venerdì 31 maggio 2013

Rave di Morte, di Mario Gazzola: Una Recensione dalle Tenebre!



Bentrovati, ignobili insetti. Ancora una volta il qui presente Mors Tua ha deciso di intervenire di persona sulla vostra ridicola bacheca per recensire alcune opere di un autore che, come pochi altri, sa trasmettere l'orrore e la disperazione che tanto piacciono a noi dell'Imperium.
Quest'oggi parleremo di Rave di Morte, primo romanzo di Mario Gazzola, edito da Mursia. Un viaggio allucinante in un futuro prossimo che rispecchia la naturale evoluzione di quanto di peggio possiamo osservare oggi nella società umana dell'Altrove. Gazzola intreccia un'oscura vicenda di messaggi subliminali, pirateria musicale e brutali omicidi, sullo sfondo di un'America che sembra scavata in una trincea. Continui attentati terroristici tengono la popolazione paralizzata in una paura stordente che genera follie, mostruosi abomini sociali e cinica indifferenza, mentre le multinazionali diventano veri e propri Stati nello Stato, mafie dotate di tecnologie, armamenti ed eserciti di sicari che partecipano attivamente al reclutamento di nuova carne da cannone per le numerose guerre che l'America combatterà anche in futuro, prima fra tutte la Quinta Campagna Irachena.
Il protagonista, Lester Peels, è un giornalista musicale che riesce a mettere illegalmente le mani sul master superprotetto del nuovo disco di Yorki Amor, la stella emergente della canzone. Tuttavia ascoltandolo attentamente si accorge che in sottofondo ci sono suoni misteriosi che non dovrebbero esserci. Invischiato in qualcosa di molto più grande di lui, Lester viene arrestato e gettato come un rifiuto in un enorme carcere a cielo aperto che pare una versione dantesca della New York di John Carpenter, dove gruppi settari di mostruosi criminali vagano, perduti nella loro follia, predando su quanti sono così sventurati da finire in quell'inferno nell'inferno. Dopo soltanto un giorno di permanenza nel carcere Lester si rende conto che l'unico modo di uscire da lì e sopravvivere è arruolarsi nei Marines. Ciò equivale praticamente a firmare la propria condanna a morte in un paese straniero, ma il protagonista della storia di Gazzola non ha scelta. Meglio rischiare e sopravvivere un altro giorno che morire certamente tra le rovine del carcere.
Nemmeno io sono così malvagio da rovinarvi il finale bomba di questo romanzo così avvincente. Alle vicende del protagonista si alternano quelle di un comprimario femminile con cui il nostro giornalista condividerà solo pochi momenti dell'intera storia: la stessa Yorki Amor, autrice in fuga dell'ossessivo brano patriottico che sta al centro di tutta la vicenda.
Il futuro dipinto da Gazzola appare realmente disturbante a causa delle analogie con il mondo attuale di voialtri miserabili esseri umani. Chiunque di voi lo leggerà non potrà non provare un brivido nella consapevolezza che quel futuro potrebbe davvero essere dietro l'angolo, con tutta la sua inarrestabile e soverchiante carica di follia, la sua riduzione dell'essere umano a mero strumento in un mondo sull'orlo del baratro.
Diverse sono le tematiche che il romanzo affronta, sia direttamente che indirettamente: le luci e le ombre dell'industria discografica, che l'autore conosce molto bene essendo stato egli stesso un giornalista musicale; lo stato costante di paura che serve a tenere docile la popolazione e quello di guerra che ha ormai perso ogni significato ma che nonostante questo continua ad infuriare e a venire alimentato come parte del Sistema di potere, come in 1984 di Orwell; il velo sottile che separa uno stato di civiltà da uno in preda al caos e come questo possa spezzarsi senza far troppo rumore, nell'indifferenza generale; la solitudine del singolo nella sua lotta individuale e fondamentalmente senza speranza contro gli ingranaggi che vorrebbero schiacciarlo.
Ah, provo una diabolica soddisfazione solo a parlarne. Tutti argomenti che personalmente imporrei di studiare nelle nostre scuole, se non le avessi gia fatte chiudere per far lavorare i bambini in miniera.
Questo Gazzola sarebbe un'ottima fonte di idee per migliorare la qualità della mia tirannia, anche se poi temo che dovrei darlo in pasto ai miei draghi zombie per via di quella fastidiosa vena di critica al Potere che si legge tra le righe dei suoi romanzi. Forse il suo unico difetto, dal mio punto di vista. Oh, beh, nessuno ci vieta di ammazzarlo e poi resuscitarlo come non-morto. Magari ne risentirebbe un po' la vena creativa, ma sarebbe senz'altro più docile. Abbiamo zombie-guerrieri, zombie-cuochi, zombie-falegnami, ma nessuno zombie-scrittore. Per ora.

Procuratevi subito una copia di Rave di Morte, quindi. Lo trovate ad un prezzo abbordabile anche per voi miserabili pezzenti e posso assicurarvi che vale molto più di quello che costa. Fantascienza social-musicale d'alta qualità! Ora vi saluto con il consueto, disgustato disprezzo che riservo alle nullità che non sono fastidiose a sufficienza da meritare l'intervento del boia imperiale.

Odiosamente vostro,

MORS TUA



Mario Gazzola (prima della trasformazione in zombie)



mercoledì 29 maggio 2013

Una Succube è per Sempre. E' il Sempre che dura poco.

Vieccoci, cavi amici. Come sempve il vostvo Vomualdo è giunto pev infovmavvi sugli ultimi accadimenti viguavdo l'evoica squadva di soccovso che nella sua vicevca è finita più fuovi stvada di un Vange Vovev. Nella locanda di Nevonia la situazione pvecipita e i nostvi vimangono intvappolati al suo intevno con una succube fuvibonda. Fevianthalas è gvavemente fevito e Mohamet deve decideve in fvetta cosa fave. Avete votato ed ecco il visultato delle vostve scelte!

dai Canti del Bardo


DarkShield si sente afferrare per le spalle da mani abituate a fare braccio di ferro con i gorilla e la sua concentrazione va a farsi benedire in un battito di ciglia. Mentre Mohamet Al lo trascina ancora scalciante nella locanda, il necromante osserva con orrore la propria barriera svanire come nebbia nel vento. L'orda di Oscuri si riversa nella strada come un fiume di metallo, rabbia e povertà intellettuale.
- Che fai, sei pazzo? Quel pezzo di legno non reggerà - grida DarkShield. Il druido richiude la porta e poggia la schiena contro di essa, puntellandosi.
- Tu fida di me. Io altra idea geniale.
- Ma bene. Se la tua intelligenza fosse un decimo della tua modestia mi sentirei tranquillo. - sospira l'altro, guardandosi intorno con il naso arricciato in cerca della fonte di quell'odore nauseabondo che permea l'aria. La collezione di liquami pregiati di Golg.
- Tu aiuta elfi a difendere da donna con periodo, io occupa di tenere fuori i bruti.
- Donna con periodo? - domanda DarkShield, confuso.
Un grido acuto lo fa voltare di scatto verso la scala. Ai suoi piedi l'elfa Bajyna sta lottando con tutto le forze per impedire alla succube di infilarle una bottiglia rotta nella faccia.
- Non ti sopporto, maledetta puttana! Non ti sopporto! - ruggisce Rowena con gli occhi in fiamme, ormai priva di qualunque controllo - Nontisopportonontisopportonontisopportooooo!
DarkShield solleva un sopracciglio sottile, basito. - Oh. Ha usato i suoi poteri di nuovo, vero?
Alle sue spalle risponde un sonoro barrito che fa vibrare il suo stomaco come un sisma del sesto grado. I vetri delle finestre e quello che rimane della collezione di liquami di Golg si sbriciolano ed esplodono.
Il negromante rimane interdetto per qualche secondo di fronte all'enorme elefante seduto davanti alla porta. Il pachiderma lo fissa pieno di aspettativa e sembra aspettarsi un commento positivo di qualche genere sulla propria genialità.
DarkShield sospira, scrolla le spalle e si volta sui tacchi, creando un paio di tappi di forza per le orecchie che lo isolino dagli insistenti barriti di protesta di Mohamet. Dietro il bancone semidistrutto il polpo è fermo e fissa innanzi a sé con sguardo istupidito. Ai suoi "piedi", riverso a terra in una pozza di melme di diverso colore e annata, l'elfo nero lo saluta con un cenno della mano. Stupidi elfi, pensa il negromante, si comportano in modo cool anche se rischiano di morire...
In quel momento s'ode nuovamente uno strillo e senza scomporsi DarkShield fa un passo indietro per evitare di venir travolto da Bajyna, che è stata lanciata dalla succube oltre il bancone.
Il mago si volta verso la demonessa ansimante e tossicchia, imbarazzato.
- Ehm... perdonatemi signora - dice - mi rendo conto che qualunque cosa dirò non attraverserà la dura corteccia di odio che in questo momento permea il vostro cervello, ma vorrei rassicurarvi del fatto che non sono un amante del combattimento tout cour, sebbene nutra una certa predilezione per la Morte. Posso suggerire di sederci e bere qualcosa?
Inspirando ed espirando come un mantice, i denti digrignati e gli occhi in fiamme, Rowena si china e solleva la gigantesca spada del demone ucciso da Ferianthalas, con ancora tutto il braccio attaccato.
- Spostati - rantola - devo uccidere quella sguadrina...
La sguadrina in questione si solleva dolorante da dietro il bancone e subito la demonessa avvampa nuovamente d'ira.
- Lady Bajyna, volete rimanere nascosta un altro po' dietro il bancone? Se la succube vi vede la sua attenzione si concentra su di voi e ho bisogno che la tenga su di me, invece. Voglio tentare un esperimento scientifico.
Senza farselo ripetere Bajyna sprofonda lentamente dietro i rottami del bancone e inizia a strisciare verso Ferianthalas.
Nel frattempo gli Oscuri si sono ammassati contro la porta e stanno spingendo per entrare, ma anche per un intero esercito non è facile spostare un elefante che siede a peso morto davanti all'uscio. Alcuni stanno cercando di incunearsi nelle piccole finestre, ma essendo l'orco l'elemento più minuto dell'esercito di Mors Tua e considerando l'estetica ridondante e piena di spunzoni delle armature d'ordinanza, tutto quello che riescono ad ottenere è di incastrarsi senza rimedio nei telai, rimanendo lì a ruggire, impotenti.
- Vieni fuori di là, maledetta ladra di uomini. Te lo do io il fascino elfico... - sbava la succube, cercando di aggirare DarkShield.
Il mago si frappone davanti a lei a braccia aperte, ma con una certa eleganza, come se la stesse invitando a sedersi.
- Su, milady, per favore. Comportiamoci civilmente. Non vorrete rifiutare l'invito di un gentiluomo...
Quella frase pare colpire Rowena, perché la demonessa abbassa lievemente l'arma e sgrana gli occhi, fissando un punto lontano come se stesse ricordando.
- L'invito... di... di un gentiluomo?
- Certo. Vi ho notata appena sono entrato. La figura, il portamento... spiccate sopra ogni altra donna, qui.
Fortunatamente la succube non sembra lucida a sufficienza per obiettare che a parte lei e l'elfa lì dentro ci sono solo due uomini, un polpo e un elefante (entrambi maschi, per giunta).
- Ehi, ti ho sentito, sai? - ringhia Bajyna da dietro il bancone - Vorresti dire che quella belva sbavante è più bella della sottoscritta?
Nell'udire nuovamente la voce dell'elfa, Rowena solleva la spada e ruggisce. - Dov'è quella svergognata? Voglio sbudellarla con le mie stesse mani...
- No, no, no, no, no. - interviene nuovamente DarkShield con voce suadente - Lasciate stare quelle fastidiose voci di sottofondo, guardate me. Solo me, per favore. Avete due splendidi occhi, sapete?
Lei lo scruta confusa, con i suoi "splendidi" occhi dilatati e iniettati di sangue. - Beh... voi dite?
- Mai stato più sincero. - mente lui - La vostra grazia nel maneggiare quella mannaia mi ha colpito subito. Vogliamo sederci e bere qualcosa? Offro io, ovviamente.
Ipnotizzata dalla voce profonda di DarkShield, Rowena abbassa l'arma e si siede all'unico tavolo ancora integro, aiutata dal galante mago.
- Oste?
Golg non si muove e continua ad obbedire all'ultimo ordine della sua padrona.
- OSTE? - insiste DarkShield, facendo delle smorfie abbastanza esplicite a Ferianthalas. L'elfo nero molla una pedata a Bajyna, seduta contro il banco tra lui e Golg. L'elfa sussulta e gli fa un gestaccio, poi si volta verso il polpo e gli tira un tentacolo. Quando questi abbassa l'occhio su di lei e legge il labiale si volta repentinamente e si dirige al tavolo.
- I signori desiderano? - domanda, impeccabile.
- Cosa desiderate, mia cara?
- Per me un succo di zombie - sorride lei, imbarazzata - sapete com'è... la linea...
- La vostra linea è perfetta - dice lui, amabile. La succube sembra scesa a più miti consigli, ma DarkShield sa che la stregoneria di Bajyna è ancora attiva. Lo vede dal colore rosso ardente dei suoi occhi.
- Per tutte le Tenebre - arrossisce lei, cercando di sistemarsi i capelli - un appuntamento così all'improvviso. Sono tutta in disordine...
- Siete splendida, mia cara. Assolutamente... ehm... meravigliosa. Per essere viva, intendo.
L'attenzione di lei vacilla per un istante. - Eppure io... quell'elfa... c'è qualcosa che dovrei fare... cosa stavo... - ringhia, il brontolio sommesso del leone.
Lui le prende una mano e la stringe, fissandola intensamente negli occhi. - Io non ho visto che voi e la vostra bellezza, mia signora. Null'altro.
Se qualcuno osservasse questa scena senza sapere come ci si e arrivati la troverebbe probabilmente comica. Un negromante e una succube in berserk che si scambiano romanticherie, serviti da un polpo catatonico in una locanda semi-distrutta, piena di cadaveri e feriti, e con un'orda urlante di Oscuri che cerca di sfondare la porta davanti alla quale siede un elefante molto soddisfatto di se stesso. Quantomeno surreale. Soprattutto la parte in cui il negromante rivolge parole romantiche ad un qualsivoglia essere vivente.
- Quel mago è pazzo... - rantola Ferianthalas, cercando di mettersi a sedere - che vuole fare? Se la situazione dovesse sfuggirgli di mano quella potrebbe mangiarselo vivo. E se anche dovesse riuscire a sedurla lei potrebbe baciarlo e morirebbe lo stesso. É innamorato della Morte fino a questo punto?
Bajyna fa spallucce e si passa simbolicamente due dita sulle labbra a mo' di zip.
- Oh, la situazione volge al meglio, finalmente. Non puoi parlare, eh? - sogghigna lui, il volto contorto dal dolore.
L'elfa socchiude le palpebre, fissandolo minacciosa.
- Lascia perdere. La pantomima del mago sta funzionando, non so come, ma dobbiamo trovare un modo per fuggire al più presto da qui - sussurra l'elfo - tra poco la porta cederà sotto i colpi di quei bastardi e quello scemo del druido verrà punzecchiato a morte. Te la senti di rischiare e raggiungere le scale?
Lei risponde di no con un'esplicita perifrasi gestuale.
- Lo farei io, ma credo di avere un paio di costole rotte. - geme lui, cercando invano di rimettersi a sedere - Mi pare di aver visto un paio di pozioni di guarigione, tra le cose di DarkShield. O almeno spero che lo fossero...
Lei aggrotta le sopracciglia.
- Hai presente, no? Quelle boccette piene di coloranti che guariscono ogni ferita? Mi basteranno un paio di sorsi e un fegato nuovo...
Bajyna sospira, depressa, poi si sporge appena dal bancone per osservare la situazione. DarkShield ha fatto in modo che Rowena si sedesse dando la schiena a quel lato della sala, perciò se si muovesse senza far rumore e contando sul fattore "distrazione" offerto dal mago non dovrebbe essere difficile recuperare gli oggetti dalla loro camera. Rimane il problema della chiave. Mentre si sedeva al tavolo la succube se l'è infilata nuovamente nella tasca del corpetto.
Dopo aver portato loro un succo di zombie per Rowena e uno Scarique de Fogne del '33 per DarkShield, Golg ritorna dietro al bancone e punta il suo unico occhio su Bajyna, in attesa di altri ordini. Lei gli fa cenno di abbassare il testone e poi si avvicina per sussurrare qualcosa dove immagina si trovino le orecchie. Nonostante gli sforzi per limitare al minimo la portata del suo potere, una lieve vibrazione attraversa l'aria e Rowena comincia nuovamente ad innervosirsi.
Il polpo si solleva di scatto e si dirige verso il tavolo, agguantando un piccolo menù.
- I signori desiderano un dolce d'accompagnamento? - domanda, avviluppando la succube nei suoi tentacoli con la scusa di mostrarle l'elenco delle specialità di pasticceria.
- Eh? Io... - mormora lei, confusa. DarkShield le stringe la mano e i suoi occhi si fissano nuovamente su di lui, ipnotizzati. - No, io non posso. I dolci fanno ingrassare e io non posso...
- Non vorrei essere sfacciato, ma... che ne dite di dividerlo, mia cara?
Le parole magiche. - Dividerlo? - ripete lei, sgranando gli occhi - Come due innamorati? Oh, siete così galante e non so neppure il vostro nome...
- DarkShield - dice il mago, cercando di non fissare gli occhi sul tentacolo di Golg che ha abilmente sfilato la chiave dal corsetto della demonessa.
- Oh, mio caro DarkShield. Conoscervi, oggi, è stata un'insperata fortuna - mugola lei, mentre gli occhi iniziano a rilassarsi. È bastato alimentare un po' l'ego e l'autostima di Rowena per contrastare gli effetti della maledizione di Bajyna, esattamente come aveva teorizzato. Peccato non poter usare quella tecnica su vasta scala, pensa il mago, sorseggiando un po' del suo Scarique. Fortunatamente Gregory il pollo, all'Accademia di Magia, ne aveva sempre una scorta sotto il letto e DarkShield ci si ubriacava ogni sera con le altre matricole, allungandolo con il ben più innocuo alcool etilico. Senza uno stomaco condizionato un intero bicchiere di Scarique liscio avrebbe potuto ucciderlo.
Rowena inizia a bere il suo succo con la cannuccia, osservandolo ammirata con un leggero rossore sulle gote. DarkShield sorride e le prende la mano, facendo finta di non vedere Bajyna che si muove carponi sul fondo della stanza, con la chiave in pugno.
Nella testa di Rowena si stanno scontrando emozioni contrastanti. Da un lato l'impulso omicida che la spinge a cercare l'elfa che osa sfruttare la sua femminilità per sminuirla. Dall'altro l'attrazione vibrante che la chiama verso quegli occhi freddi e neri che la scrutano come se fosse un composto chimico in una provetta. Che per un mago significa "con molta ammirazione".
Sorride. Certo, ci vorrebbe un orchestrina migliore in quel locale. Di certo, per quanto si sforzi, quella attuale composta da orchi sferraglianti e da quell'elefante stonato non aiuta certo a creare l'atmosfera.
...
Un momento. Elefante? Ma cosa...
Rowena sbatte gli occhi e si guarda intorno, stranita. Una vocina nella sua testa inizia a spiegarle cautamente che sarebbe il momento di riprendere contatto con la realtà e ricordarsi che lei in quel locale ci lavora da 13 anni.
- Ma... DarkShield, caro... che è successo alla locanda? Perché un'orda di Oscuri sta cercando di spostare un elefante dalla porta? E perché Golg sta sbavando mentre fissa la parete?
Il necromante sospira, felice. O almeno mostrando quella sorta di ghigno contorto con cui esprime tutti i sentimenti che non rientrano nella categoria "odio/tristezza/fastidio/depressione".
- Finalmente siete libera - esclama - Dunque come sospettavo le donne reagiscono con il Berserk Isterico perché la maledizione dell'elfa acuisce ciò che avviene già nelle dinamiche maschio-femmina quando subentra una terza femmina di bell'aspetto. La volontà del maschio viene irretita e di contro l'atteggiamento delle donne verso l'estranea di bell'aspetto muta in rifiuto, repulsione e infine rabbia. È normale difesa delle prerogative d'accoppiamento moltiplicata per mille volte, capite?
Lei lo fissa, sbatacchiando gli occhioni.
- Immagino di no. - sospira il mago, tornando al consueto aplomb al retrogusto di dolorosa sopportazione - Ad ogni modo non siete più una minaccia. Ora se volete scusarmi... ci sarebbe un battaglione di orribili mostri che sta per fare a fettine un elefante di mia conoscenza, e sebbene la cosa in sé non mi dia necessariamente fastidio, devo ammettere che allo stato attuale delle cose il suddetto elefante sia l'unico ostacolo che si frappone tra noi e una morte drammaticamente priva di senso, perciò... con permesso.
Rowena rimane seduta ad osservare confusamente il mago che si avvicina al pachiderma.
- Scostati, da qui ci penso io.
L'elefante sbatte le orecchie e solleva la proboscide come a voler dire "ma sei stupido? Se mi sposto di un millimetro ci faranno a pezzi!"
- Ho già eretto una barriera dietro di te, dumbo. - sospira il mago stancamente - Aiuta gli altri a trovare una via di fuga piuttosto, sarebbe un peccato sprecare tutta quella "saggezza" in inutili barriti.
Mohamet Al ritorna lentamente alla sua forma originale e si stira.
- Peccato. Sempre trovato elefante divertente.
- Non parlarmi. Sono sfinito... devo entrare in trance o non riuscirò a tenerli fuori.
In quel momento Bajyna discende le scale con i loro zaini a tracolla, cercando di sgattaiolare contro la parete. Rowena la sente e si volta a fissarla, ma con grande sorpresa dell'elfa non succede niente. Niente sangue, niente violenza, niente catfighting. Solo uno sguardo confuso e... innamorato?
Bajyna cerca DarkShield con occhi interrogativi, ma il mago è impegnato a reggere la barriera e non può fornirle alcuna spiegazione. Come ha potuto superare la maledizione senza uccidere la succube?
- Ti muovi, oca giuliva? - rantola Ferianthalas, con un velo di preoccupazione nel tono di voce - Sto cominciando a tossire sangue, qui.
- Arrivo, arrivo... - brontola l'elfa. Frugando nelle borse di DarkShield trovano alcune boccette. Su una di loro c'è scritto "Preparazione C", su un'altra "Preparazione Z" e sulla terza "Preparazione H".
- Ehi, DarkShield! - chiama l'elfa - Quale devo usare per guarire questo cretino?
Ma il negromante non risponde, ormai immerso nella trance magica da cui trae potere. Cercare di svegliarlo significherebbe dare libero accesso al battaglione di Oscuri che preme fuori dalla porta.
- Per tutti gli Dei, e ora quale sarà? - geme Bajyna, nel panico.
Mohamet si inginocchia accanto a lei e annusa le fiale. - Tutte e tre odore pessimo... - borbotta - Sicura che c'è pozione guaritrice, tra queste?
- E io che ne so? Le ha viste Ferianthalas - protesta Bajyna - Allora, elfo della malora, quale di queste ti devo somministrare?
- ... -
- Ferianthalas? Oh, no, è svenuto! E adesso?
- Dagli quella che ti piace di più. A me piace verde, ad esempio.
- Sei scemo? Non si danno medicinali a caso! - sbotta lei.
- Di cosa tu preoccupa? Se tu non fa niente lui muore comunque!
Lei serra la mandibola, nervosa. - Maledetta saggezza druidica...

Con quale delle tre boccette la povera Bajyna tenterà di curare Ferianthalas dal suo improvviso attacco di Morte Imminente?

1. Con la Preparazione C, ambrata nel colore e dall'intenso aroma di pesce predigerito.

2. Con la Preparazione Z, verde come uno smeraldo e dal forte retrogusto di formaldeide. Mohamet sembra propendere per questa, ma è solo perché gli piace il verde.

3. Con la Preparazione H, che ha una consistenza più densa, come una cremina, e un colore giallino come un canarino pallido.


Coraggio, signori e signore, la vita del nostro amato Ferianthalas è nelle vostre mani capaci (ah ah ah). Aiutate l'infermiera Bajyna nel difficile compito di identificare un medicinale assolutamente a caso. Vi do un indizio: le lettere sull'etichetta potrebbero avere a che fare con l'effetto della pozione...


"Uno potrebbe pensare che essendo di origine demoniaca le succubi amino divertirsi con gli uomini e indurli al peccato, ma non è così. Quello è lavoro. in realtà spesso le succubi nascondono un animo gentile e vogliono solo essere amate. Ma badate, ragazzi... questo segnatevelo perché ci sarà nel test... badate a non far mai innamorare una succube, poiché esse si legano per la vita. Che vista la tendenza al decesso dei loro fidanzati di solito non è un periodo molto lungo..."

Da uno stralcio della lectio magistralis di Fratello Counterspell all'Accademia di Magia



La parte precedente la trovate QUI

mercoledì 22 maggio 2013

Circa il ritorno a Palazzo...


Bentvovati, cavi amici! Sono sempve il vostvo pvesentatove pvefevito, Vomualdo. Un elfo che sa quello che vuole, ma che sopvattutto sa QUANDO lo vuole. E ova non lo vuole. Vieccoci ad un nuovo capitolo della stovia pavallela di PM, il gvande vitovno a palazzo della pvincipessa e della sua sevva Odetta. Pev agevolave la compvensione del fatto che questi capitoli NON sono scvitti dal Bavdo ma dal nostvo ottimo collabovatove PM (pev chi non l'avesse ancova capito) d'ova in avanti utilizzevemo dei simpatici AVATAV per identificave più facilmente gli autovi dei singoli post. Ammivate la bellezza di quello di PM, poiché vealizzato da lui medesimo. E come diciamo dalle nostve pavti: enjoy the stovy!

di PM

Il capitano Kipple era abbastanza soddisfatto della giornata. Gli piacevano i turni di guardia ai cancelli di Porta Dorata, erano tranquilli. Kipple era il tipo di persona arrivato al grado di capitano non per quello che sapeva fare, ma perché sapeva dire agli altri quello che dovevano fare. Non era un uomo d'azione. Di conseguenza, quando sentì un grido di donna provenire dai vicoli al di là della piccola piazza di fronte ai cancelli, non poté che provare un certo fastidio. Nessuno urlava in quel modo a Porta Dorata, non c’era stato un omicidio da mesi nel quartiere. E se anche c’era stato, era stato silenzioso. Ma fuori, beh, era un altro discorso. Socchiuse gli occhi e allungò la testa in direzione del vicolo in penombra da cui era arrivato l’urlo: c’era indubbiamente qualcuno laggiù. Trovandosi puntati addosso gli sguardi interrogativi dei suoi sottoposti, a malincuore si preparò ad andare a scoprire cosa stesse succedendo.
Il Falco si voltò e fece un cenno alla Serpe, che annuì e raggiunse l'Orso, già in fondo al vicolo. "Trattienili solamente, Falco" gli disse il Nano con voce bassa, mentre si allontanava "non fare stupidaggini". Era veramente una nota di preoccupazione quella che aveva sentito nella voce del Nano? E quell'occhiata fugace al suo braccio sinistro? Inconsciamente si massaggiò l'avambraccio, mentre si voltava verso la pattuglia di guardie che si avvicinava all'entrata del vicolo. Ci avrebbe riflettuto dopo. Velocemente passò le dita sotto il corpetto di cuoio, elencando mentalmente le fialette che gli rimanevano, poi passò alla schiena, per assicurarsi che la corta daga fosse ancora al suo posto, e ancora giù lungo i fianchi, per controllare le fondine delle due pistole. Intanto studiava i cinque uomini che si stavano avvicinando, preparandosi allo scontro. Il primo a destra impugnava la lancia in modo sbagliato. Doveva essere una recluta, poteva disarmarlo facilmente. L'uomo al suo fianco aveva il passo irregolare, un problema alla gamba destra probabilmente, un altro obiettivo. Passò oltre. L'uomo al centro della formazione doveva essere quello in comando. Lo fissò in volto, cercando di capire che persona fosse. Non c’era determinazione in quegli occhi. Non sarebbe stato d’intralcio. Il problema erano i due uomini in fondo alla pattuglia, o meglio, le loro balestre. Cercò velocemente un punto debole, uno sguardo spaventato, un’impugnatura nervosa sull’arma, ma non ne trovò. Interessante. Il novellino, lo zoppo e il capitano. Poteva mettere fuori gioco i primi tre facilmente, ma ci sarebbe riuscito prima di venire colpito dai dardi degli altri due? Aprì e chiuse il pugno sinistro un paio di volte, poi si abbottonò il bavero fin sotto il naso, si calcò il tricorno sugli occhi ed uscì dall’ombra del vicolo nella tenue luce della sera. Sfoderando la spada lunga con la destra e stringendo nella sinistra un lembo del mantello aprì le braccia a mo’ di invito. Sorrideva sotto il colletto di cuoio.
Dana si inginocchiò a raccogliere l’elmo, rotolato fin sulla sponda del fiume. Si sentiva leggera senza armatura. Gli schizzi d’acqua gelida le provocarono un brivido, inspirò profondamente. “Dovrete venire con noi al Tempio, Inquisitore” cominciò, rialzandosi. Si voltò verso Von Braun, che immobile a qualche passo da lei fissava oltre le spalle della ragazza. “Spero che non abbiate nulla in contrario”. L’uomo non disse nulla, la destra ancora stretta al simbolo di Thorm, la bocca serrata in un’espressione dura. Dana alzò la spada e fece un segnale. Immediatamente dalla Foresta uscirono le Spade, rimaste in attesa fino a quel momento. La vedetta si avvicinò al comandante “Come stai?” chiese con voce bassa. Uno sguardo tagliente della ragazza gli fece abbassare gli occhi. “Come dobbiamo procedere?” continuo’ l’uomo. “Andate a prendere i cavalli, ne avremo bisogno. E di’ a Narde e Simmo di trovare qualcosa per costruire una slitta. Dobbiamo trovare un modo per portare quello fino al Tempio” ordinò Dana, indicando alle proprie spalle. La vedetta fissò per un lungo attimo oltre la ragazza “Sì, capitano”. Poi aggiunse “Abbiamo trovato due compagni dell’Inquisitore, una donna e un ragazzo, cosa dobbiamo farne?” Dana rinfoderò la spada al fianco, e si avvicinò a Von Braun “Portateli qui, verranno con noi”. Poi, rivolta all’Inquisitore “Spero che abbiate dei cavalli, perché la strada per la capitale è lunga”. Quando la vedetta si allontanò per riferire gli ordini, continuò “Vi ringrazio per aver tentato di aiutarmi, e mi dispiace per la vostra armatura e la vostra spada, temo che non possiate riaverle. Ma ne riceverete di nuove al Grande Tempio”. Von Braun la fissava in volto con sguardo accigliato “Che cosa era quello?” chiese infine in un sussurro “Mi dispiace, non posso darvi le risposte che cercate” rispose la ragazza, voltandosi verso il sarcofago di metallo contorto che troneggiava alle sue spalle “Ma potrete tentare di riceverle direttamente dall’Evocatore della Vita, è per suo ordine che siamo venuti fin qui” aggiunse estraendo da sotto la casacca di cuoio un medaglione con un teschio in lacrime, il simbolo del Grande Sacerdote. Von Braun abbassò gli occhi sul medaglione, poi incrociò nuovamente lo sguardo di Dana, il silenzio rotto solo dal rumore di unghie sul metallo proveniente dal sarcofago. “Qual è il vostro nome, dunque?” chiese la ragazza.
Stavano correndo. A Odetta girava la testa, aveva la vista annebbiata, sentiva di non avere forze. Era stata di nuovo quella donna. Le aveva dato qualcosa. La odiava. Non sapeva più dov' erano, udiva solo lo sbuffare del nano sotto di lei, mentre veniva portata di peso chissà dove. Aveva paura. Non avrebbe dovuto urlare, forse le stavano portando veramente a Palazzo, erano arrivati fino a Porta Dorata e ora... la principessa, dov’era la principessa? Provò a guardarsi intorno, ma non riusciva a mettere a fuoco nulla. Continuarono a correre a lungo, non avrebbe saputo dire quanto, il tempo scandito dai passi pesanti del nano, da voci lontane, da luci offuscate, finché si fermarono improvvisamente. Venne fatta sedere delicatamente contro un albero, poi un lampo di luce improvviso la fece tornare in se. “Svegliati” le sussurrò una voce di donna “siete arrivate”. Odetta alzò lo sguardo verso la voce, e si vide riflessa nella lucida maschera d’acciaio della donna. Era pallida come un cencio. Girò lentamente la testa da un lato e dall’altro, e vide che anche la principessa era seduta di fianco a lei, con gli occhi chiusi. Istintivamente provò ad allungare le braccia verso di lei, ma era troppo debole e non riuscì a raggiungerla “Stai calma, fra poco andrà meglio” le sussurrò di nuovo la donna, appoggiandole un palmo sulla fronte. Dietro di lei il nano e il badhi si guardavano intorno nervosamente. “Sbrigati Serpe” ringhiò il nano, ancora ansimante per la lunga corsa. La donna le si inginocchiò di fronte “Ora ti dimenticherai di noi. Riporta la principessa a Palazzo, e di’ che è stato solo uno sciocco gioco, una fuga per le vie della città di due giovani sconsiderate. Solo voi due. Addio... e prenditi cura di lei”. C’era molta tristezza in quelle parole, e Odetta sentì le lacrime salirle agli occhi. Sbattè le palpebre finché la vista le tornò normale, e si rese conto di essere nel viale alberato che conduceva a Palazzo, a pochi metri dai grandi cancelli. Il nano e la donna si stavano già allontanando, mentre il gigante si avvicinò e si chinò su di lei “Avrai un gran mal di testa dopo” le disse con voce gentile “se ti ricorderai di averla, bevi questa” aggiunse infilandole una fialetta nella tasca del corsetto. Dopodichè si alzò, prese delicatamente la principessa e gliela sistemò in grembo, allontanandosi con un sorriso. Odetta rimase seduta, abbracciata alla principessa, e mentre guardava le tre figure scomparire nella notte sentiva le lacrime scorrerle sul viso, senza capire il perché.
Il vicolo si stava facendo scuro. Non era sicuro se fosse per l’ora tarda o per il sangue che stava perdendo. Era appoggiato con la schiena al muro e ansimava, l’orecchio teso nel timore di udire i passi pesanti di soldati in armatura. Il Falco si guardò intorno. Il vicolo si era trasformato in un mattatoio. C’era sangue ovunque, e i corpi degli uomini della pattuglia giacevano scomposti intorno a lui. Quattro corpi. Il capitano era riuscito a scappare. Si concentrò sui rumori della sera, ma il rantolo del suo respiro lo distraeva. Provò a trattenere il fiato, quel tanto per capire se lo stessero già venendo a prendere o se ancora il capitano non avesse trovato aiuto. Il sangue rappreso in gola gli provocò un colpo di tosse, e allo spasmo seguì una fitta di dolore al fianco. Strinse i denti e abbassò lo sguardo. L’asta spezzata di un dardo gli usciva dallo stomaco, e non era l’unica. Una pozza scarlatta si allargava sotto di lui, e la mano sinistra, grigia e fredda, giaceva contraendosi di fianco a quello che rimaneva della testa di una delle guardie. Provò a riprendere il controllo del braccio, e riuscì a fermare gli spasmi. Ancora nessun rumore di passi. Doveva muoversi. Si guardò intorno, alla ricerca qualcosa a cui aggrapparsi per tirarsi in piedi. Vide le due pistole, gettate in mezzo al vicolo, la spada lunga che sporgeva dal petto di un’altra delle guardie, e la daga di fianco al suo braccio destro. Respirare stava diventando faticoso, ogni rantolo più corto del precedente. Non sarebbe riuscito ad alzarsi. Chiuse gli occhi. Poteva ancora tentare una cosa. Doveva farsi leggero, abbandonare quel corpo ferito e pesante e andare via, veloce e sfuggevole come un refolo. Poteva farcela. Calmò il respiro e si concentrò sull’aria intorno a lui. Doveva diventare tutt’uno col vento, scivolare via. Si ripeté che poteva farcela. Qualcuno gli agguantò il braccio. “Guarda guarda” disse una voce catarrosa, riportandolo al vicolo “stai già morendo?” Il Falco riaprì gli occhi e si trovo faccia a faccia con il volto rugoso di una vecchia sdentata che lo fissava divertita “Puroppo per te Malasorte ti ha trovato, giovanotto” gracchiò “e non ti lascerà andare finché non avrai pagato per quello che avete fatto al Lurido”.
Il capitano Kipple correva a perdifiato verso il posto di guardia del Quartiere Vecchio. Non si era fermato un attimo, non si era voltato nemmeno quando aveva sentito la recluta urlare il suo nome. Doveva trovare aiuto, qualcuno che fermasse quell’uomo. Svoltò verso Vico Torto, e andò a sbattere contro qualcosa. “È questo” sentì sussurrare una voce di donna. Prima di capire che cosa stesse succedendo, venne agguantato per il collo e sbattuto contro il muro. L’urto gli tolse il respiro. Un badhi alto almeno due metri lo teneva sollevato da terra, gli occhi piccoli e rossi d’ira si avvicinarono ai suoi mentre l’uomo del nord ringhiava “Dov’è lui?”


"- Guarda l'ombra di quell'albero, Odetta! E' a forma di cuore! Non è adorabile?
- In effetti il tronco e i rami sembrano una gigantesca aorta con tutte le arterie e le venuzze...
- Mpf. Manchi di romanticismo, Odetta. Se continui così nessun uomo ti si filerà mai. Devi sforzarti di vedere il mondo più rosa!
- Ci sto lavorando, milady. Per ora lo vedo marrone."


Se volete leggere la puntata precedente usate QUESTO


venerdì 17 maggio 2013

CATFIGHT & TAKOYAKI!


Bentvovati, miei cavissimi essevi infeviovi! O divevsamente elfi, come amano dive i più pvogvessisti di noi! Sono Vomualdo il magico, colui che con la magia e l'ingegno può fave pvaticamente qualunque cosa che non sia levave questo simpatico difetto di pvonuncia che mi vende così amabile! All'ultima votazione avete optato pev una sovtita! Volevate un po' d'azione? Eccovela sevvita! Enjoy!



Ferianthalas apre leggermente l'uscio e sbircia la situazione nella sala grande. Riesce a vedere tre guardie pesantemente corazzate con le insegne della Testa di Morto, il gonfalone di Mors Tua. Due sembrano orchi, il terzo puzza di zolfo lontano un chilometro.
- Ne vedo tre, ma se fuori ce ne sono altri ci saranno addosso in pochi istanti. E io ho lasciato l'arco di sopra, in camera.
- Vuoi usare l'arco qui dentro? - sbotta Bajyna - Hai la spada, no? Te la porti dietro come decorazione?
Lui s'incupisce. - Non mi piace usare la spada.
- E come conti di fare, allora? Qui dentro c'è Miss Facili Costumi, non posso usare il mio potere - dice, indicando Rowena.
- È curioso sentirmi dare della femmina di facili costumi da un'elfa nuda e volgare come te... - ringhia la succube, sdegnata.
- Questo paese è piccolo, se la locanda è davvero circondata persino quel babbeo del druido se ne sarà accorto, ormai. Se tentiamo una sortita forse non se l'aspetteranno. - insiste Bajyna, ignorando i commenti salaci della demonessa.
Lui richiude l'uscio e prende un profondo respiro. - Dimentichi ancora che la nostra roba è di sopra. Vuoi lasciarla qui e fuggire senza provviste e armi? Hai una vaga idea di dove siamo? - si volta, mentre il suo volto diventa più scuro del normale, l'equivalente del rossore per la sua razza - E rimettiti i vestiti, per favore.
Bajyna sogghigna e lascia cadere l'asciugamano sul pavimento, poi comincia ad infilarsi nuovamente l'armatura. - Ma come, credevo che la nudità non potesse scalfire il tuo animo così maschio e cool.
- Piantala di dire scemenze. E' proprio perché è maschio che lo scalfisce. E comunque non possiamo fuggire nudi... anche se devo ammettere che sarebbe un notevole diversivo. Anzi, facciamo così: mentre tu distrai il nemico correndo per la città come mamma ti ha fatta io fuggirò nella direzione opposta, così avrai dato un senso alla tua inutile esistenza.
- Mi piace questa idea... - ansima Rowena, adorante.
Qualcuno bussa alla porta.
- Sei una vergogna per gli elfi neri, - lo schernisce Bajyna - un maschio che sacrifica una femmina per salvarsi la vita.
- Mmpf. Sarei solo un elfo nero più furbo della media. Se avessi voluto crepare per una stupida femmina non sarei fuggito da Undergroundia, non ti pare?
Qualcuno bussa più insistentemente alla porta.
- Fuggiamo insieme, mio dolce elfo tenebroso - mugola la succube - io sono molto più seducente di questa sciacquetta e grazie al mio aiuto potresti facilmente passare inosservato.
- Vuoi fare silenzio, per favore? - sbotta l'elfa, seccata - Stiamo cercando di decidere un piano d'azione, qui. Porta i tuoi feromoni e quel grosso culo demoniaco fuori da questa stanza.
Rowena spalanca gli occhi e si rivolge a Ferianthalas, puntando un dito accusatore contro Bajyna.
- Amore, vuoi davvero lasciare che questa femmina indecente mi tratti in questo modo?
- Urgh... Io a dire il vero spero che vi eliminiate a vicenda... - borbotta l'elfo, depresso.
- Cos'hai detto? - ringhia Bajyna - Ripetilo se hai il coraggio.
Qualcuno bussa di nuovo, questa volta con più violenza.
- È occupato, maledizione! - grida Ferianthalas, esasperato - Cercatevi un altro bagno.
- Aprite, in nome di sua immensità! - ruggisce una voce gutturale da fuori.
I tre sussultano. - Le guardie! - sibila Bajyna.
- Capperi, come sono educate, qui. Da noi avrebbero sfondato subito la porta... - nota Ferianthalas.
- Se avessero voluto essere educate l'avrebbero sfondata. Bussare qui è una mancanza di rispetto. - spiega Rowena con un ansito.
- Oh, già, dimenticavo.
In quel momento si ode qualcosa esplodere nella sala comune e un ruggito spaventoso risuona nell'aria. Un ruggito decisamente tigroso e familiare.
- Adesso! - grida Ferianthalas, aprendo la porta.
Una delle guardie è ferma davanti a lui e gli da' le spalle, impegnata a scrutare la grossa tigre zannuta che ha sfondato la porta d'ingresso della locanda masticando un arciere. Accanto ad essa c'è un tizio alto e magro, impaludato in una veste nera.
Ferianthalas estrae il pugnale dalla cintura e lo usa per disegnare un sorriso sghembo sulla gola dell'orco, che si accascia a terra, gorgogliando.
Un campo di forza scagliato con violenza imprime l'altro orco nella parete sopra il caminetto, come decorazione permanente, mentre il demone rimasto si guarda intorno, cercando una via di fuga. Poi, non trovandone, sgancia una spaventosa spada seghettata dalla tracolla sulla schiena e si mette a rotearla davanti a sé con maestria, ruggendo.
- Dobbiamo andare via di qui, la città è un formicaio impazzito. - urla DarkShield, muovendosi cautamente lungo la parete d'ingresso - Si può sapere cosa avete combinato?
- Colpa sua - dice Ferianthalas, indicando l'elfa dietro di sé - come al solito.
Bajyna sta prendendo fiato per replicare sfondando la barriera dei decibel consentiti dalla legge nei luoghi pubblici, quando Mohamet balza con uno spaventoso ruggito contro il demone. Questi svanisce in una vampata nera e ricompare di fronte a Ferianthalas, con la spada sollevata sopra la testa.
- È a spostamento di fase! - urla DarkShield, proiettando un campo di forza sopra la testa dell'elfo giusto un istante prima che la gigantesca arma si abbatta sul suo cranio scoperto. La lama si blocca con un suono assordante e Ferianthalas scatta in avanti, tenendosi basso. Con un unico movimento sguaina la spada e disegna un arco davanti a sé. Il demone scompare e ricompare in sbuffi di fumo nero, parando la tempesta di colpi dell'elfo e restituendo una pioggia di fendenti. I due combattono ad una velocità accecante, in un turbine di acciaio e scintille in cui gli arti dei due contendenti sono a malapena visibili.
All'improvviso il demone urla e il suo braccio destro cade a terra, la mano unghiuta ancora stretta intorno all'elsa della spada. Mentre quello crolla sulle ginocchia, incredulo, Ferianthalas ruota elegantemente su se stesso e con un movimento deciso gli recide la testa.
Nella sala cade il silenzio, poi Bajyna si fa avanti, osservando l'elfo con gli occhi sgranati e un lieve rossore sulle gote.
- Wow. Pensavo fossi una pippa con la spada... - sussurra, con la consueta buona educazione che gli elfi nobili riservano al resto del mondo.
- Ho detto che non mi piace usarla, non che non ne sono capace. - ringhia lui in risposta, poi si guarda intorno in cerca di Don Luciano.
Niente, il nano sembra svanito, e con lui la possibilità di restituire quell'imbarazzante cofanetto rosa. In compenso però una lucida testa calva e verdognola sbuca da dietro il bancone, oscillando come un budino andato a male. L'espressione di Ferianthalas si scurisce.
- Svelti, dobbiamo andare - dice DarkShield sbirciando fuori dalla porta - Arrivano altre guardie. Muovetevi a recuperare le nostre cose, io sigillerò l'ingresso della strada con un campo di forza, ma non potrò mantenerlo in eterno.
- Vieni, imbecille, dammi una mano - dice Bajyna iniziando a salire le scale. Quando nota che Ferianthalas è ancora concentrato sul bancone la giovane elfa solleva un sopracciglio. - Che c'è, vuoi farti un goccio? Sbrigati!
L'elfo socchiude gli occhi. - Vai avanti, io ho ordinato un'insalata di mare e mi è appena venuto un grande appetito.

Bajyna sale le scale e raggiunge la stanza, armeggia con la maniglia, poi si fruga disperatamente le tasche (e non chiedetemi dove le tenga, perché nonostante le insistenze l'elfa si è rifiutata di rivelarlo).
- Cerchi queste, sciacquetta? - dice Rowena da un punto dietro di lei, facendo ondeggiare languidamente le chiavi davanti al suo decolleté.
Bajyna si volta con uno scatto e si muove verso di lei allungando una mano.
- A-a-a - sogghigna la succube, facendo sparire le chiavi e sbattendo le lunghe ciglia - Perché dovrei dartele? Tu non mi piaci e sei evidentemente interessata al mio uomo...
- Dammi quelle chiavi - ringhia l'elfa.
- Altrimenti? Che fai?


Il polpo Golg solleva l'unico occhio sui suoi due avversari e socchiude la palpebra.
- Potete anche attaccarmi insieme se volete. Il risultato non cambierà, binoculi. Mi avete già sfasciato la locanda, ringraziate i vostri dei che sono un tipo onesto e che quindi non vi chiederò i danni.
- Un tipo onesto? - ansima Ferianthalas emergendo da i rottami di un tavolo in pezzi con un rivolo di sangue alla bocca - Ma se sei stato tu a chiamare le guardie...
- Ho fatto solo il mio dovere di bravo cittadino denunciando un pericoloso nucleo di terroristi - replica il polpo, facendo ondeggiare davanti a sé gli otto tentacoli armati di spada. - Non avete speranze contro di me, ero capitano nell'ultima guerra contro il Lato Chiaro. La mia tecnica segreta del Sushi Master non ha eguali. Vi trasformerò in filetto di imbecille la prossima volta che sarete così sciocchi da attaccrmi. Perciò prendete le vostre cose e fuori dalla mia locanda, prima che qualcuno si faccia male sul serio.
Ferita e ansimante, la tigre volta il muso verso Ferianthalas. - GROWL?
L'elfo scuote il capo, stringendo i pugni. - No, Mohamet. Per la Dea, non permetterò che questa nullità, letteralmente senza spina dorsale, si prenda gioco di noi e la passi liscia.
La tigre fa spallucce. - GROWL, GROWL...- sospira, poi domanda - GROWL?
- E io che ne so? Proviamo a prenderlo ai lati. Ha un occhio solo, non potrà seguirci entrambi.
- Poveri sciocchi - ride il polpo - ho un campo visivo di 180 gradi, mi basterà guardare fisso davanti a me. Preparatevi, perché state per assaggiare il mio terribile Takoyaki Hurricane...
Fuori in strada si odono urla concitate e ruggiti di frustrazione. Davanti alla porta, seduto al centro della via DarkShield è seduto nella posizione del loto, circondato da una massiccia aura magica.
- Volete muovervi? - grida - Cosa state combinando?
- Resisti - gli urla Ferianthalas digrignando i denti - abbiamo un polpo chiacchierone da sistemare, prima.
- Non c'è tempo. Lasciate perdere quel cefalopode ipersviluppato e muovetevi immediatamente! C'è mezzo esercito Imperiale, qua fuori!
- Sta' zitto e fai il tuo lavoro, mago della malora. - ringhia l'elfo, cocciuto - Ci metteremo solo un minuto...
Ferianthalas e Mohamet aggirano il bancone da entrambi i lati, tenendosi pronti a sfruttare qualsiasi apertura del nemico. Il polpo Golg rimane dove si trova, l'occhio fisso davanti a sé, le "spalle" al muro e i tentacoli che oscillano come cobra pronti a colpire.
All'improvviso s'ode uno strillo acuto e un fracasso assordante. Bajyna e Rowena rotolano dalle scale, avvinghiate in un titanico cat- fighting senza esclusione di colpi. La succube sta cercando di strangolare l'elfa con la coda, ma Bajyna sembra molto più agile ed elastica di lei e pare stia avendo la meglio nella lotta a terra. In pratica un groviglio di braccia, cosce e code e capelli tirati.
- Dammi quelle chiavi, sgualdrina! - rantola, cercando di raggiungere la mano chiusa a pugno della demonessa.
- No! Non ti lascerò andare via con il mio amore...
Ferianthalas e Mohamet spostano lo sguardo sul polpo e colgono l'involontario movimento della pupilla del loro avversario. Umanoide o no, vedere due donne che lottano sul pavimento fa sempre un certo effetto.
- Ora!
I due lo attaccano contemporaneamente e Golg reagisce con una frazione di ritardo. Ferianthalas schiva un fendente e recide di netto due tentacoli con un solo colpo, mentre Mohamet azzanna la testa viscida del taverniere traditore.
- GRowl... - uggiola, schifato.
- Non mi importa se è gommoso, usa quelle mascelle, maledizione - grida l'elfo, cercando di tagliare le altre braccia che si agitano come le pale di un frullatore. Una spada ferisce il druido al fianco, costringendolo a mollare la presa.
- Per la Dea, anche come tigre sei inutile... - rantola l'elfo. Un tentacolo si schianta sul suo volto, proiettandolo contro lo scaffale dei liquami ad alta gradazione alcolica. I vetri vanno in mille pezzi e Ferianthalas ricade sul pavimento sotto una pioggia di schifezze di dubbia natura.
- Bastardi! - grida Golg, con l'occhio iniettato di sangue - La mia collezione di liquami pregiati! Ve la farò pagare...
- Nessun... problema... - rantola l'elfo, ferito - ... fammi sapere... quanto ti devo.
Golg si lancia su di lui strillando e agitando le braccia rimaste. So che a voi lettori può sembrare una scena ridicola, ma vi assicuro che non potete neppure immaginare il terrore che può incutere un polpo ciclope infuriato che si lancia all'attacco strisciando sul pavimento.
Duramente colpito, Ferianthalas cerca di risollevarsi, ma i muscoli sembrano non volergli obbedire, la vista gli si è annebbiata e gli manca il fiato a causa del contraccolpo. Quattro spade si sollevano all'unisono, pronte a bere il sangue del nemico.
- Fermo! - un grido squarcia l'aria e rimbomba nella testa di tutti i maschi presenti. Il polpo s'immobilizza e sgrana l'occhio, incapace di disobbedire al proprio, tirannico cromosoma Y.
Ferianthalas impallidisce e scocca un'occhiata a Bajyna, ancora avvinghiata alla succube. L'elfa lo guarda con espressione impaurita. Sotto di lei Rowena ringhia e digrigna i denti, gli occhi incendiati da un rosso furore omicida. Il petto si alza e si abbassa come un mantice, i muscoli si gonfiano e si tendono. Di nuovo quel terribile effetto collaterale. Di nuovo il Berserk Isterico.
- Pessima mossa, oca giuliva... - mormora l'elfo, sfinito - ... pessima mossa.
- Tu... puttana! - ruggisce la succube liberandosi con forza inaudita dalla stretta dell'elfa e scagliandola violentemente contro le scale. Decisamente le donne reagiscono sempre molto male ai poteri di controllo di Bajyna.
Seppur ferito, Mohamet è ritornato rapidamente alla sua forma umana e ha raggiunto la porta in preda ad un allarmante senso d'inquietudine. In fondo al vicolo un'orda di Oscuri ruggisce e picchia furiosamente contro il campo di forza di DarkShield. Il mago sembra esausto, Ferianthalas è fuori combattimento e Bajyna ha inavvertitamente risvegliato l'odio naturale che tutte le femmine provano l'una per l'altra, moltiplicandolo per mille e scatenando una belva inarrestabile.
Che mai potrà fare un druido malmesso che, a quanto pare, nelle giungle meridionali ha fama di essere una specie di saggio?

1. La saggezza non si discute, se la situazione è disperata si scappa. Punto. Qualunque animale sano di mente lo farebbe. Se poi i suoi compagni saranno ancora vivi alla fine di questa brutta giornata potrà sempre cercare di liberarli usando i suoi poteri.

2. Trasformarsi in una zanzara potrebbe essere un'idea. Potrebbe volare di sopra, infilarsi nella toppa della porta, recuperare l'equipaggiamento e anche quelle due pozioni guaritrici stantie che aveva DarkShield da qualche parte. Ferianthalas sembra aver bisogno di cure. E di un arco...

3. Una cosa alla volta. Prima l'isterica, poi l'orda di Oscuri, in ordine di pericolosità. Con uno scatto Mohamet agguanta DarkShield, lo trascina dentro e poi sigilla la porta, sdraiandocisi contro in forma d'elefante. Non ridete, è un ottima idea!



"Quando avrò finito di studiare la Vera Morte mi dedicherò all'analisi di un altro fenomeno altrettanto raro ed ineffabile."
- Ad esempio?
- L'amicizia tra donne.
- Mpf. Buona fortuna, allora..."

DarkShield e Ferianthalas durante una pausa




Se volete leggere la puntata precedente la trovate QUI

domenica 12 maggio 2013

THE BARD'S NEW ENGLISH (I mean Elven) SERIES!! ENJOY!


Hi everyone! Due to the large number of elven speaking visitors, our part-time Bard decided to open a series of stories just for you, dear long legged, blonde haired, vegan friends! The Bard apologizes for any mistake he will inevitably make, due to his embarrassing lack of language proficiency. If you found any major or minor mistake, please let us know, we will immediately punish him harshly in front of the whole population (and to send you a Magigram picture of the event to enjoy, of course). 
We'd like to thank our friend Kiley Johnson, A.K.A. Kilwillae, for her invaluable help in correcting this new adventure! Thank you Kiley!
As for all the stories in any language published by our Bard, this one will also feature multiple choices at the end of each chapter. It's up to you readers to choose everytime the path this story will follow. Just post your comment below and the Bard will go on writing the way you choose. The majority wins, of course! Vote and let us know what do you think of the story and the characters!  

Our story begins in the wealthy palace of Naturia, the ever-flourishing, nature-oriented and GMO-free Capital of the Elven Nation. King Calidaen has called for the VIP section of his government entourage. His three sons are also there, in the great hall made of wood, vines, leaves and giant ladybugs. According to elven architecture, houses are grown and not built, in a slow process that lasts hundreds of human lifetimes. And it's still quicker than employing standard construction companies, anyway.
"So, can we begin this useless meeting, please? If we have nothing to discuss I have better things to do, such as staring blankly at the sky or throwing rocks into the river." asks Talion, the king's step-son, a Dark Elf with a bad attitude. His skin is black and therefore it's common opinion that he is evil, so the other elves have no love for him at all. Except for girls. Girls always love bad guys.
Talion comes from the dark, underground city of Undergraoundia, and until he was ten he never saw the light of the sun. I know, biology tells us he should have an extremely white pigmentation instead of being black skinned and white haired, but this is a fantasy world, and I don't make rules here. I'm just the Narrator.
"Please, calm down my child," says the wise king, with his deep and powerful voice "we must wait for Alianthor, the Royal Sage. It is the sacred procedure."
"Sacred? What's sacred about summoning an old fart with arteriosclerosis? He probably forgot he was even expected here."
"Mind your language, son," says the king, looking at him with irritation, "Remember; your skin color can be different from that of your brothers, but you are a High Elf, and you are expected to behave in a snobbish, sophisticated and intellectual manner. And to be vegan, possibily."
Talion's brothers shake their heads looking at him in disapproval. They will probably never recognize him as a true brother, Talion knows that all too well, so why should he bother to gain their respect?
"Oh, no, I'm sorry father. I'm not really into veggies, you know. I like meat. Fresh, bloody, still pulsating spider meat," he says with a grin on his face,"I like to devour it raw and to feel the warm blood dripping from my chin, while I extinguish life from the poor spider's body. Oh, and I usually laugh in an evil way when I finish eating."
The King sighs. "Disgusting..."
"Don't look so sad, dad. I lied, obviously. I'm not a heartless barbarian," he adds "Spiders must be cooked before eating them. Everybody knows.
"How dare you speak in such a filthy manner to our King?" roars Banelion, one of the Four Great Generals of the Seasons - Bow down and beg for pardon, dark elf.
Talion looks at him coldly. "Do it yourself if you like, Banelion. He is my father, he can always spank me later, if he wants to."
Banelion steps forward, hand on the hilt of his sword. "What did you say, darkling? If you could live the life of a prince despite being nothing but a spawn of evil is just thanks to His Majesty's greatness and..."
"Shut your mouths, you two," roars the king, hitting his throne with a fist, "I didn't summon you here to listen to your irreverent babbling. There are some serious matters that need to be discussed."
In that moment the old Alianthor enters the throne room, solemn and noble.
"I beg your pardon, Your Majesty," he says with his ancient voice, "I forgot there was a meeting, today.
Tarion points at him, looking to his father. "What did I tell you? He really forgot."
"Ok, you were right," says the king, exasperated "What do you want, now. A medal?"
Silence falls upon the throne room and everyone listens carefully to the king's speech.
"The nearby Reign of the human king... err..." he tilts back and his beautiful personal secretary approaches the throne, languidly glancing at Tarion with her promising eyes "what was his name, again?" asks the king.
She whispers the name in the royal ear, and the king sighs again. "Those humans have such complicated names for creatures that live so shortly... well, I will call him ‘the human king,' to simplify. With no capital letters, to underline my supremacy over him."
Everybody nods, beholding the great wisdom of their King.
"Well, as I was saying, overwhelmed by debts the human king declared war to the Banker Dwarves of Nanorum. Unable to pay they decided to exterminate the creditors, instead."
"A quite remarkable course of action, indeed," says Kentaurion, another General, "A little vicious, maybe, but a brilliant solution to the problem. It's a shame we don't have any debt to test that by ourselves."
The King looks at him with royal and solemn anger. "We are the most civilized race in this world, Kentaurion. We must not indulge in such violent thoughts, like common carnivores. We are expected to be neutral and reliable, not violent and stupid like humans. With all respect, obviously."
"Obviously, of course," says Tarion, smiling.
"I'm old, son, but I'm still able to recognize sarcasm. My patience is wearing thin, do you understand?"
Tarion sighs and nods "Understood, My King (with Capital letters)."
"Good. Now, the human king has asked for our help. As usual, I should say."
"Is that so? And what are we going to do, this time?" asks Tarion, playing with his knife, "We are sending them a bunch of archers who will die almost immediately so that we can exit the war without losing face? As we did the last time, with that ring and the burning eye and all those short guys?"
The king shakes his head, slowly. "No, my son. Not this time, I'm afraid. My spies told me that several kingdoms answered the human king's request for help. One of them worries me particularly."
"Which kingdom, sire?" asks one of the elves, trembling in expectation.
"The Imperium of the Dark Lord himself," says the king, gloomily.
Whispering spreads through the throne room.
"What? How come? Mors Tua joined the humans against the dwarves?"
"Yes, but even wielding the dark powers of Mors Tua they cannot easily beat the dwarves."
"But... how is it possible?" says Banelion. "I can't help but tremble thinking about such a huge army..."
"They are bankers, for the goddess' sake. They are the ultimate force of evil. Necromancy and Black Magic are for pussies, today. Finance is the true dark power," says Tarion "Damn, I hate those little, wealthy bastards..."
"I think we should remain neutral as always," says with a feminine voice the young general Ishta'el. "Our land is protected by powerful magic and we have no debt with anyone. Let the mortals play their game between them. Our priority is to guard this forest and act cool."
"If they lose against Nanorum their kingdoms will be privatized and probably transformed into holiday resorts for rich people," the King goes on, "If they fall we ALL fall. This time is serious and we cannot simply go there with the usual group of archers, say hello and come back. The dwarves have been trying to buy our forest for a long time. Do you know exactly what they want to do, here?"
Everyone says no, but they can easily imagine.
The king uses some of his magic to show a Magigram picture of Theobald Forest, in the northern continent.
"This was Theobald forest BEFORE the Dwarves bought it."
The image changes, showing a barren land with a giant crater and many machines excavating and emitting a black smoke.
"This is Theobald Forest now. A mine."
"All right, father, I got your point," says Tarion, worried. He is a bad guy, but apart from that he loves the great forest, with all its plants, greenery and yummy animals. "So, what's on your mind? Do you have a plan to help the humans to stop this evil power of destruction?"
The king nods, then calls for Alianthor. Several times, to be true, 'cause the old elf has fallen asleep during the King's speech. When he finally wakes up he uses his magic to show the audience three remote places: a high mountain covered in snow, a scorching desert full of ancient ruins and a thick forest crawling with dangers of all kinds.
"A forest, a mountain and a desert?" laughs Tarion, "That's so classic fantasy. I'm smelling a quest coming up..."
"You are right, my boy," says Alianthor, "in these three places lie the ruins of the ancient elven civilization. In each of them you will find a shrine, a guardian and a piece of a great weapon.
"Even more classic. Let me guess: we reach the shrines, defeat the guardians to prove ourselves worthy, then we took the pieces and reunite them during a solemn ceremony to please the ancestors. Then again we choose a stupid... I mean a HERO who will take the weapon and will show humans, monsters and dwarves the real power of the elves, right?"
"Well, a little reductive, but mainly correct. Except for the part of the choosing. The stupid... I mean the HERO has already been chosen, Tarion. I think we should all congratulate you."
The dark elf's eyes open wide. "WHAT? Me?" he asks in awe, "Are you #@!>< kidding me? It's because I'm black, isn't it? I'm not a real High Elf, so I'm totally expendable. Well, I do not intend to risk my life alone to prove that the elven nation is worthy of respect."
"You will not be alone in this task, my son. Your brothers will help you."
The three brothers eye each other suspiciously.
"I changed my mind," says Tarion, abruptly, "I prefer to go alone, after all."
The King raises his hand and the loud whispering in the hall ceases. "You will not travel together, though. Each one of you will choose a different location and retrieve a piece of the weapon, then we will rebuild it and give it to you, Tarion, and you will bring honor to the High Elves."
"But I'm not even a High Elf!" protests the young warrior, "I mean, I'll be glad to leave all glory to my honourable brothers, they will probably suit better in the role of heroes.
"Indeed, my son," nods the King.
"What do you mean, ‘INDEED?'"
"It means that they would probably be a better choice. But the sacred weapon is a lance and everybody knows we High Elves are proficient only with magic, bows, crossbows and throwing knives. You know, we usually kill things, but we are against violence, so we prefer to kill them from a distance. But for you it's different. You are a Dark Elf, more brutal and violent, perfect for the task."
"Oh, now I AM a Dark Elf, am I?"
Alianthor reaches the young Tarion and put a hand on his shoulder. "This is a test for you and your brothers, too, my boy. You are being given the possibility to become a hero for your people."
Tarion thinks about it. "You mean all these snotty High Elves will have to thank ME for everything? And I will be allowed to laugh at them and call them losers?"
The old elf nods. "If you succeed, yes."
Tarion looks at his brothers and grins, "Ok, old fart, count me in. Where should I start?"
"Just choose one of the three locations. You are the HERO, so the first choice is yours."
"Mmm... well, let's see..."

HERE'S YOUR POSSIBILITIES:

1. Mount Titan: the highest of mountains. A cold and inhospitable place where even eagles, mountain goats and Norwegian climbers refuse to go. On its top rises an ancient ruin, where no man has ever set foot (but just because it's an elven ruin. There are a lot of elven footsteps, inside...) and on its inner altar lies the spearhead, carved from the eternal ice of the mountain.

2. The Desert of Muah: a place so hot that its sands already turned into glass. Beware if you go there, because you will need a pair of tough boots and cool, magical Ray-Bans to protect you from the light of the sun. In its undiscovered regions lies an ancient city of giant proportions, and somewhere, guarded by giant scorpions, you will find the staff, forged by the fury of the sun itself.

3. The Forest of Terror: Don't be fooled by its name. It's just a name, like the Valley of Remorse and the Shrine of Desperation, so don't worry. There you will find the back part of the lance. Be extremely careful, because it is said that a small number of savage elves still dwell in that region. They couldn't be vegan anymore...

CHOOSE YOUR PATH!



"Ok guys, just two or three arrows and we'll go back home. Don't overdo it again, please. Just look cool and stay down..."

Unknown Elven Captain to his troops