giovedì 31 gennaio 2013

Circa il Recupero della Principessa... parte 1


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: rieccoci con un nuovo pezzo del nostro PM. La situazione si complica e l'intenzione del Re di dichiarare guerra ai nani si sta per ripercuotere su Cleofelia e sui suoi compagni! Cosa accadrà? E soprattutto come farà il Re a pagare i nostri stipendi se per disgrazia dovessimo perdere la guerra? Humphrey, della Sala di Lettura 9, al Catasto, dice che se dovessimo perdere non dovremmo porci il problema degli stipendi, perché le nostre teste farebbero bella mostra di sé in cima ad una picca, sulle mura di Nanorum. Idiozie, ovviamente. Lo sanno tutti che il nostro esercito è il migliore del mondo. Pensate che proprio l'altro giorno ero in coda dal venditore di unguenti e ho sentito dire che molto probabilmente ci sarà proprio il grande eroe Storm Brave a guidare...)

(Ehm... il precedente annunciatore è stato temporaneamente... mandato a riposo. Una tale logorrea mal si confà ad un impiegato Reale e potrebbe risultare fastidiosa. Al suo posto abbiamo assunto un principe elfo con la erre moscia. Ci scusiamo per il disagio.)


di PM                                                                        

Il Falco si svegliò di soprassalto, con il fiato corto, stringendosi il braccio sinistro.
Era consapevole di essere emerso da un incubo, ma non ricordava quale.
“Alzati Falco, ci sono nuovi ordini” lo scosse il Nano, chiamandolo attraverso la piccola radura da cui sorvegliavano il campo degli Allegri Bricconi “abbiamo poco tempo e molta strada da fare oggi”.
Avevano cercato la creatura per tutta la notte, ma le tracce svanivano nel fango della radura dove si erano accampati, cancellate dall'acquazzone della notte precedente.
L'Orso gli si avvicinò con un sorriso e gli porse una fiaschetta “L'Alchimista vuole che riportiamo la principessa a palazzo, subito”.
Il Falco bevve d'un fiato il ricostituente e si tiro' lentamente in piedi,massaggiandosi le estremità intorpidite dal freddo della notte, guardandosi intono con occhi cisposi. La Serpe stava finendo di sistemare le Lame, e il Nano aveva già terminato di impacchettare le sue cose. Sembravano tutti pronti a muoversi.
“Che cosa avrebbe fatto cambiare idea all'Alchimista?” chiese
“Pare che il Re voglia scendere in guerra” spiegò laconico l'Orso, issandosi in spalla l'enorme bagaglio.
“In guerra?” Di tutte le idee dementi che il Re aveva avuto fino a quel momento, quella di iniziare una guerra era fra le più improbabili. E più interessanti. “E contro chi, se ci è dato sapere?”
“Nanorum” sussurrò il Nano, la testa china sulla borsa.
Anche senza essere la Serpe, il Falco poté avvertire la carica emotiva che accompagnava la voce del Nano. Avrebbe voluto vederlo in faccia, per capire se era rabbia, tristezza o chissà cosa a muovere il cuore granitico del mezzuomo.
Il risentimento che il Nano portava verso la sua razza non era mistero, ma in fondo non c'era razza conosciuta verso cui il Nano non provasse una qualche sfumatura di odio. Ma qui si andava ben oltre il risentimento.
Il Falco era sul punto di avvicinarsi al Nano, quando la voce della Serpe arrivò alle orecchie di tutti “Dobbiamo muoverci ora, Von Braun ha lasciato l'accampamento”
Il Nano si rimise in piedi, e con l'usuale sguardo truce cominciò a spiegare: “Falco, mentre tu dormivi noi abbiamo deciso come procedere. Tu e l'Orso dovrete attirare l'attenzione dei briganti al campo, non mi importa come, mentre io e la Serpe porteremo via la Principessa. Ci ritroveremo al margine est della foresta, alla Roccia Impaziente, ma non aspettatevi di trovarci ancora li se ci mettete troppo. Ah, e cercate di non ammazzare nessuno”.
Un ampio sorriso si dischiuse sul viso del Falco.

Gli Allegri Bricconi stavano finendo di rimettere a posto il campo dopo la baldoria della sera precedente. Erano le prime luci dell'alba, e dopo la partenza di Gaston e Von Braun un silenzio indaffarato era sceso sulla radura, mentre uomini e donne animavano la radura occupati dalle incombenze del mattino.
Un silenzio improvvisamente interrotto dal rumore provocato da un tronco di alcune centinaia di chili che si andava a schiantare sulla pira al centro del campo.
Schegge di legno e frasche in fiamme schizzarono in ogni direzione, nello sgomento generale. Seguirono alcuni attimi di silenzio attonito, dopodiché il caos dilagò nell'accampamento. Chi urlava, chi correva, chi, immobile, guardava le fiamme propagarsi sulle costruzioni di legno. Le donne, urlando, cercavano di portare lontano dal fuoco le proprie cose. Gli uomini, urlando, cercavano di spegnere le fiamme con l'acqua delle botti. Chi ancora non aveva deciso come intervenire, nel dubbio, urlava.
Il vociare generale venne interrotto da un secondo improvviso boato. I briganti si girarono come un sol uomo verso il centro dell'accampamento, da dove era arrivato il suono fragoroso.
“Signori, buongiorno” disse il Falco, in piedi sulla tavola delle colazioni.

Odetta stava camminando nella foresta da quasi un'ora ormai. Si era svegliata nel cuore della notte, in ansia per la Principessa. L'aveva persa di vista durante la festa, la notte prima, e anche se, consigliata dalla birra, all'inizio aveva pensato che lasciare Cleofelia in custodia allo strano scudiero di Von Braun potesse essere una buona pensata, adesso che l'alcol le si rivoltava contro non era piu' della stessa idea.
Ormai era quasi l'alba, e aveva perso le tracce dei due giovani nelle vicinanze del fiume. Stava pensando di tornare al campo per chiedere l'aiuto di qualcuno, quando le giunse all'orecchio l'inconfondibile tono squittente proprio della Principessa. Si affrettò nel sottobosco.

Sven fissava il volto addormentato della Principessa senza sbattere le palpebre. Negli occhi azzurrissimi si combattevano istinti contrapposti, e non osava chiuderli nel terrore che uno dei due “lui” potesse prendere il sopravvento. Ormai erano alcuni minuti che resisteva, e non era sicuro di quanto sarebbe potuto andare avanti.
Un improvviso boato lo fece voltare di scatto verso il campo dei briganti. Con le pupille fattesi piccolissime e il profilo indurito da una determinazione omicida si rigirò lentamente verso la Principessa, che però non era più li.

“Si sta avvicinando anche la serva, Nano” sussurrò lo Serpe.
Il Nano si guardò intorno istintivamente, senza però trovare nessun segno della ragazza. Sapeva comunque che la Serpe difficilmente si sbagliava.
“Appena il ragazzo distoglie l'attenzione, fallo” disse. Sperava di riuscire a portare via la Principessa senza che nessuno notasse la loro presenza, in modo da avere un po' di vantaggio prima che Von Braun cominciasse a seguirli, ma quel ragazzo era morbosamente attaccato alla Principessa. Lui e la Serpe erano pronti ad agire da alcuni minuti, ma lo scudiero non dava segno di volersi muovere. Poi un forte boato da oltre gli alberi gli confermò che il Falco e l'Orso stavano seguendo il suo piano.
“Ora” ordinò alla Serpe.
La Serpe si concentrò sulla mente dello scudiero, mentre il Nano usciva dai cespugli in direzione della Principessa.

Al campo le reazioni alla comparsa del Falco erano state molteplici: alcuni avevano continuato la lotta contro il fuoco, altri erano andati a chiamare Gaston alla capanna della strega, i più invece avevano raccolto il primo oggetto contundente a portata di mano e si stavano dirigendo con fare minaccioso verso l'intruso.
Uno dei briganti più coraggiosi si avvicino' fin sotto il tavolo, e lo apostrofo' puntandogli contro un randello “Chi siete dunque Messere, per prefemmhh..”
“Fossi in te non terminerei la rima” suggerì il Falco a bassa voce, spingendo piu' a fondo la canna della pistola in bocca al brigante. Questo si ritiro' quietamente, sputacchiando e indietreggiando senza staccare gli occhi dalle mani del Falco.
“Ascoltate, non siamo qui per cercare rogne” riprese a voce alta “siamo venuti ad avvertirvi. C'è una creatura nella foresta che minaccia anche il vostro campo. Siate saggi e andatevene, il prima possibile. Raccogliete le vostre cose, attendete il ritorno dei vostri compagni e scappate, lontano” disse, indicando con lo sguardo il margine sud della foresta, in direzione dei Monti Canuti.
“Ma di che andate cianciando, non v'e' bestia che..” provò a chiedere un altro malcapitato, troppo vicino al Falco per sfuggire al suo manrovescio inguantato. Lo schiocco risuonò nella radura, seguito dal rumore di rami spezzati proveniente dal margine della foresta.
“Come avrete capito, il vostro rimare non mi è gradito, per cui limitatevi ad ascoltare in silenzio. Ora io me ne andrò, non provate a seguirmi, e soprattutto non fate l'errore di tentare di fermarmi. Il mio compagno, laggiù” disse accennando all'Orso, che stava uscendo dalla foresta con due enormi tronchi sulle spalle “è ansioso di liberarsi dei suoi fardelli. E si augura di poterlo fare su di voi”
I briganti rimasero immobili ad osservare la gigantesca figura dell'Orso piantare uno dei due tronchi nel terreno e sollevare l'altro, a mo' di giavellotto, mentre il Falco scendeva dal tavolo e a passi misurati si avviava verso di lui.
Nessuno mosse un muscolo finché le due figure non sparirono, cosi come erano venute, fra le ombre della foresta, dopodiché nel campo scoppiò nuovamente il caos.



In questo dagherrotipo può facilmente sembrare che l'Orso stesse lanciando dei tronchi. In realtà fuori dall'inquadratura c'era una grossa ballista che glieli sparava contro e lui li respingeva a cazzotti. Certa gente si diverte così...

sabato 19 gennaio 2013

Mi raccomando! Cambiate l'acqua ai pesci, nell'Era dell'Acquario!

- Gradirei ragguagli sulla natura di codesta "guaritrice", di grazia! - chiede Von Braun, tradendo una certa apprensione.
- Non la chiami guaritrice, messer, per carità! O di lei potrebbe non aver pietà! - spiega Gaston, preoccupato - Marianna è assai orgogliosa e dell'esser strega fa spesso bella posa!
- Dunque dello dimonio è inver la sposa! Urgh... di nuovo la favella rimata. Qual sventura finir tra le sue grinfie adunche! Sven! Vieni a me, ragazzo mio! - grida Von Braun, dalla barella di fortuna sulla quale lo hanno deposto alle prime ore del mattino. Il sentiero si inerpica su per una boscosa collinetta, piena di funghi, bacche e probabilmente puffi. Sembra un luogo felice, una piccola oasi di serenità nella foresta che ormai risente pesantemente dell'influenza maligna del Conte.
- Dov'è finito quel figlio di buona donna? - si lamenta, l'Inquisitore, guardandosi febbrilmente intorno.
- Sven è il nome del ragazzo biondo paglia? L'ho visto correr dietro alla fanciulla come un piccolo di quaglia! - dice un allegro furfante della foresta, dando di gomito a Gaston - Secondo me avea brutte intenzioni, qualcosa che ha a che fare con il togliersi i calzoni...
Gli altri accompagnatori scoppiano a ridere, ma Von Braun non condivide la loro ilarità. E' ben conscio del problema psicologico che affligge il suo protetto e teme più per la vita della principessa che per la sua virtù. Soprattutto perché Cleofelia potrebbe far perdere le staffe anche ai santi, figurarsi agli psicopatici violenti.
- Dovete riportarmi indietro, poffarre! - protesta a gran voce - Non abbisogno delle cure di questa malefica strega! Lasciatemi, ho detto!
- Orsù, state buono, nostro salvatore! Recandoci aiuto voi ci fate onore! Lasciate dunque ch'anche noi vi s'aiuti a guarire, poiché partire lancia in resta e con l'ossa rotte equivale, ahimé, a morire!
- Sì, d'accordo. Ma perché una strega? Perché proprio una strega, tra tutti i cerusici, i guaritori e i dottori in medicina ch'infestano questo strano mondo? Perché?
- Perché se in medicina sei dottore, soldi, soldi e ancora soldi... ne vuoi a tutte le ore! E chi, come noialtri, non ha di che campare, della strega solamente si deve accontentare. Non sarà granché ortodossa, ma sa aggiustare l'ossa e dopotutto, concorderà con me, è sempre meglio che finire in una fossa... - taglia corto Gaston.
- Mmm. non fa una grinza, in fondo. - Von Braun sprofonda nella barella e rimane in rigida attesa finché il piccolo gruppo di persone non lo deposita dinnanzi alla piccola e graziosa casetta che sembra essere cresciuta naturalmente all'interno del bosco, come se l'uomo non ci avesse mai messo mano.
- Marianna, bella e saggia! - grida Gaston, portando una mano al lato della bocca - Son Gaston con i suoi amici, dalla foresta selvaggia! L'aiuto tuo cerchiamo a mani alzate, cosicché il prode Von Braun, qui, il Conte riempia di mazzate!
La porta si apre e una donna bellissima appare sull'uscio, vestita di abiti logori e con un grembiulino rosa. Ha in mano uno straccio e sta asciugando un piatto. Von Braun spalanca gli occhi per la sorpresa. La donna dimostra al più trentacinque anni, è piccolina ma molto graziosa, con una cascata di boccoli rossi e una spruzzata di efelidi sul bel nasino all'insù. Di certo non il ritratto canonico dell'amante del diavolo.
Per qualche oscuro motivo che Von Braun non sa spiegarsi, la sua sola vista ha un effetto deleterio sulle sue viscere, che improvvisamente sembrano decise a scambiarsi di posto con i polmoni.
- Ohibò, Gaston. Ancora tu con questa marmaglia di bifolchi? - domanda Marianna, sollevando un sopracciglio rosso - Quando la smetterete di farvi sempre vivi all'ora di pranzo? - poi i suoi splendidi occhi verdi si posano sulla barella e il suo sguardo si addolcisce lentamente.
- Oh, per gli spiriti della foresta! Mi avete portato un gentiluomo! - si avvicina con passi svelti e afferra la mano guantata di Von Braun, che si affretta a ritrarla come se l'avesse morsa un serpente.
- Vade retro! - tuona l'uomo - Ehm... di grazia. - aggiunge poi, ammorbidendo la voce. Gli ipnotici occhi verdi di Marianna sembrano voler rapire i suoi dalle loro orbite, perciò distoglie lo sguardo, avvampando. - Desidererei mantenere un rapporto strettamente professionale, madame. - aggiunge - sapete, non son uso trascorrer del tempo con le spose dello dimonio...
Lei scorge il simbolo di Thorm tra le pieghe della sua camicia e sorride. - Oh, un Inquisitore! E' un sacco di tempo che non ho il piacere di avere uno di voi fanatici nella mia capanna! Adoro vedere come vi indignate quando parlo della Dea Madre, dell'Era dell'Acquario e degli Spiriti della Foresta!
- Sciocche superstizioni, invero. - borbotta lui, cocciuto.
- Quindi quest'uomo affronterà il Conte? - chiede Marianna a Gaston, gettandogli in faccia lo straccio per asciugare il piatto.
- Parola mia, vostra signoria!
- Bene. Portatelo dentro, allora! Ma tenete giù le mani dai miei mobili e dalle mie pozioni o vi farò una fattura che vi seccherà i testicoli e vi gonfierà la lingua, vi annoderà i visceri e...
- Capito, capito. Giù le mani dalle ampolle o ci cascano le palle. Già con questa prima parte m'aveva spaventato a morte...
Il gruppo di allegri briganti porta dentro Von Braun e lo deposita su un letto profumato e coperto di glicine. Quali metodi userà la strega per guarire in fretta il povero Inquisitore? Nella chiesa di Thorm si favoleggia che alcune ineffabili peccatrici e amanti del demonio utilizzino oscuri riti di magia sessuale. Sarà così anche in questo caso? O rimarrà una pia speranza di Von Braun?
Scopritelo nel prossimo episodio!


"Questa pozione l'ho fatta con i testicoli di un venditore porta a porta insistente che voleva vendermi a tutti i costi quel suo strano aspirapolvere verde... "
Marianna la Strega

martedì 15 gennaio 2013

Fuori i Nani Capitalisti dal Giardino del Re!

Il Re è seduto nella reale sala da pranzo, intento da più di un'ora a denocciolare gli acini d'uva di un gigantesco grappolo. Archibald è in piedi accanto a lui e lo osserva con un sopracciglio alzato, in religioso silenzio. Il Re non ama mai ricevere brutte notizie quando mangia, ma a volte i tempi dello Stato sono tanti e tali che non è possibile soddisfare questa sua esigenza.
Archibald lo sa e da più di un'ora sta aspettando che il Re metabolizzi la sua ultima frase e dia di matto, come è giusto che sia.
-Dunque, Archie... - dice il Re all'improvviso, posando il coltello sul tavolo e tamburellando minacciosamente con le dita - ripetimi la storia della Banca dei Nani che avrebbe pignorato tutta la regione a Nord dell'Ombromosso.
-Ehm... c'è poco da aggiungere, Sire. Con la scomparsa della principessa vostra figlia e le nozze con il Conte andate a monte (mi perdoni la rima), le Reali Casse del regno versano in condizioni pietose e i nani si sono fiondati sulla regione dell'Ombromosso come tanti piccoli piragnetti ipofisari.
-Come odio quei bastardelli così tronfi e pieni di scartoffie burocratiche... - ringhia il Re, ingoiando bile - Ma che fine hanno fatto quei quattro scalzacani che abbiamo mandato a recuperare Cleofelia?
-Non ne abbiamo la più pallida idea, Sire. qualcuno dice di averli visti partire verso lo Spacco.
-Vanno da Mors Tua? Tsé, allora non li rivedremo più. E gli altri? Lo sai no? Quelli.
-Sono al lavoro, Sire. - taglia corto Archibald, preferendo non dilungarsi nei dettagli.
-Stupida figlia, per colpa sua finiremo con il ridurci ad una città-stato. Ma non potevo essere un padre normale, con una figlia moderatamente stupida che obbedisse di buon grado ai miei desideri? Diamine, tutto ciò che faccio lo faccio per il bene suo e del Regno!
Archibald si irrigidisce. Neanche lui reagisce mai molto bene alle cazzate espresse in modo così leggero e plateale. - Ehm... sì, Sire. come dite voi. Vi faccio portare un digestivo? Avete una faccia un po'... ehm... da digestivo.
-Sì, Archie. Portami un araldo.
-Ehm... l'araldo lo abbiamo finito, Sire. Ve lo siete scolato tutto quella sera che...
-No, intendo UN araldo. Uno vero. Un messaggero, insomma.
-Oh. Certamente, Sire. Avete qualcosa in mente?
- Sì. Dichiaro guerra ai nani.
Archibald decolora molto rapidamente ma non dice niente. Il suo cervello si rifiuta stolidamente di riconoscere come verità ciò che ha appena udito.
-Come, Sire? - azzarda poi, a mezza voce.
-Sei diventato sordo, Archie? Mi sono rotto di farmi smembrare il Regno da quei banchieri bastardi. Se vogliono le mie terre dovranno sputare il sangue per averle! Invierò l'araldo dal Duca Pomposio de Spocchia e dal Marchese Gianwalter Losco Mariuolis per ottenere l'appoggio dei loro soldati. 
-Ma signore... dichiarare guerra ai nani! E' inaudito, per tutti gli déi! - balbetta il povero Archie, correndo su e giù davanti al tavolo da pranzo.
-Inaudito? - si acciglia il Re - Che dici? Ma se è la prassi? Ho controllato sui libri di storia e ho chiesto a quella sottospecie di bardo che abbiamo. Tutti i re antichi solevano risolvere i problemi economici spazzando via i creditori con la forza delle armi. Se non posso pagare i miei debiti svendendo quella figlia degenerata a qualche riccone allora raderò al suolo Nanorum e mi prenderò il loro oro! BWAHAHAHAHAHA!
-Oh, no, anche la risata malefica no! - rantola Archiebald, buttandosi in ginocchio e afferrando la veste del Re - Vi prego, sire, tornate alla ragione! Dobbiamo avere fiducia negli eroi che abbiamo inviato a cercare Cleofelia! quando torneranno organizzeremo un altro matrimonio e...
-E poi cosa? - il Re lo fissa in modo arcigno, dall'alto - Continueremo a pagare gli interessi sul debito che continuano ad accumularsi? No, Archie. Non puoi vincere contro le banche giocando con le loro regole. Ci spenneranno e poi ridurranno a brandelli anche il regno di un mio eventuale genero. Stavolta andrò fino in fondo. Fai convocare l'araldo, ti ho detto.
Archiebald si accascia al suolo per qualche istante, poi si risolleva con tutta la dignità di cui è capace. - Che succederà se Mors Tua approfitterà della guerra per attaccarci?
- Non lo farà. - dice il Re, risoluto - L'ultima volta che ho controllato doveva ai nani 388 milioni di cucuzze. Il nostro successo è anche nel suo interesse. Anzi, scriverò anche a lui per avere soldati gratis. Gli zombie fanno calare un po' il morale delle truppe, ma a caval donato non si guarda in bocca, no? Anche se è un cavallo morto.
-E dove conta di trovare i soldi per pagare le altre truppe, di grazia?
Il Re sogghigna malignamente. - Va' dall'alchimista e digli che è giunto il momento dell'operazione "Piombo in Oro". Lui capirà.
Archiebald resiste stoicamente fino nel corridoio, poi collassa lungo il muro. Una guerra con la nazione più ricca del mondo! Il Re stavolta si è bevuto quel poco di cervello che gli è rimasto.
Il Segretario si rialza cupamente. - Ho bisogno di consultarmi con qualcuno che non sia un imbecille totale...
In quel momento il bardo stagista, dedito ad allietare alcune fanciulle nel parco con il suono della sua cetra, si sente fischiare le orecchie e stona un accordo.
Archiebald fa mandare l'araldo dal Re, poi risolve la questione dell'alchimista. Quando ha terminato prepara una carrozza per sé e vi sale, sporgendosi dal finestrino.
- Alla Vampyre Love Edizioni! - ordina - Fai presto e brucia i semafori, tanto mi faccio togliere le multe.
Poi si accomoda all'interno e s'incupisce nei propri pensieri. - Devo vedere Storm Brave. Al più presto.


Il consiglio di amministrazione del Monte dei Nani di Nanorum dopo l'ultima cena aziendale