mercoledì 14 novembre 2012

Il Tempo delle Mele Cotogne

Bene, bene! La maggioranza si è espressa a favore della caccia alla ranocchia! E allora vediamo come andrà! Riuscirà il giovane Sven a dare sfogo alla sua sociopatia liberandosi della fastidiosa principessa? Oppure la ben più preoccupante adolescenza dei due trasformerà quello che sembrava il prologo per un gioioso spargimento di sangue in un inquietante harmony a sfondo psichiatrico? E non mi riferisco certo a Sven! Leggete e gioitene moderatamente!

Cleofelia segue Sven tra gli arbusti, cercando di non mostrarsi tesa o nervosa. In realtà se la sta facendo sotto e di certo le pesanti nuvole cariche di pioggia che s'arrotolano sopra le loro teste come serpenti non contribuiscono a smorzare la tensione. Perché diavolo ha fatto una cosa tanto sciocca come seguire quel tappo psicopatico nel folto della foresta? Poi però, pensandoci bene, si rende conto che contrariarlo sarebbe stato ben più pericoloso.
E poi con un'altra pettinatura e un'aria meno ciondolante sarebbe anche carino. Certo, è basso. Parecchio basso. Ma diamine, quando la guarda con quegli occhi da predatore...
Cleofelia si sente scuotere da un brivido e avvampa per la vergogna. Inutile negarlo con sé stessa, più sono pericolosi e più l'attizzano da morì.
- Sta per piovere... - osserva Sven senza voltarsi. La principessa sussulta, imbarazzata. Ci vuole un lungo attimo perché il suo cervellino realizzi che i pensieri sconci riguardo il ragazzo non possono essere visti o uditi da nessuno e che quindi è inutile imbarazzarsi.
- Ehm... sì. Forse dovremmo rientrare... - azzarda lei con un fil di voce.
Lui si volta appena e la fissa di sbieco. - Se piove usciranno le ranocchie. Ci perderemo il bello. Perché dovremmo rientrare?
- Oh... ehm... già. Le ranocchie, sì. Non ci avevo pensato. - dice lei, giocherellando con le dita affusolate.
- Che c'è, non ti piacciono le ranocchie, per caso? - chiede lui, rude, continuando a camminare.
- Eh? Cos... no! No, no, io adoro le ranocchie! Ai funghi, marinate, in salsa agrodolce... - farfuglia Cleofelia, guardandosi nervosamente alle spalle. Senza rendersene conto finisce con l'andare a sbattere contro Sven, che si volta e la osserva con un ghigno strano dipinto sul volto glabro.
- Perché continui a guardarti indietro? Credi che qualcuno ci stia seguendo? O lo speri?
- Io? Ehm... no... è che questa foresta... è così... err... paurosa, mi fa sentire osservata. - si stringe nelle spalle, massaggiandosi un braccio. - E poi sono un po' in ansia... non ho detto a Odetta dove sarei andata. Sì preoccuperà a morte!

STACCO REGISTICO SUL CAMPO DEI BANDITI.

Alcuni suonatori di violino e fisarmonica già ubriachi stanno suonando come pazzi alcuni brani folk trascinanti, mentre gli uomini e le donne della foresta ballano e cantano fino a sgolarsi. Gaston e Odetta, a braccetto, stanno piroettando su un tavolo di legno, mentre lanciano cosciotti di pollo e costine di maiale unte sul pubblico che li acclama battendo le mani!
D'un tratto un ciccione sdentato solleva il pugno in cui stringe una braciola annerita e con la bocca sdentata ancora piena urla a squarciagola:
- Gara di rutti!! 
Poi da' personalmente il "la" alla competizione, accompagnato da urla di compiacimento e da innumerevoli altri gorgheggi e virtuosismi dell'apparato gastrico.

FINE STACCO.

- Cos'è stato? - sussulta Cleofelia, spingendosi involontariamente tra le braccia di Sven. O meglio, la scena sarebbe stata questa se il giovane fosse stato alto a sufficienza. In questo caso forse sarebbe meglio dire che la faccia di Sven finisce involontariamente tra le tette di Cleofelia.
Lo shock per il ragazzo, poco uso alla vicinanza di qualsivoglia femmina che non sia la sua cavalla, è grande e qualcosa dentro di lui scatta. No, non lì. Più su! Più su... ecco, . In testa.
- Qu... qu... quale rumore? - domanda il ragazzo, cercando disperatamente di riprendere fiato, ma non così ansioso di abbandonare "il posto più morbido dove mettere il naso".
Lei si accorge di aver compiuto una mossa assolutamente sconveniente per una signora, perciò si allontana di scatto, il volto paonazzo per l'imbarazzo. Non era mai stata così vicina ad un ragazzo prima d'ora. A parte Jonas, lo stalliere. Ma poi suo padre, il Re, le ha detto che non era accettabile che una del suo rango stesse così vicino ad un semplice stalliere. L'ultima volta che aveva visto Jonas indossava un due pezzi e si faceva chiamare Gina.
- Non l'hai sentito? - geme lei, per rompere l'imbarazzo - Quello strano ruggito!
- Ve... ve... ve lo sarete i... i... iimmaginato, p...pp...ppprincipessa.
Cleofelia nota che il ragazzo sembra aver perso tutta la sua aura omicida. Da un lato si sente sollevata, dall'altro delusa. Senza quello sguardo feroce negli occhi del tipo "ti picchio perché ti amo troppo" il giovane Sven non è più così conturbante come prima.
- Mi sono stufata di cercare ranocchie. - sbotta infine, riassumendo la parlata stizzosa di ogni fanciulla viziata e di nobili natali che si rispetti -. Riportami al campo, per favore.
Sven si guarda i piedi, indeciso. - Ma le r... rrr...
- Le ranocchie aspetteranno domattina. - sospira Cleofelia - Ormai è quasi buio e non si vede più niente. E poi gli animali pelosi mi fanno schifo.
- Pppp... pelosi? Ma le rrr... ranocchie non sono...
- Uff, piantala di essere così polemico, per favore! Questa foresta mi fa davvero paura... sembra proprio che gli alberi ti osservino... 
Gli alberi magari no, ma appollaiata su uno dei rami superiori, nascosta perfettamente dall'oscurità della sera, la Serpe osserva i due da dietro la maschera. E' certa che il giovane avesse intenzione di assassinare la principessa. Aveva quasi avvertito la sua aura omicida, poi d'un tratto più nulla. Davvero strano.
Li osserva allontanarsi nella boscaglia, verso il campo e la festa in corso. Cleofelia sta ancora rampognando il ragazzo a proposito del comportamento dei giovani scudieri con le donzelle dell'alta società quando un tuono romba in lontananza. La Serpe si muove per seguire i due, ma all'improvviso si blocca e si torce all'indietro, in silenzio. 
Sente una presenza. Un'aura cupa, un potere immenso cala sulla foresta e tutti i suoi suoni si attutiscono di colpo, come se l'ambiente stesso fosse in ascolto.
Qualcosa si sta avvicinando al loro accampamento. E non è amichevole.
Con un balzo la Serpe salta su un altro ramo, poi su un altro e un altro ancora. Il Falco e gli altri sono in pericolo.

Sboccerà l'amore (sicuramente travagliato) tra quella svanita masochista di Cleofelia e quello psicopatico balbuziente di Sven? Nel prossimo capitolo Von Braun incontra Marianna la Strega!! State tonnati, come dicono nelle terre del nord!


"Ah, questi adolescenti d'oggi! Alla loro età noi sì che si sapeva fare all'ammore!"
- Marianna la Strega - 

sabato 10 novembre 2012

Circa quella notte nella foresta... parte II


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: ecco a voi il seguito della storia parallela del nostro PM! Il mistero s'infittisce e qualcosa di terribile potrebbe accadere a breve! Cosa succederà? Non vi resta che leggere!)

di PM

Era immerso nel buio, il freddo e le tenebre erano le uniche cose che che rimanevano del mondo. Era vagamente cosciente di non essere solo un pensiero, che da qualche parte un corpo piccolo e rattrappito giaceva immobile, ma non aveva nessun controllo su di esso. Poteva pensare, ma anche i pensieri erano congelati, si muovevano con lentezza e non era più sicuro di riuscire a distinguerli uno dall’altro.
Il tempo non esisteva, c’erano solo il gelo e il buio.
Vieni”
Un pensiero estraneo prese forma nel nulla che lo circondava.
Vieni”
Conosceva quella voce, pensò, l’aveva già sentita in passato. Veniva da molto, molto lontano.
Si rese conto che c’era qualcosa nel buio, sentiva una presenza grande e calda che cercava di avvicinarsi e da qualche parte in lontananza poteva vedere il punto bianco da cui proveniva la voce.
Vieni”
“Non posso” pensò ”non posso muovermi” L’esile corpo intorno a lui non aveva nemmeno la forza di trascinarsi.
Poi qualcosa gli sfiorò la mano, era morbido e caldo e annaspando con le dita riuscì a toccarne la pelliccia.
Vieni”
Ora che le mani erano più calde, si aggrappò con disperazione a quell’unica cosa che poteva distinguere dal nulla. Un po’ facendosi trascinare, un po’ tirandosi su con le braccia scarne riuscì a salire sul dorso della creatura e si strinse con tutte le forze al collo possente, lasciandosi trasportare verso il punto lontano da cui la voce lo chiamava.
Sotto di lui la pelliccia si faceva più calda, e mentre risalivano verso la luce la anche velocità andava aumentando.
Il calore continuava a salire e il buio gli fischiava nelle orecchie, la pelliccia divenne fiamma e avrebbe voluto gridare, ma la voce si perdeva dietro di loro, e quando ormai anche la sua coscienza era sul punto di incenerirsi, toccarono la luce, e svanirono come vapore.
Il Falco si svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi verso il cielo plumbeo. Si sentiva come risalito in superfice dopo essere quasi annegato, e prese un respiro profondo, come chi non lo fa da tempo. Subito prese a tossire per il dolore al petto.
- Co... cosa è successo? – chiese, con la voce rotta dai colpi di tosse.
- Sei morto, Falco, e stavolta sul serio – gli rispose il Nano, inginocchiato di fianco a lui. Erano ancora nella Foresta, si rese conto, e pioveva.
- Non è stato semplice questa volta riportarti fra di noi - gli sorrise l’Orso, in piedi di fronte a lui. Il Falco strinse gli occhi per mettere a fuoco il viso dell’uomo, e fra le linee del sorriso notò i pesanti segni della stanchezza. - Senza di lei forse questa volta non ce l’avrei fatta – aggiunse, indicando con un cenno della testa la Serpe, che stava in piedi al limite della piccolo radura, con un braccio fasciato e legato al corpo. Il Falco corrugò la fronte e cercò di mettersi a sedere.
- Non ti preoccupare per lei... - disse l'Orso – piuttosto, di questo – aggiunse con uno sguardo cupo, appoggiando una delle sue mani enormi sul suo braccio sinistro – come ti senti? -
Il Falco ruotò la testa e un improvviso conato di vomito lo fece sobbalzare. Il suo braccio sinistro era di un colore malsano, scuro e grinzoso, come quello delle salme delle catacombe sotto il palazzo reale. Distolse lo sguardo di scatto e chiese ancora – Cosa è successo? Dov'è quella creatura? -
- Se ne è andata... – spiegò il Nano - pensavo che avrebbe attaccato anche te, invece ha continuato a camminare come se non tu ci fossi.. poi ti ha attraversato, te e l'albero, ed ha continuato nel bosco... – 
- Attraversato? – chiese il Falco con voce roca, muovendo lentamente il braccio scurito davanti al viso - Era uno spettro? -
- No, no... - il Nano abbasso' lo sguardo, cercando le parole per spiegare quello che era successo – Ti è entrato dentro , ed è uscito dall'altra parte, e poi ha fatto lo stesso con l'albero, guarda -
Il Falco si giro' con fatica verso il grande albero che stava alle sue spalle.
- Qui – indicò il Nano. A metà del tronco c'era una macchia scura, grande circa come un uomo, che si allargava su tutta la meta' sinistra della pianta. La corteccia era caduta, e il colore aveva un che di malato.
Il Falco abbassò di nuovo lo sguardo sul suo braccio, e sentì il cuore fermarsi.
- E dov'è ora? – chiese dopo aver preso un respiro profondo
- L'ho seguita per un po, in direzione del campo dei briganti – intervenne l'Orso, appoggiandosi con la schiena all’albero, e lasciandosi scivolare fino a sedersi - ma poi ha preso a piovere, e ho perso le tracce... è come se fosse svanita – concluse estraendo una fialetta dalla bisaccia e bevendone il contenuto tutto d'un fiato.
Il Falco si guardò le mani per un lunghissimo istante, come non fossero le sue, poi si alzò in piedi a fatica, cercò i lunghi guanti di pelle che teneva nel bagaglio e cominciò a infilarseli, cercando di coprire alla vista quel braccio malato.
- Dobbiamo andare a cercarlo – disse infine, senza alzare lo sguardo.
- Falco – cominciò il Nano, mettendogli una mano sul braccio – non penso che tu… -
Il Falco si ritrasse di scatto, afferrandogli il polso con la destra.
- Dobbiamo trovarlo – disse con un filo di voce, gli occhi arrossati e il viso cinereo.
Sulla piccolo radura scese il silenzio, l’unico movimento era il filo di fumo del tabacco che l’Orso si era acceso nel frattempo.
Poi un sussurro arrivò alle orecchie di tutti – Ha ragione il Falco, dovremmo cercarlo – disse la Serpe, che era rimasta immobile e in silenzio fino a quel momento – se veramente stava andando al campo dei briganti, la principessa potrebbe essere in pericolo. Nessuno laggiù puo' opporsi a quella cosa, nemmeno Von Braun – aggiunse. La maschera dalle fattezze mostruose le copriva solo metà del viso, lasciando visibili la bocca e il collo, segnato da lividi violacei.
- Se e’ per quello, nemmeno noi potremmo fare qualcosa – intervenne il Nano – tu più di tutti hai visto di cosa è capace quella creatura.. –
- Non sto dicendo di scontrarci di nuovo – sussurrò la Serpe – possiamo limitarci a portare via la principessa, se necessario –
Il Falco lasciò il braccio del Nano, e cominciò a raccogliere le sue cose sotto la pioggia – Io vado – disse.
L’Orso si rialzò in piedi, bevve un’altra fialetta di liquido trasparente e con gli occhi che brillavano si rivolse al Nano – Non posso lasciarlo andare da solo – accompagnando le parole con un enorme sorriso.
- Bene, se siete tutti cosi convinti… sono proprio curioso di sapere cosa avrà da dire l’Alchimista quando gli riporterò le vostre ossa – commentò il Nano, massaggiandosi il polso e accingendosi a riempire l’enorme borsa delle sue cose.
Pochi minuti dopo la radura era nuovamente immobile, con solo la pioggia a riempirne il vuoto.


"Piove, Regno ladro..."
- Brannigan, brigante della foresta - 

sabato 3 novembre 2012

Circa quella notte nella foresta...


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: i misteriosi inviati dell'ancor più misterioso Alchimista tengono d'occhio i nostri eroi a distanza ravvicinata, ma un misterioso nemico si fa avanti per affrontarli in questa misteriosa notte del mistero! Riusciranno a venirne fuori vivi? Un nuovo capitolo delle misteriose cronache del misterioso PM!)

di PM

Il Falco guardava le nuvole passare davanti alla luna, dall’alto di un albero della Foresta Logorroica. Appollaiato su uno degli ultimi rami si godeva la brezza notturna, inspirando lentamente l’aria umida della notte. Poteva vedere le nuvole cariche di pioggia scendere dal fianco dei Monti Canuti, poteva sentire il profumo dei funghi e degli aghi di pino bagnati molti metri sotto di lui, poteva udire gli Allegri Bricconi intonare rime davanti al fuoco dal loro covo nella radura al limitare della Foresta.
Era contento, lassù, come non lo era da tempo. Pensò al caos multiforme della città, all’Alchimista, e alla quiete di quel momento. Si rese conto amaramente che, per quanto amasse starsene solo in cima a quell’albero, non avrebbe mai potuto rimanere a lungo lontano dagli altri.
E sapeva anche che tutto quello che la Foresta poteva offrirgli non sarebbe bastato a placare la sua sete per molto.
Sentì nel petto un'ormai familiare fitta gelida, e cercò di lenirla con un respiro profondo. Espirò lentamente e vuotò la mente da quei pensieri, riprendendo ad osservare la notte. Un accenno di sorriso gli si disegnò sulle labbra.
“Scendi” gli sussurrò nell’orecchio la Serpe. Un brivido di paura accompagnava il messaggio. Il Falco corrugò la fronte e socchiuse gli occhi per scrutare la Foresta intorno all’albero: niente. Mentre si laciava scivolare di ramo in ramo, la preoccupazione aumentava. Non aveva visto ne sentito nulla avvicinarsi al loro campo, eppure il messaggio della Serpe poteva significare una cosa solamente.
Atterrò ai piedi dell’albero fra la Serpe, che con la spada sguainata puntava il buio, e il Nano, chino sul suo totem.
- Sta arrivando qualcosa – sussurrò la Serpe.
- Non vedo nulla – rispose il Falco – niente fino a dove mi regge la vista.

- Non è ancora qui, ma lo sarà fra poco, e fareste meglio a essere pronti - disse il Nano
- Che cos'è? – chiese il Falco, aprendo il lungo soprabito di pelle per meglio muoversi. Le cinture colme di fialette tintinnarono nella notte.
- Non lo so, ma e’ qualcosa di strano... beh, piu’ strano di voi – rispose con un ghigno il Nano – forse è il Conte – aggiunse con poca convinzione.

Il Conte poteva essere un incontro interessante, penso’ immediatamente il Falco, non aveva mai visto un vampiro così vecchio, e l’idea di testarne uno era pericolosamente attraente...
Il flusso di pensieri si arresto’ improvvisamente, congelato da un’ondata di terrore. La mente gli si svuoto’ completamente, i pensieri risucchiati via con forza irresistibile, per essere sostituiti dal nero più assoluto e da una gelida linea bianca che andava da orecchio ad orecchio, offuscandogli la vista.
Prima di vederlo, lo sentirono. La foresta si fece fredda, l’aria immobile. Le piante al limite della piccola radura cominciarono ad appassire, per poi marcire e trasformarsi in una poltiglia marrone ad ogni passo della creatura.
Il Falco non riusciva a muoversi, le gambe pesanti e le mani premute sulle orecchie, nel tentativo di fermare la fitta lancinante alla testa. Quando rialzo’ lo sguardo, la creatura era ormai a pochi passi da loro.
Sembrava un uomo, ma solo nelle fattezze. Niente nel modo di muoversi innaturale né nell’aura che quella creatura emanava poteva essere umano. Il corpo, esile e completamente ricoperto di strisce di cuoio, dava l’impressione di dover cadere a pezzi da un momento all’altro, ma in quell’incedere strascicato c’era un senso di inesorabilità che nessuna creatura vivente avrebbe potuto emanare. Quando parlò, con la bocca sdentata aperta fra le bende di pelle che gli ricoprivano il volto, una cacofonia di suoni assordò il Falco, che si strinse ancora di più la testa.

- Sei tu....? – sembrava chiedere la creatura fra il gracchiare dei corvi e lo stridere delle locuste.

Il Falco cadde in ginocchio, con il fiato corto per l’aria ormai nauseabonda. Girò lentamente la testa, e vide la Serpe, ancora immobile con la spada puntata alla creatura, e il Nano, con le braccia scosse dai tremiti mentre si aggrappava al totem. Il tempo sembrava essersi fermato in quell'attimo di terrore. Chinò la testa e vomitò.
“Alzati” gli sussurro’ la Serpe. Il tocco della sua mano sulla spalla gli diede il coraggio necessario per alzare di nuovo la testa. Fra le lacrime vide due stiletti piantarsi negli occhi bianchi della creatura, seguiti dalla Serpe che si lanciò verso il mostro.
“No!!” pensò, ma le parole gli morirono in gola. Il Nano al suo fianco stava mormorando qualcosa. Il Falco cercò di rialzarsi per andare ad aiutare la Serpe, puntando le braccia contro il terreno putrescente. Lottando contro la nausea e il terrore si rimise in piedi, in tempo per vedere la Serpe pendere inerme da un braccio della creatura, che fissandola dal basso verso l’alto con gli occhi vuoti mormorava – Non sei tu.... –
Poi la creatura girò lentamente la testa verso il Falco, scagliò la Serpe con noncuranza nel fitto del bosco, e riprese ad incedere dritto verso di lui.
- Scappa, Falco! – sentì qualcuno urlare, ma le gambe si erano fatte di nuovo fredde e pesanti, e quando ormai poteva sentire il respiro fetido della creatura sul volto, chiuse gli occhi gonfi di lacrime e sprofondò nel gelido buio.

Continua...


Mmm... la foresta misteriosa sembra ancor più misteriosa del solito, stanotte... perché mai la chiameranno "logorroica", poi...

venerdì 2 novembre 2012

Chi ha incastrato Reinhardt Von Braun?

I briganti conducono Odetta e gli altri lungo tortuosi sentieri dapprima nascosti alla vista. Sono allegri e mentre marciano cantano e continuano con i loro giochi di rime. Cleofelia è a cavallo da sola, poiché Odetta sembra troppo impegnata a ricordare i bei tempi andati con quel bel fusto dai capelli biondi, Gaston.
- ...e ricordi quel mercante, tutto tronfio ed elegante? Ti occhieggiò la giarrettiera e tu, con grande sicumera, lo attirasti in quel bordello e lo finisti col randello! Bei tempi, quelli, belli assai!
Odetta lacrima dalle risate: - Avrei voluto non finissero mai!
- Ma dovean finire, prima o poi... o inver saremmo morti prima noi. - dice, un po' più freddo, come ricordando eventi spiacevoli.
Che genere di passato ha Odetta? Si chiede la giovane Cleofelia, ascoltando quelle conversazioni. E com'è che conosce questi briganti? La principessa getta un'occhiata dietro di sé. A qualche metro di distanza cavalcano in silenzio Von Braun e il giovane Sven. Il vecchio Inquisitore le sorride e la saluta con un cenno, ma il ragazzo, seduto dietro di lui, la fissa come un predatore e le punta un dito contro, evitando che Von Braun lo noti, poi si passa eloquentemente il pollice sulla gola, da un orecchio all'altro, senza staccare gli occhi dai suoi.
Cloefelia si volta di scatto, terrorizzata. Deglutisce a fatica. Perché quello spaventoso ragazzo vuole ucciderla? Eppure lei ha cercato di essere cortese e simpatica, con lui.
Beh, forse ripensandoci bene avrebbe potuto impegnarsi un po' di più.
Va bene, diciamo parecchio di più.
Dopo un'ora di viaggio, davanti a loro i rami intricati della foresta si aprono su una radura molto ampia, a ridosso di una collina cava. Davanti all'ingresso della collina è stato sistemato un piccolo campo base, con tavoli, fuochi e uno spiedo su cui un grosso maiale selvatico viene rosolato in vista del pranzo. Alcune donne salutano il ritorno dei loro uomini con ampi movimenti delle braccia, altre preferiscono attendere che siano più vicini per lanciar loro contro robusti paioli di metallo. Dopotutto i farabutti della foresta non sono certo noti per essere gli uomini più fedeli del mondo...
- Sono inver colpito da quanta arguzia ed inventiva abbiate profuso nella realizzazione di codesto rifugio ascoso! - commenta Von Braun guardandosi intorno, ammirato.
- Grazie messere! - trilla Gaston, allegro, poi lo osserva più attentamente - Voi non sembrate un volgare avventuriere. Come vi fate chiamare? Perché lo mondo tutto ho girato, persino l'oltremare e, parola mia, l'abiti vostri ebbi già modo di osservare... - si gratta il mento, pensoso.
- Cleofelia solleva gli occhi al cielo e sbuffa. - Possibile che non possa mai conoscere nessuno che parla in modo normale?
Von Braun s'inchina lievemente sulla sella. - Reinhardt Augustus Totenheinz Von Braun, al vostro servizio. Inquisitor di Thorm e annichilitore delle armate del male ovunque esse si ascondano.
Gaston spalanca gli occhi e scocca un'occhiata carica di preoccupazione ad Odetta, la quale sorride lievemente.
- Tranquillo Gaston, non temere, in questo campo son io l'unica che può prenderti a calci nel sedere. E poi Von Braun è Inquisitore, il Mal che caccia lui di te e dei tuoi bricconi è ben peggiore! Dico bene, mio signore?
- Garantisco sul mio onore! - conferma Von Braun, buttandola inavvertitamente in rima.
Gaston sorride, poi si volta verso il campo e corre verso una grande roccia al centro. Vi salta sopra con rapidi balzi e fischia forte, in modo da attirare l'attenzione di tutti.
- A me, bricconi! I presagi sono buoni! Una vecchia amica ho testé incontrato e una gran speranza mi ha portato! Con lei viaggia un valoroso Inquisitore che d'ogni male è implacabil mietitore! I giorni di terror sono finiti, il Conte infame e le sue schiere da qui saran banditi!
Un coro di "hurrah" e di altre grida di giubilo in rima si levano verso il cielo. Von Braun si acciglia, a disagio. Cleofelia smonta da cavallo e si avvicina a Odetta con l'espressione ancor più confusa del solito.
- Non capisco, chi deve mietere cosa? - domanda.
Odetta sospira. - Credo che il buon vecchio Gaston ci abbia infilato in un altro guaio, principessa. Se il "Conte infame" è chi credo che sia allora temo che dovremo abbandonare Von Braun alla sua gloriosa caccia al vampiro e darcela a gambe verso la Capitale il più in fretta possibile.
- Do... do... do... dodddoooddodovremo combattere? - chiede il giovane Sven, fissando il proprio mentore da sotto in su, attraverso la frangia biondo paglia.
Von Braun sospira. - Inver nostro dover sarebbe, giovane scudiero. Eppur non posso esimermi dal chieder in qual modo il possente Thorm abbia intenzione di armare lo mio braccio, giacché son menomato d'entrambi l'arti a manca!
- Po... popo...posso combattere io, mio signore.
- Oh, lo so bene, ragazzo mio. Lo so bene. Ma è dovere mio quale Inquisitor di Thorm non negare mai aita alle popolazioni bisognose! Ho giurato!
Gaston balza giù dalla roccia e si avvicina al cavallo di Von Braun, seguito da tutta la folla dei suoi allegri compari.
- Messere, non siam così vigliacchi da mandar sol'uno contro nemici a pacchi! Come truppa noi vi seguiremo e come una capanna al Conte il cul...
- Sì, sì, va bene! - li interruppe Odetta, facendosi largo tra la folla e afferrando un braccio del prode Gaston.
- Il tuo piano è molto bello, caro mio, ma il prode Von Braun non può esaudire il tuo desìo! Ferito fu in battaglia, ma non dal Conte e dalla sua marmaglia, bensì da man gaglioffa di una principessa forse troppo goffa!
Cleofelia si raddrizza senza capire, guardandosi colpevolmente intorno. - Eh? Perché guardate me?
Gaston sembra vedere per la prima volta il braccio e la gamba feriti di Von Braun. - Per gli déi, vogliate perdonar la mia maleducazione! Nella fretta neppur notai ferite di tale proporzione! Ma non abbiate tema, possente amico, poiché del vostro problema ho già qui la soluzione!
- Soluzione? Di che parli? Nel cervello hai forse i tarli? Riattaccare l'ossi non è arte in cui l'uomo abbia una parte, solo il tempo li può guarire e, ahimé, fa male da morire. - obietta Odetta, pratica.
- Non per noi della foresta - trilla Gaston, strizzandole l'occhio come chi la sa lunga - vecchia amica dalla mano lesta! C'è una strega, Marianna, qui vicino ha la capanna! D'erbe e impacchi lei s'intende, olii e unguenti poi ci vende. Dirà se le chiedo d'aiutarci, ma solo se lo scopo è del Conte sbarazzarci!
- Strega? - Von Braun si rizza sulla sella, inquieto. Inquisitori e streghe non vanno solitamente molto d'accordo - Non se ne parla neppure! Non lascerò che una fetida amante dello dimonio allunghi le sue zampacce adunche su di me! Giammai!
- Cleofelia, mia signora. Credo ci riposeremo qui, stanotte. - sussurra Odetta con un sorriso malizioso.
La principessa sbuffa. - Odio stare qui, Odetta! non capisco niente di quello che la gente dice!
- Capirai che novità... - commenta la servetta, piatta.
- Assolutamente no! - grida il povero Von Braun, mentre le folla festante conduce il suo cavallo verso le stalle - Niente streghe! Davvero, son serio! Per la barba di Thorm, volete fermarvi un istante?
Il giovane Sven smonta con agile mossa dal cavallo e rimane a fissare il proprio signore che viene portato via come un eroe. O come un agnello sacrificale, a seconda dei punti di vista. Odetta si allontana per raggiungere Gaston e i due ragazzi rimangono vicini, fianco a fianco, Sven perché non sa dove andare e Cleofelia perché è così terrorizzata da Sven da non riuscire più a muoversi.
- Odio questo posto. - mormora il ragazzo, tra i denti.
- E... ehi... è una co... cosa che abbiamo in comune! - balbetta Cleofelia vagamente propositiva.
Lui si volta verso di lei e le pianta addosso i suoi occhi glaciali. - Odio anche te. - ringhia, giusto per puntualizzare.
- Oh... ehm... - Cleofelia distoglie lo sguardo.
- Ti va di venire a cercare ranocchie? - chiede Sven all'improvviso, dopo un attimo. Cleofelia non è molto attratta dall'idea di passare del tempo con quel giovane psicopatico, ma d'altra parte meglio le ranocchie della noia. 
- Solo se non ci allontaniamo troppo... - propone. Dopotutto il giovane non potrebbe mai farle del male con tutta quella gente intorno.
Lui fa uno strano sorriso. - Non preoccuparti, per ammazzare ranocchie non serve andare molto lontano... allora vieni?
- Ehm...

COSA FARA' CLEOFELIA? 


  1. Il giovane Sven ha due personalità, una delle quali estremamente affascinante, seppure fastidiosamente incline all'omicidio. Cleofelia ha un debole per i vampiri, da lì a prendersi una sbandata per un killer seriale il passo è breve. Andate pure a cercar ranocchie, è possibile che prima di uccidere Cleofelia il ragazzo ritorni ad essere un timidone con la balbuzie! Oppure che le sue intenzioni nei confronti della giovane principessa non siano così cruente come vuole farci credere! Forse...
  2. Ranocchie? Mica sono francese, pensa Cleofelia. E poi non mi piace il modo in cui lo sguardo di quel ragazzo passa continuamente dai suoi pugnali alla mia gola! Non passerei del tempo da sola con lui nemmeno se fosse Benjamin, il tenebroso protagonista di "Quelli sul collo non sono gli unici buchi che ho!" della Vampyre Love Edizioni. Ma se lo respingo potrebbe arrabbiarsi sul serio!
VOTATE!!


"Ti va di venire a caccia di ranocchie, ranocchia?" 
Sven Van Heiler