Lui, la strega Marianna, e il giovane Sven, stanno seguendo Dana verso la Capitale, nel tentativo di riportare la misteriosa e letale creatura che hanno catturato all'Evocatore della Vita.
Finalmente le porte delle Città si spalancano davanti a loro e ora tutto si fa più difficile. Soprattutto perché le streghe come Marianna qui da noi non sono ben viste, e notoriamente vengono utilizzate come carburante per allegri roghi che riscaldano i cuori dei nostri buoni cittadini il sabato sera.
Cosa accadrà ai nostri eroi? E intanto cosa sta accadendo al Falco? Sullo sfondo di tutto questo la Capitale è in agitazione per la guerra contro i nani. E devo dire che neppure io mi sento troppo tranquillo.
Gustate dunque questa bella avventura, in cui PM introduce LA SCELTA MULTIPLA. A fine capitolo POTRETE SCEGLIERE TRA 3 DIFFERENTI PERCORSI. Scegliete con saggezza, o temo che qualcuno possa rimetterci la pelle. I voti nei commenti determineranno il seguito della storia, perciò VOTATE NUMEROSI!
di PM
Nel sogno è ancora libero. Corre sui tetti del Quartiere Vecchio, sul viso l'aria fresca della sera, sotto i piedi tegole vecchie e cedevoli. Lo scricchiolio delle assi di legno al suo passaggio, la puzza e i profumi che salgono dai vicoli sotto di lui, da quanto tempo non saliva lassù? Sa che è un sogno, perché il suo braccio sinistro è ancora normale, ma è felice, e corre sempre più forte, saltando da un tetto all'altro, scivolando sulle tegole, aggrappandosi ai cornicioni per non precipitare nel buio.
Improvvisamente il tetto finisce, non ci sono altre case davanti a lui, solo un piccolo giardino con un pergolato dall'aria malmessa. Non rallenta, arrivato sul bordo del tetto si lancia nel vuoto. Si allunga a mezz'aria, stende le braccia fino al limite e quando sta per toccare terra agguanta la prima trave del pergolato, che scricchiola pericolosamente. Volteggia intorno alla trave, la presa sicura non lo tradisce, piega le ginocchia e si prepara all'atterraggio. Il legno cede con uno schiocco, viene sbalzato in avanti. Ruota, atterra, con le gambe ammortizza la caduta, rotola e si rialza, continuando a correre lungo un colonnato antico.
Le colonne sono
alberi, il bosco intorno a lui è freddo e buio. Le foglie si alzano
al suo passaggio, ma qualcosa è sbagliato, sale un odore di
putrefazione dal terreno. C'è qualcuno che lo segue, qualcuno di
morto. Non si volta a guardare, socchiude gli occhi e corre fra gli
alberi, schivando cespugli irti di spine e rami secchi che gli
sbarrano la strada. Si guarda il braccio sinistro, che è già grigio
e freddo. Quando rialza gli occhi esce dal vicolo e trova i soldati
ad aspettarlo.
Sa di essere
disarmato, ma non si preoccupa, è troppo veloce, non possono
colpirlo. Senza smettere di correre guarda gli uomini in armatura, li
studia uno a uno, sono tanti, troppi, e sorride. Gli vengono
incontro, incoccano le frecce, ma sa già dove colpiranno, può
leggere le loro intenzioni nei movimenti del corpo. Due frecce si
avvicinano, scarta a destra, schiva il primo fendente orizzontale,
afferra il braccio della spada e lo torce, mettendo l’uomo fra lui
e i dardi. Sente il rumore sordo delle due aste che si conficcano
nella schiena del soldato, con la destra gli sfila due pugnali dal
fianco, mentre con la sinistra lo tiene ancora per il polso. Si
abbassa, ruota, scaglia i due coltelli mentre l’uomo crolla al suo
fianco. Sente un brivido al braccio sinistro. Altri due soldati
cadono a terra tenendosi la gola, il sangue inonda il terreno. Ce ne
sono ancora troppi, vede altre frecce che si preparano a colpirlo. Il
brivido al braccio è diventato ghiaccio, che si allunga verso il
petto. Schiva un altro fendente, agguanta con la sinistra l’elmo
dell’uomo, e comincia a stringere. Il soldato non urla, ma si sente
il rumore delle ossa che si frantumano. Il braccio freme di gioia. Il
gelo aumenta. La vista si annebbia e il sogno si fa buio.
C’era voluta
una settimana, ma alla fine avevano superato la Piana Lunga. La sera
del settimo giorno avevano raggiunto il crinale che segnava l’inizio
della valle della Capitale, giusto in tempo per vedere il sole
immergersi in mare. In quel punto la prateria si interrompeva
bruscamente, e il terreno scendeva quasi a picco fino al livello del
mare. Un sentiero stretto e tortuoso si aggrappava al crinale,
permettendo ai viaggiatori provenienti da quel lato della valle di
giungere fino alla piana sottostante. La Capitale era alla loro
destra, una macchia scura che partendo dalla riva si allargava sulla
collina da cui dominava il paesaggio. Un reticolo di strade e campi
coltivati circondava le basse mura di cinta, e fra le ombre della
sera si potevano distinguere le prime luci delle fattorie.
C'erano pochissimi alberi in quella valle, pensò Marianna. "Quello
è il Paludonso" disse Leom al suo fianco, indicando il grande
fiume che sfociava in mare nei pressi della Capitale "mentre
quello laggiù" continuò con un sorriso compiaciuto "è il
Bosco Sacro. Sono sicuro che vi piacerà". Marianna aguzzò la
vista nella direzione indicata dal soldato. Dove il fiume formava
un'ansa e girava intorno alle mura della città c'era una macchia più
scura, che forse poteva essere uno sparuto gruppo
d'alberi "Sì, sono sicura anch'io..." rispose con poca
convinzione. Cominciava a sentire la mancanza della sua, di foresta.
Certo, anche qui la mano della Grande Madre aveva operato con
magnificenza, il panorama che le si presentava di fronte era
meraviglioso, ma non poteva fare a meno di notare come il lavoro
dell'uomo avesse rovinato quella perfezione. "Che cosa vi
preoccupa? " chiese Leom. Marianna si accorse di avere il viso
corrucciato. Inspirò e si voltò verso l'uomo esibendo un ampio
sorriso "Nulla, Leom, grazie" rispose a voce bassa "quanto
ci vorrà per arrivare in città?" chiese. "Di solito non
impieghiamo più di un'ora per scendere a valle. Bisogna condurre i
cavalli a mano per il sentiero, ma la discesa è meno lunga di quanto
sembri da quassù" rispose il soldato "Oggi però saremo
fortunati se riusciremo a tornare a casa prima di notte fonda. Temo
che portare a valle il nostro bagaglio sarà un lavoraccio"
concluse con un'occhiata alle loro spalle, dove la coda della
carovana si avvicinava al limite della pianura. Marianna preferì non
voltarsi a guardare il sarcofago. Con un leggero colpo di redini
indirizzo il cavallo verso l'inizio della discesa "Sarà meglio
cominciare a scendere subito, allora" disse superando Leom.
Arrivata sul ciglio del crinale, si fermò un momento ad ammirare
quel panorama per un'ultima volta. La valle si estendeva davanti a
lei quasi perfettamente in piano, digradando dolcemente dalla base
del crinale fino al mare. Alla sua sinistra il costone continuava
fino all'orizzonte, trasformandosi infine in un'alta scogliera a
picco sulle onde, mentre a destra il grande fiume scorreva lento,
curvando mollemente intorno alla collina della capitale. In quel
momento i raggi del sole, ormai quasi completamente scomparso oltre
l'orizzonte, illuminarono le torri bianche del palazzo reale,
tingendo il marmo di un rosso delicato. Con un sospiro si preparò
alla discesa.
Anche quella sera
la Locanda di Ander era traboccante di clienti. In realtà, il vero
nome del locale era "Il Primo Ritrovo Accogliente" (era
stata la madre di Ander a sceglierlo, una missionaria arrivata da
oltre il mare) ma nessuno lo usava da anni, e ancor meno persone si
preoccupavano di leggere l'insegna scolorita sopra l'ingresso. A
dirla tutta, non era più nemmeno propriamente una locanda, dato che
il secondo piano dell'edificio, quello con le stanze per gli ospiti
nel disegno originale di suo padre, era stato trasformato in un
magazzino da Ander ormai molti anni prima. A che cosa servisse quel
magazzino era un gran mistero (giravano molte voci a riguardo, gran
parte delle quali vere). Ciononostante, la gente continuava a
chiamare il suo locale "Locanda di Ander", e a riempirlo
ogni sera.
Non che fosse
difficile trovare quel tipo di clientela, giù al Quartiere Vecchio.
La maggior parte degli avventori erano malviventi di bassa lega o
manovali che salivano dal vicino Quartiere del Porto a cercare un
posto dove ubriacarsi fra un turno e l'altro. La sala era abbastanza
grande per contenere anche i soliti contrabbandieri, il gruppo di
prostitute di Madam Shnay, qualche viaggiatore talmente squattrinato
o stupido da scegliere la Locanda per passare la notte, e infine gli
immancabili cacciatori di emozioni dei quartieri
alti, che sceglievano di dare ad Ander le proprie monete in cambio di
una serata nei bassifondi. La Locanda si trovava nella parte bassa
del Quartiere Vecchio, un luogo abbastanza malfamato da essere
evitato dai ricchi abitanti di Porta Dorata, ma non troppo sporco o
pericoloso per quelli del Porto o di Triassico. Nonostante questo,
spesso qualche gruppo di giovani con le tasche piene di denaro e
voglia di emozioni, o di nobili in cerca di esotismo, si presentavano
alla porta della Locanda, e Ander non mancava mai di liberagli un
tavolo. E non succedeva mai che questi clienti speciali
venissero importunati da qualche malintenzionato, perchè tutti gli
avventori sapevano quanto Ander ci tenesse alle monete d’oro che
lasciavano quei ricconi, e a nessuno passava nemmeno lontanamente in
testa di inimicarsi un mezzo-nano protetto dalla mafia.
In piedi dietro
al bancone consunto Ander osservava la sala, scambiando qualche
parola con i clienti abituali, urlando improperi alla cucina, e
occasionalmente versando da bere a chi lo chiedeva. Stava lucidando
sovrappensiero un boccale di legno con il bordo della manica quando
la porta della Locanda si aprì lentamente e subito si richiuse,
senza che nessuno uscisse o entrasse. Gli avventori sembrarono
non farci caso, ma, come era noto, nulla poteva uscire dal
locale senza che l’oste se ne accorgesse, fosse stato anche solo
del fumo del suo camino. Ander corrugò le
sopracciglia cispose e guardò meglio fra la folla accalcata intorno
all’ingresso, e si accorse che, in effetti, qualcuno era entrato.
Era il vecchio Jorn, che si faceva largo fra tipacci alti almeno un
braccio più di lui come un cinghiale si fa largo fra i cespugli. Il
nano tirò dritto fino al bancone, scelse un posto di fronte ad Ander
e si arrampicò sulla botte che fungeva da sedia.
“Bentornato”
lo salutò Ander senza sorridere “questa volta ne è passato di
tempo”. Jorn si tolse la mantella bagnata di umidità e ricambiò
il saluto con un cenno del capo “Per nostra fortuna ne abbiamo
molto, di tempo” rispose. Ander conosceva quel nano da quando era
giovane, era stato un amico di suo padre, e in tutti quegli anni Jorn
sembrava non essere cambiato. Più che invecchiare si
stava levigando,
sosteneva l’oste. “Bevi qualcosa?” chiese, armeggiando sotto il
bancone in cerca di un boccale non troppo incrostato. “Dammi la
solita birra, lo sai che è l’unica cosa che non mi da i crampi
allo stomaco, qui dentro” rispose Jorn guardandosi oltre le spalle.
Ander urlò qualcosa a una delle ragazze e riprese a bassa voce “Non
hai scelto un buon momento per farti vedere in giro, vecchio”, gli
disse tirando sul bancone una ciotola sbeccata con quelle che
sembravano noci all’interno. Qualcosa uscì di corsa dalla ciotola
e il mezzo-nano si affrettò a schiacciarlo con aria noncurante“
Con la guerra ormai alle porte, ci sono persone che non vedono di
buon occhio chiunque non arrivi a tre braccia di altezza” continuò
indicando con un cenno un gruppo di uomini che parlava in un angolo,
lanciando occhiate nella loro direzione “Non mi fermo molto”
disse il Nano infilandosi in bocca una noce “sto cercando un amico,
e ho bisogno del tuo aiuto”.
Ormai era quasi
completamente buio, e procedevano in direzione della Capitale
illuminando la via con le torce. La discesa fino alla valle era stata
più breve del previsto, e una volta arrivati sulla grande strada che
tagliava i campi fino alle porte della città avevano preso
un'andatura abbastanza spedita. Marianna cavalcava al centro della
fila, affiancata come sempre da Sven, che però non parlava da ore.
Il mare, da qualche parte alla loro sinistra, era scomparso oltre la
linea dell'orizzonte quando avevano raggiunto il fondo della valle,
che si era rivelata molto più ampia di quanto le fosse sembrato
dalla cima del crinale. Ciononostante era sicura di sentire nell'aria
l'odore del sale, e quando il vento girava nella direzione giusta,
anche l'eco delle onde.
Avevano già
superato un paio di locande lungo la strada, ma non si erano fermati
se non per far bere i cavalli, nella speranza di arrivare in città
prima di notte. Ormai non mancava molto, e Marianna poteva vedere le
luci della capitale riflettersi nel fiume Paludonso davanti a loro.
C'era un ponte da attraversare, le aveva spiegato Leom, prima di
arrivare alle porte della città, e le luci davanti a loro dovevano
essere proprio il posto di guardia. Guardando meglio si accorse che
le luci si muovevano. Vide Leom cavalcare in fretta in quella
direzione e, quando dopo alcuni minuti tornò indietro a parlare con
la ragazza bionda, i soldati si fermarono. Erano ormai in vista del
guado sul fiume, dove una piccola costruzione in pietra illuminata da
un paio di torce ospitava le guardie del ponte. Davanti alla
guardiola non meno di venti persone a cavallo, tutte con in mano una
torcia e vestite con lunghe tuniche tosse, sembravano in attesa di
qualcosa. Marianna intuì che stavano aspettando proprio loro.
Lentamente, fece avvicinare il cavallo alla testa della carovana.
La ragazza bionda
stava parlando con uno degli uomini in rosso. Questo indossava sopra
la tunica una casacca leggera, con la destra reggeva una torcia e al
fianco portava una lunga spada. Ma era il capo dell'uomo ad attirare
lo sguardo di Marianna, calvo, di una bellezza statuaria, e
completamente ricoperto di strani segni che nella luce tremula della
torcia sembravano muoversi, dando all'uomo un aspetto bello e
inquietante.
"Mi spiace
che siate venuto fino al guado per nulla, Maestro" stava dicendo
la ragazza bionda "ma purtroppo non posso soddisfare le vostre
richieste". L'uomo rispose con voce bassa e decisa "Dana,
la mia non è una richiesta" esordì estraendo dalla tunica un
medaglione e mostrandolo ai presenti "E' un ordine
dell'Evocatore del Fuoco" La ragazza con calma prese a sua volta
due medaglioni dalla bisaccia, e li tese in direzione dell'uomo "Come
potete vedere, anche i miei ordini provengono dall'alto" Un
leggero sorriso increspò il volto dell'uomo "Sono certo che i
vostri ordini non menzionino il prendere prigionieri" disse
passando lo sguardo prima su Von Braun, a cavallo al fianco della
ragazza, e poi soffermandosi su Marianna "e dei prigionieri
molto particolari, a quanto vedo" aggiunse. La ragazza bionda si
voltò un attimo verso Marianna, e riprese "Non sono miei
prigionieri, Maestro, l'Inquisitore e i suoi compagni hanno accettato
di accompagnarci fino al Grande Tempio per assisterci in caso di
bisogno" Von Braun rimase in silenzio, lo sguardo duro puntato
sull'uomo in rosso. "Davvero un gesto nobile, degno di un
Inquisitore di Thorm. Mi chiedo solo che cosa diranno al tempio
quando cercherete di fare entrare una strega.." Marianna ebbe un
tuffo al cuore, ma la ragazza continuò a parlare senza scomporsi
"Comprendo la vostra curiosità, ma temo che siano questioni che
non vi riguardino direttamente. Questo compito mi è stato assegnato
dal Gran Sacerdote, ed intendo rispondere delle mie scelte soltanto a
lui. Non vedo perché la Torre debba preoccuparsene" L'uomo in
rosso fece avanzare lentamente il cavallo in direzione della ragazza
e di Von Braun "Sai bene a che cosa è interessata la Torre,
Dana" sibilò, lanciando un'occhiata al fondo della carovana "e
se non basta l'ordine diretto dell'Arcimago a farti collaborare,
posso provare io con il fuoco"
Esistono
a questo punto tre versioni della storia. In una di queste è
l'intervento di Von Braun a risolvere la disputa, ma ad un certo
prezzo. In un'altra versione Marianna decide di cogliere l'occasione e
fuggire, creando non poco scompiglio. Nella terza versione invece lo
scontro non può essere evitato, così come le dure conseguenze. Solo
in una di queste versioni tutti i personaggi sopravvivono, per cui
scegliete con giudizio quale ascoltare.
Maestro Kass Firestorm, burning things down since 78 N.E.
Se volete leggere la parte precedente la trovate QUI
Allora, normalmente avrei votato 3, perché le persone spocchiose e fanatiche mi stanno sulle balle, ma visto che hai parlato di "dure conseguenze", direi che voterò per la rocambolesca fuga della bella Marianna attraverso le vie di una città che non conosce. In bocca al lupo! ^^
RispondiEliminammmmmmm bel dilemma a questo punto ^_^
RispondiEliminaVoto per la fuga di Marianna, quindi 2! ;)
Voto anche io per la fuga di Marianna, e non vedo l'ora di sapere cosa succederà! ^_^
RispondiElimina