(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: ecco a voi il seguito della storia parallela del nostro PM! Il mistero s'infittisce e qualcosa di terribile potrebbe accadere a breve! Cosa succederà? Non vi resta che leggere!)
di PM
Era
immerso nel buio, il freddo e le tenebre erano le uniche cose che che
rimanevano del mondo. Era vagamente cosciente di non essere solo un
pensiero, che da qualche parte un corpo piccolo e rattrappito giaceva
immobile, ma non aveva nessun controllo su di esso. Poteva pensare,
ma anche i pensieri erano congelati, si muovevano con lentezza e non
era più sicuro di riuscire a distinguerli uno dall’altro.
Il
tempo non esisteva, c’erano solo il gelo e il buio.
“Vieni”
Un
pensiero estraneo prese forma nel nulla che lo circondava.
“Vieni”
Conosceva
quella voce, pensò, l’aveva già sentita
in passato.
Veniva da molto, molto lontano.
Si
rese conto che c’era qualcosa nel buio, sentiva una presenza grande
e calda che cercava di avvicinarsi e da qualche parte in lontananza
poteva vedere il punto bianco da cui proveniva la voce.
“Vieni”
“Non
posso” pensò ”non posso muovermi” L’esile corpo intorno a
lui non aveva nemmeno la forza di trascinarsi.
Poi
qualcosa gli sfiorò la mano, era morbido e caldo e annaspando con le
dita riuscì a toccarne la pelliccia.
“Vieni”
Ora
che le mani erano più calde, si aggrappò con disperazione a
quell’unica cosa che poteva distinguere dal nulla. Un po’
facendosi trascinare, un po’ tirandosi su con le braccia scarne
riuscì a salire sul dorso della creatura e si strinse con tutte le
forze al collo possente, lasciandosi trasportare verso il punto
lontano da cui la voce lo chiamava.
Sotto
di lui la pelliccia si faceva più calda, e mentre risalivano verso
la luce la
anche
velocità andava
aumentando.
Il
calore continuava a salire
e il buio
gli fischiava nelle orecchie, la
pelliccia divenne fiamma e
avrebbe
voluto gridare, ma la voce si perdeva dietro di loro, e quando ormai
anche la
sua coscienza era sul punto di incenerirsi, toccarono
la luce, e svanirono come vapore.
Il
Falco si svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi verso il cielo
plumbeo. Si sentiva come risalito in superfice dopo essere quasi
annegato, e prese un respiro profondo, come chi non lo fa da tempo.
Subito prese a tossire per il dolore al petto.
- Co...
cosa è successo? – chiese, con la voce rotta dai colpi di tosse.
- Sei
morto, Falco, e stavolta sul serio – gli rispose il Nano,
inginocchiato di fianco a lui. Erano ancora nella Foresta, si rese
conto, e pioveva.
- Non
è stato semplice questa volta riportarti fra di noi - gli sorrise
l’Orso, in piedi di fronte a lui. Il Falco strinse gli occhi per
mettere a fuoco il viso dell’uomo, e fra le linee del sorriso
notò i pesanti segni della stanchezza. - Senza di lei forse questa
volta non ce l’avrei fatta – aggiunse, indicando con un cenno
della testa la Serpe, che stava in piedi al limite della piccolo
radura, con un braccio fasciato e legato al corpo. Il Falco corrugò
la fronte e cercò di mettersi a sedere.
- Non
ti preoccupare per lei... - disse l'Orso – piuttosto,
di questo…
– aggiunse con uno sguardo cupo, appoggiando una delle sue mani
enormi sul suo braccio sinistro – come ti senti? -
Il
Falco ruotò la testa e un improvviso conato di vomito lo fece
sobbalzare. Il suo braccio sinistro era di un colore malsano, scuro e
grinzoso, come quello delle salme delle catacombe sotto il palazzo
reale. Distolse lo sguardo
di scatto e
chiese ancora – Cosa è successo? Dov'è quella creatura? -
- Se
ne è andata... –
spiegò il Nano - pensavo
che
avrebbe
attaccato anche te, invece ha continuato a camminare
come se non tu
ci fossi..
poi ti ha attraversato, te e l'albero, ed ha continuato nel bosco...
–
- Attraversato?
– chiese
il Falco
con voce roca, muovendo lentamente il braccio scurito davanti al
viso - Era
uno spettro? -
- No,
no... - il Nano abbasso' lo sguardo, cercando le parole per
spiegare quello che era successo – Ti è entrato
dentro
, ed è uscito dall'altra parte, e poi ha fatto lo stesso con
l'albero, guarda -
Il
Falco si giro' con fatica verso il grande albero che stava alle sue
spalle.
- Qui
– indicò il Nano. A metà del tronco c'era una macchia scura,
grande circa come un uomo, che si
allargava su
tutta la meta' sinistra della pianta. La corteccia era caduta, e il
colore aveva un che di malato.
Il
Falco abbassò di nuovo lo sguardo sul suo braccio, e sentì il
cuore fermarsi.
- E
dov'è ora? – chiese
dopo aver preso un respiro profondo
- L'ho
seguita per un po’,
in
direzione del campo
dei briganti – intervenne l'Orso,
appoggiandosi con la schiena all’albero, e lasciandosi scivolare
fino a sedersi -
ma poi ha preso a piovere, e ho perso le tracce... è come se fosse
svanita – concluse
estraendo una fialetta dalla bisaccia e bevendone il contenuto tutto
d'un fiato.
Il
Falco si guardò le mani per un lunghissimo istante, come non fossero
le sue, poi si alzò in piedi a fatica, cercò i lunghi guanti di
pelle che teneva nel bagaglio e cominciò a infilarseli, cercando di
coprire alla vista quel braccio malato.
- Dobbiamo
andare a cercarlo – disse infine, senza alzare lo sguardo.
- Falco
– cominciò il Nano, mettendogli una mano sul braccio – non
penso che tu… -
Il
Falco si ritrasse di scatto, afferrandogli il polso con la destra.
- Dobbiamo
trovarlo – disse con un filo di voce, gli occhi arrossati e il
viso cinereo.
Sulla
piccolo radura scese il silenzio, l’unico movimento era il filo di
fumo del tabacco che l’Orso si era acceso nel frattempo.
Poi
un sussurro arrivò alle orecchie di tutti – Ha ragione il Falco,
dovremmo cercarlo – disse la Serpe, che era rimasta immobile e in
silenzio fino a quel momento – se veramente stava andando al campo
dei briganti, la principessa potrebbe essere in pericolo. Nessuno
laggiù puo' opporsi a quella cosa, nemmeno Von Braun – aggiunse.
La maschera dalle fattezze mostruose le copriva solo metà del viso,
lasciando visibili la bocca e il collo, segnato da lividi violacei.
- Se
e’ per quello, nemmeno noi potremmo fare qualcosa – intervenne
il Nano – tu più di tutti hai visto di cosa è capace quella
creatura.. –
- Non
sto dicendo di scontrarci di nuovo – sussurrò la Serpe –
possiamo limitarci a portare via la principessa, se necessario –
Il
Falco lasciò il braccio del Nano, e cominciò a raccogliere le sue
cose sotto la pioggia – Io vado – disse.
L’Orso
si rialzò in piedi, bevve un’altra fialetta di liquido trasparente
e con gli occhi che brillavano si rivolse al Nano – Non posso
lasciarlo andare da solo – accompagnando le parole con un enorme
sorriso.
- Bene,
se siete tutti cosi convinti… sono proprio curioso di sapere cosa
avrà da dire l’Alchimista quando gli riporterò le vostre ossa –
commentò il Nano, massaggiandosi il polso e accingendosi a riempire
l’enorme borsa delle sue cose.
Pochi
minuti dopo la radura era nuovamente immobile, con solo la pioggia a
riempirne il vuoto.
"Piove, Regno ladro..."
- Brannigan, brigante della foresta -
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Con velenosa franchezza,
Archibald Lecter, segretario particolare del Re