lunedì 25 febbraio 2013

NOTIZIA SENSAZIONALE!!! Elfi avvistati in Valsorda mentre si addestrano con il Nordic Walking!


Salve a tutti, sudditi degenerati! E' Lecter che parla. Ci è giunta notizia di una pregevolissima iniziativa che vorremmo promuovere: si tratta di una scuola di... scusate, leggo dall'elfico... NORDIC WALKING in una ridente località Umbra, la Valsorda. Il nostro Bardo Reale sottopagato ha seguito il neo-promosso Generale Supremo Brave nel suo percorso d'addestramento speciale in una di queste scuole. Ovviamente l'insulso cantore di saghe non si è limitato a riportare i fatti, ma li ha anche "abbelliti" con lazzi e fronzoli assolutamente inutili. Ciò nondimeno riportiamo qui di seguito il contenuto integrale della pergamena, quantomeno per giustificare la spesa di un teletrasporto in più.


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Uno sfrigolio elettrico attraversa l'aria cristallina della valle e dove poco prima non v'era che erba appaiono tre persone: un giovane mago, un cavaliere in armatura e un menestrello, il Bardo Reale Stagista.
Storm Brave, il cavaliere prescelto per guidare l'esercito del Re nell'imminente guerra contro i nani, inspira profondamente e il suo volto solitamente severo pare distendersi un istante.
- Un teletrasporto perfetto! - si complimenta il mago con sé stesso - Ecco, questa è la Valsorda, sir Brave, dove sono nato. Come da voi richiesto vi ho portato in un luogo dove potrete svolgere in tranquillità i vostri allenamenti e rimettervi in forma!
- E come, di grazia? - replica Brave, perplesso - Qui intorno vedo solo splendide vallate e boschi assolati. L'aria è fantastica, ve lo concedo, ma io avevo bisogno di un posto dove recuperare la forma fisica. Pensavo più ad una caverna infestata di ragnoni antropofagi o a un drago famelico. Anche piccolo. Che dovrei fare qui, sdraiarmi a prendere la tintarella?
Il mago scuote la testa, sorridendo, mentre il Bardo annota tutto scrupolosamente per il giornale delle fan del nobile guerriero.
- Nordic Walking. - dice semplicemente.
Storm Brave aggrotta le sopracciglia e fa un passo avanti, minaccioso, la mano sull'elsa della spada.
- A chi avete dato del Mordivacche? - ringhia.
- Nordic Walking! - scandisce il mago, sollevando le mani - È una nuova disciplina degli elfi che vivono da queste parti. Anche la parola è in elfico, non dovete arrabbiarvi.
- Oh. - commenta Brave, rinfoderando la spada - Scusatemi. Ho ancora i nervi a fior di pelle per il mio ultimo lavoro. In che consiste questo Mordi... Morni...
- Nordic Walking. È la maniera in cui camminano gli elfi di questa zona - spiega il mago, mentre il Bardo gli mostra la pergamena per sapere se ha scritto il nome correttamente. - È una disciplina che consiste nel camminare, correre e fare esercizi con un paio di bastoni appositamente realizzati allo scopo.
Storm Brave sbuffa, stizzito. - Uff. E io dovrei preparami a combattere un'orda di nani camminando su e giù per la valle con due stecchini in mano? Ho bisogno di un allenamento serio, per tutti gli dei!
Il mago sorride con l'aria di chi la sa lunga. - Non sottovalutate l'efficacia del Nordic Walking, sir. Perchè non provate, visto che siamo qui?
Titubante, Storm Brave accetta e i tre procedono verso il bosco degli elfi della Valsorda, dove si procurano un paio di bastoni a testa e le indicazioni per un percorso da principianti presso una scuola abilitata.
- Durante il primo giro vi accompagnerò io. È meglio che almeno all'inizio vi leviate l'armatura, signore. - suggerisce il mago.
- Sciocchezze. - replica il cavaliere, cocciuto - Un cavaliere non si leva l'armatura nemmeno per andare a dormire, figuriamoci per fare due passi!
Dopo un'ora di Nordic Walking, seguendo scrupolosamente le indicazioni degli elfi, Brave è sull'orlo del collasso fisico e decide di optare per la soluzione più razionale: caricare l'armatura sul Bardo.
Così almeno si rende utile a qualcosa, dice lui.
- Questo Mordi e Fuggi è veramente micidiale... - ansima il cavaliere dopo un'altra ora - All'inizio sembrava solo di passeggiare, ma ora mi fanno male tutti i muscoli del torace e delle braccia, oltre a quelli delle gambe.
Il mago, che pare molto più abituato degli altri due a quel tipo di esercizio, arriva in cima alla collina e sorride. - È un esercizio davvero completo. Ed è anche aerobico!
- Volete finirla con gli insulti? Si può sapere cosa vi ho fatto? - sbotta Brave. Dietro di lui il Bardo inciampa e rovina al suolo in una cacofonia di clangore metallico e note musicali.
- Perdonatemi, messer cavaliere. Roba da maghi. Diciamo che aumenta la vostra resistenza agli sforzi prolungati e la vostra forza in generale. E poi è adatto a tutti, anziani, donne, bambini! Ci sono diversi gradi di difficoltà e questo lo rende perfetto per prepararsi alle competizioni o, nel vostro caso, a macellar nemici con maggiore efficienza e perizia. In capo a poco tempo il Nordic Walking vi farà notare la differenza, sia fisicamente che mentalmente! In più è economico, divertente e vi permette di ammirare luoghi meravigliosi, come la Valsorda!
Storm Brave fissa il mago di sottecchi. - Quanto entusiasmo... Dite un po', ricevete una percentuale dagli elfi, per caso? - poi sospira e si volta ad ammirare il panorama. - Ad ogni modo avete ragione. Perbacco, il luogo è splendido, l'aria è buona e con questa tecnica di allenamento diventerò più forte di prima in un baleno! - sorride. - Davvero un'ottima alternativa ai ragni giganti e ad altre belve carnivore che, diciamocelo, non sono poi così affascinanti come le si dipinge. Dobbiamo festeggiare questa bella scoperta, dunque. Bardo! Suonaci qualcosa di allegro!
Il Bardo va a sbattere contro il tronco di un albero, finendo lungo disteso.
- Magari prima però togliti il mio elmo dalla testa. - sospira il cavaliere - O quantomeno infilalo dalla parte giusta!
La risata allegra del mago riecheggia per tutta la valle.
Un'allegria più che giustificata. Due nuovi praticanti significa che gli elfi stasera pagano doppio!
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Se volete sapere di più sul Nordic Walking e possedete una magosfera collegata all'Omnirete, potrete utilizzare il collegamento seguente per essere magicamente teletrasportati dove tutto vi verrà spiegato per filo e per segno:


Questi invece vi trasporteranno al villaggio di Sport and Emotion, un luogo fatato gestito dagli stessi elfi che mandano avanti la scuola in Valsorda, quella visitata dal nostro Generale e dal suo seguito:

Sport and Emotion, facebook page

e la pagina vera e propria dove controllare il calendario dei corsi,  iscriversi e ottenere tutte le informazioni che servono:

Scuola ANWI Valsorda

Bene. Confidando che molti di voi decideranno di allenarsi in questa disciplina per meglio servire il loro Re, pena la decapitazione, vi lascio. Ho da organizzare una guerra, sapete com'è.

Vostro atletico,

                 Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re



Il Nordic Walking vi tiene in forma! D'altra parte avete mai visto un elfo sovrappeso?

martedì 19 febbraio 2013

L'ira funesta di Von Braun perseguiterà li vivi et li defunti al pari! Ma solo dopo una rilassante seduta di Shiatsu!


Mentre il povero Von Braun lotta strenuamente contro le implacabili mani della diabolica strega e contro l'oscura arte nera dall'abbietto nome di Shiatsu, al campo è scoppiato il putiferio. Non appena entrambe le personalità di Sven riescono a smettere di litigare e decidono finalmente il da farsi, il ragazzo si lancia di corsa verso il cottage di Marianna per avvertire il suo maestro.
L'inquisitore è occupato ad osservare con sospetto un impacco vegetale che l'affascinante strega gli sta trofinando sul braccio ferito.
- Fa male? - lo stuzzica lei con un sorriso. Von Braun distoglie lo sguardo, avvampando. È certo che se fissasse troppo a lungo i verdi occhi della malvagia tentatrice finirebbe con il soccombere e votarsi definitivamente al male. I diavoli sono subdoli, lui lo sa bene. Soprattutto quelli con i riccioli.
Marianna sorride, traccia alcuni simboli con le dita sulla pelle dell'inquisitore e mormora alcune strane parole. Sentendosi il braccio formicolare, Von Braun balza giù dal letto come una tigre e allontana la strega con uno spintone.
- Vade retro, isposa dello dimonio! Levate de lo corpore mio cotali, affusolate dita di peccatrice! Passi per l'unguenti et li massaggi, ma v'aveo espressamente richiesto d'astenervi de l'incantamenti et l'arti oscure, ivi comprese stregonerie che lo diabbolo insegnovvi in lo Sabba!
Lei soffoca a stento una risata e arrossisce. - Ve l'hanno mai detto, messere, che quando vi agitate la vostra favella si fa più... ecco... arcaica?
- Ehm... la Divina Chiesa di Thorm educommi in tal guisa. - borbotta, incrociando le braccia sul petto nudo e distogliendo nuovamente lo sguardo - Dimando venia se la cosa v'arreca turbamento.
- Ma come, domandate scusa a me che sono una peccatrice che passa i suoi sabati sera a fornicare con l'incarnazione del male? - osserva lei, sorpresa.
Lui fa tanto d'occhi. - Dunque lo confessate?!
È la prima volta che gli capita di non dover usare le tenaglie, il fuoco o quantomeno un sonetto in lode a Thorm per estorcere una confessione.
Lei lo fissa in cagnesco. - Certo che no, stupido di un asino! - sbotta - Ero ovviamente ironica! State forse cercando di insinuare che io sia tanto vecchia e brutta da dover ripiegare su un qualche diavolaccio che puzza di zolfo per sollazzarmi un po'?
Von Braun solleva le mani, sulla difensiva. Sta per replicare quando si rende conto con sorpresa che il braccio si è sgonfiato e l'osso non gli duole più.
- Miracolo! - sussurra, osservando rapito il braccio ormai perfettamente sano.
Lei porta le mani ai fianchi - Decidetevi, messere, o è un miracolo o è opera del demonio!
Lui la fissa di sottecchi, con sospetto. - Ohibò, avete ragione. Non sia mai che lo braccio mio, posseduto de lo nero sortilegio, vigliaccamente m'aggredisca mentre m'addormo! Forse meglio seria reciderlo di netto con l'ispada...
Lei scuote il capo con una smorfia. - Certo che ne avete di fantasia...
In quell'istante la porta del cottage si apre di colpo e Sven entra di corsa, trafelato.
Senza bussare.
In casa di una strega.
- S... si... signore! - grida.
Marianna attira a sé un bastone lì accanto e sferra un rapido colpo che avrebbe spaccato il cranio del ragazzo come un melone maturo, se questi non l'avesse schivato grazie ad un repentino cambio di personalità. I pugnali di Sven scivolano rapidamente fuori dai loro foderi e schizzano in direzione della strega. Lei solleva il bastone per cercare di ripararsi, ma Von Braun si frappone fra loro come un fulmine e devia entrambi i pugnali con un unico movimento della spada. Le piccole lame vanno a piantarsi nel telaio di una finestra e in una vecchia cassapanca.
- Fermi, voi due! - tuona.
Marianna abbassa il bastone, ma Sven ignora l'ordine e cerca di aggirare il suo maestro per saltare alla gola della donna. Von Braun, che parlerà anche in modo ampolloso e desueto ma è comunque un guerriero forte e addestrato, lo intercetta prima e lo afferra al volo per la casacca, sollevandolo dinnanzi a sé. - Ti ho detto di calmarti. - ringhia l'inquisitore, con una minacciosa luce negli occhi.
Lui lo fissa di rimando per un po', sfidandolo, poi si arrende e distoglie lo sguardo. - Mi ha attaccato lei per prima. - borbotta, scoccandole un'occhiata omicida.
- Io? - protesta la donna - Chi è che è entrato in casa mia sfondando la porta e senza bussare? - poi si rivolge a Von Braun, allargando le braccia - Come potevo sapere che era amico vostro?
- È il mio scudiero. Ad ogni modo mi congratulo per lo vostro colpo di poc'anzi. Invero son pochi coloro che puoton coglier cotesto giovanotto di sorpresa...
Sven la fissa con odio palese, sempre sospeso come un prosciutto davanti al volto di Von Braun, che si guarda bene dal lasciarlo andare. - Non mi piace, maestro. Questa donna non ha la Luce! Lasciatemela uccidere!
- Ho detto no! - tuona l'Inquisitore. Il suo tono è così imperioso che Sven sembra spaventarsi. - Costei è una sodale, hai compreso? Se le capiterà qualsivoglia disgrazia dovrai risponderne a me! E ora parla, cos'avevi di così importante da dire per giunger qui in spregio alle più comuni norme di cortesia?
Sven trasale e sembra improvvisamente ricordare il motivo della sua presenza lì. Lo shock produce in lui un nuovo mutamento.
- Mmm... mmmi spiace, sss... sssii... Sssignore. Qu... qualcuno le ha rrr... rapite! La ppp... pprincipessa e la serva!
Von Braun sbianca e lascia cadere il povero Sven sull'assito come un sacco di patate.
- Rapite?! - esclamò, disperato - Per Thorm, qual disgrazia! Qual disonore! Avea giurato di proteggerle et cotesto est lo risultato? Ah, me tapino!
Marianna aggrotta le sopracciglia sottili, fissando il giovane scudiero con occhi nuovi. - Ehm... E dite, giovanotto...
Sven solleva lo sguardo su di lei, senza traccia di astio alcuno. - Dite, mmm... milady.
- È stato il Conte a rapirle?
Il ragazzo fa un cenno di diniego. - Non... non lo so. Credo... ccc... credo che fossi insieme alla ppp... principessa, ma poi ho... ho dei ricordi confusi.
Marianna va verso l''uscio e getta un'occhiata fuori. - Dove sono finiti quei manigoldi con una malsana inclinazione per la rima? - domanda.
Sven scuote il capo. - Ddd... due strani tipi hanno visitato l'accc.. campamento. Erano fff... forti e hanno malmenato qualche uomo, poi se ne sono andati. Ccc... credo che Gaston e gli altri siano andati ad accc...certarsene. Erano... beh... arrabbiati.
Von Braun serra pugni e mandibola, furibondo. - Inver posso comprender tali bellicosi sentimenti, ragazzo mio. - disse, vestendosi in tutta fretta sotto lo sguardo ammirato della strega - La sciarada in lo campo altro non era che un astuto diversivo per rubar la principessa et la pulzella che le fa da serva. Ah, marpioni! Da tempo immemore non provavo un parimenti intenso frullar di gonadi! Ah, ma chiunque essi siano pagheran caro l'ardire! Niuno! Niuno face fesso Von Braun et la passa liscia, vivo o defunto che sia!
Marianna applaude con trasporto, eccitata. Poi indica verso Von Braun, in basso. - Davvero favoloso, messere. Una dichiarazione d'intenti maschia e oltremodo ardita! Posso suggerire, come primo passo per compiere la vostra tremenda vendetta, di raddrizzarvi quantomeno i calzoni?
Von Braun avvampa in volto e si affretta verso un piccolo separé. - Malnata donna! - bofonchia - Stregommi la mano al punto che nemmanco le brache infilai de recto! Ah, isposa dello dimonio! Ad ogni modo... - grida - trattasi non certo di vendetta sed di justitia, in lo nome di Thorm!
- Sì, sì... - fa lei, allontanando l'argomento con un gesto annoiato della mano - La giustizia di Thorm, certo. Quella per il quale balordi simil vostri affogano e bruciano donne innocenti?
Von Braun sbuca dal separé completamente vestito e si riallaccia il cinturone. - Ciò che fanno l'altri non è affar che mi riguarda, strega, giacché io mai inviai allo creatore anima alcuna di donna. Nosferatu et dimonii, tali son le mie prede. Non traggo diletto nel perseguitar le umane genti.
Marianna sospira. - Se è vero, allora la cosa vi fa onore, messere.
- E dunque onore sia, poiché mai l'homo che vi sta innanzi pronunzierà mendacia alcuna! - tuona lui. - Ah, quanto vorrei che foi poteste assistere alle mirabil gesta ch'io compirò! La luce della gloria di Thorm monderebbe l'alma vostra dello scuro zampino dello diabolo!
Marianna sorride. - Lo credete davvero?
Von Braun annuisce. - Vi son grato per l'aita, ma la mia spada è richiesta altrove!
Marianna arrossisce vistosamente. - Oh, messere! Non eravamo neppure arrivati ai preliminari e già volete portare la vostra spada altrove? Non mi lascerò certo sfuggire così lo scapolo più affascinante che mi sia mai capitato a tiro! No, io vengo con voi!
Von Braun tossicchia, in imbarazzo.
- Err... l'udito mi difetta un poco, di certo non ho inteso correttamente la di voi favella, signora. E invero non vi demanderò d'approfondir l'argomento. Ad ogni modo noi maschietti si va alla pugna, con la promessa che torneremo presto a onorare il debito che abbiamo contratto nei vostri riguardi.
- Oh, nessun problema, mio caro. Nulla che non si possa ripagare portandomi con voi. - fa lei, con noncuranza.
- Non se ne parla. - dice Von Braun secco, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.
- Invece vengo! - insiste lei, cocciuta. - Una guaritrice può sempre far comodo!
- Sol la volontà non basta, dimoniaca signora. Niuna femina puote pugnar briganti, vampiri et similia. No, mi rifiuto. Voi rimanete, quant'è vero Thorm!
Cosa farà Marianna?

1. La strega è una donna cocciuta e soprattutto sa come far leva su un uomo. Pensate al sesso? Sbagliato! Marianna minaccia di maledire Von braun e Sven e di far seccare loro i testicoli, una magia che a quanto pare le riesce molto bene e che lei considera un evergreen.

2. Vista l'irremovibilità di Von Braun, Marianna decide di rimettersi alla sua volontà e torna ai fornelli come ogni vera donna dovrebbe fare... ... ... Dai, ci avete creduto, vero? E invece no! Marianna finge di essere remissiva, ma non appena i due voltano l'angolo lei si trasforma in una cornacchia, animale sacro a Thorm, e segue Von Braun comunque!

3. Marianna detesta i maschi sciovinisti, anche se Von Braun è un pezzo di maschio sciovinista mica male! Dunque l'inquisitore crede che lei non possa farcela in una pugna contro briganti, vampiri et similia? Marianna esegue un incantesimo divinatorio e scopre da sola dove sono andati i rapitori. Vedremo chi arriverà prima!

Scegliete come al solito e votate nei commenti!




"Scusa, non ho ben capito. Hai per caso detto che non posso venire?"

Marianna la Strega

martedì 12 febbraio 2013

Circa il Recupero della Principessa... parte 2

(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: Bentovnati, cittadini del Vegno! Lasciate che mi pvesenti, sono Vomualdo, pvincipe delle Mavche D'Avgento, uno dei leggendavi possedimenti degli Elfi! Mi è stato chiesto di sostituive il pvecedente banditove, pevché tvoppo logovvoico e quindi potenziamente fastidioso. Sono sicuvo che la mia voce suadente non avvechevà fastidio alcuno alle vostve delicate ovecchie, pevciò bando agli indugi e via con la seconda pavte del nuovo capitolo di PM. E come si dice dalle mie pavti: Enjoy!)

di PM




Procedevano di buon passo nella penombra della Foresta Logorroica. Erano le prime ore del mattino, ed il Falco inspirava con piacere gli odori del sottobosco umido. Era di evidente buon umore, e continuava a giocherellare con le due pistole, facendole roteare, lanciandole e riprendendole con maestria.
“Dovresti fare un po' più attenzione con quei cosi” borbottò l'Orso al suo fianco “lo sai che il Nano non vuole che li usi”
“Il Nano non è qui” rispose con una scrollata di spalle il Falco “e comunque ha detto che non si sarebbe curato dei nostri metodi. E io ho inteso approfittarne” aggiunse con un sorriso malizioso.
“Penso che dovremmo far sparire le nostre tracce, se i briganti ci stanno seguendo...” disse distrattamente l'Orso, mentre tirava fuori dalla bisaccia una manciata di pillole scure, e se le cacciava in bocca avidamente.
Il Falco lo guardò masticare per un lungo momento “Dovresti fare un po' più di attenzione con quelle” lo rimbeccò.
“Sono solo ricostituenti, Falco.. quei tronchi erano pesanti” ribatté l'Orso con voce lievemente contrita.
Anche se non aveva mai assistito ad una completa dimostrazione di forza, e in tutti quegli anni aveva sempre avuto il desiderio insoddisfatto di scoprire fino a che punto poteva spingersi l'Orso, il Falco sapeva benissimo che il gigante avrebbe potuto lanciare alberi anche senza bisogno di ricostituenti.
Continuò a camminare in silenzio, trastullandosi con quel pensiero tanto affascinante quanto pericoloso.
Un improvviso brivido gelido al braccio sinistro lo riportò alla Foresta.
“Affrettiamoci” disse con voce cupa.


Odetta era nascosta vicino al punto da dove aveva sentito arrivare la voce della Principessa. Una scena molto strana le si era presentata davanti, e stava cercando di capire che cosa fosse successo.
Lo scudiero di Von Braun si aggirava per la piccola radura con aria confusa, evidentemente alla ricerca di qualcosa, ignorando palesemente sia Cleofelia, sia il nano che si era caricato la ragazza in spalla. Quest'ultimo era uscito di corsa dai cespugli, aveva preso la Principessa per un braccio e, alle stridule proteste di questa, l'aveva zittita con un colpo allo stomaco, riducendola allo stato di incoscienza in cui si trovava ora. In tutto questo Sven non aveva dato segno di accorgersi di nulla, e si girava in tondo con aria disorientata in volto.
Quando il nano fece per andarsene con la Principessa in spalla, Odetta aveva ormai capito che non avrebbe potuto contare sull'aiuto dello scudiero per salvare la giovane dal mezzuomo.
Era sul punto di uscire dai cespugli per rincorrere quello strano rapitore, quando qualcuno le prese delicatamente la mano. Si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con una maschera di lacca rossa e con due labbra carnose.
“Tu vieni con noi” le sussurrò all'orecchio una dolce voce di donna, e Odetta fece appena in tempo ad abbassare gli occhi sul dorso della mano, segnato da una goccia scarlatta, prima di perdere i sensi.


La Roccia Impaziente segnava il confine più orientale della Foresta Logorroica. Svettava sopra le cime degli alberi per parecchi metri, ed era il primo segno della Foresta che si poteva vedere arrivando dalla Piana Lunga. Era stata messa li, distante un giorno di cavallo da qualsiasi altura, molte Ere prima. In attesa di qualcosa, si diceva. E a volte, si diceva, si muoveva anche. Il Falco si stava chiedendo se quella fosse solo una leggenda, appollaiato su una sporgenza di roccia da cui poteva vedere sia la Piana che la Foresta. Come sempre li sentì arrivare, prima di vederli. Comincio' a scendere verso l'Orso.
“Siete lenti” disse al Nano, che sbucava dal fitto del bosco “ e con un bagaglio più pesante del previsto, a quanto vedo...” aggiunse, indicando Odetta priva di sensi.
Il Nano portava le due ragazze svenute sulle spalle. Arrivato di fronte alla Roccia, con un grugnito le depose sull'erba, e si inginocchiò a riprendere fiato.
“Se la Serpe non avesse deciso di portare anche la serva, non saremmo in ritardo” disse lanciando un'occhiata di sottecchi alla donna “ho bisogno di qualche minuto, e poi potremo riprendere. Devo chiedere all'Alchimista come dobbiamo procedere”
“Ti ho già spiegato perché lei è con noi” sussurrò la Serpe “non è necessario disturbare l'Alchimista”
Il fatto che tu voglia che sia la serva a riportare a casa la Principessa, non rende la cosa necessariamente un buon piano” sbottò il Nano “e soprattutto non rende l’Alchimista necessariamente d'accordo, per cui adesso voi starete qui a controllare queste due mentre io parlo con lui”
Quell'inaspettato cambio di programma incuriosiva molto il Falco “Anche a parer mio lasciare che sia la serva a ricondurre alla reggia la Principessa potrebbe essere la via più semplice. Non possiamo certo limitarci ad entrare nelle sue stanze nottetempo e recapitarla noi stessi, d'altronde” osservò.
“Tu sai bene quale sarebbe la soluzione dell’Alchimista, Nano” intervenne l’Orso “preferisco portare la ragazza a braccia fino alla Capitale piuttosto che seppellirla qui”
Il Nano alzò lo sguardo verso i tre compagni, e lo riabbassò verso le due ragazze distese sull'erba. Il Falco poteva vedere gli intricati meccanismi della mente del mezzuomo riflettersi nel movimento delle rughe del volto.
Non abbiamo tempo per questa discussione” disse infine “Von Braun ci starà già cercando, e di certo non voglio incontrare di nuovo quella creatura con queste due ad intralciarmi. Partiamo subito, e Orso, visto che ci tieni tanto, le porterai tu. Falco vai avanti e controlla la Piana. Serpe, avvertimi appena senti qualcosa, qualsiasi cosa”
L’Orso con un grosso sorriso si chinò e raccolse delicatamente i due corpi inermi, mentre il Falco usciva di corsa nella Piana Lunga.


Odetta si risvegliò sobbalzando. Fece per muoversi, e si accorse di essere legata mani e piedi. Poi si accorse che anche Cleofelia era legata mani e piedi, distesa di fianco a lei. Dopodiché si accorse di essere a un paio di metri da terra, sistemata come un bagaglio sulle spalle di un uomo enorme.
Resistendo al primo impulso di dimenarsi ed urlare, inspirò profondamente e si guardò intorno. Riconobbe il nano che aveva visto nella foresta, e che ora correva a fianco del gigante su cui era stata caricata, e vide anche una donna un paio di metri più indietro, con il viso coperto da una maschera rossa che pensò di riconoscere. Fece per guardarsi il dorso della mano, me le corde erano troppo strette e non riuscì a muoversi.
I tre rapitori correvano in una pianura sconfinata, la Piana Lunga pensò, probabilmente in direzione della Capitale. Cleofelia giaceva di traverso sulla cima del bagaglio del gigante, profondamente addormentata. Odetta si chiese che fare, senza riuscire a darsi una risposta soddisfacente.
“Non fare nulla” le sussurrò qualcuno all'orecchio “non vi faremo alcun male”
Odetta girò la testa a destra e a sinistra, cercando di capire da dove provenisse la voce “Resta calma. Torna a dormire” continuò la voce, che infine pensò di riconoscere. Si girò a guardare la donna dietro di loro, che la stava fissando da dietro la maschera di lacca.


Il Falco si inginocchiò nell'erba alta, scrutando l’orizzonte con sguardo preoccupato. La Piana Lunga continuava a perdita d’occhio, un mare verde interrotto solo da qualche albero solitario. Ma quelli che galoppavano verso di loro eran certamente cavalieri. Si alzò di scatto, ingoiando un paio di pillole, e si diresse verso gli altri. Passo dopo passo sentiva il farmaco fare effetto. La terra sotto i piedi diventava più soffice, le gambe più forti, il corpo più leggero. Ad ogni falcata aumentava di velocità, l’impatto con il terreno provocava familiari fitte di dolore alle ossa. Raggiunse il Nano e gli altri in pochi minuti.
“Abbiamo un problema, Nano” ansimò con le mani sulle ginocchia “una decina di cavalieri sta venendo in questa direzione. Fra non molto saranno abbastanza vicini da vederci”
“Se non vengono da noi, ignoriamoli” suggeri’ l’Orso “se invece decidono di venire qui.. be, se sono solo una decina..”
“No, sono le Spade di Dana” disse il Falco scuotendo la testa “ho visto il vessillo”.
Odetta, che ascoltava dalle spalle dell’Orso, sentì un tuffo al cuore. Le Spade di Dana erano una delle pattuglie dei Bordi del regno, la più famosa, la più valorosa. Il vessillo, il teschio con la corona di ferro, era conosciuto da tutti nella Capitale, e il loro capitano, Dana, era un’eroina amata dalle folle. Forse lei e Cleofelia avevano una speranza di tornare a corte sane e salve.
“Non possiamo scontrarci con la figlia dell’Evocatore del Ferro” grugni il Nano “l’Alchimista non lo permetterebbe mai, su questo non voglio sentire una voce. Serpe, puoi nasconderci tutti?”
“Posso nascondere noi quattro, ma non assicuro nulla per le due ragazze” sussurro’ la donna, avvicinandosi “penso che dovresti portarci tu alle segrete, Nano”
“Maledizione... ho bisogno di tempo per quello” impreco’ lui.
Il Falco guardava immobile in direzione dei cavalieri “Non abbiamo molto tempo, a breve saremo a portata d’occhio”
“Orso, dammi il Sangue della Terra... Serpe, cerca di tenerci nascosti quanto più possibile.. e Falco, tu non fare nulla” ordinò in fretta il Nano gettando a terra il bagaglio. Estrasse il totem dalle vesti e prese la fialetta di colore rosso rubino dalle grandi mani dell’Orso. Dopo qualche attimo di concentrazione, continuò con voce profonda “C’è una Vena poco più avanti, sbrigatevi” esortò il gruppo, ingurgitando il contenuto della fialetta.
Si mossero tutti verso il punto indicato dal Nano.


La vedetta delle Spade fece rapporto al capitano.
“Non c’e nessuno laggiù, Dana, le tracce finiscono in un cerchio nell'erba”
Dana corrugò la fronte. Era sicura di aver visto qualcuno nella pianura di fronte a loro. Era sicura di aver sentito qualcosa. Arrivò nel punto indicato dalla vedetta, dove un cerchio di erba appiattita li guardava con aria di sfida. Non erano tracce vecchie. Qualcuno era stato effettivamente li fino a poco tempo prima. Sperò solo che non fosse chi stavano cercando.
Rialzò lo sguardo in direzione della Roccia Impaziente e diede il segnale di ripartire.


"Incredibile, quelle laggiù sono le Spade di Dana!"

Il Falco al suo ultimo controllo oculistico




sabato 9 febbraio 2013

ALIDRAGO: Sconti da Brivido! (Mai quanto i voli...)


Riportato fedelmente, con l'ausilio di qualche lazzo artistico di irrisoria entità, dalla penna d'oca di Michele D'Angelo, il vostro Bardo.



Il re sta dormendo della grossa ben oltre il limite consentito dalla regal decenza, quando Archibald irrompe nella camera da letto e sposta la tenda dal baldacchino con la consueta grazia militaresca.
- Sire, abbiamo un problema. - annuncia.
Il Re sobbalza, sbuffa e si mette stancamente a sedere, grattandosi la nuca. - Adoro quando mi svegli con le buone notizie, Archie. Che c'è, stavolta?
- C'è stato un incidente aereo, sire. - spiega il segretario.
- E che diavolo è un "incidente areo"? - sbotta il sovrano, ancora non del tutto sveglio.
- Aereo, sire. - precisa lui - Vuol dire che è avvenuto in aria.
Il Re lo fissa in cagnesco. - E io che c'entro? Si sono scontrate due rondini?
- No, sire, un drago dell'Alidrago si è schiantato fuoripista mentre cercava di atterrare nel dragoporto, poco lontano dalla Capitale.
Il Re sospira e abbassa le spalle. - Uff. Ci sono feriti?
- Qualcuno. Il vano con i passeggeri che il drago stringeva tra le zampe ha ruzzolato un paio di volte sull'erba.
- Gente importante?
- No, sire.
Il Re si rilassa e tira un sospiro di sollievo. - Grazie al cielo! Ma se nessun nobile si è fatto male perchè diavolo mi hai tirato giù dal letto così presto?
- È mezzogiorno, sire. E ad ogni modo è richiesta la vostra augusta presenza sul sito dell'incidente. Pare che il suddetto drago non appartenesse alla scuderia Alidrago, ma alla Dragonescu, una compagnia di Valgordia non esattamente famosa per i propri standard di sicurezza.
Il Re lo fissa di sottecchi. - Parli difficile, oggi, eh?
Archibald solleva gli occhi al cielo. - Il drago era denutrito, sire. - spiega - Durante l'atterraggio le zampe non hanno retto.
Il Re si alza e si veste controvoglia, di pessimo umore. - E non abbiamo dei maledettissimi draghi, in questo Regno? Dobbiamo usare quelli di Valgordia?
- Proprio qui sta il punto, sire. Credo che la Alidrago abbia subappaltato la tratta alla Dragonescu per risparmiare sui costi. E senza comunicarlo ai passeggeri.
- Ma è legale?
- Pare sia prassi comune, sire, anche se credo che non comunicarlo ai passeggeri possa essere considerato reato. Frode in Commercio, per la precisione. Sostituire un bene acquistato con un altro bene all'insaputa dell'acquirente. Pensate se qualche nobile si fosse malauguratamente trovato su quel volo. Ora saremmo sommersi dalle critiche in un periodo in cui abbiamo bisogno di tutto il sostegno possibile per la guerra ai nani.
Scuro in volto, il Re si sistema il farsetto, poi ringhia: - portami sul posto. Voglio vederli di persona i responsabili di tutto questo casino.
Giunti al dragoporto a bordo della Real Carrozza, il sovrano segue Archibald fino alle pendici di una collina, dove finisce la pista. Il drago è ancora riverso nell'erba con il collo rotto, la coda avvitata e le ali scomposte. A poca distanza il grande cesto per i passeggeri emerge tristemente da un torrente. Accanto al cadavere del velivolo ci sono svariate persone.
- Chi sono quelli? - fa il Re, indicando con un cenno il capannello di ricchi commercianti che parlottano furiosamente tra loro - E perchè c'è anche il Bardo Stagista?
- Ho riunito qui i responsabili del dragoporto e il consiglio d'amministrazione della Alidrago, signore. Ho pensato che volesse interrogarli di persona. Il Bardo è qui per documentare la cosa con una ballata, o qualcosa del genere...
Il sovrano fa una smorfia e raggiunge il gruppo. Il brusio cessa immediatamente e i ricchi amministratori della Alidrago si prostrano dinnanzi al re, porgendo i loro viscidi omaggi.
- Che diavolo è successo, qui? - sbotta il Re, poco propenso ai convenevoli - Cos'è questa storia dei draghi di Valgordia?
Gli amministratori si ergono, indignati. - Ma Sire, non è nulla di che, davvero. Una prassi comune, utilizzata da svariate altre compagnie! Se potessimo sederci intorno ad un tavolo sono sicuro che...
Il Re gli gira intorno come se non esistesse e si avvicina al drago, scrutandolo con occhio critico. Archibald lo raggiunge, lento e dignitoso come un sacerdote. A una certa distanza trotterella il Bardo, scrivendo furiosamente sulla pergamena con una penna d'oca.
- Archie... - sussurra il Re - Non sono molto esperto di queste cose, ma non voglio farlo capire a quelle sanguisughe. Non dovrebbero esserci delle insegne sul drago? Che so... l'emblema della compagnia, per esempio?
- Dovrebbero, sire. Ma da quanto mi hanno detto alcuni uomini dell'Alidrago sono venuti qui nottetempo e hanno rimosso gli emblemi.
- Voialtri! - ruggisce il Re, voltandosi verso gli amministratori. La vivace discussione che stava avendo luogo cessa di colpo e il gruppo di ricconi si irrigidisce. - Chi vi ha dato il permesso di rimuovere delle prove dalla scena dell'incidente? Dove sono le vostre insegne?
- Temevamo la cattiva pubblicità, sire. Cosa penserebbero i passeggeri degli altri draghi se atterrando vedessero un cadavere con le nostre insegne? Saremmo rovinati! E ad ogni modo è ancora presente l'emblema di Valgordia, sulla coda.
Il Re si volta a scrutare il drago per un lungo istante, poi, non trovando nulla, lancia un'occhiata ad Archibald, che indica con un dito ossuto una grossa macchia nera alla base della coda.
- Quella macchia? Che razza di emblema è?
- Pipistrello nero in campo nero, signore. È il vessillo di Valgordia.
- A me sembra solo una macchia. E rispetto al drago è minuscola. Si può sapere perchè non avete comunicato questo particolare nel biglietto di viaggio?
Uno degli amministratori si avvicina, mellifluo. - Ma sire, è indicato. Posso assicurarglielo.
Archibald estrae dalla manica un biglietto e lo porge al Re, che lo scruta per lunghi istanti.
- E dove, di grazia?
L'amministratore si avvicina e indica la parte inferiore del biglietto. - Beh, c'è un codicillo proprio qui, che...
- Questa sequenza senza senso di simboli? - sbotta il Re, sgranando gli occhi, incredulo - Volete prendermi in giro, per caso? Come può un cittadino comune sapere che significa? E poi che razza di prezzo è, questo? Per questa cifra potrei affittare un drago solo per me! - poi il Re pare ricordarsi una cosa e il colorito abbandona il suo volto - Dite un po', ma la Alidrago non è quella compagnia privata in cui abbiamo versato un sacco di soldi prendendoli dalle casse Reali?
- Invero, sire. - conferma Archibald - Tempo fa la società era in crisi e minacciava fallimento. Una sera voi avete firmato un decreto per versare cospicui fondi sul conto della compagnia e salvarla così dal baratro.
- Sì, ricordo qualcosa... vagamente. Ma perchè abbiamo pagato noi se ora l'Alidrago è privata?
- Non chiedetelo a me, sire. Quella sera eravate ubriaco.
Il Re agguanta per il bavero il primo amministratore che gli capita a tiro e avvicina la sua faccia fino ad alitargli sul naso. - Dite un po', razza di imbroglioni... sapete che ho dovuto aumentare le tasse ai cittadini per salvare la vostra maledettissima azienda? Sapete che per colpa vostra mi sono indebitato con gli stessi nani contro cui ora mi tocca scendere in guerra? Lo sapete? - urla - Mi sono svenato per salvare un'attività che non mi appartiene nemmeno e voi che fate? Volate al risparmio mettendo a rischio la vita di centinaia di persone?!
Accanto a lui Archibald srotola con enfasi un papiro con la casistica degli incidenti della Dragonescu.
- Ma io vi ammazzo, maledette sanguisughe! - ruggisce il Re, paonazzo, mentre il Bardo trascrive parola per parola. - Che ne avete fatto dei soldi del Regno?
Folle di paura, l'allampanato amministratore solleva le mani, balbettando: - Ma Sire... c'erano da pagare gli stipendi arretrati, i pezzi di ricambio, i permessi... i soldi non bastavano e...
- Non bastavano? Ma se erano il prodotto interno lordo di un piccolo paese? - sbotta il sovrano, basito.
Accanto a lui Archibald tossicchia, estraendo dalla manica un'altra pergamena. - Ehm... Sire, se posso... vorrei portare questo documento alla vostra attenzione. Ho fatto alcune ricerche sul nostro consiglio di amministrazione, qui presente. Pare che in corrispondenza della vostra... ehm... cospicua donazione, alcuni dei dirigenti abbiano effettuato acquisti di ingente frivolezza ed entità. Leggo: una villa con piscina sulla Collina D'Oro, un panfilo privato ormeggiato sul Mare Tenebrarum, alcuni appezzamenti di terra, una statua in platino della dea Delibria alta 15 metri, una scuderia di cavalli di fuoco dalle isole dell'Est, un tomo magico stampato in due sole copie...
Ad ogni voce dell'elenco gli amministratori si fanno sempre più piccoli e il Re sempre più livido.
-... Una miniera di diamanti sulle Montagne di Cristallo, un harem, un vaso rarissimo...
- Basta così! - tuona il Re - Credo che il quadro della situazione mi sia abbastanza chiaro, adesso... - poi si rivolge agli amministratori con il sorriso di un coccodrillo - Vi farò pentire di essere nati, maledetti ladri incapaci!
Uno degli amministratori lo fissa con disprezzo e cerca di riacquistare la propria dignità, pur sudando vistosamente. - Non potete intervenire, Sire! Mi spiace, ma le leggi che voi stesso avete promulgato ci consentono di...
- Io le ho fatte e io le cambio! - ruggisce - E per iniziare che ne dite di un bel decreto che obbliga tutte le compagnie a scrivere bene in vista la provenienza del drago? Dopo la pubblicità che vi farò voglio proprio vedere chi vorrà ancora viaggiare con voi o con chiunque voli al risparmio rischiando vite innocenti!
Un dirigente sviene sul posto, gli altri rimangono a bocca aperta, incapaci di replicare.
Archibald fissa il suo Re con un sopracciglio alzato. - Davvero un discorso eroico, Sire. Popolare, oserei dire. Quasi non vi riconosco più.
Il Re lo fissa di rimando, pensoso. - Troppo, eh? - poi si rivolge al Bardo - Tu, ragazzo! Quest'ultima parte toglila. Se si sparge la voce che ho a cuore l'interesse del volgo la mia carriera di Re è finita! E ora andiamo, devo ancora fare colazione, poffarre!


Ideato e scritto da Michele D'Angelo. Tutti i diritti riservati.
Conceived and written by Michele D'Angelo. All rights reserved.

lunedì 4 febbraio 2013

La differenza tra un vampiro e un banchiere è che uno è un'orribile bestia succhiasangue e senza scrupoli, mentre l'altro è un normale non-morto.


Dopo un'oltraggiosa attesa di più di un'ora nella sala d'aspetto della Vampyre Love Edizioni, Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re, sta dettando al suo valletto un'ordinanza speciale che condanna ufficialmente a morte il direttore della casa editrice. Fortunatamente per quest'ultimo, poco prima dell'apposizione del sigillo reale, il prode Storm Brave (ex-campione del Re condannato a revisionare le bozze dei romanzetti urban-fantasy preferiti dalla principessa a causa delle sue idee oltranziste sul genere fantasy) si decide finalmente a ricevere Archibald nel suo ufficio.
Il Segretario fa il suo ingresso nel bugigattolo con l'aria sprezzante di una suocera a casa della nuora.
- Signor Brave. - saluta, gelido.
- Signor Lecter. - saluta Storm, altrettanto gelido.
- Segretario, prego. Sono qui in veste ufficiale.
Il poderoso cavaliere è ancora un uomo imponente, ma mesi trascorsi a leggere di amori adolescenziali tra vampiri, licantropi, fanciulle umane e zombie lo hanno ridotto all'ombra di sé stesso. Profonde occhiaie sottolineano lo sguardo rassegnato e di tanto in tanto un tic nervoso fa tremare le sue folte sopracciglia. Nel complesso l'immagine dell'impiegato medio di una qualsiasi azienda, solo molto più nerboruto. Archibald fissa a lungo il redattore negli occhi finché questi non si spazientisce.
- Dunque, a cosa debbo la vostra infausta visita, Segretario? Cos'altro volete da me? Distruggere la mia carriera e relegarmi qui in questo maligno crogiulo di ormoni, brufoli e opportunismo non vi è bastato?
Il sorriso di Archibald si allarga come quello di un boa constrictor. - Sto cercando di capire, guardandovi negli occhi, se in voi c'è ancora qualcosa del valoroso condottiero che ha vinto per noi le Guerre dello Spacco. Ma da quel che vedo forse ho fatto un viaggio a vuoto...
Gli occhi del cavaliere si stringono. - Siete venuto a prendermi in giro, Segretario? - domanda Brave, enfatizzando con disgusto l'ultima parola.
Archibald fa un gesto bonario con la mano e sorride. - Oh, per quanto sia un occupazione in cui indulgerei volentieri, messer Brave, devo ahimé ammettere di essere giunto qui, oggi, per motivi ben più gravi. Il nostro amato sovrano ha malauguratamente deciso di risolvere i nostri cospicui problemi finanziari dichiarando guerra a chi ci ha prestato i soldi finora.
Brave solleva un sopracciglio. - Nanorum?
- Nanorum. - annuisce Archibald, cupo.
Il cavaliere scoppia a ridere, battendo una manona sulla scrivania. - Fantastico, è la cosa più imbecille...
Archibald scatta in piedi, livido. - Badate a come parlate del nostro amato Re!
- Oh, andiamo, Segretario. Siete una vipera infida, ma non siete stupido. Non ditemi che non avete pensato la stessa cosa quando l'avete saputo!
L'altro distoglie lo sguardo, colpevole. - Beh...
- Avete provato a farlo ragionare?
- Prego?
- Sì, scusatemi. Domanda idiota. Cosa c'entra la nuova follia del Re con me, se è lecito? - chiede poi, socchiudendo le palpebre con sospetto.
Archibald tossicchia un paio di volte, imbarazzato. - Ecco... ho pensato di proporvi un reintegro nell'esercito con il grado di... ehm... Generale Supremo.
- Mi fareste rientrare dalla porta sul retro, eh? - stavolta tocca a Brave sorridere come un boa constrictor.
- Naturalmente il vostro status precedente sarebbe reintegrato, così come tutti i vostri privilegi. Il nostro Bardo ha già pronta una ballata di dubbio gusto sul vostro... ehm... trionfale ritorno.
- Sicché dopo avermi relegato in questo posto a correggere il genere letterario che più odio adesso che vi faccio comodo vorreste reintegrarmi con la fanfara, vero? Siete ridotti così male?
Archibald si fa scuro in volto.
- Le nostre speranze sono esigue, in effetti, ma con la vostra esperienza bellica e il vostro carisma, il morale delle truppe...
- Il morale delle truppe? - sbotta Storm Brave - Asoltate, Segretario. Un conto è combattere le legioni demoniache di Mors Tua, battaglioni di non-morti, draghi zombie e quant'altro, un altro è affrontare i nani!
- Ma...
- Quelli sono banchieri, maledizione! Finanzieri! La forza più malvagia e inarrestabile dell'universo! Hanno fatto crollare imperi e confederazioni solo spostando due palline colorate su un abaco! Guardiamo in faccia la realtà, Segretario. Quelli tengono per le palle quasi tutti i regni del continente!
- Appunto! - sibila Archibald, inclinandosi in avanti sulla sedia con fare cospiratorio - Non siamo solo noi a volerli morti! Basta mandare un paio di araldi nei posti giusti e far capire agl altri sovrani che il modo più semplice e veloce per eliminare un debito è eliminare il creditore!
Storm Brave scuote il capo, e chiude gli occhi. - Fatelo pure, ma senza di me. Io ho ancora trentadue rate del mutuo da pagare al Monte dei Nani. Avete idea che razza di tasso d'interesse mi ritroverei se scoprissero che comando l'esercito nemico?
- Ma sconfiggendo i nani il mutuo decadrebbe. Ci avete pensato? - insiste il Segretario.
- Troppo rischioso. Le città dei nani sono edificate nelle montagne e chissà cosa nascondono nelle cavità in cui vivono.
- Le cavità dei nani sono un argomento su cui non amo indulgere più di tanto. Vi invito solo a riflettere su...
- No! - sbotta Storm Brave, categorico - Attaccare i nani è un suicidio, maledizione. Andate e riferitelo al Re, se volete. E ora, se non vi dispiace ho le bozze di "Buchi Sanguinanti al Ballo Scolastico" da correggere. Certi capolavori non aspettano, se capite cosa intendo.
Archibald si alza lentamente, livido, con l'espressione tipica, giusto per rimanere in tema, della suocera quando la nuora le fa capire che in casa del figlio non è più lei a comandare.
- Abbandonerete dunque il vostro paese al suo destino come un vigliacco? - chiede, sdegnato.
- Altrochè! - dice Brave senza batter ciglio. - Quando mi avete degradato non ho sentito una sola voce levarsi in mia difesa. Tutti entusiasti di quella specie di diavolessa sexy con cui mi avete sostituito!
Archibald stringe le labbra e si gira per andarsene, poi si ferma. - Ho deciso di richiamare Dulcina dal congedo e offrire a lei il posto che avete appena rifiutato. - dice, dopo una studiata pausa drammatica.
Storm Brave sbianca. Dal punto in cui si trova non può vedere il ghigno diabolico del Segretario.
- Un momento... Dulcina?! Ma... non potete! Lei non sa nulla di come si guida un esercito!
- Ma è un'eroina. Ed è fedele al Re e al Regno. Il Bardo aveva preparato una ballata anche su di lei, giusto in caso di un vostro rifiuto...
- Bastardi... - ringhia Brave, distogliendo lo sguardo.
- Se non erro una volta tra voi e la maga Dulcina c'era del tenero, vero? - sogghigna il Segretario.
Storm Brave crolla contro lo schienale.
Cosa farà il grande eroe della Guerra dello Spacco?

1. Al diavolo il Regno, quella carogna di Lecter e gli stramaledetti nani. L'orgoglio di un uomo è fondamentale come i peli sul petto e quelli pubici! Che diavolo, in fondo è stata Dulcina a mollare Storm adducendo motivazioni poco plausibili, dieci anni prima. Che se lo guidi lei quell'esercito di mentecatti, tanto con o senza guida il risultato sarà probabilmente lo stesso. Dovesse vedersela brutta mormorerà un incantesimo e sparirà da qualche parte. È bravissima a sparire, quella...

2. No, Storm non può lasciare che Dulcina vada incontro a quei diabolici promotori finanziari alti un metro e una mela senza una guida. Morirebbe! O peggio, le proporrebbero una serie di investimenti ad alto rischio nel mercato immobiliare. No, essere stati lasciati è doloroso, ma l'amore della sua vita non merita questo. E poi non vorrà mica rimanere in quella casa editrice per sempre no? È vero che tra vampiri e banchieri la differenza è minima, ma almeno in mezzo ai nani non ci sono adolescenti, visto che nascono già vecchi e con la barba.
E sia dunque. GUERRA AI NANI!


Scegliete per Storm Brave e votate lasciando un commento come al solito. Ricordatevi che la vostra scelta determinerà il corso della guerra e gli eventi futuri!


"Come dice? Un manoscritto con un'originalissima storia d'amore a tre tra un vampiro depresso, un'umana depressa e un licantropo con il cimurro? Come no, appoggi tutto sulla mia scrivania e già che c'è mi porti lo spadone appoggiato alla sedia..."

Storm Brave, editor