lunedì 10 febbraio 2014

Intanto, nella Torre Nord...


Eh? Come? Ma... che succede? Qualcuno mi spia nelle mie stesse stanze? Chi osa? E' forse un "ninjo" di Shutagawa? Una cimice dei boschi? Un corvo magico? Eh, no, adesso voglio saperlo. Andrò fino in fondo. Non mi fermerò dinnanzi alla colpevole omertà della servitù finché non avrò scoperto come ha fatto PM, per tutti gli Dèi, a venire a conoscenza di una conversazione confidenziale di così alto profil... ehm... no, un attimo. Ripensandoci, credo che quella conversazione fosse... uhm... con il mio cuoco. Sì, certo. Il cuoco. Era con lui che parlavo. E tutto ciò che viene riportato qua sotto non è altro che la volgare mistificazione di un innocente dialogo con un altrettanto innocente membro della mia servitù.
E poi lo sanno tutti che l'Alchimista è una leggenda urbana. Non esiste. Non come Babbo Letale. Quello esiste davvero e porta morte e distruzione alle persone che si comportano male.
Quindi vi conviene leggere quanto segue tenendone conto, altrimenti Babbo Letale saprà da chi passare, quest'anno. E se non dovesse farlo lui c'è sempre la mia guardia personale...

Con sbigottito sdegno, vostro frainteso

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di PM (che farebbe meglio a guardarsi le spalle, d'ora in avanti... N.d.L)


Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re, uscì dalla stanza e chiuse con cura la pesante porta di legno alle proprie spalle. Con la mano destra si lisciò la lunga palandrana di cotone grezzo che cadeva dritta fino a terra, e riportò la mano sinistra dietro la schiena, riprendendo la postura usuale. Solo il profilo indurito della mascella lasciava intuire il disagio, l’insoddisfazione, la rabbia ed infine la rassegnazione che un colloquio con Storm Brave, Campione del Regno, inevitabilmente gli provocava.
Inspirò profondamente e quando ritenne di essere tornato ad una condizione accettabile si incamminò lungo il corridoio che dagli alloggi di Brave portava fino al suo piccolo studio. Nel silenzio della sera le lampade ad olio sui muri ondeggiavano sospinte da refoli invisibili, illuminando con alterna fortuna gli enormi arazzi che tappezzavano la parete alla sua sinistra. Lecter non degnò di uno sguardo quella ridondante cacofonia di immagini, capace solo di alimentare l’ego del Campione del Re rammentandogli, in chiave più o meno fedele, le sue glorie passate, e rivolse invece l’attenzione oltre le grandi finestre che si aprivano sulla parete destra del corridoio. Dall’altezza a cui si trovava poteva vedere tutta la Capitale strisciare ai suoi piedi, dai cancelli del palazzo fino al mare. Quella vista, e la sensazione di superiorità e distacco che sempre ne conseguivano, lo riportarono alla pace dei sensi.

Continuò a procedere con passi lenti e calcolati, immerso nei propri pensieri, mentre la mano destra si trastullava con il piccolo fermaglio a forma di drago antropofago, simbolo della famiglia Lecter, l’unico ornamento sugli abiti altrimenti uniformemente neri.
Man mano che si avvicinava al lato opposto del corridoio gli arazzi diminuivano, lasciando spazio alla ben più sobria parete di pietra grigia. Arrivato di fronte alla porta dello studio si fermò un momento per estrarre la lunga chiave dalle vesti, poi con un gesto preciso la inserì nella toppa, sopra la quale vegliava un altro piccolo drago dei Lecter, e la fece ruotare due volte, provocando un rumore secco e metallico che riecheggiò lungo le mura.

Entrò nel piccolo studio e subito chiuse la serratura dietro di sé, facendo attenzione a rimettere la chiave al sicuro in una tasca interna della veste. La stanza era buia, illuminata solo dalla poca luce della sera che la grande finestra alle spalle del suo scrittoio lasciava entrare. L’enorme libreria, che soffocava completamente le altre tre pareti, e un paio di poltrone, una per sé e una per rari ospiti, completavano l’arredamento.
Lecter si diresse verso la lampada ad olio posata sulla scrivania ed ebbe un sussulto quando si accorse che c’era qualcuno seduto al tavolo, fino a quel momento rimasto nascosto dall’alto schienale del seggio. Per un lungo momento rimase in silenzio a fissare la figura immobile, senza riuscire a capire chi fosse, ed infine riconobbe la familiare sagoma dell’Alchimista di corte, che sonnecchiava placidamente sprofondato nella sua poltrona.
Il Segretario si lasciò sfuggire un sorriso mentale, si sedette con calma di fronte all’Alchimista addormentato ed infine accese la lampada ad olio.

“Buonasera” esordì con voce un po’ più alta del necessario.
L’Alchimista non mosse un muscolo, semplicemente aprì gli occhi e con le mani ancora incrociate sul petto rispose “Buonasera”.
“Vi pregherei di non intrufolarvi con il sotterfugio nei miei appartamenti” riprese Lecter “O perlomeno di avere il tatto di avvertirmi prima di farlo”.
“Pensavo che voleste avere un colloquio privato, Segretario” rispose con voce cisposa l’Alchimista.
Lecter socchiuse gli occhi “Non e’ questo il punto” sibilò più a se stesso che al suo interlocutore.
“Comunque” continuò “Penso che sappiate perchè vi ho fatto chiamare… Che cosa avete da propormi dunque?”
L’Alchimista poso’ le mani sui braccioli della poltrona e si sporse in avanti con il volto, emettendo una serie di scricchiolii mentre spostava il vecchio corpo nodoso “Mi state veramente chiedendo se sono in possesso di un metodo per vincere la guerra contro i nani?” chiese con un tono in bilico fra sarcasmo e incredulità “Per queste cose dovreste chiedere alla Torre di Magia, sono certo che l’Evocatore del Fuoco sarà felice di mostrarvi i suoi trucchetti…” proseguì con voce capricciosa. Poi tornò a sprofondare nella poltrona “Non ho nessuna soluzione per farvi vincere magicamente una guerra, mi dispiace” concluse incrociando le braccia sul petto.
Lecter appoggiò i gomiti sulla scrivania e unì le punte delle dita di fronte al volto. Sapeva quanto il carattere dell’Alchimista fosse volubile, e sapeva anche come affrontare la cosa.
“Eppure è grazie a voi se abbiamo vinto la Guerra dello Spacco” cominciò.
“E nessuno sembra ricordarsene…” ribatté pronto l’Alchimista.
“Ritengo sia anche nel vostro interesse far rimanere la cosa una conoscenza per pochi” incalzò Lecter.
“Oh, non cercate di far passare come mio interesse le menzogne e i silenzi che andate vendendo a chi vi chiede dove siano finiti i Badhi”.
Lecter chiuse i pugni e abbasso’ le braccia sulla scrivania “Quella è stata una vostra richiesta” disse con tono gelido.
“Che il vostro campione ha esaudito con eccellente perizia e che, a conti fatti, vi ha fatto vincere la guerra” rispose l’Alchimista con voce tagliente “Tutto cambia, Segretario! I Badhi sono scomparsi e al loro posto il nostro Re ha guadagnato le terre a nord della Foresta Logorroica. E’ quello che volevate, giusto? O almeno è quello che mi avete chiesto… Ed ad essere sincero mi sarei aspettato qualche riconoscimento in più da parte vostra. Invece nessuna delle mie richieste è stata ancora presa in considerazione” concluse con un tono nuovamente capriccioso.
Lecter abbassò i palmi delle mani sul tavolo e guardò dritto negli occhi l’Alchimista “Il Re vi ha già dato la cosa più preziosa che aveva” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Si, e io gliel’ho restituita. Migliorata” sorrise l’Alchimista.
Lecter represse un brivido, e un lungo silenzio calò sulla stanza. Quando infine riusci’ a scacciare dalla mente l’immagine della principessa riprese a parlare, ma la sua voce si era fatta fredda e cupa. “Che mi dite della Scatola Rosa” chiese.
“E’ stata affidata ai vostri quattro uomini come richiesto” rispose l’Alchimista “Anche se al momento non sono più molto convinto che siano in grado di portarla a destinazione. Non che importi molto d’altronde, come vi ho ripetuto più volte nutro forti dubbi sull’utilità di quell’oggetto”.
Lecter corrugò la fronte, fece un profondo respiro e si raddrizzò sulla sedia. In silenzio estrasse una pergamena dal cassetto della scrivania e la stese con cura davanti a sé. Poi comincio’ a soppesare le penne che teneva in un contenitore sul tavolo, come per scegliere la piu’ adatta al messaggio che si preparava a scrivere. Infine, dopo una lunga pausa, tornò a parlare, e questa volta con l’usuale tono asciutto e distaccato “La Scatola Rosa ci è stata consegnata dall’Evocatore del Fuoco in persona, Alchimista. Funzionerà".
L’Alchimista era sprofondato nuovamente nella poltrona “Se ci tenete ai vostri uomini, non ve lo auguro” borbottò.


"Sul serio non crederete che esista un tizio del genere, vero? Era solo il mio cuoco, davvero..."

Archibald Lecter


Se volete leggere le puntate precedenti della saga di PM, teletrasportatevi QUI... 


2 commenti:

  1. Capitolo ricco di informazioni molto, molto interessanti... e povero Archibald, quante ne deve sopportare! Quell'Alchimista, o cuoco che dir si voglia, è davvero inquietante. Cosa intendeva dicendo di aver migliorato Cleofelia? Mi state dicendo che la fanciulla svampita che conosciamo è il risultato di qualche strano esperimento alchemico? Non so perché, ma non mi pare così improbabile...
    E la scatola rosa arriva direttamente dalla Capitale! Se Ferianthalas lo scopre, prevedo che ad Archie fischieranno le orecchie ;)
    La storia si fa sempre più intrigante! ^_^

    RispondiElimina
  2. Concordo con Clara, tante informazioni intriganti e personaggio inquietante, l'Alchimista.

    Sullo stile ancora una volta complimenti, molto evocativo e poetico.

    "Nel silenzio della sera le lampade ad olio sui muri ondeggiavano sospinte da refoli invisibili, illuminando con alterna fortuna gli enormi arazzi [...] quella ridondante cacofonia di immagini" molto bello!

    H.G.

    RispondiElimina

Leali sudditi!
I commenti alla bacheca Reale sono assolutamente liberi, ma il Re ha ordinato espressamente che, qualora il o gli imbecilli di turno dovessero affiggere commenti inutili o lesivi dell'onore della corona, essi verranno immantinente rimossi insieme alla a testa del o degli autori, che in ogni caso non sentiranno molto la mancanza di un organo che non hanno mai utilizzato.

Con velenosa franchezza,

Archibald Lecter, segretario particolare del Re