venerdì 30 agosto 2013

Verso la Capitale



Ahimè, rieccomi di nuovo schiavizzato da questo miserabile Bardo e dalla sua bacheca. Quantomeno stavolta sono stato disturbato per presentare un pezzo di PM, uno dei collaboratori di quello sfaticato. Ormai non fa più nemmeno la fatica di muovere la penna, visto che ci sono altri che scrivono per lui. E sapete una cosa? Scrivono MEGLIO. 
Ho il piacere di presentare finalmente un brano di letteratura degno di questo nome, che riprende le vicende di coloro che in primo luogo hanno aiutato la nostra augusta (seppur non troppo sveglia) principessa Cleofelia a ritrovare la retta via. 
Avevamo lasciato Von Braun e gli altri in compagnia delle Spade di Dana e della misteriosa creatura dal potere mortale. La creatura pare esser stata sigillata, ma molti misteri si profilano all'orizzonte e, sinceramente, spero sul serio che alla fine non si traduca tutto in lavoro extra per me. Ho già un diavolo per capello, in questi giorni, senza dover aggiungere alla lista letali creature, evocatori e ragazzini schizzati.
Bene dunque, vi lascio alla lettura. Per una volta potrete godervi qualcosa di decente scritto da PM, piuttosto che l'insultante cacofonia verbale che il Bardo si ostina a chiamare "letteratura".
Con il triste disprezzo che meritate, io vi saluto.

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re

di PM

Avanzavano nella sconfinata pianura ormai da tre giorni, e ancora non se ne vedeva una fine. Da quando, la sera prima, anche il profilo scuro della Roccia Impaziente era svanito, inghiottito dal mare d'erba alle loro spalle, non c'era più nulla, se non qualche albero rachitico e solitario, a interrompere la monotonia di quella che i soldati chiamavano la Piana Lunga, ma che per Marianna era semplicemente la grande prateria che si estendeva a sud della Foresta Logorroica.
Strizzò gli occhi nella prima luce del mattino per cercare di mettere a fuoco un puntino lontano. Un cavallo. O forse solo un altro albero. Una brezza calda arrivava da sud, portando il profumo dell'erba umida di rugiada e di qualcos'altro, che Marianna non riuscì a riconoscere. Si passò una mano fra gli ispidi capelli rossi, inspiro' profondamente e sorrise. Per quanto riuscisse a ricordare, non si era mai spinta così lontano dagli alberi. Sapeva che a sud della Foresta c'era la grande pianura e, ancora più a sud, la Capitale. Da qualche parte doveva esserci anche il mare, le aveva raccontato una volta la sua maestra, molti anni prima. Ma da quando era diventata la Custode non si era mai allontanata cosi tanto dalla sicurezza della Foresta, perchè così come ogni foresta ha bisogno di una Custode, ogni Custode ha bisogno della sua foresta. Nonostante ciò, anche in un posto tanto lontano da casa come quello, poteva sentire la forza della natura circondarla, poteva percepire l'abbraccio della Grande Madre intorno a lei.
Si girò sulla sella per guardare la pianura alle loro spalle. Il verde brillante era segnato da una profonda linea scura, che partiva dall’orizzonte e continuava fino all’enorme blocco di metallo che si trascinavano appresso, trainato da due cavalli stremati. Presto si sarebbero dovuti fermare di nuovo, pensò, le bestie non riuscivano a sopportare la vicinanza di quella cosa troppo a lungo. Marianna guardò la linea di terra scura scavata dal peso del metallo, dove l’erba non sarebbe mai più cresciuta, e lanciò un’occhiata timorosa al sarcofago informe. Anche a quella distanza un brivido di terrore le percorse la schiena. Improvvisamente si senti sperduta e insicura nel mezzo di quella piana sconfinata.
Distolse lo sguardo dal fondo della carovana e lo posò su Sven, che cavalcava a testa china e con gli occhi socchiusi. “Vuoi un po’ d’acqua?” chiese al ragazzo, che si volto’ e annui’ timidamente. Marianna stappò la borraccia e gliela avvicinò alle labbra, aiutandolo a bere. “Grazie” sussurrò lui, abbozzando un sorriso. Marianna sorrise di rimando. Guardò le mani del ragazzo, legate strettamente dietro la schiena “Non preoccuparti, sono sicura che il tuo maestro metterà tutto a posto” gli disse, indicando la testa della carovana, dove Von Braun cavalcava al fianco della ragazza bionda.
Sven scosse la testa “Non.. sono preoccupato..” disse con la sua voce bassa e incerta “s... stiamo andando dal G..Grande Sacerdote... non c’è nulla di c..cui preoccuparsi...”
Marianna aggrottò la fronte, cercando di ricordare chi fosse il Grande Sacerdote. Aveva un ricordo vago dei culti della Capitale. Sapeva che, secondo gli abitanti del regno, esistevano una moltitudine di dèi, e che ognuno di questi aveva i suoi templi e i suoi seguaci. Sapeva anche che tutti quegli dèi non erano altro che diverse personificazioni della Grande Madre, inventate da qualcuno con una mente troppo stretta per coglierne la grandezza.
“Pensavo stessimo andando da un qualche mago... i soldati hanno detto che sono al soldo di un evocatore...” chiese al ragazzo, che però aveva di nuovo lo sguardo perso nel vuoto, e sembrò non sentirla.
“L’Evocatore della Vita e’ il Grande Sacerdote, signora” disse una voce squillante alle sue spalle, accompagnata dallo scalpitare di un cavallo al trotto. Marianna fece giusto in tempo a voltarsi sulla sella e si ritrovò un piccolo fiore scarlatto davanti al viso, seguito a poca distanza da un sorriso smagliante “Questo e’ per voi” aggiunse la vedetta del gruppo di soldati, mettendole il fiore in mano.
Marianna sorrise involontariamente all'uomo che cavalcava al suo fianco “Buongiorno Leom” disse. Fra tutti e dieci i membri del gruppo di soldati, Leom era l’unico di cui aveva imparato il nome. Forse perchè era l’unico che si era dimostrato gentile con lei e Sven. “E non siamo al soldo di qualche mago, Marianna, noi pattugliamo i confini della regione, e siamo sotto il comando dell’Evocatore del Ferro” continuo’ Leom.
“Un altro evocatore? Quanti ne avete in quella vostra città?” chiese in tono sarcastico Marianna. Leom la guardo’ divertito “Dite sul serio? Non avete mai sentito parlare dei Cinque Evocatori?” Marianna scosse i riccioli rossi con sguardo esageratamente colpevole “Sono solo una donna della foresta, ho vissuto per troppo tempo lontano dagli agi della città... e da questi vostri evocatori” rispose lei facendo spallucce. "Parla con più rispetto, donna!" ringhiò improvvisamente Sven al suo fianco. Marianna si voltò di scatto verso il ragazzo che la guardava dal basso in alto, gli occhi carichi d'odio quasi nascosti dalla frangia che cadeva in avanti "Un'eretica non deve nemmeno pronunciare quel nome!" le sputo' contro. 
"Stai calmo ragazzo" lo ammonì con voce dura Leom, lanciandogli un'occhiataccia. Poi, rivolto alla donna, continuò "I Cinque Evocatori sono le persone più importanti del regno, signora... beh, dopo il Re, naturalmente" aggiunse con un occhiolino "Si dice che siano maghi, altri dicono che siano vecchissimi saggi, addirittura immortali... Non conosco la verità, ma a parer mio sono uomini comuni, come noi, solo molto, molto più ricchi" concluse sorridendo.
"I C... Cinque Evocatori non sono s... semplici uomini, vi sbagliate!" lo rimbeccò Sven goffamente "essi c... custodiscono il potere degli elementi, e p... possono evocarlo a proprio piacimento!" tentò di spiegare, poi fissando dritto davanti a se, recitò "Dai cinque Elementi forgiarono il mondo, ai cinque Prescelti concessero il Dono, i Cento Dèi anche oggi serviamo”
"Questo è quello che vi insegnano nei templi" commentò Leom "io ho visto l'Evocatore del Ferro di persona, e posso dire che per quanto sia un uomo d'armi eccezionale, è pur sempre un uomo... in carne e ossa, e con dei figli..." aggiunse a bassa voce, guardando in direzione della ragazza bionda in testa alla fila. Marianna seguì il suo sguardo, senza capire "Quindi il vostro evocatore non è un mago?"
Leom la guardò e sorrise "Il titolo di Evocatore è una carica che il nostro Re da a chi se la merita... il Grande Sacerdote è l'Evocatore della Vita, il Capitano della guardia reale è l'Evocatore del Ferro e cosi via... e se devo dirla tutta, questa volta il Re ci ha visto giusto. Non c'è uno spadaccino migliore del Capitano di Ferro in tutto il regno... tranne forse il nostro, di capitano" concluse, lo sguardo fisso sull'orizzonte.
Poi, aggrottando la fronte, continuò "Perdonatemi ma devo lasciarvi, c'è... qualcosa che devo fare" e senza guardarsi indietro partì al galoppo verso la testa della carovana, lasciando Marianna con la testa piena di domande. "Non sono sicura di avere ben capito questa cosa degli evocatori" borbottò più rivolta a se stessa che a Sven "e se devo dirla tutta, non ci tengo ad incontrarne nemmeno uno..." Una risata secca la fece voltare verso il ragazzo, che la guardava di sottecchi "Oh, non ti devi preoccupare" le sussurrò con un ghigno "quelle come te non ci arrivano davanti al Gran Sacerdote... le bruciano prima"


Simpatia portami via, eh, Sven?


Se volete la puntata precedente (che riguardava il Falco e compagnia) usate QUESTO

1 commento:

  1. Sono veramente curioso di scoprire dove finiranno Von Braun e gli altri. A giudicare dall'immagine di chiusura non mi aspetto dei risvolti positivi per la povera Marianna. Almeno non nell'immediato... ^^

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Leali sudditi!
I commenti alla bacheca Reale sono assolutamente liberi, ma il Re ha ordinato espressamente che, qualora il o gli imbecilli di turno dovessero affiggere commenti inutili o lesivi dell'onore della corona, essi verranno immantinente rimossi insieme alla a testa del o degli autori, che in ogni caso non sentiranno molto la mancanza di un organo che non hanno mai utilizzato.

Con velenosa franchezza,

Archibald Lecter, segretario particolare del Re