Eh? Come? Ma... che succede? Qualcuno mi spia nelle mie stesse stanze? Chi osa? E' forse un "ninjo" di Shutagawa? Una cimice dei boschi? Un corvo magico? Eh, no, adesso voglio saperlo. Andrò fino in fondo. Non mi fermerò dinnanzi alla colpevole omertà della servitù finché non avrò scoperto come ha fatto PM, per tutti gli Dèi, a venire a conoscenza di una conversazione confidenziale di così alto profil... ehm... no, un attimo. Ripensandoci, credo che quella conversazione fosse... uhm... con il mio cuoco. Sì, certo. Il cuoco. Era con lui che parlavo. E tutto ciò che viene riportato qua sotto non è altro che la volgare mistificazione di un innocente dialogo con un altrettanto innocente membro della mia servitù.
E poi lo sanno tutti che l'Alchimista è una leggenda urbana. Non esiste. Non come Babbo Letale. Quello esiste davvero e porta morte e distruzione alle persone che si comportano male.
Quindi vi conviene leggere quanto segue tenendone conto, altrimenti Babbo Letale saprà da chi passare, quest'anno. E se non dovesse farlo lui c'è sempre la mia guardia personale...
Con sbigottito sdegno, vostro frainteso
Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re
di PM (che farebbe meglio a guardarsi le spalle, d'ora in avanti... N.d.L)
Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re, uscì dalla stanza e chiuse con cura la pesante porta di legno alle proprie spalle. Con la mano destra si lisciò la lunga palandrana di cotone grezzo che cadeva dritta fino a terra, e riportò la mano sinistra dietro la schiena, riprendendo la postura usuale. Solo il profilo indurito della mascella lasciava intuire il disagio, l’insoddisfazione, la rabbia ed infine la rassegnazione che un colloquio con Storm Brave, Campione del Regno, inevitabilmente gli provocava.
Inspirò profondamente e quando ritenne
di essere tornato ad una condizione accettabile si incamminò lungo
il corridoio che dagli alloggi di Brave portava fino al suo piccolo
studio. Nel silenzio della sera le lampade ad olio sui muri
ondeggiavano sospinte da refoli invisibili, illuminando con alterna
fortuna gli enormi arazzi che tappezzavano la parete alla sua
sinistra. Lecter non degnò di uno sguardo quella ridondante
cacofonia di immagini, capace solo di alimentare l’ego del Campione
del Re rammentandogli, in chiave più o meno fedele, le sue glorie
passate, e rivolse invece l’attenzione oltre le grandi finestre che
si aprivano sulla parete destra del corridoio. Dall’altezza a cui
si trovava poteva vedere tutta la Capitale strisciare ai suoi piedi,
dai cancelli del palazzo fino al mare. Quella vista, e la sensazione
di superiorità e distacco che sempre ne conseguivano, lo riportarono
alla pace dei sensi.
Continuò a procedere con passi lenti e
calcolati, immerso nei propri pensieri, mentre la mano destra si
trastullava con il piccolo fermaglio a forma di drago antropofago,
simbolo della famiglia Lecter, l’unico ornamento sugli abiti
altrimenti uniformemente neri.
Man mano che si avvicinava al lato
opposto del corridoio gli arazzi diminuivano, lasciando spazio alla
ben più sobria parete di pietra grigia. Arrivato di fronte alla
porta dello studio si fermò un momento per estrarre la lunga chiave
dalle vesti, poi con un gesto preciso la inserì nella toppa, sopra
la quale vegliava un altro piccolo drago dei Lecter, e la fece
ruotare due volte, provocando un rumore secco e metallico che
riecheggiò lungo le mura.
Entrò nel piccolo studio e subito
chiuse la serratura dietro di sé, facendo attenzione a rimettere la
chiave al sicuro in una tasca interna della veste. La stanza era
buia, illuminata solo dalla poca luce della sera che la grande
finestra alle spalle del suo scrittoio lasciava entrare. L’enorme
libreria, che soffocava completamente le altre tre pareti, e un paio
di poltrone, una per sé e una per rari ospiti, completavano
l’arredamento.
Lecter si diresse verso la lampada ad
olio posata sulla scrivania ed ebbe un sussulto quando si accorse che
c’era qualcuno seduto al tavolo, fino a quel momento rimasto
nascosto dall’alto schienale del seggio. Per un lungo momento
rimase in silenzio a fissare la figura immobile, senza riuscire a
capire chi fosse, ed infine riconobbe la familiare sagoma
dell’Alchimista di corte, che sonnecchiava placidamente sprofondato
nella sua poltrona.
Il Segretario si lasciò sfuggire un
sorriso mentale, si sedette con calma di fronte all’Alchimista
addormentato ed infine accese la lampada ad olio.
“Buonasera” esordì con voce un po’
più alta del necessario.
L’Alchimista non mosse un muscolo,
semplicemente aprì gli occhi e con le mani ancora incrociate sul
petto rispose “Buonasera”.
“Vi pregherei di non intrufolarvi con
il sotterfugio nei miei appartamenti” riprese Lecter “O perlomeno
di avere il tatto di avvertirmi prima di farlo”.
“Pensavo che voleste avere un
colloquio privato, Segretario” rispose con voce cisposa
l’Alchimista.
Lecter socchiuse gli occhi “Non e’
questo il punto” sibilò più a se stesso che al suo
interlocutore.
“Comunque” continuò “Penso che
sappiate perchè vi ho fatto chiamare… Che cosa avete da propormi
dunque?”
L’Alchimista poso’ le mani sui
braccioli della poltrona e si sporse in avanti con il volto,
emettendo una serie di scricchiolii mentre spostava il vecchio corpo
nodoso “Mi state veramente chiedendo se sono in possesso di un
metodo per vincere la guerra contro i nani?” chiese con un tono in bilico fra
sarcasmo e incredulità “Per queste cose dovreste chiedere alla
Torre di Magia, sono certo che l’Evocatore del Fuoco sarà felice
di mostrarvi i suoi trucchetti…” proseguì con voce capricciosa.
Poi tornò a sprofondare nella poltrona “Non ho nessuna soluzione
per farvi vincere magicamente una guerra, mi dispiace” concluse
incrociando le braccia sul petto.
Lecter appoggiò i gomiti sulla
scrivania e unì le punte delle dita di fronte al volto. Sapeva
quanto il carattere dell’Alchimista fosse volubile, e sapeva anche
come affrontare la cosa.
“Eppure è grazie a voi se abbiamo
vinto la Guerra dello Spacco” cominciò.
“E nessuno sembra ricordarsene…”
ribatté pronto l’Alchimista.
“Ritengo sia anche nel vostro
interesse far rimanere la cosa una conoscenza per pochi” incalzò
Lecter.
“Oh, non cercate di far passare come
mio interesse le menzogne e i silenzi che andate vendendo a chi vi
chiede dove siano finiti i Badhi”.
Lecter chiuse i pugni e abbasso’ le
braccia sulla scrivania “Quella è stata una vostra richiesta”
disse con tono gelido.
“Che il vostro campione ha esaudito
con eccellente perizia e che, a conti fatti, vi ha fatto vincere la
guerra” rispose l’Alchimista con voce tagliente “Tutto cambia,
Segretario! I Badhi sono scomparsi e al loro posto il nostro Re ha
guadagnato le terre a nord della Foresta Logorroica. E’ quello che
volevate, giusto? O almeno è quello che mi avete chiesto… Ed ad
essere sincero mi sarei aspettato qualche riconoscimento in più da
parte vostra. Invece nessuna delle mie richieste è stata ancora
presa in considerazione” concluse con un tono nuovamente
capriccioso.
Lecter abbassò i palmi delle mani sul
tavolo e guardò dritto negli occhi l’Alchimista “Il Re vi ha già
dato la cosa più preziosa che aveva” disse con un tono che non
ammetteva repliche.
“Si, e io gliel’ho restituita.
Migliorata” sorrise l’Alchimista.
Lecter represse un brivido, e un lungo
silenzio calò sulla stanza. Quando infine riusci’ a scacciare
dalla mente l’immagine della principessa riprese a parlare, ma la
sua voce si era fatta fredda e cupa. “Che mi dite della Scatola
Rosa” chiese.
“E’ stata affidata ai vostri
quattro uomini come richiesto” rispose l’Alchimista “Anche se
al momento non sono più molto convinto che siano in grado di
portarla a destinazione. Non che importi molto d’altronde, come vi
ho ripetuto più volte nutro forti dubbi sull’utilità di
quell’oggetto”.
Lecter corrugò la fronte, fece un
profondo respiro e si raddrizzò sulla sedia. In silenzio estrasse
una pergamena dal cassetto della scrivania e la stese con cura
davanti a sé. Poi comincio’ a soppesare le penne che teneva in un
contenitore sul tavolo, come per scegliere la piu’ adatta al
messaggio che si preparava a scrivere. Infine, dopo una lunga pausa,
tornò a parlare, e questa volta con l’usuale tono asciutto e
distaccato “La Scatola Rosa ci è stata consegnata dall’Evocatore
del Fuoco in persona, Alchimista. Funzionerà".
L’Alchimista era sprofondato
nuovamente nella poltrona “Se ci tenete ai vostri uomini, non ve lo
auguro” borbottò.
"Sul serio non crederete che esista un tizio del genere, vero? Era solo il mio cuoco, davvero..."
Archibald Lecter
Capitolo ricco di informazioni molto, molto interessanti... e povero Archibald, quante ne deve sopportare! Quell'Alchimista, o cuoco che dir si voglia, è davvero inquietante. Cosa intendeva dicendo di aver migliorato Cleofelia? Mi state dicendo che la fanciulla svampita che conosciamo è il risultato di qualche strano esperimento alchemico? Non so perché, ma non mi pare così improbabile...
RispondiEliminaE la scatola rosa arriva direttamente dalla Capitale! Se Ferianthalas lo scopre, prevedo che ad Archie fischieranno le orecchie ;)
La storia si fa sempre più intrigante! ^_^
Concordo con Clara, tante informazioni intriganti e personaggio inquietante, l'Alchimista.
RispondiEliminaSullo stile ancora una volta complimenti, molto evocativo e poetico.
"Nel silenzio della sera le lampade ad olio sui muri ondeggiavano sospinte da refoli invisibili, illuminando con alterna fortuna gli enormi arazzi [...] quella ridondante cacofonia di immagini" molto bello!
H.G.