martedì 10 febbraio 2015

In Missione per Conto dell'OverGod 3

I Corgi sono senz'altro guardie migliori delle nostre...


Bentrovati, fastidiosi insetti della gleba. Oggi sono particolarmente di buon umore, perché devo pubblicizzare una storia di Clara e non di quel rimbesuito con l'arpa. 
L'avventura di Anandiah e di Muriel entra nel vivo! Riusciranno i nostri angelici eroi a infiltrarsi nelle nostre prigioni senza essere visti? O come al solito finirà in un'insensata strage di guardie? Con Muriel nei paraggi, non è una possibilità da scartare. (Nota a margine: ricordarsi di indagare presso le prigioni. Mi passano queste storie come "lavori di fiction", ma sono così particolareggiate che non vorrei che qualcuno fosse REALMENTE entrato dove sono tenuti i detenuti. Ci faremmo una figura pessima, dannazione!)
Ehm... dov'ero rimasto? Ah, sì. E' con grande piacere che vi presento, dunque, il terzo episodio di "In Missione per conto dell'OverGod"!
Divertitevi quei cinque minuti e poi di corsa a zappare, capito? Quelle zolle di terra dura e arida non si dissodano mica da sole.

Vostro agricolo,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re.


 CAPITOLO 3: MISSIONE INFILTRAZIONE
(Il Paradiso sarà una gabbia di matti, ma anche le prigioni di Centria non scherzano)


di Clara

- Ricapitolando, che cosa dovete fare voi ora?
Anandiah ricevette in risposta due sguardi ugualmente offesi, benché da altezze molto differenti.
- Non ho ancora capito perché non possiamo seguire il mio piano.- puntualizzò Muriel.
- Perché...- cominciò l'altro angelo, poi fece un respiro profondo ed aggiustò il tiro:- Perché fare irruzione nel posto di guardia ad ali spiegate e spade sguainate, radere al suolo il covo di corruzione e sterminare tutti i servitori del male che non si pentono alla vista dello splendore dell'OverGod, per quanto soddisfacente e tradizionale possa sembrare, potrebbe mettere in allarme chiunque stiamo cercando. Oltre ad assicurarci l'ostilità di tutta la città, come se non avessimo già abbastanza ostacoli da superare.-
Sul serio, lo aveva già spiegato. Ripetutamente. Stava iniziando a prendere in considerazione un disegnino illustrativo, ma aveva il timore che avrebbe solo peggiorato la situazione.
- E perché il mio piano non va bene?- intervenne Jess con un'espressione imbronciata.
- Perché è esattamente identico al suo piano, hai solo sostituito "servitori del male" con "sbirri bastardi".- ribatté Anandiah. La coincidenza di vedute tra un angelo con qualche millennio alle spalle ed un bambino umano era preoccupante, ma era qualcosa su cui ponderare in un altro momento. Ora non ce n'era il tempo... motivo per cui aveva optato per il piano più discreto e diretto. Intrufolarsi nel posto di guardia sfruttando i propri poteri angelici per nascondere la propria presenza agli umani, interrogare il testimone ed andarsene senza che nessuno notasse nulla.
E pregare l'OverGod che nel frattempo il suo collega se ne stesse tranquillo e senza fare danni in quell'edificio così convenientemente abbandonato vicino dal posto di guardia, e che entro il suo ritorno il piccolo umano si fosse annoiato al punto da abbandonare l'indagine. Non nutriva grandi speranze per nessuna delle due cose, ma un angelo era tenuto per natura a credere nei miracoli.
Qualche minuto più tardi, Anandiah stava di fronte al posto di guardia, assorto nella complicata operazione di calibrare la propria aura in modo che occultasse la sua presenza. Era da parecchio che non lo faceva, ed anche all'epoca in cui aveva svolto regolarmente missioni su quel Piano, non era mai stato lui l'esperto delle operazioni in incognito. Sarebbe stato tutto molto più semplice se ci fosse stata ancora la sua vecchia squadra...
No, meglio di no. Quella linea di pensiero iniziava così e finiva in Rieducazione, cosa che era riuscito ad evitare fino a quel momento e che in una crisi potenzialmente apocalittica era meglio continuare ad evitare. Con un sospiro, Anandiah si diresse con calma attraverso l'ingresso spalancato del posto di guardia.

***

E' opinione comune che, nei posti di guardia, "una giornata tranquilla" significhi una giornata senza omicidi irrisolvibili, serial killer psicopatici in giro per le strade, invasioni di zombie o cose che esplodono. Nei vari posti di guardia di Centria, "giornata tranquilla" significava soprattutto "giornata in cui il capitano Asmodella è impegnata altrove".
Quella era una giornata tranquilla, e quindi quattro degli uomini in servizio al posto di guardia erano occupati in un'attività che allenava le loro capacità di riflessione, strategia e comprensione delle tattiche nemiche. Insomma, una partita a carte. Il quinto stava maledicendo la sorte che gli aveva fatto perdere la partita precedente, costringendolo ad accompagnare in giro per le celle un'indesiderata visitatrice.
Le celle, come da millenaria tradizione, erano solidi cubicoli di pietra con sbarre, e feritoie da cui la luce del sole illuminava flebilmente giacigli di paglia sporca, graffiti più o meno fantasiosi, criminali, ubriachi, e gente che era finita lì per sbaglio. Quasi tutti erano convinti di appartenere all'ultima categoria, anche se tra sé ammettevano che lo sbaglio era stato non corrompere le guardie giuste prima del colpo.
Sorella Elizaveta dell'Ordine di Thorm, che stava distribuendo panini, zuppa e panni caldi ai prigionieri, era beatamente avvolta dal calore del Dovere di Misericordia verso i Miserabili, e quindi ignara delle occhiate disperate che il soldato suo accompagnatore lanciava al tavolo da gioco dei suoi compagni. Ed altrettanto ignara delle lamentele dei prigionieri.
- Se volevate avvelenarci potevate risparmiarvi la fatica di tenerci qui!-
- Che dovremmo farcene di questo pane? Usarlo per stordire le guardie?-
- Ehi, sto parlando con te, vecchia strega!-
Il calore del Dovere di Misericordia verso i Miserabili lasciò il posto al gelo, mentre occhi d'acciaio fissavano l'ultimo prigioniero che aveva parlato. Costui si ritrovò a tremare, mentre la sua mente ritornava all'infanzia, a righelli sulle dita e ore immobili sui ceci.
Perché molti di coloro che ora erano criminali recidivi, un tempo erano stati semplici monelli di strada, erano passati per l'orfanotrofio delle Pie Sorelle di Thorm, ed avevano subito l'Ira Divina incarnata nella piccola, solida, leggermente baffuta figura dell'anziana sorella Elizaveta.
Una voce rauca dalle lunghe ore di preghiera e di insegnamento spiegò:- Le streghe sono femmine spregevoli, nemiche di Thorm e di tutto ciò che è buono e giusto. Paragonare una fedele servitrice della sua volontà ad una delle sue più disgustose avversarie è un peccato. Dovrei lavarti la bocca col sapone, piccolo monello.-
Il piccolo monello, che aveva quaranta anni e quattro omicidi alle spalle, chiese scusa con voce sommessa, mentre tutti gli altri scoprivano d'improvviso il fascino delle pareti o del pavimento.
E nel frattempo un angelo accuratamente occultato scivolava inosservato alle spalle della compagnia, diretto verso la cella più lontana dall'ingresso, ed il suo singolo occupante.
La descrizione di Jess era stata piuttosto semplice: "sui trenta anni, penso. Capelli scuri, anche se sotto quello sporco potrebbe essere qualsiasi cosa. Ed è più folle di un mago che ha sbirciato negli Abissi oltre il Tempo e lo Spazio... dicono. Mai provato. Comunque lo mettono sempre nella cella in fondo, così non ci sono casini."
In effetti, l'individuo che si trovava di fronte all'angelo poteva avere sui trenta anni, ed aveva i capelli scuri. Era anche molto occupato a borbottare tra sé. Sul pavimento intorno a lui erano sparsi stracci e carte spiegazzate, ricoperti di diagrammi e scarabocchi.
Anandiah attese ancora qualche minuto, il tempo sufficiente perché la suora se ne andasse, portando con sé una guardia molto sollevata, poi entrò nella cella. Sbarre e chiavistelli non erano un problema per una creatura eterea, soprattutto una che aveva passato gli ultimi anni ad evitare di rimanere incastrata e stritolata nei meccanismi delle Ruote del Paradiso.
La pagnotta che d'improvviso lasciò le mani del prigioniero borbottante, diretta verso la sua testa, avrebbe invece potuto essere un problema se non si fosse chinato a schivarla.
L'angelo rimase interdetto: l'umano non avrebbe dovuto essere in grado di vederlo, figuriamoci di attentare alla sua testa con quella specie di alimento. L'umano in questione si stava nel frattempo rannicchiando in un angolo, raccogliendo intorno a sé quanti più poteva degli appunti sparsi sul pavimento. Senza smettere di borbottare.
- Lo sapevo, lo sapevo che avrebbero mandato qualcuno prima o poi. So tutto, cosa credi? Credete di potermi fare tacere così? Oh, hanno detto che ero pazzo, hanno detto che mi stavo immaginando tutto, ma sapevo che era così! Io lo sapevo!-
Anandiah avrebbe tanto voluto sapere cosa quel Thomas sapeva, ma al momento era troppo impegnato a controllare che nessun altro fosse stato richiamato dal rumore. Per sua fortuna, nessuno sembrava averci fatto caso.
- Non mi hanno voluto credere quando ho raccontato del complotto, anche se le prove erano proprio sotto i loro nasi! Sono coinvolti, tutti coinvolti, dal re alle guardie ai mendicanti ai sacerdoti a... a tutti! Questa guerra contro i nani? Pfff, ma chi ha mai sentito parlare di una guerra contro i nani? La mobilitazione dell'esercito è solo una scusa per distrarre il popolo dalle vere macchinazioni dietro le quinte, ecco cosa è! Perché nessuno sappia cosa sta succedendo davvero!-
- Ehm... e che cosa sta succedendo davvero, di grazia?- si intromise Anandiah, guardandosi attorno con cautela. Sulle carte rimaste sul pavimento, la parola "complotto" si ripeteva con allarmante frequenza, in genere cerchiata o sottolineata.
Thomas gli rivolse uno sguardo sospettoso:- Lo sai. Sei uno di loro, no? Perché saresti qui altrimenti? Oh, finché nessuno credeva a tutte le mie prove, e non capisco perché non ci credessero, era tutto così evidente... ma quello che ho visto la notte scorsa, quello non volete che lo racconti a nessuno, vero? Non sono ancora sicuro di come rientri nel vostro piano, ma so che è colpa del complotto!-
Nell'angelo si stava cementando il sospetto che ricavare le informazioni che cercava sarebbe stato più complicato del previsto. Decise di provare con un approccio molto diretto.
- Non so nulla di nessun complotto, Thomas. So solo che il cadavere di un angelo è stato ritrovato in un vicolo di questa città, e che tu l'hai visto. Devo scoprire chi è il colpevole.-
- Oh, davvero? E da quando i membri del complotto si mettono a cercare i colpevoli invece di coprire gli omicidi?-
- Da quando non sono un membro del complotto?- suggerì Anandiah con scarsa speranza:- Ascolta, hai ragione quando dici che in questa città si sta svolgendo qualcosa di strano. Hai visto un angelo morto in quel vicolo, ed ho bisogno di saperne di più. D'altra parte, se davvero fossi un membro di questo non meglio definito complotto, saprei già tutto... e quindi se anche me lo raccontassi non cambierebbe nulla, giusto?-
Thomas sembrava ancora poco convinto, ma era evidente che una parte di lui voleva raccontare tutto. Probabilmente non erano molte le persone a chiedergli di continuare i suoi discorsi.
- Beh, quello era un buon posto per dormire. Asciutto, tranquillo. Lontano dal casino, dalla gilda dei mendicanti... ehi, tutta quella storia che è successa nelle fognature? Se ne sentono di tutti i colori, ma io dico che è tutta una copertura. E' stato l'esercito. Hanno dei reparti speciali che...-
Anandiah tossicchiò:- Sono sicuro che è molto importante, ma potremmo prima finire la parte sull'angelo, per favore?-
- Va bene, va bene. Insomma, stavo per addormentarmi quando ho sentito dei rumori nel vicolo. Mi sono sporto da una delle finestre, ovviamente restando nell'ombra, non ho intenzione di scomparire come tanta altra gente in questa città. Tutto quello che c'era era una sagoma accasciata sul fondo di quel vicolo, immobile. All'inizio avevo pensato che fosse qualche ubriaco, così mi sono avvicinato per... ehm... vedere se potevo essere d'aiuto...-
Magari alleggerendolo di cose fastidiose come la giacca o il portafoglio, era il messaggio sottinteso che Anandiah decise di ignorare. Se avesse voluto occuparsi di questioni di moralità, quella missione non sarebbe più finita. Il che gli faceva venire in mente, che era meglio sbrigarsi prima che Muriel decidesse di lanciare una crociata contro l'intera città.
- Ed è stato a quel punto che ho visto che non era umano. O un nano. O una creatura che sia normale vedere in questa città. Era un angelo, con tanto di ali! Ed a quel punto sono scappato via.-
- Perché?-
- Perché era un angelo!-
Anandiah era sinceramente confuso. Non era aggiornato sull'umanità in questo periodo, ma era quasi certo che non fossero tenuti a scappare via alla vista di un angelo. Il fatto che probabilmente, in molti casi, avrebbero fatto meglio a farlo era tutto un altro discorso.
- E quindi?-
Thomas sbuffò:- Si vede che voi membri del complotto non passate molto tempo tra la gente, vero? Preferite manipolare tutti dall'alto. Beh, se sapeste qualcosa di cosa sta davvero succedendo...-
Credevo che il complotto sapesse tutto, si trattenne dal commentare l'angelo.
- Gli angeli sono cattive notizie, di questi tempi. Come qualsiasi cosa che abbia a che fare con un qualsiasi dio. Ci sono stati degli attacchi contro templi, conventi... dannazione, hanno anche avuto il coraggio di fare irruzione all'orfanotrofio delle Pie Sorelle di Thorm. La vecchia streg... sorella Elizaveta è ancora sconvolta, è per questo che oggi era così buona.-
Anandiah confrontò l'ultima frase con l'immagine dell'anziana donna appena passata, e decise di non indagare oltre.
- Non i grandi templi, ovvio. Solo quelli di cui non importa a nessuno ai livelli alti, ed in questa città ce ne sono parecchi. Ma ho preferito non correre rischi, anche perché avevo già un... lavoro da fare. E poi c'è stato un equivoco con le guardie e sono finito qui.-
- Non hai visto nessun altro in quel vicolo? Magari qualcuno che si allontanava?-
- No, nessuno. Insomma, a parte un marmocchio che conosco che stava cercando un posto dove dormire, ma l'ho avvertito, e se mi ha dato retta se ne è stato alla larga...-
- Jess?-
Thomas sospirò:- Non se ne è stato alla larga, vero? Quel piccoletto è ovunque ci siano guai.-
- In ogni caso, sta bene.- lo rassicurò Anandiah, sperando di avere ragione, e sorvolando sul fatto che si trovava probabilmente in compagnia di un angelo dalla testa dura e dalla spada facile.
- Oppure lo avete già fatto sparire come tutti quelli che scoprono qualcosa del vostro complotto, eh? Hai intenzione di fare sparire anche me adesso, o solo di ammazzarmi? Ma non riuscirete a far tacere la verità per sempre! Il marcio di questa città non... non...-
L'uomo oscillò per qualche secondo, poi si accasciò a terra. L'angelo gli si avvicinò, con una punta di preoccupazione, che svanì appena si rese conto che stava solo dormendo. Dopo una breve attesa Anandiah uscì dalla cella e poi dal posto di guardia, invisibile ed indisturbato, riflettendo su quello che aveva appena sentito. C'era qualcosa che non quadrava, ma non riusciva ancora a mettere a fuoco cosa.
Parlando di mettere a fuoco, perché, in nome dell'OverGod e delle sue schiere, l'edificio dove aveva lasciato Muriel ed il bambino era in fiamme?

Questa volta non c'è una scelta da compiere per i nostri personaggi... ma per i lettori c'è lo stesso, sennò che gusto c'è? Per il prossimo capitolo, avete tre possibilità:

1) Scoprire subito perché l'edificio è in fiamme, ossia cosa è successo mentre Anandiah stava cercando di fare il suo lavoro. Perché lasciare un fanatico a rischio di shock culturale, una spada fiammeggiante ed un marmocchio con evidenti tendenze criminali nella stessa stanza senza supervisione non è mai sembrata una buona idea.

2) Che cosa sta succedendo nel frattempo in Paradiso? Un capitolo che ci insegna da chi Anandiah ha imparato la pazienza con i colleghi meno flessibili. E da chi Muriel ha imparato a propugnare l'irruzione armata come soluzione a tutto.


3) Dal momento che abbiamo introdotto un personaggio nuovo, tanto vale sfruttarlo. Sorella Elizaveta ci fornisce il suo punto di vista, qualche informazione in più sui misteriosi furti... e Anandiah potrebbe non essere passato così inosservato come credeva.


"- E tu che hai fatto per finire qua dentro, topo?" - chiese McBride.
- Duplice omicidio e contrabbando di Gorgonzola. Ma i miei avvocati mi tireranno fuori presto, ci puoi giurare..."

L'immagine delle guardie Corgi è di Silverfox 5213
L'immagine della prigione è di SybariteVI