sabato 22 dicembre 2012

I MIGLIORI AUGURI DAL VOSTRO BARDO!!!

Udite udite, sudditi tutti!
Il Re e la Segreteria Reale nella persona del sottoscritto, Archibald Lecter, desiderano esprimere i loro ipocriti... no, ehm... i loro migliori auguri di Buona Nascita del Bambino Magico. Sappiamo tutti quanto questa ricorrenza tanto cara ai commerc... ai bambini!... ehm... scusate, in questo periodo sono sotto pressione. Insomma, per tagliare corto voglio dire che, come ogni anno, il Regno ha organizzato la consueta tombolata a premi e il palo della cuccagna, che si terranno come sempre in Piazza degli Impalati. Seguirà fondamentale e speriamo brevissimo discorso del nostro amato sovrano, e poi arriverà il momento dei bambini con le tradizionali esecuzioni sommarie dei criminali recidivi, usanza che da anni, ormai, allieta questi giorni così fausti. 
Per i più scavezzacollo abbiamo organizzato una balera di liscio e mazurche in Piazza Centrale, i nobili invece saranno ospiti del Re per il ballo in maschera e per le eventuali zozzerie di gruppo che ne deriveranno.
Il nostro Bardo Stagista sarà presente allo stand della Vampyre Love Edizioni, ospite di Diamanda Marpions, per presentare il nuovo saggio della giovane autrice: "Menarchia Costituzionale: potere alle donne!"
Accorrete numerosi.

Andate, dunque, e divertitevi, popolo! Come sempre i giochi e gli intrattenimenti sono sponsorizzati dal Banco dei Nani di Manigold, che per organizzarli si è praticamente annesso tre delle nostre regioni del sud.

BUONA NASCITA DEL BAMBINO MAGICO E FELICE INIZIO DEL NUOVO CICLO STAGIONALEEEEE!!!


Come sempre impermeabile a qualsivoglia sentimento di benevolenza, 

vostro Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


"L'ultima volta il Palo della Cuccagna non è stato particolarmente entusiasmante, perciò quest'anno mi raccomando: impegno!"

mercoledì 14 novembre 2012

Il Tempo delle Mele Cotogne

Bene, bene! La maggioranza si è espressa a favore della caccia alla ranocchia! E allora vediamo come andrà! Riuscirà il giovane Sven a dare sfogo alla sua sociopatia liberandosi della fastidiosa principessa? Oppure la ben più preoccupante adolescenza dei due trasformerà quello che sembrava il prologo per un gioioso spargimento di sangue in un inquietante harmony a sfondo psichiatrico? E non mi riferisco certo a Sven! Leggete e gioitene moderatamente!

Cleofelia segue Sven tra gli arbusti, cercando di non mostrarsi tesa o nervosa. In realtà se la sta facendo sotto e di certo le pesanti nuvole cariche di pioggia che s'arrotolano sopra le loro teste come serpenti non contribuiscono a smorzare la tensione. Perché diavolo ha fatto una cosa tanto sciocca come seguire quel tappo psicopatico nel folto della foresta? Poi però, pensandoci bene, si rende conto che contrariarlo sarebbe stato ben più pericoloso.
E poi con un'altra pettinatura e un'aria meno ciondolante sarebbe anche carino. Certo, è basso. Parecchio basso. Ma diamine, quando la guarda con quegli occhi da predatore...
Cleofelia si sente scuotere da un brivido e avvampa per la vergogna. Inutile negarlo con sé stessa, più sono pericolosi e più l'attizzano da morì.
- Sta per piovere... - osserva Sven senza voltarsi. La principessa sussulta, imbarazzata. Ci vuole un lungo attimo perché il suo cervellino realizzi che i pensieri sconci riguardo il ragazzo non possono essere visti o uditi da nessuno e che quindi è inutile imbarazzarsi.
- Ehm... sì. Forse dovremmo rientrare... - azzarda lei con un fil di voce.
Lui si volta appena e la fissa di sbieco. - Se piove usciranno le ranocchie. Ci perderemo il bello. Perché dovremmo rientrare?
- Oh... ehm... già. Le ranocchie, sì. Non ci avevo pensato. - dice lei, giocherellando con le dita affusolate.
- Che c'è, non ti piacciono le ranocchie, per caso? - chiede lui, rude, continuando a camminare.
- Eh? Cos... no! No, no, io adoro le ranocchie! Ai funghi, marinate, in salsa agrodolce... - farfuglia Cleofelia, guardandosi nervosamente alle spalle. Senza rendersene conto finisce con l'andare a sbattere contro Sven, che si volta e la osserva con un ghigno strano dipinto sul volto glabro.
- Perché continui a guardarti indietro? Credi che qualcuno ci stia seguendo? O lo speri?
- Io? Ehm... no... è che questa foresta... è così... err... paurosa, mi fa sentire osservata. - si stringe nelle spalle, massaggiandosi un braccio. - E poi sono un po' in ansia... non ho detto a Odetta dove sarei andata. Sì preoccuperà a morte!

STACCO REGISTICO SUL CAMPO DEI BANDITI.

Alcuni suonatori di violino e fisarmonica già ubriachi stanno suonando come pazzi alcuni brani folk trascinanti, mentre gli uomini e le donne della foresta ballano e cantano fino a sgolarsi. Gaston e Odetta, a braccetto, stanno piroettando su un tavolo di legno, mentre lanciano cosciotti di pollo e costine di maiale unte sul pubblico che li acclama battendo le mani!
D'un tratto un ciccione sdentato solleva il pugno in cui stringe una braciola annerita e con la bocca sdentata ancora piena urla a squarciagola:
- Gara di rutti!! 
Poi da' personalmente il "la" alla competizione, accompagnato da urla di compiacimento e da innumerevoli altri gorgheggi e virtuosismi dell'apparato gastrico.

FINE STACCO.

- Cos'è stato? - sussulta Cleofelia, spingendosi involontariamente tra le braccia di Sven. O meglio, la scena sarebbe stata questa se il giovane fosse stato alto a sufficienza. In questo caso forse sarebbe meglio dire che la faccia di Sven finisce involontariamente tra le tette di Cleofelia.
Lo shock per il ragazzo, poco uso alla vicinanza di qualsivoglia femmina che non sia la sua cavalla, è grande e qualcosa dentro di lui scatta. No, non lì. Più su! Più su... ecco, . In testa.
- Qu... qu... quale rumore? - domanda il ragazzo, cercando disperatamente di riprendere fiato, ma non così ansioso di abbandonare "il posto più morbido dove mettere il naso".
Lei si accorge di aver compiuto una mossa assolutamente sconveniente per una signora, perciò si allontana di scatto, il volto paonazzo per l'imbarazzo. Non era mai stata così vicina ad un ragazzo prima d'ora. A parte Jonas, lo stalliere. Ma poi suo padre, il Re, le ha detto che non era accettabile che una del suo rango stesse così vicino ad un semplice stalliere. L'ultima volta che aveva visto Jonas indossava un due pezzi e si faceva chiamare Gina.
- Non l'hai sentito? - geme lei, per rompere l'imbarazzo - Quello strano ruggito!
- Ve... ve... ve lo sarete i... i... iimmaginato, p...pp...ppprincipessa.
Cleofelia nota che il ragazzo sembra aver perso tutta la sua aura omicida. Da un lato si sente sollevata, dall'altro delusa. Senza quello sguardo feroce negli occhi del tipo "ti picchio perché ti amo troppo" il giovane Sven non è più così conturbante come prima.
- Mi sono stufata di cercare ranocchie. - sbotta infine, riassumendo la parlata stizzosa di ogni fanciulla viziata e di nobili natali che si rispetti -. Riportami al campo, per favore.
Sven si guarda i piedi, indeciso. - Ma le r... rrr...
- Le ranocchie aspetteranno domattina. - sospira Cleofelia - Ormai è quasi buio e non si vede più niente. E poi gli animali pelosi mi fanno schifo.
- Pppp... pelosi? Ma le rrr... ranocchie non sono...
- Uff, piantala di essere così polemico, per favore! Questa foresta mi fa davvero paura... sembra proprio che gli alberi ti osservino... 
Gli alberi magari no, ma appollaiata su uno dei rami superiori, nascosta perfettamente dall'oscurità della sera, la Serpe osserva i due da dietro la maschera. E' certa che il giovane avesse intenzione di assassinare la principessa. Aveva quasi avvertito la sua aura omicida, poi d'un tratto più nulla. Davvero strano.
Li osserva allontanarsi nella boscaglia, verso il campo e la festa in corso. Cleofelia sta ancora rampognando il ragazzo a proposito del comportamento dei giovani scudieri con le donzelle dell'alta società quando un tuono romba in lontananza. La Serpe si muove per seguire i due, ma all'improvviso si blocca e si torce all'indietro, in silenzio. 
Sente una presenza. Un'aura cupa, un potere immenso cala sulla foresta e tutti i suoi suoni si attutiscono di colpo, come se l'ambiente stesso fosse in ascolto.
Qualcosa si sta avvicinando al loro accampamento. E non è amichevole.
Con un balzo la Serpe salta su un altro ramo, poi su un altro e un altro ancora. Il Falco e gli altri sono in pericolo.

Sboccerà l'amore (sicuramente travagliato) tra quella svanita masochista di Cleofelia e quello psicopatico balbuziente di Sven? Nel prossimo capitolo Von Braun incontra Marianna la Strega!! State tonnati, come dicono nelle terre del nord!


"Ah, questi adolescenti d'oggi! Alla loro età noi sì che si sapeva fare all'ammore!"
- Marianna la Strega - 

sabato 10 novembre 2012

Circa quella notte nella foresta... parte II


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: ecco a voi il seguito della storia parallela del nostro PM! Il mistero s'infittisce e qualcosa di terribile potrebbe accadere a breve! Cosa succederà? Non vi resta che leggere!)

di PM

Era immerso nel buio, il freddo e le tenebre erano le uniche cose che che rimanevano del mondo. Era vagamente cosciente di non essere solo un pensiero, che da qualche parte un corpo piccolo e rattrappito giaceva immobile, ma non aveva nessun controllo su di esso. Poteva pensare, ma anche i pensieri erano congelati, si muovevano con lentezza e non era più sicuro di riuscire a distinguerli uno dall’altro.
Il tempo non esisteva, c’erano solo il gelo e il buio.
Vieni”
Un pensiero estraneo prese forma nel nulla che lo circondava.
Vieni”
Conosceva quella voce, pensò, l’aveva già sentita in passato. Veniva da molto, molto lontano.
Si rese conto che c’era qualcosa nel buio, sentiva una presenza grande e calda che cercava di avvicinarsi e da qualche parte in lontananza poteva vedere il punto bianco da cui proveniva la voce.
Vieni”
“Non posso” pensò ”non posso muovermi” L’esile corpo intorno a lui non aveva nemmeno la forza di trascinarsi.
Poi qualcosa gli sfiorò la mano, era morbido e caldo e annaspando con le dita riuscì a toccarne la pelliccia.
Vieni”
Ora che le mani erano più calde, si aggrappò con disperazione a quell’unica cosa che poteva distinguere dal nulla. Un po’ facendosi trascinare, un po’ tirandosi su con le braccia scarne riuscì a salire sul dorso della creatura e si strinse con tutte le forze al collo possente, lasciandosi trasportare verso il punto lontano da cui la voce lo chiamava.
Sotto di lui la pelliccia si faceva più calda, e mentre risalivano verso la luce la anche velocità andava aumentando.
Il calore continuava a salire e il buio gli fischiava nelle orecchie, la pelliccia divenne fiamma e avrebbe voluto gridare, ma la voce si perdeva dietro di loro, e quando ormai anche la sua coscienza era sul punto di incenerirsi, toccarono la luce, e svanirono come vapore.
Il Falco si svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi verso il cielo plumbeo. Si sentiva come risalito in superfice dopo essere quasi annegato, e prese un respiro profondo, come chi non lo fa da tempo. Subito prese a tossire per il dolore al petto.
- Co... cosa è successo? – chiese, con la voce rotta dai colpi di tosse.
- Sei morto, Falco, e stavolta sul serio – gli rispose il Nano, inginocchiato di fianco a lui. Erano ancora nella Foresta, si rese conto, e pioveva.
- Non è stato semplice questa volta riportarti fra di noi - gli sorrise l’Orso, in piedi di fronte a lui. Il Falco strinse gli occhi per mettere a fuoco il viso dell’uomo, e fra le linee del sorriso notò i pesanti segni della stanchezza. - Senza di lei forse questa volta non ce l’avrei fatta – aggiunse, indicando con un cenno della testa la Serpe, che stava in piedi al limite della piccolo radura, con un braccio fasciato e legato al corpo. Il Falco corrugò la fronte e cercò di mettersi a sedere.
- Non ti preoccupare per lei... - disse l'Orso – piuttosto, di questo – aggiunse con uno sguardo cupo, appoggiando una delle sue mani enormi sul suo braccio sinistro – come ti senti? -
Il Falco ruotò la testa e un improvviso conato di vomito lo fece sobbalzare. Il suo braccio sinistro era di un colore malsano, scuro e grinzoso, come quello delle salme delle catacombe sotto il palazzo reale. Distolse lo sguardo di scatto e chiese ancora – Cosa è successo? Dov'è quella creatura? -
- Se ne è andata... – spiegò il Nano - pensavo che avrebbe attaccato anche te, invece ha continuato a camminare come se non tu ci fossi.. poi ti ha attraversato, te e l'albero, ed ha continuato nel bosco... – 
- Attraversato? – chiese il Falco con voce roca, muovendo lentamente il braccio scurito davanti al viso - Era uno spettro? -
- No, no... - il Nano abbasso' lo sguardo, cercando le parole per spiegare quello che era successo – Ti è entrato dentro , ed è uscito dall'altra parte, e poi ha fatto lo stesso con l'albero, guarda -
Il Falco si giro' con fatica verso il grande albero che stava alle sue spalle.
- Qui – indicò il Nano. A metà del tronco c'era una macchia scura, grande circa come un uomo, che si allargava su tutta la meta' sinistra della pianta. La corteccia era caduta, e il colore aveva un che di malato.
Il Falco abbassò di nuovo lo sguardo sul suo braccio, e sentì il cuore fermarsi.
- E dov'è ora? – chiese dopo aver preso un respiro profondo
- L'ho seguita per un po, in direzione del campo dei briganti – intervenne l'Orso, appoggiandosi con la schiena all’albero, e lasciandosi scivolare fino a sedersi - ma poi ha preso a piovere, e ho perso le tracce... è come se fosse svanita – concluse estraendo una fialetta dalla bisaccia e bevendone il contenuto tutto d'un fiato.
Il Falco si guardò le mani per un lunghissimo istante, come non fossero le sue, poi si alzò in piedi a fatica, cercò i lunghi guanti di pelle che teneva nel bagaglio e cominciò a infilarseli, cercando di coprire alla vista quel braccio malato.
- Dobbiamo andare a cercarlo – disse infine, senza alzare lo sguardo.
- Falco – cominciò il Nano, mettendogli una mano sul braccio – non penso che tu… -
Il Falco si ritrasse di scatto, afferrandogli il polso con la destra.
- Dobbiamo trovarlo – disse con un filo di voce, gli occhi arrossati e il viso cinereo.
Sulla piccolo radura scese il silenzio, l’unico movimento era il filo di fumo del tabacco che l’Orso si era acceso nel frattempo.
Poi un sussurro arrivò alle orecchie di tutti – Ha ragione il Falco, dovremmo cercarlo – disse la Serpe, che era rimasta immobile e in silenzio fino a quel momento – se veramente stava andando al campo dei briganti, la principessa potrebbe essere in pericolo. Nessuno laggiù puo' opporsi a quella cosa, nemmeno Von Braun – aggiunse. La maschera dalle fattezze mostruose le copriva solo metà del viso, lasciando visibili la bocca e il collo, segnato da lividi violacei.
- Se e’ per quello, nemmeno noi potremmo fare qualcosa – intervenne il Nano – tu più di tutti hai visto di cosa è capace quella creatura.. –
- Non sto dicendo di scontrarci di nuovo – sussurrò la Serpe – possiamo limitarci a portare via la principessa, se necessario –
Il Falco lasciò il braccio del Nano, e cominciò a raccogliere le sue cose sotto la pioggia – Io vado – disse.
L’Orso si rialzò in piedi, bevve un’altra fialetta di liquido trasparente e con gli occhi che brillavano si rivolse al Nano – Non posso lasciarlo andare da solo – accompagnando le parole con un enorme sorriso.
- Bene, se siete tutti cosi convinti… sono proprio curioso di sapere cosa avrà da dire l’Alchimista quando gli riporterò le vostre ossa – commentò il Nano, massaggiandosi il polso e accingendosi a riempire l’enorme borsa delle sue cose.
Pochi minuti dopo la radura era nuovamente immobile, con solo la pioggia a riempirne il vuoto.


"Piove, Regno ladro..."
- Brannigan, brigante della foresta - 

sabato 3 novembre 2012

Circa quella notte nella foresta...


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: i misteriosi inviati dell'ancor più misterioso Alchimista tengono d'occhio i nostri eroi a distanza ravvicinata, ma un misterioso nemico si fa avanti per affrontarli in questa misteriosa notte del mistero! Riusciranno a venirne fuori vivi? Un nuovo capitolo delle misteriose cronache del misterioso PM!)

di PM

Il Falco guardava le nuvole passare davanti alla luna, dall’alto di un albero della Foresta Logorroica. Appollaiato su uno degli ultimi rami si godeva la brezza notturna, inspirando lentamente l’aria umida della notte. Poteva vedere le nuvole cariche di pioggia scendere dal fianco dei Monti Canuti, poteva sentire il profumo dei funghi e degli aghi di pino bagnati molti metri sotto di lui, poteva udire gli Allegri Bricconi intonare rime davanti al fuoco dal loro covo nella radura al limitare della Foresta.
Era contento, lassù, come non lo era da tempo. Pensò al caos multiforme della città, all’Alchimista, e alla quiete di quel momento. Si rese conto amaramente che, per quanto amasse starsene solo in cima a quell’albero, non avrebbe mai potuto rimanere a lungo lontano dagli altri.
E sapeva anche che tutto quello che la Foresta poteva offrirgli non sarebbe bastato a placare la sua sete per molto.
Sentì nel petto un'ormai familiare fitta gelida, e cercò di lenirla con un respiro profondo. Espirò lentamente e vuotò la mente da quei pensieri, riprendendo ad osservare la notte. Un accenno di sorriso gli si disegnò sulle labbra.
“Scendi” gli sussurrò nell’orecchio la Serpe. Un brivido di paura accompagnava il messaggio. Il Falco corrugò la fronte e socchiuse gli occhi per scrutare la Foresta intorno all’albero: niente. Mentre si laciava scivolare di ramo in ramo, la preoccupazione aumentava. Non aveva visto ne sentito nulla avvicinarsi al loro campo, eppure il messaggio della Serpe poteva significare una cosa solamente.
Atterrò ai piedi dell’albero fra la Serpe, che con la spada sguainata puntava il buio, e il Nano, chino sul suo totem.
- Sta arrivando qualcosa – sussurrò la Serpe.
- Non vedo nulla – rispose il Falco – niente fino a dove mi regge la vista.

- Non è ancora qui, ma lo sarà fra poco, e fareste meglio a essere pronti - disse il Nano
- Che cos'è? – chiese il Falco, aprendo il lungo soprabito di pelle per meglio muoversi. Le cinture colme di fialette tintinnarono nella notte.
- Non lo so, ma e’ qualcosa di strano... beh, piu’ strano di voi – rispose con un ghigno il Nano – forse è il Conte – aggiunse con poca convinzione.

Il Conte poteva essere un incontro interessante, penso’ immediatamente il Falco, non aveva mai visto un vampiro così vecchio, e l’idea di testarne uno era pericolosamente attraente...
Il flusso di pensieri si arresto’ improvvisamente, congelato da un’ondata di terrore. La mente gli si svuoto’ completamente, i pensieri risucchiati via con forza irresistibile, per essere sostituiti dal nero più assoluto e da una gelida linea bianca che andava da orecchio ad orecchio, offuscandogli la vista.
Prima di vederlo, lo sentirono. La foresta si fece fredda, l’aria immobile. Le piante al limite della piccola radura cominciarono ad appassire, per poi marcire e trasformarsi in una poltiglia marrone ad ogni passo della creatura.
Il Falco non riusciva a muoversi, le gambe pesanti e le mani premute sulle orecchie, nel tentativo di fermare la fitta lancinante alla testa. Quando rialzo’ lo sguardo, la creatura era ormai a pochi passi da loro.
Sembrava un uomo, ma solo nelle fattezze. Niente nel modo di muoversi innaturale né nell’aura che quella creatura emanava poteva essere umano. Il corpo, esile e completamente ricoperto di strisce di cuoio, dava l’impressione di dover cadere a pezzi da un momento all’altro, ma in quell’incedere strascicato c’era un senso di inesorabilità che nessuna creatura vivente avrebbe potuto emanare. Quando parlò, con la bocca sdentata aperta fra le bende di pelle che gli ricoprivano il volto, una cacofonia di suoni assordò il Falco, che si strinse ancora di più la testa.

- Sei tu....? – sembrava chiedere la creatura fra il gracchiare dei corvi e lo stridere delle locuste.

Il Falco cadde in ginocchio, con il fiato corto per l’aria ormai nauseabonda. Girò lentamente la testa, e vide la Serpe, ancora immobile con la spada puntata alla creatura, e il Nano, con le braccia scosse dai tremiti mentre si aggrappava al totem. Il tempo sembrava essersi fermato in quell'attimo di terrore. Chinò la testa e vomitò.
“Alzati” gli sussurro’ la Serpe. Il tocco della sua mano sulla spalla gli diede il coraggio necessario per alzare di nuovo la testa. Fra le lacrime vide due stiletti piantarsi negli occhi bianchi della creatura, seguiti dalla Serpe che si lanciò verso il mostro.
“No!!” pensò, ma le parole gli morirono in gola. Il Nano al suo fianco stava mormorando qualcosa. Il Falco cercò di rialzarsi per andare ad aiutare la Serpe, puntando le braccia contro il terreno putrescente. Lottando contro la nausea e il terrore si rimise in piedi, in tempo per vedere la Serpe pendere inerme da un braccio della creatura, che fissandola dal basso verso l’alto con gli occhi vuoti mormorava – Non sei tu.... –
Poi la creatura girò lentamente la testa verso il Falco, scagliò la Serpe con noncuranza nel fitto del bosco, e riprese ad incedere dritto verso di lui.
- Scappa, Falco! – sentì qualcuno urlare, ma le gambe si erano fatte di nuovo fredde e pesanti, e quando ormai poteva sentire il respiro fetido della creatura sul volto, chiuse gli occhi gonfi di lacrime e sprofondò nel gelido buio.

Continua...


Mmm... la foresta misteriosa sembra ancor più misteriosa del solito, stanotte... perché mai la chiameranno "logorroica", poi...

venerdì 2 novembre 2012

Chi ha incastrato Reinhardt Von Braun?

I briganti conducono Odetta e gli altri lungo tortuosi sentieri dapprima nascosti alla vista. Sono allegri e mentre marciano cantano e continuano con i loro giochi di rime. Cleofelia è a cavallo da sola, poiché Odetta sembra troppo impegnata a ricordare i bei tempi andati con quel bel fusto dai capelli biondi, Gaston.
- ...e ricordi quel mercante, tutto tronfio ed elegante? Ti occhieggiò la giarrettiera e tu, con grande sicumera, lo attirasti in quel bordello e lo finisti col randello! Bei tempi, quelli, belli assai!
Odetta lacrima dalle risate: - Avrei voluto non finissero mai!
- Ma dovean finire, prima o poi... o inver saremmo morti prima noi. - dice, un po' più freddo, come ricordando eventi spiacevoli.
Che genere di passato ha Odetta? Si chiede la giovane Cleofelia, ascoltando quelle conversazioni. E com'è che conosce questi briganti? La principessa getta un'occhiata dietro di sé. A qualche metro di distanza cavalcano in silenzio Von Braun e il giovane Sven. Il vecchio Inquisitore le sorride e la saluta con un cenno, ma il ragazzo, seduto dietro di lui, la fissa come un predatore e le punta un dito contro, evitando che Von Braun lo noti, poi si passa eloquentemente il pollice sulla gola, da un orecchio all'altro, senza staccare gli occhi dai suoi.
Cloefelia si volta di scatto, terrorizzata. Deglutisce a fatica. Perché quello spaventoso ragazzo vuole ucciderla? Eppure lei ha cercato di essere cortese e simpatica, con lui.
Beh, forse ripensandoci bene avrebbe potuto impegnarsi un po' di più.
Va bene, diciamo parecchio di più.
Dopo un'ora di viaggio, davanti a loro i rami intricati della foresta si aprono su una radura molto ampia, a ridosso di una collina cava. Davanti all'ingresso della collina è stato sistemato un piccolo campo base, con tavoli, fuochi e uno spiedo su cui un grosso maiale selvatico viene rosolato in vista del pranzo. Alcune donne salutano il ritorno dei loro uomini con ampi movimenti delle braccia, altre preferiscono attendere che siano più vicini per lanciar loro contro robusti paioli di metallo. Dopotutto i farabutti della foresta non sono certo noti per essere gli uomini più fedeli del mondo...
- Sono inver colpito da quanta arguzia ed inventiva abbiate profuso nella realizzazione di codesto rifugio ascoso! - commenta Von Braun guardandosi intorno, ammirato.
- Grazie messere! - trilla Gaston, allegro, poi lo osserva più attentamente - Voi non sembrate un volgare avventuriere. Come vi fate chiamare? Perché lo mondo tutto ho girato, persino l'oltremare e, parola mia, l'abiti vostri ebbi già modo di osservare... - si gratta il mento, pensoso.
- Cleofelia solleva gli occhi al cielo e sbuffa. - Possibile che non possa mai conoscere nessuno che parla in modo normale?
Von Braun s'inchina lievemente sulla sella. - Reinhardt Augustus Totenheinz Von Braun, al vostro servizio. Inquisitor di Thorm e annichilitore delle armate del male ovunque esse si ascondano.
Gaston spalanca gli occhi e scocca un'occhiata carica di preoccupazione ad Odetta, la quale sorride lievemente.
- Tranquillo Gaston, non temere, in questo campo son io l'unica che può prenderti a calci nel sedere. E poi Von Braun è Inquisitore, il Mal che caccia lui di te e dei tuoi bricconi è ben peggiore! Dico bene, mio signore?
- Garantisco sul mio onore! - conferma Von Braun, buttandola inavvertitamente in rima.
Gaston sorride, poi si volta verso il campo e corre verso una grande roccia al centro. Vi salta sopra con rapidi balzi e fischia forte, in modo da attirare l'attenzione di tutti.
- A me, bricconi! I presagi sono buoni! Una vecchia amica ho testé incontrato e una gran speranza mi ha portato! Con lei viaggia un valoroso Inquisitore che d'ogni male è implacabil mietitore! I giorni di terror sono finiti, il Conte infame e le sue schiere da qui saran banditi!
Un coro di "hurrah" e di altre grida di giubilo in rima si levano verso il cielo. Von Braun si acciglia, a disagio. Cleofelia smonta da cavallo e si avvicina a Odetta con l'espressione ancor più confusa del solito.
- Non capisco, chi deve mietere cosa? - domanda.
Odetta sospira. - Credo che il buon vecchio Gaston ci abbia infilato in un altro guaio, principessa. Se il "Conte infame" è chi credo che sia allora temo che dovremo abbandonare Von Braun alla sua gloriosa caccia al vampiro e darcela a gambe verso la Capitale il più in fretta possibile.
- Do... do... do... dodddoooddodovremo combattere? - chiede il giovane Sven, fissando il proprio mentore da sotto in su, attraverso la frangia biondo paglia.
Von Braun sospira. - Inver nostro dover sarebbe, giovane scudiero. Eppur non posso esimermi dal chieder in qual modo il possente Thorm abbia intenzione di armare lo mio braccio, giacché son menomato d'entrambi l'arti a manca!
- Po... popo...posso combattere io, mio signore.
- Oh, lo so bene, ragazzo mio. Lo so bene. Ma è dovere mio quale Inquisitor di Thorm non negare mai aita alle popolazioni bisognose! Ho giurato!
Gaston balza giù dalla roccia e si avvicina al cavallo di Von Braun, seguito da tutta la folla dei suoi allegri compari.
- Messere, non siam così vigliacchi da mandar sol'uno contro nemici a pacchi! Come truppa noi vi seguiremo e come una capanna al Conte il cul...
- Sì, sì, va bene! - li interruppe Odetta, facendosi largo tra la folla e afferrando un braccio del prode Gaston.
- Il tuo piano è molto bello, caro mio, ma il prode Von Braun non può esaudire il tuo desìo! Ferito fu in battaglia, ma non dal Conte e dalla sua marmaglia, bensì da man gaglioffa di una principessa forse troppo goffa!
Cleofelia si raddrizza senza capire, guardandosi colpevolmente intorno. - Eh? Perché guardate me?
Gaston sembra vedere per la prima volta il braccio e la gamba feriti di Von Braun. - Per gli déi, vogliate perdonar la mia maleducazione! Nella fretta neppur notai ferite di tale proporzione! Ma non abbiate tema, possente amico, poiché del vostro problema ho già qui la soluzione!
- Soluzione? Di che parli? Nel cervello hai forse i tarli? Riattaccare l'ossi non è arte in cui l'uomo abbia una parte, solo il tempo li può guarire e, ahimé, fa male da morire. - obietta Odetta, pratica.
- Non per noi della foresta - trilla Gaston, strizzandole l'occhio come chi la sa lunga - vecchia amica dalla mano lesta! C'è una strega, Marianna, qui vicino ha la capanna! D'erbe e impacchi lei s'intende, olii e unguenti poi ci vende. Dirà se le chiedo d'aiutarci, ma solo se lo scopo è del Conte sbarazzarci!
- Strega? - Von Braun si rizza sulla sella, inquieto. Inquisitori e streghe non vanno solitamente molto d'accordo - Non se ne parla neppure! Non lascerò che una fetida amante dello dimonio allunghi le sue zampacce adunche su di me! Giammai!
- Cleofelia, mia signora. Credo ci riposeremo qui, stanotte. - sussurra Odetta con un sorriso malizioso.
La principessa sbuffa. - Odio stare qui, Odetta! non capisco niente di quello che la gente dice!
- Capirai che novità... - commenta la servetta, piatta.
- Assolutamente no! - grida il povero Von Braun, mentre le folla festante conduce il suo cavallo verso le stalle - Niente streghe! Davvero, son serio! Per la barba di Thorm, volete fermarvi un istante?
Il giovane Sven smonta con agile mossa dal cavallo e rimane a fissare il proprio signore che viene portato via come un eroe. O come un agnello sacrificale, a seconda dei punti di vista. Odetta si allontana per raggiungere Gaston e i due ragazzi rimangono vicini, fianco a fianco, Sven perché non sa dove andare e Cleofelia perché è così terrorizzata da Sven da non riuscire più a muoversi.
- Odio questo posto. - mormora il ragazzo, tra i denti.
- E... ehi... è una co... cosa che abbiamo in comune! - balbetta Cleofelia vagamente propositiva.
Lui si volta verso di lei e le pianta addosso i suoi occhi glaciali. - Odio anche te. - ringhia, giusto per puntualizzare.
- Oh... ehm... - Cleofelia distoglie lo sguardo.
- Ti va di venire a cercare ranocchie? - chiede Sven all'improvviso, dopo un attimo. Cleofelia non è molto attratta dall'idea di passare del tempo con quel giovane psicopatico, ma d'altra parte meglio le ranocchie della noia. 
- Solo se non ci allontaniamo troppo... - propone. Dopotutto il giovane non potrebbe mai farle del male con tutta quella gente intorno.
Lui fa uno strano sorriso. - Non preoccuparti, per ammazzare ranocchie non serve andare molto lontano... allora vieni?
- Ehm...

COSA FARA' CLEOFELIA? 


  1. Il giovane Sven ha due personalità, una delle quali estremamente affascinante, seppure fastidiosamente incline all'omicidio. Cleofelia ha un debole per i vampiri, da lì a prendersi una sbandata per un killer seriale il passo è breve. Andate pure a cercar ranocchie, è possibile che prima di uccidere Cleofelia il ragazzo ritorni ad essere un timidone con la balbuzie! Oppure che le sue intenzioni nei confronti della giovane principessa non siano così cruente come vuole farci credere! Forse...
  2. Ranocchie? Mica sono francese, pensa Cleofelia. E poi non mi piace il modo in cui lo sguardo di quel ragazzo passa continuamente dai suoi pugnali alla mia gola! Non passerei del tempo da sola con lui nemmeno se fosse Benjamin, il tenebroso protagonista di "Quelli sul collo non sono gli unici buchi che ho!" della Vampyre Love Edizioni. Ma se lo respingo potrebbe arrabbiarsi sul serio!
VOTATE!!


"Ti va di venire a caccia di ranocchie, ranocchia?" 
Sven Van Heiler

giovedì 25 ottobre 2012

Circa l'incontro di quella sera...

(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: Salute a tutti, seguaci del Bardo Doloroso! Siamo orgogliosi di presentare un nuovo autore, il misterioso PM, che a quanto pare conosce particolari delle cronache del Regno sconosciute persino ad un meticoloso ficcanas... ehm... cantastorie come il nostro Bardo Stagista! Diamogli il benvenuto, perché a quanto pare qualcosa di losco si muove proprio sotto il nobile sederone del nostro "amatissimo" Re!)



di PM

L’Alchimista era seduto a capo di una lunga tavola in una stanza parecchi metri sotto la Sala del Trono.
In tutto il Regno erano poche le persone a conoscenza dell’esistenza del reticolo di corridoi e delle celle in quella zona del palazzo, e ancora meno persone conoscevano il modo di arrivarci. Con molta probabilità oltre ai presenti nessun altro era mai stato a quel tavolo.
Nessuno ancora vivo, quantomeno.
Quando ancora l’Alchimia era una pratica riconosciuta dalla Cerchia dei Saggi, i laboratori erano ai piani sotterranei dell'Accademia di Magia, sotto la Grande Torre (all’Alchimista era sempre piaciuto lavorare sottoterra). Poi c’era stato il Grave Disguido, e oltre ai laboratori anche la Torre aveva cessato di esistere, cosi come l’Ordine degli Alchimisti. L’Alchimista aveva dovuto cambiare nome, una pratica poi affinata con gli anni, e aveva spostato il suo studio nel Palazzo Reale, non senza proteste da parte del Re e della sua famiglia.
Si diceva che il Re avesse smesso di protestare dopo aver visto il levriero della figlia mettere le ali e spiccare il volo, per poi esplodere in giardino, davanti alla principessa (al tempo di otto anni d'età). L’Alchimista sapeva che era andata cosi. Senza la parte delle ali. 
Tutto questo risaliva a molti, molti anni prima. Bei tempi.
Il Falco fissava il volto dell’Alchimista, cercando come sempre di carpire anche una sola informazione su quell’uomo. Se non fosse stato per il movimento delle labbra, avrebbe potuto giurare che quella che stava guardando era una maschera. E sapeva che in un certo senso era cosi. Il cappuccio vermiglio della tunica dell’Ordine, probabilmente l’ultima rimasta in tutto il Regno, copriva gran parte del volto dell’uomo, ma il Falco aveva avuto occasione di vedere l’Alchimista anche in vesti normali, a viso scoperto, ed anche in quel caso non era riuscito a cogliere nessun particolare distintivo. O forse, al contrario, ne aveva notati troppi. Era giunto alla conclusione che l’Alchimista era, come si addiceva alla sua posizione, un miscuglio di personalità, il risultato di anni di raccolta e distillazione di caratteristiche fisiche e psicologiche che avevano prodotto la sua figura spaventosa. Spaventosa ma tremendamente affascinante.
Il Falco avrebbe dato un occhio per conoscere la vera essenza di quell’uomo.
L’Alchimista riprese a parlare - Confido che abbiate compreso il vostro incarico, questa volta - disse, fissando negli occhi l’Orso. Un lampo d’odio attraverso’ il volto dell’uomo, che comincio’ a snudare i denti in una smorfia animalesca. Il Falco poteva vedere la rabbia crescere, tradita dal tremito che gli percorreva gli enormi avambracci.
Poi la Serpe appoggiò con lentezza una mano sul braccio dell’uomo, e questo si immobilizzo all’istante, annuendo.
- Abbiamo il permesso di intervenire?- chiese la Serpe, in un sussurro. La Serpe parlava solo a sussurri, ma ogni volta che apriva bocca era come se un'improvviso silenzio scendesse sul resto del mondo, rendendo percepibili solo le sue flebili parole.
- Solamente se gli eventi dovessero essere talmente gravi da non permettere alla Principessa di superarli da sola. - rispose l’Alchimista - Ritengo che la serva e Von Braun possano essere sufficienti a garantire il  suo ritorno, nella situazione attuale. Ma nel caso in cui il Conte in persona dovesse decidere di intervenire, dovrete eliminarlo.
- Il Conte non è cosi facile da eliminare, Alchimista - intervenne il Nano – e ci sono anche la Baronessa Von Egel e chissà quanti altri mostri in quel castello. Sono anni che nessuno va a dare una controllata là dentro.
- Per questo andrete tutti e quattro, Nano, e mi aspetto che torniate in quattro.
Non era una raccomandazione, pensò il Falco, era un ordine. Nessuno di loro poteva ormai considerarsi altro che proprietà dell’Alchimista. E tutti sapevano bene che all’uomo non piaceva staccarsi dalle sue proprietà, se non era lui a deciderlo. Soprattutto da quelle sul cui perfezionamento aveva speso anni.
- Se non avete altre domande, e confido che non ne abbiate, potete andare. Sapete dove trovare quello che vi serve nella Sala Otto. Vi aspetto a rapporto fra due settimane.
Con questo aveva terminato il loro incontro, il Falco lo sapeva. Non avrebbe risposto a nessuna domanda né dato segno di accorgersi di loro nel momento in cui avrebbero lasciato la stanza.
Guardo’ l’Orso scoccare un’ultimo sguardo all’uomo e stringere il bordo del vecchio tavolo di legno con rabbia, tanto da far saltare delle schegge, per poi girarsi e uscire dalla piccola porta sul fondo della stanza. Il Nano raccolse le sue carte, le rimise a casaccio nella borsa e segui l’Orso, mormorando qualcosa di incomprensibile. La Serpe lo fissava, o almeno il Falco presumette lo stesse fissando attraverso la lucida maschera. Fece un cenno con la testa, e tutti e due uscirono.
L’Alchimista guardo’ la porta chiudersi alle spalle del Falco, poi prese una fialetta dall’interno di una delle maniche e ne bevve il contenuto. La figura che fino a quel momento li aveva fissati in silenzio si staccò dalle ombre.
-Seguili, e assicurati che facciano quello che devono.
La figura annuì, e scivolò sotto la porta chiusa.



(Postfazione della Segreteria Reale: interrogato sull'identità di questo misterioso PM il nostro Bardo ha fatto spallucce come se non ne sapesse nulla, ma ha contemporaneamente stonato un accordo. Secondo noi nasconde qualcosa, ma non ci resta che attendere per scoprire di più su questi misteriosi figuri e sull'uomo che li manovra nell'ombra! Che poi tecnicamente dovrebbe vivere proprio qua sotto... urgh...)

(Post-postfazione del Segretario Particolare del Re, Archibald Lecter: Volevo cogliere l'occasione per smentire categoricamente che qui, sotto il palazzo, possa esistere suddetto dedalo di corridoi. Non c'è nessun Alchimista, qua sotto, capito? Nessuno. E se qualcuno dovesse azzardarsi a parlarne ancora in giro o se lo dovessi sorprendere a curiosare vicino a quell'anonima botola giù, nella cantina delle cucine, provvederò personalmente a farlo arrestare da Asmodella, che provvederà poi all'ospitalità a suon di cinghiate finché simili pruriginose e malsane curiosità non verranno estirpate alla radice. Nessun sotterraneo. Nessun Alchimista. Chiaro?)

(Post-post-postfazione della Segreteria Reale: Sì, signore. Chiarissimo, signore. Cristallino!)

mercoledì 24 ottobre 2012

Tanti Saluti da Morda Duhn!


Oh, salve a tutti, disgustosi amanti della luce! So che non è mio costume intervenire così tanto sulla vostra inutile bacheca, ma mi annoiavo, così mi sono detto: "Mors", mi sono detto, "perché non scrivi qualcosa e lo appendi illegalmente sulla bacheca di quel vecchio trombone del Re? Ultimamente pare andare molto di moda!" Così sono uscito a fare quattro passi per riflettere su qualcosa di terrorizzante da dire, così, tanto per rintuzzare un po' la paura nei cuori dei bravi sudditi del Regno. Mentre cercavo tra i cadaveri putrescenti qualche fungo velenoso da dare alla cuoca per il risotto di mezzogiorno, mi sono girato e ho visto questo scorcio della mia stessa fortezza, Morda Duhn. Meravigliosa, vero? L'ho magigrafata con Svistagram e ho deciso di condividerla con tutti voi, come fa mio figlio Mortimer su quei Social-cosi con i suoi amici. Da quando Lucius, il capo dei miei necromanti, gli ha mostrato come utilizzare le sfere di cristallo per contattare altri maghi è diventato dipendente. Sta tutto il giorno in casa a chiacchierare sulla sfera. All'inizio l'ho rimproverato, poi ho pensato che se ci passava così tanto tempo doveva per forza essere divertente. Allora ci ho provato anch'io, ma su Rete-Sfera nessuno ha paura di me. Nessuno mi porta rispetto e se dico loro che sono Mors Tua mi ridono in faccia, perché non ci credono. "Tutti possono fingersi chiunque, qui", mi hanno detto. Che senso ha fingersi un altro quando si è già il Signore degli Inganni? Rete-Sfera non fa per me, preferisco che la gente mi veda, che percepisca la mia possanza, che tremi di paura e che pianga alle mie battute! E poi sono stufo di sentirmi dare del niubbo da un branco di maghetti brufolosi che sanno fare magie solo mediante l'utilizzo di ridicole formule in latino! Non so cosa significhi esattamente niubbo, ma ho come l'impressione che se lo scoprissi poi mi toccherebbe radere al suolo duo o tre contee, perciò ho deciso di far finta di niente.
Ora vado. Devo presenziare alla nutrizione dei miei draghi zombie. Ultimamente i loro croccantini si sono fatti più malleabili, ma sono pur sempre dei cavalieri e potrebbero cercare di fuggire dalla prigione prima di cena.
Se avete commenti fateli sotto e scriveteli con il sangue, per favore. Arterioso. E in bella calligrafia.

Mors Tua

domenica 21 ottobre 2012

Che fine ha fatto Carmen Sandie... ehm... la Principessa??

Cleofelia si abbassa per evitare che il ramo di un albero le cavi un occhio. Divide il cavallo con Sven Van Heiler, il giovane assistente di Von Braun. Pallido, lentigginoso e con una zazzera di capelli biondo paglia che coprono due grandi occhi blu, il ragazzo non è esattamente il modello ideale di principe azzurro. Innanzitutto è un tappo con evidenti carenze toraciche, poi ha una parlantina meno vivace di quella degli zombie del Conte. E infine, cosa che per Cleofelia è la più grave di tutte, non è un vampiro dark, cool né tantomeno trendy. 
Dal canto suo il povero Sven, conscio di avere una vera principessa attaccata alla schiena, una bellissima per giunta, non ha potuto fare altro che testimoniare impotente la cattura del suo cervello da parte di un esercito di ormoni inferociti, che non hanno praticamente incontrato resistenza. 
Vorrebbe parlare, dire qualcosa di arguto e divertente, ma tutto quello che riesce a fare è deglutire e ormai non ha nemmeno più saliva.
Dietro di loro, sul cavallo di Von Braun, viaggiano l'Inquisitore e Odetta, entrambi di umore tetro.
- Mi rincresce davvero molto, signore. - si scusa Odetta, per l'ennesima volta.
Von Braun getta un'occhiata distratta alla sua gamba steccata e sospira. - Non pensateci, milady. Era inver prevedibile che la principessa si dimenasse un po' durante la discesa.
- Sì, ma se voi non vi foste posto come scudo tra lei e il terreno... - fa Odetta.
Per un colpevole attimo, entrambi rimangono a riflettere deliziati su ciò che sarebbe potuto succedere, poi Von Braun si riprende per primo e tossicchia, imbarazzato.
- Sì, ehm... fu più che altro un riflesso. Agii di core anziché di mente. Non dovete ringraziarmi.
Lei stringe gli occhi. - Guardate che io non vi sto ringraziando...
Più avanti, Cleofelia alza gli occhi al cielo e sbuffa sonoramente. - Avete finito di parlar male di me, voi due? Vi avrò chiesto scusa un milione di volte! Non è colpa mia se ho paura dell'altezza, no? E poi... siamo fuggiti. Tutto è bene quel che finisce bene.
Von Braun getta un'altra occhiata distratta al braccio sinistro, anch'esso steccato. - Ehm... invero, milady. Non ve ne crucciate. Orsù, raggiungiam tosto la chiesa di Thorm più vicina, dove riceverò cure che rinvigoriranno le mie membra di guerriero.
- Cosa?
- Niente, principessa, niente. - fa Odetta - Dice che dobbiamo raggiungere la chiesa di Thorm più vicina per ricevere cure migliori.
- Ah. Non dovremmo accelerare un po', allora? - commenta lei, iniziando a calciare furiosamente il ventre del povero cavallo di Sven. La bestia nitrisce e inizia a impennarsi, poi si tuffa a capofitto nella boscaglia. Quando il ragazzo riesce a riprendere il controllo si volta furibondo verso Cleofelia e cerca di rimproverarla, ma gli riesce solo di sputacchiare un'insalata mista di aghi di pino.
Dopo qualche imbarazzante momento e diversi sputi, Sven pianta due occhi adirati in quelli della bella principessa. O meglio, la scena sarebbe questa se il povero Sven non avesse lo sguardo nascosto dalla frangia, come gli Schnautzer.
- P... ppp... principessa! Ppp... ppp... ppp... per favore, il cavallo è mmmm... mmm... mmm... mio e me lo gestisco io! Nella fff... fff... foresta non si può ggg... ggg... galoppare! E' ppp... ppp... ppp... pericoloso! - sbotta.
Cleofelia cerca di sembrare contrita e dispiaciuta, ma alla fine non resiste, cede e gli scoppia a ridere in faccia. Una risata grassa e prolungata. Molto prolungata. Forse troppo. Il povero Sven rimane a bocca aperta per lunghi istanti, mentre sente morire ad uno ad uno i propri ormoni. Il suo cervello è finalmente libero. E qualcosa dentro di lui scatta.
- Cosa diavolo ci trovate da ridere? - ringhia sommessamente, quasi con un altra voce. Da sotto la frangia un'occhio azzurro, freddo come il ghiaccio, scruta Cleofelia come se si trattasse di una macchia di ruggine sulla lama di una spada altrimenti perfetta.
La principessa smette di ridere quasi subito, sgomenta. Quel repentino cambiamento d'umore non se l'aspettava.
- Ehm... io... ecco... trovavo divertente il vostro... come dire... modo di parlare. - cerca di spiegare, mentre ode sopraggiungere il cavallo di Von Braun e Odetta.
- E cosa ci sarebbe di tanto divertente? - continua a sibilare lui, a pochi centimetri dal volto di lei. Sembra un altra persona e Cloefelia comincia ad avvertire un brivido di paura lungo la schiena.
- Io... beh... la bbb... balbuzie... l'ho sempre ttt... trovata ddd... divertente. - si copre la bocca, spalancando gli occhi per la sorpresa. Non aveva mai balbettato prima.
- Sven! Principessa! - grida Von Braun a distanza - Necessitate aita? 
Il carattere di Sven muta di nuovo e diviene improvvisamente gioviale e sorridente. Solleva un braccio e saluta in direzione del suo signore. - No, mio signore! Ttt... tutto bbb... bene! 
- Principessa! - la rimprovera Odetta, scendendo da cavallo e assicurandosi di persona che la giovane stia bene - Volete smetterla, per favore, di cercare di uccidere i nostri salvatori? Il nemico è il Conte, chiaro? Ripetete dopo di me: Il nemico è il Conte.
Lei sospira. - Il nemico è il Conte. - ripete, troppo scossa per protestare.
- Brava. - sorride la servetta - Tenetelo bene a mente. Noi siamo vostri amici, capito? La prossima volta che vi viene in mente di lanciarvi al galoppo nel bel mezzo di una foresta, come nei vostri romanzi, rammentate che nella vita reale è pieno di rami all'altezza della testa. - dice, materna.
Cleofelia solleva gli occhi al cielo. Poi si ricorda delle stranezze di poco prima e inizia ad agitarsi impercettibilmente.
- Ehm... messer Von Braun?
- Sì, milady?
- Potrei cavalcare con voi, per un po?
- Ehm... - Von Braun deglutisce visibilmente - La cosa m'aggraderebbe alquanto, mia signora. - mente - Ma temo dovrò declinar la di voi richiesta. Lo braccio et la gamba dolgon assai e invero son certo la vostra presenza finirebbe coll'accentuar tale dolore. Chiedo umilmente venia.
Cleofelia solleva un sopracciglio e punta uno sguardo interrogativo su Odetta, che sospira. - Ha detto no.
- Ma... ma... - Cleofelia getta un'occhiata spaventata al giovane Sven, che neppure la guarda - Questo ragazzo è strano! Mi fa paura!
Odetta getta un'occhiata scettica al ragazzino e scuote la testa, perplessa. - Milady. Volete dirmi che nonostante il vostro sogno sia quello di sposare un vampiro avete paura di questo saltapicchio slavato?
- Non è un... un salta... un piccolo... insomma, quello che hai detto! - protesta lei - E' strano, ha gli occhi pazzi!
- Oh, quello? - interviene Von Braun, con un gesto della mano buona - Inver nulla di cui aver timore, milady. Una leggera schizofrenia, ma nulla più. Lo pover fanciullo subì gravi torti in gioventù e il core, ahimé, non dimentica... un'utile abilità, la sua, certamente... specie in battaglia! E tuttavia non abbiate tema. Sven non feria male ad alcuno se non provocato a tal punto da... - si interrompe, conscio del fatto che se c'è qualcuno in grado di far uscire Sven dai gangheri, quella è proprio Cleofelia.
- Ripensandoci... forse avete ragione, milady. - si morde il labbro - E tuttavia...
Dopo alcuni minuti riprendono la cavalcata. Sven e Von Braun su un cavallo e Odetta e Cleofelia sull'altro. Così sono tutti contenti. 
Ma la contentezza non dura a lungo. Un fruscio nei cespugli tutt'attorno a loro li avverte che qualcosa non va. E prima che possano fare alcunché un gruppo di uomini con bavagli sul volto si palesa e li minaccia puntando  frecce acuminate al loro petto.
- Fermi dove siete! - tuona un bellimbusto seduto su un grosso ramo, sopra di loro - O la borsa o la vita!
- Per tutti gli déi! - borbotta Odetta, distogliendo lo sguardo, schifata - Che frase trita e ritrita...
Il bellimbusto si china verso di loro con una mano all'orecchio. - Odo forse da questa cima... una voce che parla in rima?
Odetta solleva lo sguardo su di lui e sorride maliziosamente. - Così è Gaston mio... e se l'occhio non ti difettasse te ne saresti accorto prima!
- Odetta! Mia diletta! Cosa ti porta in questa landa smorta?
- Una bella sfortuna... e quantomeno inopportuna! Io di borse non ne porto, e se t'azzardi a rapinarmi stai accorto, perché prima di sera potresti esser morto!
Lui scoppia a ridere e gli uomini nascosti tutt'attorno paiono rilassarsi e abbassare le armi.
- Rapinarti mai potrei, vecchia compagna! - tuona l'omaccione, saltando giù dall'albero - Questa sera festa avremo, in pompa magna
Gli uomini gridano di felicità e in molti iniziano a muoversi verso un punto in cui la foresta si fa più fitta. Alcuni di loro raggiungono i cavalli e li prendono per le redini, ballando e cantando.
- Dove andiamo? - chiede Cleofelia.
- Al rifugio vi portiamo! - dice un brigante, sorridendo.
- Volete smetterla di parlare in rima? - sbotta lei, infastidita.
Sven lancia un'occhiata a Von Braun, che annuisce e gli fa segno di stare tranquillo. Il giovane smette di stringere l'elsa dei suoi due pugnali e si rilassa.
Stavolta non c'è bisogno di uccidere. Peccato.


La foresta di Gaston e dei suoi allegri compagni di rime!

venerdì 28 settembre 2012

CLAMOROSO: I 7 Motivi per cui NON ho rapito Cleofelia!

di Mors Tua

Salute, ammorbanti creature del giorno. E' molto che non vi onoro della mia presenza, perciò oggi ho deciso di concedervi il piacere di una visita. Ultimamente mi è giunta voce che lì da voi, nel Regno, sono tutti parecchio agitati perché pare che IO abbia rapito nientemeno che la Principessa Cleofelia in persona. Divertente, davvero. Devo averlo fatto nel sonno, però, perché non ricordo assolutamente di aver compiuto un azione tanto inutile, per quanto indiscutibilmente divertente.
Ebbene sì, vi sono diversi motivi per cui non avrei avuto alcun motivo per rapire Cleofelia:

1) A quell'ora dormivo. Betty lo può confermare. Chi è Betty? E io che ne so? L'ho conosciuta alla taverna VIP di Necropolis, ma ero così ubriaco che credevo fossero tre gemelle con lo stesso nome. Peccato...

2) Rapire le principesse è roba per cattivi da operetta. Una volta lo si faceva perché le uniche vergini in circolazione erano principessine tonte tenute sottochiave dai loro genitori, ma è passato un sacco di tempo e la tecnica dei rituali demoniaci si è evoluta parecchio. Sangue di vergine. Tsk. Lo sanno tutti che oggi si usa il glutammato monosodico, che ha lo stesso effetto e costa di meno. Solo chi non conosce niente di demonologia potrebbe accusarmi di essere un utilizzatore di qualcosa di così arcaico come il sangue di vergine. Stupidi ignoranti...

3) E' noto a tutti coloro che vantano un numero di neuroni superiori alle due cifre, che Cleofelia è una giovine con la tendenza a fare a brandelli i testicoli di chiunque si appropinqui alla sua augusta presenza. Ora, io non sono pregiudizialmente contro la mutilazione dei testicoli in genere, ma devo ammettere che se i gioielli sono i miei tendo a diventare restio. Fatemi causa.

4) Non avrei MAI e poi MAI tolto Cleofelia da dove si trovava. Ho aperto in segreto una piccola casa editrice che pubblica ignobili porcherie vendendole a peso d'oro ad adolescenti sognanti con la testa vuota e il portafoglio pieno. Cleofelia è la mia più grossa cliente e trascina con sé migliaia di altri lettori che la adorano. La cara principessa produce direttamente e indirettamente un decimo del mio fatturato, perciò se trovo chi l'ha rapita lo impicco alle sue budella e poi lo resuscito come correttore di bozze alla Vampyre Love Edizioni, capito?

5) Ultimamente mi sento un po' giù di tono... sarà il cambio di stagione. Mah...

6) Ho il drago a riparare. Siccome è un non-morto e ogni tanto si rompe, devo mandarlo dal necranico per la revisione. Che mi costa un occhio, per giunta. Un altro. Se continuo così i miei servitori saranno tutti orbi prima della fine dell'anno...
Quello che voglio dire è che se davvero avessi voluto soffiare la figlia a quello scorbutico del Re, sarei andato da solo a cavallo del mio drago zombie, avrei sfondato la camera da letto della principessa e poi avrei fatto duo o tre giri del palazzo ridendo sguaiatamente, così, per gongolare. Mandare vampiri per cose così divertenti non è nel mio stile.

7) Ho un figlio maschio. Mortimer. E' anche lui in una fase difficile della sua vita e mi da già un sacco di problemi di suo. L'adolescenza è un periodo così buio e oscuro nell'esistenza delle persone che sto studiando il modo di usarlo come arma. Se avessi portato qui quella bomba a ormoni di Cleofelia sono certo che avrebbe tentato il mio Mortimer e l'avrebbe convinto a passare dalla parte della Luce e tutte quelle cose melense... sapete, no? Vanno parecchio di moda i figli dei Signori del Male che si convertono per amore e combattono contro il padre. Perciò evitiamo contatti pruriginosi. Quando sarò il momento presenterò a Mortimer un paio di succubi che conosco. Come si dice? Moglie e buoi degli inferni tuoi...


Tutto qui. Certo, potrei elencare mille motivi per cui non sono stato io, ma questi sono più o meno quelli veri. ...
...
Forse.

Spero di aver fugato i vostri dubbi. Nel caso così non fosse potete sempre venire a trovarmi e ne discuteremo di persona davanti ad una bella tazza di té, ascoltando l'ultimo disco dei Pentagram.

Vi saluto come sempre con elegante sdegno e sbadigliandovi in faccia il mio interesse per la vostra opinione.

                                                Mors Tua


giovedì 27 settembre 2012

Claustrofobia e Tanatofilia portatemi via!

Bajyna solleva un sopracciglio e si schiarisce la voce con un colpetto di tosse. Poi si rivolge all'elfo nero.
- Scusa, tesoro, potresti controllare che non ci siano donne nei dintorni?
Ferianthalas rimane paralizzato qualche istante con gli occhi sgranati, poi si rilassa evidentemente e un sorriso maligno si dipinge sul suo volto affilato. - Ah ah! Sembra che i tuoi malefici non funzionino su di me, strega!
Lei fa spallucce. - Ovvio che non funzionano. Non li ho usati. La mia era una normale richiesta.
Ferianthalas rimane immobile, mentre gli altri tossicchiano per l'imbarazzo. - Ah. - dice solo, poi si volta di scatto - Credo sia meglio che vada a controllare in giro, allora.
Mohamet fiuta l'aria come un animale, con lo sguardo serio. - Mmm. - mormora - Non serve. Niente femmine nelle vicinanze. Perché, è importante?
Bajyna distoglie lo sguardo, imbarazzata. - Ehm... sì, lo è. E' un po' complicato da spiegare. Magari un'altra volta, eh?
- Cos'hai intenzione di fare? - chiede DarkShield, sollevando un sopracciglio con interesse - Vuoi forse costringere il nostro giovane selvaggio, qui, a trasformarsi in una tigre enorme per poi lanciare un grosso gomitolo di lana attraverso la finestra della guardiola?
Lei prende un profondo respiro, come se stesse valutando effettivamente quell'ipotesi.
- Un piano interessante, ma c'è un modo meno macchinoso di farci aprire la porta.
- Ad esempio?
- Apri la porta! - ordina Bajyna, utilizzando il suo misterioso potere. L'aria è percorsa da una strana vibrazione e dopo pochi istanti una guardia pallida come un cencio apre l'uscio con movimenti meccanici e fa loro cenno di entrare.
- Ad esempio questo. - dice Bajyna.
DarkShield fa una smorfia interessata. - Beh, decisamente meno dispendioso che sfondare la porta con un Martello di Forza, come avrei fatto io. Approvo sentitamente.
- Grazie. - dice Bajyna, facendo un cenno con la mano - Dopo di voi, maestro.
DarkShield entra per primo, seguito da Bajyna, Mohamet e infine Ferianthalas.
- Scusa elfo, puoi chiudere la porta per favore? - domanda una delle guardie, a disagio. In tutto sono tre: due giovani e inesperte e una terza più anziana ma con l'aria di essere più agguerrita delle altre.
Ferianthalas si muove, a disagio. - Ehm... devo proprio? Voglio dire... questo posto necessiterebbe di un po' più di aria e luce... - borbotta.
Mohamet annuisce, cupo, annusando l'aria con fare sospettoso. - Anche a me non piacciono i luoghi chiusi... - commenta - sono... sono... come si chiama quella cosa?...
Ferianthalas socchiude gli occhi e se non fosse per la pelle nera avvamperebbe di vergogna. - Chi ha detto che non mi piacciono i luoghi chiusi? Sono un elfo nero, io! Sono cresciuto sottoterra! - tuona.
DarkShield solleva un sopracciglio. - Già. E per un elfo nero claustrofobico dev'essere stato terribile...
- Ecco la parola! - sorride Mohamet, schioccando le dita - Claunofobico!
- Al limite quella potrebbe essere la paura dei clown... - commenta Bajyna, distratta da un boccolo che non sembra boccoloso come dovrebbe.
- In verità quella è la coulrofobia. - puntualizza Ferianthalas, secco - E no, non sono claustrofobico. Solo... beh, non mi piacciono molto i luoghi chiusi, ecco tutto.
- Il che fa di te un claustrofobico. - insiste DarkShield, tetro - E vedo che sei parecchio ferrato anche in altri tipi di fobia. Posso chiedere come mai?
L'elfo incrocia le braccia sul petto, irritato. - Ho solo una cultura, a differenza di qualcun'altro, qui... - punta il dito verso Mohamet.
- E io che c'entro, adesso? - ringhia il mutaforma, snudando i denti. - Vuoi morire, orecchie a punta?
Un secco colpo di tosse ricorda loro dove si trovano e cosa erano venuti a fare. Voltandosi, incrociano lo sguardo perplesso e anche un po' seccato delle tre guardie. Tutte esibiscono un colorito pallido, labbra esangui e un paio di bei buchini sul collo, all'altezza della giugulare, vicino a un grosso succhiotto.
- Ehm... sorvolando su come avete fatto ad entrare... - chiede il più anziano - potremmo sapere esattamente perché siete qui?
DarkShield si schiarisce la voce. - Ehm... sì. Stiamo indagando sulla scomparsa delle principessa Cleofelia, e abbiamo motivo di sospettare che il vostro incidente di quella notte sia in qualche modo collegato.
- Non abbiamo avuto alcun incidente. - sbotta il più anziano, quasi tremando - E' stata una notte come tutte le altre.
- Mmm. E immagino che quei succhiotti ve li siate fatti a vicenda, vero? - commenta distrattamente Bajyna.
- E poi qui dentro c'è puzza di morto... - protesta Mohamet, avvicinandosi al volto di una delle guardie più giovani - Anche addosso a voi. Soprattutto addosso a voi. - ci riflette sopra un secondo, poi si gratta il mento - Vi siete rotolati nei cadaveri?
Le guardie si scambiano un'occhiata, poi il vecchio sospira.

Dieci minuti dopo i nostri eroi sono tornati in strada e si stanno guardando, perplessi.
- Una prostituta vampiro? - chiede Mohamet, dubbioso - E cosa sarebbe?
- Una puttana con la tariffa più alta. - spiega Ferianthalas, acido - E adesso che facciamo? Il fatto che sia stata una vampira non esclude che dietro ci fosse Mors Tua. 
DarkShield sospira, pensieroso. Sembra confuso. - Bah, sono ancora convinto che Mors Tua non c'entri un fico secco con tutta questa storia, ma in effetti non è la prima volta che l'Accademia si sbaglia e mi spedisce chissà dove per niente... oh, beh. Se dovessimo sbagliarci rischieremmo di andare incontro ad una splendida e asettica Morte, un occasione che non posso lasciarmi sfuggire! - mormora tra sé con l'espressione di un pazzo sul volto pallido - Potrebbe essere l'occasione di incontrare finalmente la mia amata! - ridacchia - Qualcuno di voi ha un'idea? Un'idea letale, possibilmente?
- Fammi capire, tu vuoi morire? - chiede Ferianthalas, con gli occhi sgranati.
- Esatto.
- E allora ammazzati, cosa aspetti?
Lui fa spallucce. - La Vera Morte disprezza coloro che non sono attaccati alla vita. Per Lei non esistono neppure. E poi, si sa, in amor vince chi fugge... - gongola il mago, fregandosi le mani ossute.
Gli altri si scambiano un'occhiata perplessa e anche vagamente impaurita. 
- Tu sei completamente pazzo! - mormora l'elfo nero, scuotendo il capo - E noi dovremmo affrontare Mors Tua in queste condizioni? 
- Sentite... - azzarda Bajyna - ...e se Cleofelia si fosse allontanata di sua spontanea volontà?
Gli altri tre rimangono basiti un istante.
- E perché avrebbe dovuto? E' una principessa, maledizione! - sbotta Ferianthalas - C'è persino qualcuno pagato per respirare al posto suo! Perché fuggire da una vita di agi?
- Anch'io sono figlia di un nobile di alto rango e posso assicurarvi che quel genere di vita fa schifo. Cleofelia è in età da marito e ho sentito dire in giro che il Re le stava organizzando un matrimonio.
- Ah sì? E con chi? - domanda DarkShield, nuovamente interessato al mondo dei vivi.
- Non saprei, un certo Conte dell'Est.
- Grigore, per caso?
- Sì, lui.
- Non è stato Mors Tua. - dice il necromante, serio - Ora ne sono sicuro. Non escludo che sappia del piano di Grigore, ma di sicuro non lo ha mandato lui.
Ferianthalas socchiude gli occhi. - Perché dovremmo dar retta ad uno squilibrato?
Lui solleva un sopracciglio. - Dal mio punto di vista gli squilibrati siete voi. Volete affrontare a tutti i costi il Signore delle Tenebre in persona quando vi dico che non c'è lui dietro la scomparsa della principessa?
Mohamet afferra un lembo della tonaca di DarkShield e tira leggermente, per attirare l'attenzione.
- Non ora, fido. I grandi stanno parlando.
- I grandi stanno parlando a vanvera. - commenta Mohamet - Sento un odore qui. Un odore che avevo sentito anche al castello. E va da quella parte. - dice, indicando la strada che si allontana dalla Capitale oltre la porta sud.

COSA FARANNO I NOSTRI EROI, ORA? PARTIRANNO COMUNQUE VERSO IL COVO DI MORS TUA PERCHE', DICIAMOCELO, GLI EROI DOVREBBERO COMBATTERE IL CATTIVO PRINCIPALE E NON UN QUALCHE TIPO DI SFIGATISSIMO CATTIVO SECONDARIO O SEGUIRANNO I SOSPETTI DI DARKSHIELD, IL FIUTO DI MOHAMET E L'INTUITO FEMMINILE DI BAJYNA? QUALE SARA' IL PROSSIMO PASSO NELL'INDAGINE? 

SCEGLIETE VOI!!

E RICORDATE CHE LA SCELTA PUO' SEMBRARE OVVIA, MA NON SI PUO' MAI SAPERE DOVE POSSANO CONDURCI ANCHE LE DECISIONI PIU' FOLLI! QUALUNQUE COSA SCEGLIERETE DI FARE DETERMINERA' LO SVOGLIMENTO DELLA STORIA, NON CI SONO SCELTE GIUSTE O SBAGLIATE (FORSE)!! DOVE ANDRANNO A FINIRE I NOSTRI EROI? LA COLPA SARA' SOLO E SOLTANTO VOSTRA! MUAHAHAH! 

E ORA SOTTO CON I VOTI!!!!




"Ci sarò io dietro a tutto questo? Venite... venite che ne parliamo comodamente a cena..."
 Mors Tua

giovedì 20 settembre 2012

Partenz... ehm... no, scusate... INDAGINI!

Il briefing con Archibald è durato meno del previsto, soprattutto considerata la temporanea infermità di quest'ultimo. La sola vista dell'elfa Bajyna ha provocato nel povero Segretario una ricaduta e la riunione si è conclusa con la consegna di un plico di fogli, una calorosa stretta di mano e un portone sbattuto in faccia.
I quattro hanno aperto il plico, hanno letto il contenuto e poi si sono seriamente domandati se non fosse più salutare fuggire nella notte e non farsi mai più rivedere.
- Sul serio? - chiede Ferianthalas, accovacciato come una gargolla su un muretto di pietra ricoperto di edera che da sulla piazza principale - Sei sicuro che ci sia scritto proprio questo?
DarkShield solleva un sopracciglio sottile e sospira. - Sono un mago. Se non avessi saputo leggere difficilmente mi sarei mai diplomato...
Bajyna fa spallucce. - E allora che problema c'è? Vediamo se ho capito bene: dobbiamo solo viaggiare verso est, superare lo Spacco, penetrare nel Lato Buio, trovare il quartier generale di Mors Tua e liberare la principessa dalle Segrete della Morte da cui nessuno è mai uscito vivo, giusto?
- Solo? - domanda il mago.
- Beh, mi sembra un'impresa piuttosto scontata. - mimimizza lei - E inutile, pure. Oggigiorno noi principesse ci salviamo da sole, lo sapete? Non abbiamo più bisogno di principi, eroi, barbari villosi con l'ascia bipenne e via dicendo. Siamo indipendenti. Oggi siamo noi a salvare qui maschietti mollacchioni e non viceversa.
- Oh, sì, ne ho sentito parlare! - interviene Mohamet con foga ed entusiasmo - Si chiama concimazione! E' una cosa che gli viene alle donne a un certo punto. Non sopportano più che è il maschio che comanda, si concimano e fanno finta che non è più il maschio che comanda!
- Emancipano. - corregge Bajyna con un sospiro - Si dice emancipazione, ma... sì, il concetto è grosso modo quello, a parte il fatto che non facciamo affatto finta. - spiega, con una nota di biasimo nella voce -Sono certa che la principessa Cleofelia ne verrà fuori da sola, ma se la missione è questa mettiamoci il cuore in pace e le gambe in spalla. Prima finiamo e prima potrò tornare al mio soggiorno di bellezza alle Terme di Buratius.
- E andiamo a tuffarci così, come un branco di imbecilli, tra le braccia di Mors Tua? - domanda l'elfo, arricciando il labbro per lo sdegno. Uno sdegno rivolto a nessuno in particolare, ma equamente distribuito ai presenti, al mondo intero e probabilmente anche alla sfera del divino - Sapete quello che si dice in giro su di lui? Che non è un classico Signore del Male, che non segue i cliché e i comportamenti tipici degli altri cattivi. Mors Tua ti sorprende. Se andassimo da lui impreparati finiremmo a fare gli zombie nel suo esercito, datemi retta.
- BLEAH... gli déi mi scampino... - commenta DarkShield, disgustato - Quello che mi turba è un particolare importante che sembra essere sfuggito ai più...
- ... intendi il fatto che non ci sia uno straccio di prova che induca a pensare che il colpevole sia Mors Tua? - lo interrompe Ferianthalas, distratto dal fondoschiena di due nobildonne a passeggio.
- Invero. - conferma DarkShield, grattandosi il mento affilato - Ma non è solo questo. Le guardie alla porta Sud sono state trovate due giorni fa, il mattino dopo la scomparsa della principessa, nel loro gabbiotto, storditi e dissanguati, come se fossero incappati accidentalmente in un raduno di avvocati. A quanto pare nessuno a palazzo ha collegato i due avvenimenti, ma vista l'intelligenza media della nostra nobiltà e il fatto che Storm Brave sia stato licenziato non mi stupisce affatto.
- E anche se fosse? Questo non implica che il colpevole sia qualcun'altro. - insiste l'elfa - Insomma... Mors Tua è l'Araldo del Male, no? Il cattivo è lui. E ha decine di tipi diversi di mostri sotto il suo controllo. Non credo che invocare un paio di vampiri sarebbe un problema...
Mentre discutono i quattro si avviano lungo la strada principale che taglia in due la Capitale, poi piegano verso sud, passano attraverso il quartiere mercantile e si ritrovano alla Porta meridionale.
- ... Ho capito dove vuoi arrivare, stupida elfa ossigenata! - sbotta Ferianthalas, che non ha smesso un secondo di discutere con Bajyna - Quello che dico è che partire per il Lato Buio senza una prova o un piano del cavolo non solo equivarrebbe ad un suicidio, ma probabilmente sarebbe un'inutile sfacchinata! Dobbiamo prima indagare un po' qui in Città. Accertarci che Cleopatra...
- Cleofelia... - tossicchia DarkShield.
- ... che Cleofelia sia stata effettivamente rapita da Mors Tua e solo poi partire per questa estenuante e, vorrei ricordare, non retribuita avventura. Diamine solo a me sembra la cosa più logica da fare? - si guarda intorno, cercando consensi. Mohamet però è intento ad assaggiare alcuni muschi grigi che crescono sulla parete sud delle mura e che, a giudicare dalla sua espressione, devono essere o molto aspri o decisamente disgustosi; Bajyna è entrata automaticamente in modalità Qualunque-Cosa-Tu-Dica-Mi-Interessa-Meno-Delle-Mie-Unghie, tipicamente femminile, e DarkShield sta bussando sonoramente alla porta della guardiola, con la testa del suo bastone.
- Non è stato Mors Tua. - commenta il mago, gelido.
Ferianthalas incrocia le braccia sul petto e solleva un sopracciglio. - Quanta sicurezza. Siamo pieni di certezze in questo gruppo, eh? E cosa te lo fa credere?
- Come ho già detto al Re, sono informazioni riservate. E comunque un rapimento così sottotono è troppo poco teatrale per uno come Mors Tua.
- Ah, sì? E che ne sai tu del suo stile?
- Sono un Negromante, certe cose le devo sapere. Se fosse stato lui il colpevole avrebbe inviato un gigantesco drago zombie fiammeggiante, avrebbe sfondato la parete della camera da letto della principessa e prima di portarla via avrebbe fatto uno o due giri del palazzo ridendo come un ossesso, solo per gongolare.
- Da come lo descrivi sembra uno psicotico...
- Fidati, in confronto a lui uno psicotico è il paradigma dell'equilibrio. E la risata... - rabbrividisce visibilmente - dovresti sentire la risata...
In quel momento un soldato terrorizzato apre di poco l'uscio della guardiola e li scruta con sospetto, soffermandosi per alcuni lunghi ed estenuanti secondi sul corpo di Bajyna.
- Sì? Cosa volete? - sussurra il soldato, visibilmente tremante - Abbiamo da fare, qui, perciò non posso stare a parlare...
- Perdonate... ungh... buon uomo. - borbotta DarkShield, ingoiando lo sdegno - Siamo inviati del Re e dobbiamo interrogarvi su quanto accaduto tre notti fa.
- Notte? Non ricordo nessuna notte! - sbotta l'uomo, sgranando gli occhi in preda al terrore - No, no! Nessuna notte! Sono anni che non ne vedo una. Niente notti e niente donne pallide! E' chiaro? E ora sparite!
La porta si richiude con uno schianto e i quattro si scambiano uno sguardo.

Le guardie non vogliono aprire? Peggio per loro, vorrà dire che ci penserà uno dei nostri eroi a guadagnarsi un ingresso trionfale nella guardiola! Sì, ma... CHI? 

TUTTI LORO HANNO I POTERI E LE POSSIBILITA' PER FARLO, MA CHI SARA' IL "FORTUNATO"?

Votate nei commenti come al solito!!

E ricordate: i signori Stefano, Riccardo, Massimo e Mattia (coloro che hanno fornito i nomi dei nostri quattro eroi) possono suggerire un corso d'azione per il loro personaggio se questi dovesse vincere la competition!