, intendo la fessura che ha in mezzo al corpo! -
- Perché, quella è una bocca? -
Dulcina stava per ribadire che non era il momento di fare una lezione di anatomia, ma proprio in quel momento lo vide.
L'apertura da cui l'essere era appena uscito conduceva ad un'altra stanza, piccola e spoglia. E nella stanza c'era una cassa ancora sigillata, luccicante di energia magica, al centro di un circolo di rune protettive. Una cassa con il sigillo dell'Accademia di magia.
- Finalmente! - esultò sottovoce.
- Cosa hai detto?-
- Storm, tieni occupata quella cosa! E ricorda cosa ti ho detto, mira alla bocca! - esclamò la donna, appiattendosi lungo la parete per scivolare verso l'altra stanza. La sua mente stava già elaborando un piano per risolvere quella situazione: punto primo, recuperare il libro mentre Storm distraeva il mostro; punto secondo, uscire da quella torre; punto terzo, tornare all'Accademia e godersi il successo.
Ah, giusto. Punto secondo e mezzo: impedire al paladino di farsi ammazzare o di fare qualcosa di incredibilmente stupido.
- Tranquillizzatevi, milady. Il pericolo è il mio mestiere
Come gettarsi con un urlo belluino proprio in mezzo alla selva di tentacoli che si agitavano nell'aria, puntando esattamente al corpo principale del mostro, e ignorando il serio pericolo di essere fatto a pezzi dagli altri arti che si agitavano minacciosamente contro di lui.
Cosa che in effetti stava facendo in quel preciso istante.
Dulcina sul serio, sul serio non riusciva a capire i paladini.
Strinse in pugno il bastone, riflettendo freneticamente e cercando un incantesimo che potesse aiutarla. In quel momento, però, si accorse che l'apertura alla stanza della cassa si stava lentamente richiudendo. Ricordò con un certo disappunto che la maggior parte delle Torri Oscure erano in grado di auto-ripararsi, vista la tendenza dei loro proprietari e degli avversari di questi ultimi a farle accidentalmente esplodere.
Se non si fosse sbrigata, non sarebbe riuscita a prendere quel maledetto libro.
Se non si fosse sbrigata, Storm Brave avrebbe fatto una brutta fine.
In entrambi i casi, non era del tutto sicura che sarebbe riuscita ad evitare di finire la sua brillante carriera accademica nello stomaco di un mostro.

- Beh, sappiamo che nello stomaco del mostro non ci è finita, se la sfera è arrivata fino a qui. - ragionò Agatha con un'occhiata assassina alla sfera, che ancora una volta aveva smesso di trasmettere. Aggiunse: - E neppure Storm Brave, visto che i racconti sulle sue imprese sono molto più recenti. Quindi credo che sia andata a salvarlo, giusto? -
Petronilla sbadigliò sonoramente, per poi contestare: - Io preferirei che andasse a prendersi quel libro. Così almeno vediamo cosa c'era dentro. -
- Ehi, e non ti preoccupi neppure un po' del pericolo terrificante che stanno correndo? - protestò la streghetta dai capelli castani, sgranando gli occhi.
- L'hai detto tu che tanto si salvano! - replicò Amelia, prendendo inaspettatamente le difese della sorellina. Poi rifletté per un istante: - Però secondo me Dulcina troverà una soluzione per fare entrambe le cose. Libro e cavaliere contemporaneamente. -
- Oh, che cosa cambia? - sbuffò Agatha, rialzandosi e stiracchiandosi: - Non lo sapremo fino alla prossima volta che questa sfera si attiverà. Adesso è ora di andare a dormire. -

Ed adesso è anche ora di scegliere, dunque... che cosa succederà ora?

1. Elementare. Dulcina è una brava ragazza di sani principi, non metterebbe mai una scommessa davanti alla vita di un uomo. Bisogna salvare Storm.

2. Ehi, Storm Brave è addestrato apposta per questo genere di lavori, perché perdere tempo? Dulcina va a recuperare il libro e si fida delle capacità del combattente, o almeno della capacità di rimanere intero fino ad una possibilità di fuga.

3. Non c'è una possibilità 3, spiacenti. Insomma, è una questione di vita o di morte, pensate che Dulcina abbia il tempo di elaborare un piano più complicato?


"... altri andrebbero solo presi a martellate sulla testa finché non imparano a comportarsi come si deve... "
Dulcina la maga

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