giovedì 17 ottobre 2013

Teletrasporto al Porto del Morto. Titolo un po' contorto, ma molto corto.



E teletrasporto sia, cari (inteso che mi fate spendere molto in terapia psichiatrica) sudditi. La pigrizia ha preso il sopravvento, ma d'altronde dopo aver affrontato la morte e un angelo infuriato c'era da aspettarselo.
Grazie a questo siamo giunti finalmente ad uno sviluppo che ci si attendeva da un po'. E' una faccenda importante, perciò non liquidatela con la leggerezza tipica degli organismi monocellulari quali siete. Decidete con saggezza, o con la cosa più somigliante che, ottimisticamente, credo dobbiate possedere da qualche parte, molto, molto in profondità dentro voi stessi. 
Votate in tanti e condividete come potete, così i voti aumenteranno. Casomai assicurate alla persone che non serve sapere necessariamente scrivere, per commentare. Facebook ce lo dimostra quotidianamente. Perciò animo, bastano un numero e una X come firma.

Vostro per sempre (irreperibile),

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


dai Canti del Bardo


Mentre Rowena si riprende dalla morte con il "supporto" morale di Ferianthalas, gli altri tre iniziano ad esplorare la montagna del Gonzo. Seguendo le indicazioni di DarkShield non ci vuole molto perché raggiungano i piani superiori e con essi una specie di sala teletrasporto.
- Sapevo che ne avremmo trovato uno - dice il mago - è un po' primitivo, ma è fatto d'ossa, non si può pretendere granché.
Il "teletrasporto" è un sobrissimo portale a forma di gigantesche mani scheletriche a dita giunte. Grossi cavi dall'aria fin troppo viva collegano il portale ad un dispositivo a pulsantiera dotato di una dozzina di simboli dall'aria poco invitante.
- Sai usarlo? - domanda Bajyna, arricciando il nasino - Sembra Necrolingua.
DarkShield getta un'occhiata alla pulsantiera e annuisce. - Lo è, infatti. E sì, so usarlo. Enrique ha realizzato una centralina di controllo con tanti pulsantoni grandi e facili da premere, ideali per i bambinoni idioti come lui.
Il necromante rimane alcuni istanti a fissare i simboli, poi si guarda intorno nella stanza, in cerca di qualcosa.
- Tu imposta per Necropolis, allora - suggerisce Mohamet - prima noi arrivare e prima noi salvare principessa da grinfie di Mors Tua. E poi tornare a reclamare premio da sua Sovranità.
- Mors Tua non è un fesso - borbotta il mago - c'è un campo di filtraggio del teletrasporto intorno alla Capitale dell'Imperium. Senza il codice di trasferimento giusto saremmo deatomizzati e sparsi nello spazio tra gli universi.
- Significa che tu non può fare, giusto?
- Non con un teletrasporto fatto in casa. Inoltre qui intorno non vedo una mappa con i riferimenti spaziali per il trasferimento. Senza dovremo fare un salto nel buio e finiremo chissà dove.
Bajyna sbuffa, frustrata. - "Chissà dove" è sicuramente meglio di questo buco.
- Siamo nel Lato Buio. Devo dissentire. - dice DarkShield - Qui è pieno di posti peggiori di questo. Dividiamoci e cerchiamo. Potrebbe essere una mappa o una lista di luoghi con il relativo simbolo accanto. Cercate qualcosa che assomigli a questi segni sulla pulsantiera.
I tre si mettono immediatamente alla ricerca. La stanza non è grande e dopo poco meno di mezz'ora Bajyna ritorna con un foglietto di pergamena fittamente scribacchiato in Necrolingua.
Ci sono una ventina di destinazioni scritte con il sangue. Un paio di esse con dei cuoricini accanto. Una con una faccina sorridente.
- Bene, andremo qui. - la indica DarkShield con un indice ossuto.
- Traducimi questo schifo di lingua da primitivi, per favore - bofonchia Bajyna, infastidita.
- Puerto del Muerto.
Segue un istante di imbarazzato silenzio.
- Puerto del Muerto. - ripete l'elfa, accigliandosi.
- Già.
- La città sul Mare senza Fondo?
- Esatto.
- Il famigerato covo di pirati, stregoni voodoo e adepti del Dio Polpo?
- Proprio quello.
- ...
- ...
- Mi prendi per il culo, vero?
- No di certo. Non amo indulgere in qualsivoglia forma di umorismo, lo sai bene. Puerto del Muerto è sul versante opposto del mare interno rispetto a Necropolis ed è fuori dal Campo di Filtraggio. Là potremo trovare una nave che ci porti a destinazione vivi, forse.
- Forse? Intendi che noi potere non trovare? - interviene Mohamet.
- No, intendo che potremmo non arrivare vivi.
- Maledizione... - borbotta Bajyna, preoccupata - hai idea di cosa mi farebbero laggiù se scoprissero che sono un'Elfa Nobile?
- Una mezza idea ce l'ho e anche se personalmente la cosa non mi dispiace devo ammettere che il tuo potere potrebbe tornarci comodo, perciò vedremo di trovare una soluzione.
- Viva la sincerità...
- Troveremo un modo. E d'altra parte sei stata tu ad insistere perché ci imbarcassimo in questa missione. Quando l'elfo voleva tornare indietro sei arrivata a barare con quella moneta per poter proseguire.
Lei arrossisce. - Te... te ne sei accorto?
- Sono un mago, maledizione. Riconoscerei un artefatto di quella potenza tra mille. Quella che ti porti dietro è la vera Truffa di Malinorc, non una volgare imitazione come quella di Ferianthalas.
- Ma se sapevi che stavo barando perché non hai detto nulla? - domanda l'elfa, sorpresa.
Lui la fissa, torvo. - Ho i miei motivi. E ora andiamo a prendere gli altri e andiamocene in fretta. Enrique non è un tipo incline alla vendetta, ma una coda nel Limbo potrebbe cambiare chiunque e per quanto lo reputi un imbecille devo ammettere che la sua forza magica è notevole. Meglio non essere nei paraggi quando realizzerà che gli basterebbe uccidermi per annullare l'incantesimo che gli ho fatto.
Al loro ritorno nella sala del rito Rowena e Ferianthalas ascoltano in silenzio ciò che DarkShield ha loro da dire.
Alla fine l'elfo solleva un sopracciglio. - Puerto del Muerto. - ripete, piatto.
- Sì.
- La città sul Mare senza Fondo?
- Esatto.
- Quel covo di stramaledetti lupi di mare pieni di grog e di pazzi fanatici che attendono il risveglio del loro dio degli abissi?
DarkShield aggrotta le sopracciglia. - Vi hanno mai detto che voi due avete più in comune di quanto pensiate? - domanda ai due elfi.
- Io non ho niente in comune con quell'elfo beota. - protesta Bajyna, scandalizzata.
- Io somiglierei all'oca giuliva? Ma come ti permetti? - tuona Ferianthalas, furioso.
DarkShield sospira. - Parecchio in comune, direi. Ad ogni modo vediamo di sbrigarci. A Puerto del Muerto troveremo una locanda dove potremo riposare e recuperare le forze prima della traversata.
I cinque raggiungono la stanza del teletrasporto senza essere disturbati dai servitori scheletrici del Gonzo. Non appena tutti sono pronti DarkShield accende il piedistallo con una parola di comando e linee di energia pura avvampano su tutta la superficie del portale.
- Ecco - dice Bajyna, avvicinandosi la mago con la pergamena - Puerto del Muerto è associato a questo codice.
- Dettamelo.
- Ehm... dunque, vediamo... Triangolino monco... ehm... Maiale arrabbiato... uhm... Ghirigoro senza senso e...
- Da' qua - bofonchia il mago, strappandole il foglio di mano - Ahmaz... Valvaduz... Korosis e Grephnel. Ci voleva tanto?
Premuto il pulsante di attivazione la stanza viene invasa da una luce abbacinante che dura un istante. Non appena riescono nuovamente a vedere notano che un grosso vortice traslucido si è formato tra le mani scheletriche che compongono il portale.
Il vortice non appare molto rassicurante, perchè man mano che trascorrono i secondi il suo centro si fa nero come quello di un maelstrom.
- D'accordo. Chi va per primo? - domanda DarkShield, guardandosi intorno, vago.
- Tu. - sorride Ferianthalas, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Perché non tu, caro amico? - gli domanda il necromante, con aria pericolosamente innocente.
- Proprio perché mi hai appena chiamato "caro amico". Se non c'è nulla da temere salta in quel gorgo per primo.
- Cosa vuoi che sia? - risponde quello - Per quanto amatoriale questo è un teletrasporto funzionante, no? Perciò prego, prima le signore - fa un cenno a Bajyna.
L'elfa solleva le mani e ridacchia, a disagio. - Eh? No, non vorrei mai toglierti questo onore, grande mago. In fondo è grazie a te se possiamo abbandonare questo posto. Prego, prego. Dopo di te.
Rowena e Mohamet si scambiano un'occhiata, poi il druido fa spallucce.
- Me va. Quando voi ha finito di comportare da femminucce raggiunge.
- A chi hai dato della femminuccia, encefalogramma piatto semovente? - ringhia Ferianthalas.
- Ehi, io sono una femminuccia - puntualizza Bajyna.
Ma il druido non li ascolta più. Si avvicina al gorgo e si rende conto che effettivamente sembra composto di vorticante acqua scura, chiara e spumosa sui bordi. Un piccolo maelstrom verticale.
Vicino alla superficie il rumore d'acqua si fa molto più forte, ruggente, pervasivo. Anche spaventoso, se non fosse che, a causa del decesso, ormai Mohamet non prova più una vasta gamma di emozioni.
Il druido solleva una mano e infila il braccio nell'acqua. Subito una corrente tremenda lo afferra e lo trascina dentro.
A quel punto gli altri assistono a un effetto strano. Mohamet inizia a girare nel gorgo e diventa sempre più piccolo man mano che raggiunge il centro, come se si allontanasse sempre più, sebbene la superficie del portale rimanga piatta ogni istante. Poco prima che la corrente abbia ragione di lui il druido fa un guizzo e si tramuta in un pesce. 
Morto, ma pur sempre un pesce.
Con un ultima spinta delle pinne caudali, il pesce morto si inabissa al centro del gorgo e scompare.
- Per la Dea... - sussurra Bajyna, sconvolta - È... è... morto?
- Certo che lo è. - dice DarkShield - sei rapida a capire le cose, eh?
- Intendevo dire... definitivamente?
Il mago scuote il capo. - No. Il teletrasporto funziona, ora ne ho la certezza.
- In che senso "ora"? - sbotta Ferianthalas, sospettoso - Anche prima dicevi che era tutto a posto.
- Prima mentivo. Il teletrasporto funziona, altrimenti avremmo assistito a qualche fenomeno raccapricciante e splatter come... - rabbrividì - vedete, i teletrasporti sono... beh, meglio non pensarci. Per dimostrarvi che stavolta sono sincero il prossimo sarò io.
E detto questo aggira la pedana e si avvicina al portale. Di nuovo, quella che sembra la superficie silenziosa di un vortice lontano si fa più rumorosa e roboante ad ogni passo, tanto che quando è abbastanza vicino il mago viene investito dagli schizzi di acqua salmastra. E' come guardare in gola ad un gigantesco demone che ruggisce a pochi centimetri dalla sua faccia.
Darkshield deglutisce. Sì, il teletrasporto funziona, ma il vortice di trasferimento si sintonizza con l'elemento preponderante nel luogo di destinazione, in questo caso l'acqua del mare.
- Aspetta, amore mio - Rowena lo raggiunge e lo prende per un braccio. Con suo estremo disappunto DarkShield avverte dentro di sé un'inquietante nota di sollievo. La succube lo fissa, pallida, speranzosa. Si capisce chiaramente che vuole un bacio, ma DarkShield si ritrae lievemente.
- Ehm... Rowena... non vorrei peccare di pedanteria e constatare l'ovvio, ma lo scopo di tutto questo è sopravvivere. Sei d'accordo?
Lei annuisce, poi protrude le labbra di nuovo.
- Baciarti è contrario a questo scopo... diciamo... primario.
Lei sospira, delusa. - Neanche un bacetto della buona fortuna? - geme, languida.
- Visto che il tuo concetto di "buona fortuna" coincide con la mia morte, no. Neanche quello.
- Ti diverti a stuzzicarmi, eh? - sorride lei, sorniona.
Lui fa una smorfia disgustata. - Salta e basta.
DarkShield e Rowena vengono afferrati dal maelstrom e trascinati vorticosamente verso il centro nero e gorgogliante, sotto gli occhi preoccupati di Bajyna e Ferianthalas. L'acqua li rivolta, li capovolge, li separa e alla fine li inghiotte, molto meno elegantemente di quanto abbia fatto con Mohamet.
I due elfi rimangono in silenzio per un lungo istante.
- Senti... - dice infine Bajyna con un fil di voce - Non è necessario che andiamo anche noi, no? Dopotutto andare a piedi non può essere così terribile. Cioè, non più terribile che morire affogati.
Ferianthalas deglutisce a fatica. Gli elfi sono come i gatti: non amano molto l'acqua. E in questo tra Neri e Nobili non c'è molta differenza.
- Non credo che abbiamo molta scelta, direi. Attraversare la Zona da soli, senza Mohamet, DarkShield o Rowena ci sarebbe fatale, dobbiamo ammetterlo.
Si guarda intorno e nota un piccolo armadio di legno nelle vicinanze. Con estrema nonchalance, il nostro si appropinqua ad esso e con il tallone inizia a colpire violentemente e ripetutamente le assi di legno, sfondandole e facendo volare le schegge. Poi estrae la spada e finisce il lavoro, procurandosi un paio di grossi pezzi di legno lunghi più o meno un metro e larghi mezzo.
- Toh, aggrappati a questo - dice, porgendone uno a Bajyna - Se non altro ci aiuterà a stare a galla fino al centro del gorgo.
Questa volta è l'elfa a deglutire.
- Siamo sicuri di voler fare questa pazzia? - mormora - voglio dire... e se sono morti? Come facciamo ad essere davvero sicuri che funziona?
Lui si avvicina al gorgo e ode il rombo delle acque, potente come quello delle poderose cascate sotterranee nei pressi di Malallapanzan. Il suo volto impallidisce, il ché per un essere dalla pelle completamente nera significa una virata decisa verso il grigio cenere.
Istintivamente stringe al petto il suo ciocco di legno, che all'improvviso appare fragile e patetico come un grissino. Poi si volta verso Bajyna, apre la bocca per dire che ha cambiato idea e che forse, tutto sommato, una distesa interminabile di scheletri rabbiosi non è poi così male. Invece si blocca.
Bajyna si avvicina a lui e lo prende per mano, decisa.
- E va bene, se dobbiamo farlo facciamolo. Che non si dica che Bajyna la Splendente si sia messa a piagnucolare come un'elfetta alle prime armi davanti ad un misero... mo... mostruoso... terrificante gorgo assassino.
- Ti trema la mano. - osserva lui, ridacchiando nervosamente.
- Guarda che ti sbagli, è la tua che trema.
- Sì, certo. Come no.
-...-
-...-
- D'accordo, forse sto tremando un pochino - ammette lui, infine.
- Lo di... dicevo io...
Lo sguardo di Bajyna si solleva e quello di Ferianthalas si abbassa. I loro occhi si incrociano per un istante.

Ci siamo! Cosa volete che succeda?

1. Andiamo, sono mesi che ci giriamo intorno. Ormai la tensione erotica tra questi due si taglia con il coltello. Perciò un pò di coraggio, Ferianthalas. Sollevale il mento e baciala come si deve. È questo il giusto modo per dare e prendere coraggio. E poi nel caso andasse male non vorrai mica morire senza averla baciata, giusto?

2. Andiamo, sono mesi che ci giriamo intorno. Ormai la tensione erotica tra questi due si taglia con il coltello. Perciò un pò di coraggio, Bajyna. Alzati sulle punte, solleva una gamba e bacialo come si deve. È questo il giusto modo per dare e prendere coraggio. E poi sei non lo fai tu questo bietolone non si deciderà mai.


3. E cosa deve succedere? Basta con questi sguardi melensi, eccheccavolo. Saltate in quel maledetto gorgo e non fate tante storie. Non vogliamo nessuno sviluppo romantico che possa rovinare il sano clima di disprezzo tra Elfi Nobili ed Elfi Neri, capito?


Come dicono gli elfi: "Love is in the Air"! In questo caso is in the Water, ma non importa.


Se volete la puntata precedente, cari i miei lupi di mare, andate QUI

lunedì 14 ottobre 2013

Il Segreto della Sfera: Capitolo 2! VIA ALLE VOTAZIONI!



Ebbene, come promesso eccovi la seconda parte, maleodorante plebaglia. Da questo momento in avanti potrete scegliere l'andamento della storia votando il prosieguo che più v'aggrada. Gioitene, ché è più di quanto gente come voi si meriti. 
Leggete e scoprite i particolari pruriginosi della vita privata di un uomo come Brave e condivideteli su Facebook. Ma non dite che ve l'ho suggerito io. Insisto nel sostenere che simili memorie non dovrebbero essere visionate da un terzetto di minorenni, ma come sempre il mio parere conta meno del due di picche, in questo Regno. 
Scherzo ovviamente. Il mio parere è SEMPRE vincolante. Soprattutto per quanto riguarda la permanenza della vostra inutile zucca sulle vostre spalle. Perciò leggete e commentate, fiduciosi che la scure del boia, per questa volta almeno, eviterà di accanirsi su di voi.
Forse.
E ora vi saluto con l'immensa gioia che solo l'allontanarmi dalla vostra brutta faccia sa darmi. Vostro immarcescibile,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di Clara

CAPITOLO 2

- Ci siamo! La sfera si è riattivata!- esclamò Amelia soddisfatta, indicando il globo di cristallo che aveva ricominciato a risplendere, mostrando un lungo corridoio di pietra avvolto nell'oscurità. I rimanenti due terzi della Congrega Oscura di Toadstone smisero di sgranocchiare biscotti e si sdraiarono a pancia in giù, pronte a godersi lo spettacolo.
- Spero che sia una storia romantica.-
- Io spero che ci sia un grosso mostro spaventoso. Tipo quelli che Amelia non sa evocare.-
- Silenzio e guardate!-

La Torre dell'Oscuro Asatroewtyt, come molti altri luoghi impregnati di energia malvagia (ed a volerlo ammettere anche molti non particolarmente malvagi ma comunque isolati in mezzo ad una foresta e privi di sistemi di riscaldamento magici o normali) era fredda, umida, piena di spifferi, e sgradevolmente odorante di muffa. Era anche molto più grande di quanto apparisse all'esterno, e priva di qualsiasi punto che potesse servire per orientarsi nel groviglio di corridoi scarsamente illuminati.
- E' proprio una fortuna che qualcuno qui sappia usare una bussola magica. Come pensavi di cavartela, altrimenti?- domandò distrattamente Dulcina, mentre i loro passi risuonavano tra le pareti spoglie (a parte l'occasionale macchia di sangue, compresa nel pacchetto standard Torre Oscura insieme alle ragnatele, alla sala delle torture, ed al passaggio segreto dietro la libreria).
Storm Brave alzò le spalle:- La procedura tradizionale prevede di vagare fino ad incontrare uno degli scagnozzi del malvagio signore della torre, e poi minacciarlo di morte per farsi rivelare la strada fino alla sala del tesoro...-
- Ah, ecco.- commentò lei con una smorfia, abbassando lo sguardo sull'ago luminoso che aveva iniziato a girare vorticosamente su se stesso nello specchietto circolare che teneva in mano.
- Ma io preferisco prendere un passaggio segreto che conduca direttamente lì.-
La maga si voltò con una domanda sulla punta della lingua e vide che il cavaliere si era fermato. Aveva ancora una mano posata su una pietra premuta verso l'interno del muro, e con l'altra sollevava una torcia, illuminando l'interno di un ingresso che un momento prima non era lì.
Dulcina balbettò:- Come facevi a sapere che avrebbe funzionato?-
- C'è un graffito sulla pietra che dice "sala del tesoro" in lingua goblin.- spiegò Storm:- Questo posto è stato usato come avamposto da una squadra di Mors Tua, ed io sono qui proprio per controllare che non abbiamo lasciato qualcosa di pericoloso.-
- Intendi, più pericoloso di una torre oscura con un portale per una dimensione infera?-
- Oh, quello è lì da secoli. Gli abitanti del villaggio vicino hanno addirittura inviato una petizione per inserirlo tra i beni culturali del regno.-
- E perché?- chiese lei, spiazzata.
- Pare che siano previsti dei finanziamenti, ma nessuno li ha mai visti. Comunque, presumo che il libro che stai cercando si trovi da qualche parte là sotto. Vogliamo procedere?-
Alla doppia luce tremolante della torcia di Storm e del bastone magico di Dulcina, i due compagni d'avventura iniziarono a scendere la stretta scala a chiocciola che si inoltrava nelle viscere della torre, ciascuno immerso nei propri pensieri. La maga si stava ancora riprendendo dalla sorpresa per la soluzione intelligente che l'altro aveva appena trovato, proprio quando lei lo stava classificando definitivamente come uno dei tanti scimmioni muscolosi che pattugliavano le vie della capitale e cercavano di attaccare bottone nelle osterie, millantando imprese eroiche. Ora che stava all'Accademia il problema non sussisteva (almeno, non quello degli scimmioni muscolosi: i maghi più giovani avevano strategie diverse, ma ugualmente fallimentari, per attaccare bottone parlando dell'ultimo straordinario incantesimo che avevano scoperto), ma aveva lavorato per un po' come cameriera. La politica dell'orfanotrofio delle Pie Sorelle di Thorm in cui era cresciuta prevedeva che i fanciulli imparassero a guadagnarsi il pane il prima possibile, oppure la nobile arte del digiuno, e quasi tutti sceglievano la prima strada.
Nel frattempo, Storm stava riflettendo sul fatto che lasciare cavallerescamente la precedenza alla giovane appena conosciuta poteva non essere stata la mossa migliore. Innanzitutto perché c'era sempre la possibilità che il loro passaggio attivasse una trappola letale, e poi perché da quella posizione non poteva fare a meno di percepire i propri occhi scivolare lontani dall'oscurità che avrebbero dovuto scrutare alla ricerca di qualche pericolo, e vicini alle curve rivelate dalla veste scura.

- Sai, Amelia, forse se cucissimo un po' meglio le nostre vesti scure riusciremmo ad evocare qualcosa. Anche se ci vorrebbe un po' di imbottitura.-, commentò sottovoce Agatha.
Amelia sbuffò sonoramente:- Non posso crederci! Agatha, noi siamo streghe serie. Ed in ogni caso non credo che vorresti sposare una presenza maligna, no?-
- Non sarebbe un matrimonio molto stabile, temo. Anche se mia cugina è stata alla Capitale una volta, ed ha detto che ci sono tutti questi libri in cui in realtà le creature delle tenebre...-
La sfera iniziò a sfrigolare in modo preoccupante, ed Amelia si affrettò a tappare la bocca di Agatha soffocando la sua voce in un mugolio di protesta.
- Vedi?- sibilò:- La magia si ribella alla blasfemia che stavi per pronunciare! Taci e guarda la scena.-

Storm Brave e Dulcina stavano ormai scendendo da un paio di minuti, quando il guerriero, fulmineo, afferrò per la vita la maga e la tirò indietro una frazione di secondo prima che gli scalini sotto di lei franassero di colpo. Con il fiato mozzato, lei si trovò appoggiata al pettorale metallico. Passarono un paio di secondi.
- Storm, puoi mollarmi ora.-
- Oh, certo.- acconsentì il cavaliere, sciogliendo con una certa riluttanza l'abbraccio. Una parte di lui era spiazzata dall'atteggiamento della donna, che avrebbe dovuto abbandonarsi palpitante tra le sue braccia, come succedeva sempre nei racconti dei suoi colleghi più anziani. L'altra parte era sollevata che non fosse così, perché, per quanto se lo fosse chiesto, non era molto interessato a scoprire come fosse possibile combattere con una persona avvinghiata addosso.
Dal buco apertosi di fronte a loro saliva un riverbero rossastro, e quando Storm si chinò ad ispezionarlo meglio scorse una sala illuminata da file di bracieri accesi. Alla luce calda del fuoco, si vedevano anche i cumuli d'ossa sparse sul pavimento scuro, ed il piedistallo che sosteneva un voluminoso tomo dalla copertina di cuoio rosso coperta di intricate rune.

- Scommetto che quello è il libro che Dulcina sta cercando.- affermò Amelia, roteando gli occhi:- E siamo proprio sicuri che stavolta la sfera ci stia mostrando una storia vera? Mi pare un po' troppo... come è la parola per definire una trama già sentita mille volte?-
- Successo sicuro?- ipotizzò Agatha.
- Ricordi del nonno quando si dimentica di prendere le erbe medicinali?- contribuì Petronilla.
Amelia fece una smorfia:- No, non penso. Mi verrà in mente.-

Dulcina si raddrizzò, con gli occhi che brillavano di determinazione.
- Questo buco si è aperto al momento giusto. Devo scendere là sotto e recuperare il libro.-
- Ma cosa c'è di così importante? Un incantesimo perduto?-, volle sapere Storm.
Lei guardò da un'altra parte:- Non ho tempo per spiegartelo. Allora, ho un incantesimo di divinazione che dovrebbe funzionare.-
Il cavaliere fece una smorfia scettica:- Non userei troppa magia in questa torre, non si sa mai cosa potrebbe avvertirla. Non è molto alto, potremmo semplicemente saltare.-
- E sfracellarci al suolo?-
- Vado per primo e ti prendo al volo.-
Dulcina esitò, incerta...

- Come è possibile che abbiamo di nuovo superato quel maledetto limite di visualizzazione? Non ho mai sentito parlare di una sfera magica così irritante!-
- Amelia, stai diventando isterica.- notò Agatha preoccupata. Poi sospirò di delusione:- Credo che per stanotte dovremmo fermarci qui. Peccato, mi chiedo che cosa abbia scelto Dulcina...-
- Io opterei per la levitazione.- intervenne Petronilla in tono pratico:- Così magari scopriamo l'incantesimo e lo utilizziamo per andare a prendere l'acqua al pozzo dietro casa.-
Agatha obiettò:- Però Storm Brave ha ragione, potrebbero attirare l'attenzione di qualcosa di malvagio. Meglio essere prudenti. Inoltre, se saltano Dulcina gli finisce di nuovo in braccio, e se fossi in lei non mi dispiacerebbe.-
Amelia si portò una mano alla fronte in un gesto melodrammatico:- Agatha, sei un'inguaribile romantica. E' più facile che la maga lo picchi per atteggiamenti importuni. In ogni caso, lo scopriremo un'altra volta... se questa sfera funziona.-

La Congrega Oscura di Toadstone lo scoprirà un'altra volta, ma saranno i lettori del blog a deciderlo, perché da questo capitolo potrete votare il proseguimento della storia!

1. Se c'è un incantesimo così comodo, tanto vale usarlo. Sicuramente non può succedere niente di male per un semplice pizzico di magia, giusto? E se anche succedesse, c'è un eroico cavaliere a disposizione per distrarre l'eventuale mostro mentre Dulcina recupera il libro.

2. Storm ha ragione, meglio non rischiare. Tanto deve saltare prima lui. E poi Dulcina è una ragazza atletica ed allenata, gli può dimostrare una volta per tutte che non ha bisogno di essere sostenuta.


Come procederà l'avventura? Riusciranno l'intrepido Storm Brave e la maga Dulcina a compiere la loro missione, o qualche ostacolo insormontabile comparirà di fronte a loro? Ma soprattutto, riusciranno Amelia, Agatha e Petronilla a scoprirlo prima che la sfera raggiunga questo arcano limite di visualizzazione? Lo saprete presto...

VOTATE!!


Storm: Ma insomma, si può sapere com'è fatto questo libro? Se lo sapessi sarebbe più facile trovarlo, no?
Dulcina: Come vuoi che sia fatto? E' un normale libro. Innocuo.


Se volete andare alla precedente puntata (la prima) cliccate QUI e già che ci siete andate a visitare il Blog di Clara, ANIMULA SOLIVAGA! Grazie!

martedì 8 ottobre 2013

Il Segreto della Sfera



Buonasera , volgare plebaglia. Come preannunciato sul Libro delle Facce la nostra ottima Clara ha scritto per voi le cronache di un incontro che ha cambiato il destino, se non del mondo, almeno di due persone. Beh, forse di una sola, ma questo lo scopriremo solo leggendo. 
Vi siete mai chiesti come si sono conosciuti Storm Brave e la maga Dulcina, suo eterno e poco corrisposto amore? No? Vi conviene chiedervelo, allora. Non sono il genere di persona paziente che tollera la scarsa collaborazione. La Congrega Oscura di Toadstone riesce laddove centinaia di giornalisti e fan sfegatate non sono mai riusciti: spiare nel passato dell'indiscusso campione di questo Regno.
Cosa scopriranno? Sta a voi leggere e COMMENTARE, infami manigoldi. So che non siete altro che una manica di illetterati sine cerebro, ma fate almeno finta di essere homo sapiens e scrivete due righe di apprezzamento per la storia, che è, per Regio Decreto, un capolavoro.
E NE APPROFITTO PER COMUNICARE CHE DAL CAPITOLO 2 (CHE USCIRA' A BREVE DOPO QUESTO) SARA' POSSIBILE SCEGLIERE LA CONTINUAZIONE CON IL CONSUETO METODO DELLE RISPOSTE MULTIPLE! Chi volesse iniziare a seguire attivamente un arco narrativo nuovo, ricco di avventura, umorismo e dagli interessanti risvolti sentimentali, potrà farlo ora, senza doversi leggere decine di post a ritroso! 
Ora vi lascio. Io la storia l'ho già letta, perciò non vedo perché indulgere ulteriormente nel discutibile piacere della vostra compagnia.

Vostro indissolubile,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di Clara
CAPITOLO 1

Il placido villaggio di Toadstone, avvolto dall'oscurità della notte, era del tutto ignaro dello scontro di volontà che si stava svolgendo nei pressi della staccionata di una fattoria.
- Torna a letto, Petronilla! Questa è una faccenda da streghe anziane, tu sei la novizia e devi ubbidire al capo che sono io!- sibilò per l'ennesima volta Amelia.
- Ormai sono già uscita, se tornassi dentro potrei fare rumore e la mamma potrebbe scoprirmi.- obiettò la bambina con un sorriso perfido:- Ed a quel punto saresti nei guai anche tu.-
Oscuri trucchi del demonio? Amelia aveva già deciso che se mai fossero sul serio riuscite ad evocare un demone, lo avrebbe lasciato a badare alla sua sorellina per un'ora, e poi avrebbe graziosamente accettato la sua collaborazione in cambio della libertà da quella tortura. Ammesso che fosse rimasto qualcosa da liberare.

Agatha era già seduta accanto alla pietra del rospo, o la Viscida Creatura Primordiale Pietrificata, nelle aspirazioni di Amelia.
- Va bene, ci siamo.-, ansimò quest'ultima, spuntando dalla foresta con un'occhiata assassina alla sorella. Si fermò per un attimo, interdetta:
- Agatha, che cosa stai facendo?-
- Preparando uno spuntino.- replicò l'altra, che stava disponendo su una coperta i biscotti e le tazze per il tè. Aveva stabilito che, indipendentemente dall'opinione della fondatrice, nessun rito magico poteva funzionare bene a pancia vuota.
Amelia decise di soprassedere. Avevano cose più importanti da fare, quella notte, rispetto ad una discussione sulla corretta atmosfera da tenere durante i rituali. Tra l'altro, visto come erano andate le ultime riunioni della congrega, aveva il sospetto che neanche la sfera avesse le idee chiare su tale corretta atmosfera.
La fondatrice della Congrega Oscura emise uno stoico sospiro di rassegnazione alle condizioni in cui le toccava operare, ed affermò:- Ho un piano. Dobbiamo scoprire come quella sfera è arrivata fino a noi...-
- Non l'avevi raccolta nella spazzatura alla fiera?- obiettò Agatha, perplessa.
Amelia la ignorò, fece un sospiro profondo e si sedette a gambe incrociate, con la sfera davanti. Un debole scintillio rifletteva la luce delle candele che l'altra ragazza aveva acceso. Gli altri due membri della congrega si sistemarono accanto a lei, in un silenzio carico di presagi, interrotto da...
Amelia riaprì gli occhi:- Petronilla, smetti di masticare, grazie.-
La bambina deglutì l'ultimo pezzo di biscotto e fece una smorfia. Amelia si concentrò di nuovo, ordinando alle altre di indirizzare i propri pensieri sulla sfera.
- Bene, ci siamo. Allora... abracadabra!-
- Che parola stupida. Per me te la sei inventata.- accusò Petronilla.
- Taci, tu! E' una delle più antiche e potenti formule magiche conosciute!-
- Zitte e guardate!-
Le due sorelle spostarono lo sguardo da Agatha alla sfera da cui un arcobaleno di colori turbinanti si proiettava sulle loro facce stupite.
- Incredibile, ha funzionato!- sussurrò la ragazza castana:- Non me lo sarei mai aspettato.-
- E questo cosa vorrebbe dire?- borbottò Amelia infastidita, ma l'immeritata sfiducia della sua Congrega fu dimenticata nell'eccitazione del momento:- Guardate, stanno apparendo delle parole!-
Le tre streghette avvicinarono i volti al globo, in cui i colori si stavano cristallizzando in una scritta.
Con voce solenne, Amelia lesse:- Proprietà della maga Dulcina. E chi sarebbe?-
- E perché una maga getterebbe via una sfera di cristallo?- obiettò Petronilla.
Ancora una volta il fumo colorato vorticò furiosamente, per poi rivelare una radura in una foresta, in cui si ergeva minacciosa una torre ricoperta di rampicanti. Un fruscio scosse le fronde, e dalla copertura degli alberi uscì una sagoma. Agatha si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione, vedendo il guerriero dai muscoli possenti che ora si ergeva di fronte alla costruzione, lasciando che i raggi del sole al tramonto si riflettessero sulla sua corazza e sull'elmo che nascondeva il volto.
Le tre ragazze si accomodarono sulla coperta, ipnotizzate dalle immagini in movimento.

A centinaia di miglia di distanza, nella capitale, il Generale Supremo Storm Brave smise per un attimo di impartire ordini agli ufficiali che lo seguivano come un nugolo di mosche per sottoporgli tutti i problemi dell'esercito (e di chiedersi con disperata lucidità come ottenere un miracolo), ed aggrottò la fronte, infastidito dall'acuta sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Scrollando le spalle, decise che doveva trattarsi del solito Bardo in cerca di materiale per le sue canzoni.

Storm Brave, Cavaliere del Re, sostò per un momento di fronte alla Torre dell'Oscuro Asatroewtyt, portale per la Dimensione Infera di Nrajefowmigax, e si chiese, non per la prima volta, quale misteriosa sostanza i Regi Cartografi avessero fumato nel compilare le mappe delle zone più pericolose del regno. Nelle giungle del sud, dove egli aveva svolto il suo addestramento, le indicazioni degli sciamani locali tendevano ad essere più sul genere "grande edificio a punta con tentacoli giganti dentro", con l'occasionale variante "e ottimo bar accanto", perché i riti d'iniziazione dei loro guerrieri, sciamani o druidi meritavano immediati festeggiamenti. Tale pratica, notò con rammarico il cavaliere, non sembrava in uso nella tetra foresta che si estendeva al confine con lo Spacco, dove le forze oscure tentavano continuamente di avanzare, bloccate dagli eroici paladini che avevano votato le loro vite e le loro lame alle cause della giustizia e delle ricompense offerte dalle casse reali.

- Uffa, questa storia è finta! Lo sanno tutti che le casse reali non hanno nessuna ricompensa da offrire, altrimenti perché chiederebbero sempre soldi a papà?-
- Si chiamano tasse, Petronilla. Ora chiudi il becco, sento che sta per succedere qualcosa di interessante.-

Il prode cavaliere fece un respiro profondo, e ricordò gli insegnamenti del suo maestro. Il leggendario Lazarus Rymon, il miglior spadaccino del Regno, aveva consigli su qualsiasi argomento, da "Non abbassare la guardia di fronte ad un avversario" a "Assicurati che il marito non sia a casa". Il pensiero degli anni trascorsi sotto quel duro addestramento lo riportò alla calma, e con passo solenne si incamminò verso il tenebroso ingresso.
- Ehi, tu! Che cosa credi di fare qui?-
L'uomo si bloccò e girò su se stesso, rimanendo a bocca aperta. La sagoma che era uscita dagli alberi indossava una lunga tonaca scura decorata dagli arcani simboli dell'Accademia di Magia, e stringeva in pugno un bastone sormontato da un cristallo luccicante. Era come se avesse la parola "mago" scritta addosso, eccetto che...
Eccetto che le tonache dei maghi in genere non avevano ampie scollature o spacchi vertiginosi che rivelavano gambe affusolate. Eccetto che la maggior parte dei maghi non aveva lunghi capelli ondulati, biondi come grano maturo, o ciglia scure che ombreggiavano gli occhi nocciola, o labbra rosee strette in una smorfia di disappunto.
Dopo una dura lotta, il cervello di Storm Brave riuscì ad ottenere abbastanza controllo sulla bocca da farla chiudere, ma non sufficiente a formulare una frase coerente.
La giovane donna, che aveva appena finito di esaminarlo con attenzione, sospirò:- Oh, vedo. Un cavaliere. In tal caso, suppongo che tu sia qui per fare irruzione nella Torre dell'oscuro Asatroewtyt ed eliminare il male che si cela in essa?-
Il cervello di Storm sfruttò l'occasione per far finalmente arrivare un messaggio alla lingua.
- Esattamente, mia signora. Io, Storm Brave, sono qui per eliminare la minaccia dell'oscuro Asatre... Asartoe... di quello, insomma. Posso sapere con chi ho l'onore di parlare?-
- Ehi, non c'è bisogno di essere cerimoniosi. Dulcina, studentessa dell'Accademia di Magia.-
La bocca del cavaliere decise di aprirsi da sola, senza consultare la testa:- Ma tu sei una donna!-
Ci fu un istante di gelo.
- Non ho tempo da perdere con un maschilista retrogrado. Devo entrare lì dentro, recuperare un certo libro, e tornare alla Capitale. E prima che tu lo dica, non sono una fragile damigella.-
Storm sentì un'obiezione sorgere spontanea, ma la voce del suo maestro lo frenò. "Ragazzo, ci sono tante cose che una persona sana di mente non deve fare, tra cui contraddire un mago, e contraddire una donna. Nel primo caso puoi anche farla franca, ma nel secondo..."

- Ehi, lo dice anche mio nonno! Insomma, solo la parte sulle donne.- precisò Agatha, ridacchiando.
Amelia aveva gli occhi spalancati:- Accademia della Magia. Perché non sapevo che esistesse? Perché quei cavalieri che girano ad insegnare i pericoli della stregoneria non ne hanno parlato?-
- Ehm, forse perché i maghi non vengono bruciati sul rogo?- suggerì Agatha.
- E perché no?- domandò subito Petronilla.
- Credo che sia perché hanno più soldi.-
In quel momento, la sfera si bloccò. La scena svanì, sostituita da una nebbia lattiginosa in cui campeggiava una scritta scura.
Amelia strillò di frustrazione:- Si può sapere che cosa vuol dire "limite di visualizzazione superato, attendere almeno un'ora"? Ma questa cosa mi sta prendendo in giro?-
Agatha scrollò le spalle:- Ehi, poteva andarci peggio. Poteva esserci scritto "chiuso per violazione alle leggi del Regno".-

Le altre due la guardarono perplesse, e la ragazza castana scosse la testa, confusa:- Non so perché l'ho detto. Prendiamo un tè mentre aspettiamo che riprenda?-


Restate in attesa per il secondo capitolo, che uscirà a breve, con la PRIMA SCELTA MULTIPLA!^^


La maga Dulcina, in un ritratto realizzato da Clara. Non riesco proprio a capire cosa ci trovi Brave in una bionda avvenente con gli stivali al ginocchio, uno spacco vertiginoso e un decollete da primato. Mah...

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martedì 1 ottobre 2013

Dio c'è. Ma in questo momento non è raggiungibile, lasciate un messaggio in segreteria e verrete richiamati al più presto.



Di nuovo qui a presentare il patetico tentativo del Bardo di sembrare arguto ed intellettuale. L'opzione del dibattito teologico è andata per la maggiore, durante la scorsa votazione. Il Bardo si è subito reso conto del ginepraio in cui si era cacciato, considerato che non poteva sviluppare troppo l'argomento senza far addormentare l'auditorio e che, allo stesso tempo, non poteva scriverlo troppo breve per non farlo sembrare ridicolo. Alla fine ha optato per farlo sia ridicolo che noioso, per non far torto a nessuno. 
So che lo spazio è tiranno e che l'argomento è complesso, perciò in teoria dovrei spendere qualche parola per giustificarlo, ma riflettendoci attentamente non vedo perché dovrei, visto che nei guai ci si è cacciato da solo.
Andate dunque a leggere ciò che attende i nostri eroi. Resurrezione o eterna dannazione (intesa come deportazione in Paradiso per un'eternità di noia)?
Io vorrei rimanere con voi a leggere, ma ho da fare cose molto più importanti, come ordinare i miei calzini per gradazione di colore.

Vi saluto con il consueto riflusso gastrico che la vostra semplice vista mi provoca. Vostro,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


dai Canti del Bardo

- A me questa religione sembra un'idiozia - dice l'elfo, a voce forse un po troppo alta, riflettendo - ma se proprio dovessi scegliere direi...
S'interrompe. Improvvisamente è calato un silenzio assoluto. Niente più urla, niente più invocazioni all'OverGod o all'ÜberDevil, niente più tonfi della spada fiammeggiante che si sfracella al suolo nel vano tentativo di convertire Rowena al Bene Supremo. Niente di niente.
Ferianthalas osserva il Gonzo guardare oltre la sua spalla e sollevare gradualmente gli occhi. L'elfo si gira e si trova faccia a faccia con un massiccio pettorale sudato.
Deglutendo, a disagio, fa un passo indietro per riuscire a comprendere nel proprio campo visivo la parte superiore dell'angelo. Almeno parzialmente.
Muriel lo fissa con l'aria del padre che osserva i cocci rotti della finestra dopo aver passato il pomeriggio a ripetere al figlio discolo di non giocare a pallone in casa. Nella mano destra stringe la propria arma divina, nell'altra sorregge Rowena, tenendola ben stretta per il collo. La diavolessa lotta, morde e scalcia, nel vano tentativo di respirare. Vano perché non ha i polmoni, più che altro.
- Permettetemi di dissentire - dice Muriel, rinsaldando di continuo la presa sulla spada con rapidi movimenti delle dita. É tornato alla forma di cortesia e questo suo essere formale lo rende in qualche modo ancora più spaventoso.
- Riguardo cosa, di grazia? - non può fare a meno di rispondere l'elfo, nel medesimo tono.
- Riguardo la religione. È una parte importante della nostra spiritualità e non saremmo esseri completi senza di essa. Non potete semplicemente liquidarla come un'idiozia.
- Ah, no?
- No.
- Se dico che è una componente importante della nostra spiritualità smetterai di perseguitarci e ci lascerai andare?
- Certo che no. Il Male è Male punto e basta. Va eradicato con decisione e senza traccia di compassione.
- Ah, ecco. Lo supponevo.
- Sto solo dicendo che prima di uccidervi andate convertiti, perché non sta bene giustiziare qualcuno in nome dell'OverGod, se quello non crede in lui. Non vi pare?
- Eh, immagino che sia maleducazione. - dice l'elfo, massaggiandosi stancamente la radice del naso. Da qualche tempo a questa parte sta cominciando a sentire l'irrefrenabile impulso di uccidere e spiumare.
- Prova a far vacillare la sua convinzione, elfo. Anche per un solo istante basterà. Può farcela anche uno come te, in fondo Muriel è un angelo di quarta categoria. Un pivellino di qualche secolo con le idee ancora piuttosto confuse. Approfittane.
- Piantala e fammi parlare, d'accordo? - dice, alzando le mani, poi torna a rivolgersi all'angelo - Senti, io vengo da un popolo fissato con la religione. E la Dea-Ragno di qua e la Dea-Ragno di là... Si parla solo di quello, si vive solo per quello. È pieno di sacerdotesse fanatiche che passano le giornate a violentare ed evirare maschietti, o a creare disgustosi ibridi elfo-ragno. Ci obbligano persino a vivere sottoterra dicendoci che Eldorath, il Dio Sole, ci odia e ci farebbe bruciare vivi se uscissimo. Ti pare giusto, questo?
- No - ammise lui, grave - soprattutto considerato che non esistono né la Dea-Ragno né questo Eldorath.
- Infatti io sono fuggito da Malallapanzan e a parte un lieve eritema solare che mi ha infastidito per giorni non ho subito alcun danno. Gli dèi non esistono, Muriel. Sono solo un'invenzione di qualcuno più furbo degli altri che li usa come rafforzativo del Potere. Sono uno strumento per dominare che fa leva sul naturale istinto degli esseri senzienti a cercare una guida e una risposta alle grandi domande. La paura della morte, la ragione per cui siamo vivi, il nostro posto nell'Universo. Sono tutte questioni che ci spingono a credere nel divino, che ci predispongono ad accettare le invenzioni di qualcun'altro, purché siano convincenti, apprezzabili e condivisibili. Purché donino speranza e un senso alla nostra vita.
- Cosa c'è di apprezzabile e condivisibile in una religione che ti obbliga a vivere sottoterra e ti fa adorare una Dea-Ragno cannibale? - borbotta Rabid Gonzo, grattandosi il mento con l'unica mano buona.
Ferianthalas gli lancia un'occhiataccia e gli fa cenno di stare zitto. - Di' un po', ma tu da che parte stai?
Gonzo lancia un'occhiata a Muriel e fa una smorfia, deluso. - Da quella sbagliata, a quanto pare.
- Sentite, tra gli umani faccio il muratore, ma ho studiato, d'accordo? Non sono un cretino. - protesta l'elfo, sotto gli sguardi dubbiosi dei due.
- L'importante è crederci, amico mio - sorride il Gonzo, comprensivo, confortandolo con un'amichevole pacca sulla spalla.
- Umpf. Quello che voglio dire è che il mio popolo è stato esiliato nel sottosuolo a seguito di una mostruosa guerra con gli altri elfi, quelli snob. Fummo decimati e stentammo a sopravvivere, per questo tra noi si instaurò una religione così crudele. Più le condizioni di vita sono dure, più la religione è violenta. Non ricordo dove l'ho letto.
- Non saprei. Forse sul muro di un cesso pubblico? - suggerisce il Gonzo.
- Vuoi smetterla? - ringhia Ferianthalas - Il mio dibattito teologico è con Muriel, non con te. - poi si rivolge all'angelo - Senti, potresti lasciare andare Rowena almeno finché stiamo parlando? Non riesco a concentrarmi su quello che devo dire con lei che geme e scalcia appesa al tuo braccio.
Muriel fissa la succube, sospettoso. - Ummm. Ci ho messo parecchio ad acchiapparla.
- Dove vuoi che vada? - l'elfo allarga le braccia - Qui c'è solo questo nulla lattiginoso per chilometri. Siamo morti, no? Beh... lei di certo lo è.
L'angelo socchiude le palpebre, poi però poggia delicatamente al suolo la diavolessa.
- Renditi utile e vai a vedere come sta - dice Ferianthalas al Gonzo.
- Agli ordini, saggio teologo - scatta lui.
- E vedi di smetterla con il sarcasmo o ti taglio anche l'altra mano e la uso per prenderci a schiaffi l'oca giuliva quando dice qualche bestialità. - poi si volge verso l'angelo, combattivo - Ora torniamo a noi...
Muriel scuote il capo, intransigente. - É tutto inutile, mortale. Non mi convincerai. Noi angeli siamo noti per essere tutti d'un pezzo.
- Sì. Di marmo - concorda Ferianthalas - l'avevo notato. Ma sai che ti dico? Non so niente di voi angeli, ma sono convinto che il vostro dio non sia più reale della Dea-Ragno. Quindi i casi sono due: o siete dei giganteschi esseri alati con i superpoteri più stupidi della media, che credono di aiutare l'universo allestendo questa specie di centro accoglienza per anime, oppure qualche sacerdote ha fregato anche voi, facendovi credere che esiste un dio, quando all'atto pratico non è vero.
- Bestemmia! - grida Muriel, agitando un pugno sotto il naso dell'elfo.
- Aspetta, prima di gridare alla bestemmia. Per prima cosa: hai mai visto il tuo dio?
- No, ovviamente. Non ne sono degno. Solo gli EpicAngels lo possono incontrare.
- Ecco trovati i tuoi sacerdoti - sogghigna lui.
- Le tue parole non hanno senso. Dio c'è. È reale. Io sento la sua voce, percepisco il suo potere.
- Io no. Dunque come posso crederti?
L'Angelo sbuffa. - E va bene, allora. Procederò secondo il Divino Manuale di Riconversione dei Miscredenti.
- Il cosa?
- È una raccolta di argomentazioni di ferro che possono piegare anche il più ottuso degli infedeli alla ragione.
- Guarda che qui stai confondendo i ruoli. - ringhia Ferianthalas - Quello ottuso sei tu, mentre quello che cerca di inculcarti la ragione sono io. Chiaro?
- Lo vedremo. - replica Muriel, cupo - Rispondi a questo, se sei tanto furbo: il mondo è governato da Leggi. L'uomo e la Natura stessa possiedono una naturale attitudine all'ordine. Se il mondo fosse stato generato dal caos e non da un intervento intelligente, non credi che sarebbe un ammasso inconoscibile? Il caso dominerebbe sopra ogni cosa.
Le sopracciglia di Ferianthalas si aggrottano - Sveglia, amico, guardati intorno. Ti rendi conto del genere di Leggi che dominano questo mondo? Forse dovremmo rivedere insieme il concetto di "intervento intelligente".
- Stai dando dello stupido al mio Dio, elfo scriteriato? - avvampa Muriel.
- Non entrerò nei dettagli di questo argomento - tossicchia lui - nonostante la forma spiritica ho ancora un certo, fastidioso attaccamento alla vita, come direbbe DarkShield. Però devi ammettere che il mondo non va esattamente come logica vorrebbe. Come definiresti il tuo Dio?
L'angelo loscruta, sospettoso. - Definirlo? - ringhia - Definirlo significa dargli dei confini. Limitarlo. E per sua stessa natura l'OverGod è onnipotente e illimitato.
- Sì, ma che tipo è? Voglio dire, se è illimitato vuol dire che si comporta in tutte le maniere possibili? Può comportarsi in modo malvagio? O invece è un dio buono?
- Misericordioso - annuisce Muriel - Alle persone piace così, gli EpicAngels dicono che mette meno ansia. Ma io credo che sia un Dio giusto. Uno che dà ai malvagi quello che si meritano.
Ferianthalas sbuffa. - Insomma, è giusto o misericordioso? Non può essere entrambi, perché i due concetti si annullano a vicenda.
- E chi lo dice? Lui è l'OverGod, può essere giusto e misericordioso allo stesso tempo, se gli va. - ci riflette un lungo istante, grattandosi pensosamente il mento prominente. - Ma se proprio devo scegliere direi che è misericordioso. Con chi se lo merita.
- Quindi è giusto.
- No. È misericordioso con chi se lo merita. Gli EpicAngels dicono che un Dio giusto non sarebbe molto apprezzato dai fedeli e ci incoraggiano a estirpare il timore dalle menti facilmente influenzabili.
- Sì, ma essere misericordioso con chi se lo merita significa in pratica essere giusto, non ti pare?
L'angelo lo fissa in silenzio, monolitico e Ferianthalas ne deduce che la risposta sia no.
- D'accordo - sospira - ma se il tuo dio è onnipotente come spieghi la presenza del Male? L'OverGod è forse un sadico?
- Certo che no, malnato blasfemo - ruggisce lui.
- Allora è un indifferente.
- No. Il male esiste nel cuore degli uomini e delle altre creature a cui l'OverGod ha concesso il libero arbitrio. Dio non c'entra niente con esso.
- Ah sì? Ma se è onnipotente e assoluto come può esistere qualcosa di esterno a lui? - riflette l'elfo - Se io ho realmente potere decisionale allora il tuo OverGod non è più onnipotente, se invece egli mi ha donato il libero arbitrio, ma poi tira comunque le fila dell'universo per far sì che tutto vada ugualmente come dice lui allora è un mentitore e il Male che c'è nel mondo è opera sua. Che mi dici, ora?
L'angelo sorride e apre la bocca per rispondere, poi aggrotta le sopracciglia bionde e l'attimo dopo al suo posto c'è solo una tenue aura di luce evanescente.
- Pazzesco, ce l'hai fatta. Scacco in poche mosse. - ride il Gonzo, poi grida all'aria tutt'attorno - Divertiti al campo estivo, perdente - poi il mago aiuta Rowena ad alzarsi. Caracollando verso di loro, Mohamet si massaggia la testa.
- Uff, io non pensava che testa fare male anche da morto... - mormora, deluso dalle evidenti limitazioni del suo nuovo stato di esistenza.
- Bel lavoro con l'angelo, elfo. - si congratula il Gonzo - Ma se vuoi la mia opinione sei riuscito nel tuo intento così in fretta perché Muriel è un novellino. Un EpicAngel ti avrebbe tagliato la testa per riflesso quando hai messo in dubbio l'intelligenza dell'OverGod.
Ferianthalas fa una smorfia. - Il motivo non mi interessa. Voglio solo fuggire il più lontano possibile da questo pallosissimo limbo e dai suoi guardiani fondamentalisti. Puoi portarci fuori, ora che Muriel non c'è più?
- Certo che posso. Sono il Gonzo, ricordi? Entrare e uscire dal regno dei morti è una sciocchezza, per me. Vi manderò indietro uno alla volta. Io verrò per ultimo. Per primo andrai tu, elfo. Sei l'unico qui che non è ancora morto del tutto.
Il Gonzo solleva la mano buona e la poggia sul petto di Ferianthalas, poi inizia a cantilenare un'arcana formula in latino:
-Alea iacta est veni vidi vici verba volant sed scripta manent si vis pacem para bellum...
Un'aura di luce circonda la figura ectoplasmatica di Ferianthalas e l'elfo percepisce il proprio corpo disperdersi in tutte le direzioni. Tutto intorno a lui si fa buio come la notte più nera e così rimane. A lungo. Ferianthalas rimane in silenzio ad aspettare che succeda qualcosa. Sente il corpo pesante, fa fatica a muoversi, ma nondimeno aspetta fiducioso. Almeno per i primi dieci minuti. Poi comincia a farsi prendere dal panico.
- Quanto ci vuole, sciamano della malora? Dove mi hai mandato, maledizione? Tirami fuori da questa oscurità o giuro che ti taglierò le palle e le userò per costruirci due bolas da caccia. - urla. Ma nessuno gli risponde, solo l'assordante silenzio del nulla assoluto.
- Gonzo! Dove sei, maledetto bastardo? Cosa mi hai fatto? Tirami fuori da qui.
D'un tratto, al culmine dell'angoscia, ode una voce dolce e familiare.
- Mi senti, imbarazzante parodia di elfo che non sei altro?
Lui si guarda intorno, si agita. Sente su di sé il contatto di mani che cercano di afferrarlo, mani che si muovono nell'oscurità. La paura gli stringe lo stomaco in una morsa violenta.
- Bajyna? - sussurra - Bajyna, sei tu? Sento la tua voce così vicina...
- Certo che sono io, idiota. La smetti di dimenarti in questo modo?
- Il Gonzo mi ha mandato da qualche parte. È tutto buio e stretto. Un postaccio. Devi tirarmi fuori, ti prego.
- Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per rimetterti dentro? Non dire cretinate, per favore. Se vuoi uscire dall'oscurità ti basta aprire gli occhi.
In quel momento Ferianthalas si rende conto che il luogo stretto e buio in cui è prigioniero altro non è che il suo stesso corpo. Con l'impressione di stare sollevando un bove obeso, lentamente l'elfo solleva le palpebre e la luce penetra nelle sue iridi rossastre, ferendole.
Sopra di lui una macchia sfocata con due enormi occhioni e una scollatura da paura lo sta osservando con perplessità.
- Oh, sei tu, oca giuliva. - mormora stancamente.
- Già. Anche a me fa piacere rivederti, elfo della malora - sospira lei, delusa.
Lui scatta a sedere e una fitta di mal di testa gli strappa un urlo. - Gli altri? - dice poi.
Bajyna indica dietro di sé. Su una panca di pietra Rowena sta bevendo una tazza di qualcosa di caldo, avvolta in un asciugamano. È pallida e sconvolta, ma sembra stare bene. Seduto accanto a lei Mohamet sbadiglia ancora come gli ippopotami delle giungle meridionali, felice di essersi svegliato. Per i vivi svegliarsi dal sonno è una cosa normale, ma i morti non sanno molto bene come fare, se qualcuno non li aiuta.
In piedi, dall'altra parte della sala, DarkShield sta discutendo animatamente con uno scheletro monco e con gli occhiali.
- Quello chi è? - chiede l'elfo, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante.
- Quello? - Bajyna si umetta le labbra, imbarazzata - Oh, quello è il Gonzo. DarkShield lo ha trasformato in uno scheletro mentre il suo spirito era con voi dall'altra parte.
Ferianthalas aggrotta le sopracciglia. - È completamente ammattito, per caso? Quell'uomo ci ha salvato la vita - protesta.
L'elfa fa spallucce. - Già. È quello che gli ho detto anch'io... Senti, non ricordi proprio nulla di quello che è successo tra l'Aldilà e il tuo risveglio qui, vero? - domanda, con un tono timoroso ma comunque velato di moderato ottimismo.
Lui si acciglia. - No, perché? Che è successo?
Bajyna avvampa e distoglie lo sguardo. - Niente. - si affretta a dire - Assolutamente niente di niente. Era solo una... ehm... semplice domanda.
Lui la fissa con sospetto, poi però viene distratto dalla discussione tra DarkShield e il Gonzo, che sta trascendendo in un vero e proprio litigio.
- Non puoi lasciarmi così, Dark! - supplica il Gonzo - Non è leale, maledizione. Io ho salvato i tuoi amici.
Il necromante solleva un pollice, gelido. - Punto primo: non sono miei amici. Punto secondo: tu volevi fregarmi e mettermi qui al tuo posto per l'eternità. Punto terzo: mi siete sempre stati antipatici, tu e il tuo  maledetto latino.
Lo scheletro scatta in avanti e afferra il necromante per il collo, furioso. - Ridammi il mio corpo, altrimenti...
- A-a-a - DarkShield solleva entrambe le mani - Io non farei sforzi se fossi in te. Oltre a trasformarti in scheletro ti ho anche maledetto con l'osteoporosi. - s'ode il "crac" dell'ulna sinistra che si rompe, giusto a sottolineare la veridicità di quest'ultima frase.
- Maledetto - ringhia lo scheletro - lo sapevo che non dovevo fidarmi di te.
- Tu non dovevi fidarti di me? Chi è che ha cercato di fare il furbo per primo, Enrique? - sbotta l'altro - Mi conosci, dovresti sapere che non concedo seconde possibilità. - aggrotta le sopracciglia - Ma non sono completamente senza cuore. In nome della nostra vecchia amicizia ti ho lasciato una via d'uscita.
Lo scheletro spalanca le orbite, speranzoso. - Ah, sì? E quale? Dove?
DarkShield sorride, già di per sé un brutto segno, e si aggiusta la veste sgualcita. - Ricordi il braccio che ti ho tagliato? Ti basterà trovare quello e riattaccartelo per tornare umano.
- Fantastico - trilla il Gonzo, afferrando DarkShield per le spalle e scuotendolo lievemente. Quello sforzo provoca la rottura dell'omero e del radio destri, ma ad Enrique non importa - e dov'è? Dov'è il mio braccio?
DarkShield fa spallucce. - E chi lo sa? L'ho materializzato a caso presso uno dei migliaia di sportelli del Limbo. Se vuoi trovarlo ti conviene metterti in coda subito. Ne hai tanti da controllare.
Lo scheletro cade sulle ginocchia, mettendosi le falangi tra quelli che una volta erano i suoi capelli. La consapevolezza di ciò che lo aspetta schiaccia il suo spirito, riducendolo in polvere. La terribile Maledizione del Pensionato: passare l'eternità in coda, vecchio, amareggiato e con l'osteoporosi. Sarebbe stata di gran lunga meglio una morte pietosa.
- Nuoooooooooooo! - il suo grido disperato riecheggia per le ricche sale della sua montagna solitaria e fa tremare di terrore gli spiriti dei defunti che vagano per la pianura circostante.
- Coraggio, signori - dice DarkShield, gelido, occhieggiando la triste figura del suo ex-compagno di studi accasciato sul pavimento - lasciamo questo posto, il mio vecchio e infido amico Enrique avrà parecchio da fare per i prossimi 14 secoli.
- 14 secoli? - ripete Mohamet, meravigliato.
- Esatto. Volendo essere ottimisti con la stima.
- È più o meno di intero anno?
- Un po' di più.
Ferianthalas si alza in piedi e lo raggiunge, aiutato da Bajyna.
- Non posso certo dire di essere lieto di vederti, necropazzo, ma ti devo comunque un grazie per avermi riportato qui dal regno dei morti.
DarkShield scocca un'occhiata involontaria alla succube tremante e poi fa spallucce. - Sì, come ti pare. Ora se non vi dispiace vediamo di muoverci. Questo posto è troppo vicino alla Morte. Personalmente non lo trovo sgradevole, ma non va bene per recuperare le energie.
- E dove mai dovremmo andare? - domanda Bajyna con un sospiro - Siamo in mezzo al nulla per chilometri.
- Miglia - puntualizza il mago.
- Sì, d'accordo. Miglia. - sbuffa l'elfa, sollevando gli occhi al cielo.
- Io direi di cercare... di cercare qui intorno - suggerisce Rowena, con voce tremante - di certo nell'antro di un mago ci saranno cose utili per trovare la strada giusta.
DarkShield fa una smorfia. - Detesto dirlo, ma... è un'ottima idea.

Dove devono andare i nostri eroi finalmente riuniti?

1. Ogni abitazione maghesca ha una biblioteca fornitissima: mappe, blu-ray, una collezione dei fumetti di Moebius... sicuramente nella Biblioteca ci sarà qualcosa che tornerà loro utile.

2. Biblioteca? Questo implica leggere! Mio dio, no! Molto meglio cercare un qualche dispositivo di teletrasporto. Enrique contava di andarsene di lì a breve, si sarà premunito. DarkShield sa che il teletrasporto funziona meglio se non c'è troppa materia tra il punto A e il punto B, perciò è propenso a credere che, se esiste, il dispositivo dovrebbe essere vicino alla cima della montagna.

3. Uscire di lì con tutta quella gente malferma? Non se ne parla. Non subito, almeno. Cibo e sonno, ecco quello che ci vuole. Quindi bisogna cercare cucina e camere da letto.

4. Rimanere ancora là dentro con decine di scheletri e un mago depresso e molto probabilmente incazzato come un ghiottone a dieta? Meglio affrontare la zona ad entropia negativa, piuttosto. Meglio vivere di caccia e pesca, accampati all'addiaccio come profughi, piuttosto che rischiare di finire nuovamente nel Limbo. Magari con la gola tagliata.

Votate, simpatici bricconi!

P.S: Il Bardo chiede umilmente venia per la superficialità con cui ha dovuto affrontare un argomento così complesso e delicato, ma lo spazio era tiranno. Egli spera che possiate apprezzare questo capitolo per quello che è. Grazie.

P.P.S: Il Re e la Corte si dissociano da quanto sostenuto dal Bardo, in quanto sue opinioni personali. La Segreteria.


Una bella veduta di Malallapanzan, la Capitale sotterranea degli Elfi Neri


Se volete l'episodio precedente lo trovate come sempre QUI