Ahimè, rieccomi di nuovo schiavizzato da questo miserabile Bardo e dalla sua bacheca. Quantomeno stavolta sono stato disturbato per presentare un pezzo di PM, uno dei collaboratori di quello sfaticato. Ormai non fa più nemmeno la fatica di muovere la penna, visto che ci sono altri che scrivono per lui. E sapete una cosa? Scrivono MEGLIO.
Ho il piacere di presentare finalmente un brano di letteratura degno di questo nome, che riprende le vicende di coloro che in primo luogo hanno aiutato la nostra augusta (seppur non troppo sveglia) principessa Cleofelia a ritrovare la retta via.
Avevamo lasciato Von Braun e gli altri in compagnia delle Spade di Dana e della misteriosa creatura dal potere mortale. La creatura pare esser stata sigillata, ma molti misteri si profilano all'orizzonte e, sinceramente, spero sul serio che alla fine non si traduca tutto in lavoro extra per me. Ho già un diavolo per capello, in questi giorni, senza dover aggiungere alla lista letali creature, evocatori e ragazzini schizzati.
Bene dunque, vi lascio alla lettura. Per una volta potrete godervi qualcosa di decente scritto da PM, piuttosto che l'insultante cacofonia verbale che il Bardo si ostina a chiamare "letteratura".
Con il triste disprezzo che meritate, io vi saluto.
Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re
di PM
Avanzavano nella sconfinata pianura
ormai da tre giorni, e ancora non se ne vedeva una fine. Da quando,
la sera prima, anche il profilo scuro della Roccia Impaziente era
svanito, inghiottito dal mare d'erba alle loro spalle, non c'era più
nulla, se non qualche albero rachitico e solitario, a interrompere la
monotonia di quella che i soldati chiamavano la Piana Lunga, ma che
per Marianna era semplicemente la grande prateria che si estendeva a
sud della Foresta Logorroica.
Strizzò gli occhi nella prima luce del
mattino per cercare di mettere a fuoco un puntino lontano. Un
cavallo. O forse solo un altro albero. Una brezza calda arrivava da
sud, portando il profumo dell'erba umida di rugiada e di
qualcos'altro, che Marianna non riuscì a riconoscere. Si passò una
mano fra gli ispidi capelli rossi, inspiro' profondamente e sorrise.
Per quanto riuscisse a ricordare, non si era mai spinta così lontano
dagli alberi. Sapeva che a sud della Foresta c'era la grande pianura
e, ancora più a sud, la Capitale. Da qualche parte doveva esserci
anche il mare, le aveva raccontato una volta la sua maestra, molti
anni prima. Ma da quando era diventata la Custode non si era mai
allontanata cosi tanto dalla sicurezza della Foresta, perchè così
come ogni foresta ha bisogno di una Custode, ogni Custode ha bisogno
della sua foresta. Nonostante ciò, anche in un posto tanto lontano
da casa come quello, poteva sentire la forza della natura
circondarla, poteva percepire l'abbraccio della Grande Madre intorno
a lei.
Si girò sulla sella per guardare la
pianura alle loro spalle. Il verde brillante era segnato da una
profonda linea scura, che partiva dall’orizzonte e continuava fino
all’enorme blocco di metallo che si trascinavano appresso, trainato
da due cavalli stremati. Presto si sarebbero dovuti fermare di nuovo,
pensò, le bestie non riuscivano a sopportare la vicinanza di quella
cosa troppo a lungo. Marianna guardò la linea di terra scura scavata
dal peso del metallo, dove l’erba non sarebbe mai più cresciuta, e
lanciò un’occhiata timorosa al sarcofago informe. Anche a quella
distanza un brivido di terrore le percorse la schiena.
Improvvisamente si senti sperduta e insicura nel mezzo di quella
piana sconfinata.
Distolse lo sguardo dal fondo della
carovana e lo posò su Sven, che cavalcava a testa china e con gli
occhi socchiusi. “Vuoi un po’ d’acqua?” chiese al ragazzo,
che si volto’ e annui’ timidamente. Marianna stappò la borraccia
e gliela avvicinò alle labbra, aiutandolo a bere. “Grazie”
sussurrò lui, abbozzando un sorriso. Marianna sorrise di rimando.
Guardò le mani del ragazzo, legate strettamente dietro la schiena
“Non preoccuparti, sono sicura che il tuo maestro metterà tutto a
posto” gli disse, indicando la testa della carovana, dove Von Braun
cavalcava al fianco della ragazza bionda.
Sven scosse la testa “Non.. sono
preoccupato..” disse con la sua voce bassa e incerta “s... stiamo
andando dal G..Grande Sacerdote... non c’è nulla di c..cui
preoccuparsi...”
Marianna aggrottò la fronte, cercando
di ricordare chi fosse il Grande Sacerdote. Aveva un ricordo vago dei
culti della Capitale. Sapeva che, secondo gli abitanti del regno,
esistevano una moltitudine di dèi, e che ognuno di questi aveva i
suoi templi e i suoi seguaci. Sapeva anche che tutti quegli dèi non
erano altro che diverse personificazioni della Grande Madre,
inventate da qualcuno con una mente troppo stretta per coglierne la
grandezza.
“Pensavo stessimo andando da un
qualche mago... i soldati hanno detto che sono al soldo di un
evocatore...” chiese al ragazzo, che però aveva di nuovo lo
sguardo perso nel vuoto, e sembrò non sentirla.
“L’Evocatore della Vita e’ il
Grande Sacerdote, signora” disse una voce squillante alle sue
spalle, accompagnata dallo scalpitare di un cavallo al trotto.
Marianna fece giusto in tempo a voltarsi sulla sella e si ritrovò un
piccolo fiore scarlatto davanti al viso, seguito a poca distanza da
un sorriso smagliante “Questo e’ per voi” aggiunse la vedetta
del gruppo di soldati, mettendole il fiore in mano.
Marianna sorrise involontariamente
all'uomo che cavalcava al suo fianco “Buongiorno Leom” disse. Fra
tutti e dieci i membri del gruppo di soldati, Leom era l’unico di
cui aveva imparato il nome. Forse perchè era l’unico che si era
dimostrato gentile con lei e Sven. “E non siamo al soldo di
qualche mago, Marianna, noi pattugliamo i confini della regione, e
siamo sotto il comando dell’Evocatore del Ferro” continuo’
Leom.
“Un altro evocatore? Quanti ne avete
in quella vostra città?” chiese in tono sarcastico Marianna. Leom
la guardo’ divertito “Dite sul serio? Non avete mai sentito
parlare dei Cinque Evocatori?” Marianna scosse i riccioli rossi con
sguardo esageratamente colpevole “Sono solo una donna della
foresta, ho vissuto per troppo tempo lontano dagli agi della città...
e da questi vostri evocatori” rispose lei facendo spallucce. "Parla
con più rispetto, donna!" ringhiò improvvisamente Sven al suo
fianco. Marianna si voltò di scatto verso il ragazzo che la guardava
dal basso in alto, gli occhi carichi d'odio quasi nascosti dalla
frangia che cadeva in avanti "Un'eretica non deve nemmeno
pronunciare quel nome!" le sputo' contro.
"Stai calmo ragazzo" lo
ammonì con voce dura Leom, lanciandogli un'occhiataccia. Poi,
rivolto alla donna, continuò "I Cinque Evocatori sono
le persone più importanti del regno, signora... beh, dopo il Re,
naturalmente" aggiunse con un occhiolino "Si dice che siano
maghi, altri dicono che siano vecchissimi saggi, addirittura
immortali... Non conosco la verità, ma a parer mio sono
uomini comuni, come noi, solo molto, molto più ricchi"
concluse sorridendo.
"I C... Cinque Evocatori non sono
s... semplici uomini, vi sbagliate!" lo rimbeccò Sven
goffamente "essi c... custodiscono il potere degli elementi, e
p... possono evocarlo a proprio piacimento!" tentò di
spiegare, poi fissando dritto davanti a se, recitò "Dai cinque
Elementi forgiarono il mondo, ai cinque Prescelti concessero il Dono,
i Cento Dèi anche oggi serviamo”
"Questo è quello che vi insegnano
nei templi" commentò Leom "io ho visto l'Evocatore del
Ferro di persona, e posso dire che per quanto sia un uomo d'armi
eccezionale, è pur sempre un uomo... in carne e ossa, e con dei
figli..." aggiunse a bassa voce, guardando in direzione della
ragazza bionda in testa alla fila. Marianna seguì il suo sguardo,
senza capire "Quindi il vostro evocatore non è un mago?"
Leom la guardò e sorrise "Il
titolo di Evocatore è una carica che il nostro Re da a chi se la
merita... il Grande Sacerdote è l'Evocatore della Vita, il Capitano
della guardia reale è l'Evocatore del Ferro e cosi via... e se devo
dirla tutta, questa volta il Re ci ha visto giusto. Non c'è uno
spadaccino migliore del Capitano di Ferro in tutto il regno... tranne
forse il nostro, di capitano" concluse, lo sguardo fisso
sull'orizzonte.
Poi, aggrottando la fronte, continuò
"Perdonatemi ma devo lasciarvi, c'è... qualcosa che devo fare"
e senza guardarsi indietro partì al galoppo verso la testa della
carovana, lasciando Marianna con la testa piena di domande. "Non
sono sicura di avere ben capito questa cosa degli evocatori"
borbottò più rivolta a se stessa che a Sven "e se devo dirla
tutta, non ci tengo ad incontrarne nemmeno uno..." Una risata
secca la fece voltare verso il ragazzo, che la guardava di sottecchi
"Oh, non ti devi preoccupare" le sussurrò con un ghigno
"quelle come te non ci arrivano davanti al Gran Sacerdote... le
bruciano prima"
Simpatia portami via, eh, Sven?
Se volete la puntata precedente (che riguardava il Falco e compagnia) usate QUESTO
Sono veramente curioso di scoprire dove finiranno Von Braun e gli altri. A giudicare dall'immagine di chiusura non mi aspetto dei risvolti positivi per la povera Marianna. Almeno non nell'immediato... ^^
RispondiElimina