giovedì 30 gennaio 2014

UDITE, UDITE! I VINCITORI DELLA NUOVA EDIZIONE DEL PROGETTO "ALI NEL VENTO" SONO I PRINCIPI DEL FAR WEB!


UDITE, UDITE!

Ieri il nostro ignobile Bardo si è recato a porgere gli omaggi della Corona ai piccoli scrittori che hanno partecipato con entusiasmo a questa nuova edizione del concorso Ali nel Vento. Il Bardo è tornato di ottimo umore nonostante la neve e quindi siamo qui, come l'ultima volta, per conferire ai nostri vincitori, i Principi del Far Web, il titolo di Cavalieri del Regno.








Io qui presente Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re, dichiaro pertanto

FRANCESCA MANZINO
EDOARDO PIETRANERA
LISA PIACENTINI
MATTIA FERRARIS
MATTEO GUIDA
FILIPPO MIRIMIN

CAVALIERI DELLA CORONA PER MERITI LETTERARI. 

I vostri nomi saranno ricordati per sempre nei nostri annali e i menestrelli (quelli veri, non quello scellerato del Bardo) canteranno le vostre gesta per i secoli a venire.


Voi e i vostri compagni siete invitati a tornare qui sul Bardo Doloroso ogni volta che vorrete. Passate a trovarci, leggete le nostre storie e lasciateci i vostri commenti, sono sempre apprezzati. E se vi cogliesse nuovamente la voglia di scrivere una storia potrete spedircela all'indirizzo bardodoloroso@gmail.com. Noi la leggeremo e se ci piacerà la pubblicheremo qui.

Congratulazioni, giovani cavalieri! Godetevi la vostra meritata vittoria e ricordatevi che scrivere vi apre nuovi mondi e vi permette di migliorare voi stessi.

Con i saluti del Bardo, del Re e di tutta la Corte (nonché di Nasturzio e della Dottoressa Silentia), vi lascio ai vostri festeggiamenti.

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


Se volete leggere l'intera storia con tanto di finale scritto dai Principi del Far Web andate sulla pagina PROGETTI




lunedì 20 gennaio 2014

Aggiungi un Polpo a Tavola



Buonasera, cari rifiuti evolutivi alla deriva, qui è il vostro Lecter che vi parla. Come sempre, d'altronde. Dopo averci fatto attendere per questo nuovo capitolo della tediosa saga principale del blog, il nostro Bardo ha finalmente smesso di farsi i fattacci propri e ha deciso di darsi da fare per guadagnare il suo magro onorario.
I nostri pietosi eroi sono penetrati all'interno del Tempio di Gburhulg, a Puerto del Muerto. Persino un deficiente si sarebbe reso conto che questi cultisti hanno qualcosa che non va, ma la cosa non sembra spaventare DarkShield e compagni. Ancora non si è capito se il loro sia coraggio o semplice imbecillità, ma personalmente propendo per questa seconda ipotesi. Avete optato per una riorganizzazione tattica e quello che segue è ciò che vi meritate. 
Ora vi lascio. Una frase che preferirei dirvi mentre vi tengo appesi dalla finestra della torre ovest.

Vostro funambolico,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


dai Canti del Bardo


Fratello Duballe è uno che chiacchiera parecchio e senza problemi, di sicuro non l'immagine stereotipata del cultista assassino che i nostri eroi si sono fatti fin dal loro arrivo al Tempio di Gburhulg.
- Questi cunicoli sembrano antichissimi... - mormora Rowena, ammirando in soggezione la pietra corrosa e le statue intaccate dalla salsedine. L'odore del mare e dei suoi frutti permea ogni superficie, al punto da far sembrare di essere in coda in un'antica e minacciosa pescheria.
- Avete ragione, infatti. Sembrano. - commenta il cultista, avanzando nella penombra - In realtà sono nuovi. Li abbiamo invecchiati con un processo costosissimo, per fare effetto sui nuovi arrivati. E' importante che gli aspiranti novizi se sentano debitamente in soggezione. Un'altra idea della sezione marketing.
Corridoi antichizzati ad arte
Mohamet si inclina verso Bajina e sussurra: - Cosa è questo "marchetin" che continuare ripetere?
- Si dice "marketing", è una parola elfica - risponde lei con un sibilo - significa "raggirare i gonzi".
- Oh.
Dopo l'ennesima svolta, i nostri si ritrovano in un corridoio più illuminato, decorato con tappezzeria rosso sangue e stucchi dorati. Alla loro destra si apre una fila di porte di legno, mentre a sinistra, sulla parete, grossi dipinti fanno "bella" mostra di sé. Tutti i cultisti che passano dal corridoio si fermano davanti a ciascun dipinto per fare una riverenza.
- Sono i vostri padri fondatori? - chiede DarkShield, evitando di esprimere commenti sulla qualità della pittura.
Fratello Duballe, come tutti gli altri, si ferma a fare una riverenza davanti a ciascuno di essi. - Esatto.
Ferianthalas incrocia lo sguardo con il severo Maestro Cefalo, colto nel commovente attimo che precede la caduta in acqua. Dietro di lui, sullo sfondo, uno squalo-scimmia spalanca le fauci, pronto a cibarsi delle sue carni rinsecchite.
Morte di Maestro Maguro
Subito dopo è il turno del Maestro Fishman, fatto a pezzi da un kraken, e del leggendario Maestro Fetorrido, brutalizzato da un pesce-palo.
- Ehm... curioso modo per venerare i predecessori. - osserva Bajyna, disgustata.
- Sono stati raffigurati dal vivo mentre sacrificavano se stessi agli abissi. - spiega Duballe - È un grande merito, tra noi. Non è facile trovare il coraggio per offrirsi ai signori del mare.
- Mmm. A giudicare dallo sguardo di questi poveracci ho i miei dubbi che abbiano effettivamente "trovato il coraggio". Sembra piuttosto che qualcuno li abbia spinti.
- Già... - osserva DarkShield, pensoso - A proposito... dove sono finiti i loro polpi? Non dovrebbero averne uno in testa anche loro?
Fratello Duballe fa spallucce e per un breve istante il necromante ha la netta sensazione che il polpo sulla sua testa lo stia fissando con malcelato odio.
- I Venerabili Maestri sono affezionati ai loro Polpi Consigliere e non si sacrificherebbero mai con essi. Levarseli prima dell'estremo gesto è considerato segno di un incondizionato amore verso la natura e verso Gburhulg.
- Se lo dite voi...

Il cultista li accompagna attraverso un grosso salone pieno di tavoli dove centinaia di suoi confratelli stanno consumando la cena, un pasto che a giudicare dall'odore pare composto prevalentemente da tutte le possibili varianti gastronomiche del pesce marcio.
Alla fine, dopo diverse rampe di scale discendenti e un esponenziale quanto preoccupante aumento dell'umidità e dell'oscurità, fratello Duballe si ferma davanti a due porte, fiocamente illuminate dalla luce di due torce.
La mensa
- Fatemi indovinare - dice Ferianthalas - queste sono le prigioni, giusto?
Quello si acciglia. - No, sono le stanze per gli ospiti. - dice - Vi prego di perdonarci per lo scarso comfort di questa sistemazione, ma tra di noi tendiamo a disprezzare le comodità della vita mondana.
- Sì, abbiamo notato.
- Questa è la stanza per gli uomini, mentre quella alla vostra destra è delle donne.
Rowena si gratta il mento, preoccupata. - Ora che ci penso... ho notato che non ci sono donne tra i cultisti. - osserva - Praticate qualche forma di discriminazione sessuale?
Fratello Duballe sorride. - Noi no, amica mia. Ma sembra che ci sia qualche problema di compatibilità tra le femmine di tutte le specie e i polpi consiglieri.
- Problemi di compatibilità?
Donne e problemi di compatibilità
- Sembra che la mente femminile sia troppo contorta persino per i figli di Gburhulg. I polpi finiscono con l'impazzire e diventare violenti. Non avete idea di quante volte abbiamo dovuto far ritinteggiare, prima di capirlo - sorride, cercando di apparire tranquillizzante - Ma non c'è pericolo per voi. Qui le donne vengono tutte gettate in pasto alle Bestie degli Abissi prima che possano far danni.
I nostri sgranano gli occhi.
- Scherzo, ovviamente. Vengono semplicemente respinte in accettazione. Troverete un campanello d'argento in ciascuna delle vostre camere. Suonatelo quando siete pronti o se avete bisogno di qualunque cosa. Oh, e non allontanatevi da soli, mi raccomando. Gli abitanti di queste gallerie non sono totalmente amichevoli. Né vegetariani, se capite quello che voglio dire.
Ferianthalas ridacchia timidamente.
- Non stavo scherzando. - puntualizza lui, serio.
- Ah. E' che di solito... scusate.
- È un gran burlone il nostro fratello Duballe - mormora Bajyna, una volta che il cultista si è allontanato.
- Se avessi ancora emozioni me crede metterebbe brividi. - osserva Mohamet, poi fa spallucce - Mah, meno male che io già morto, così tolto pensiero.
- Che facciamo? - domanda Ferianthalas, reprimendo un brivido.
- Io propongo un briefing per fare il punto della situazione. - suggerisce DarkShield, cupo - Potrebbe essere solo paranoia, ma ho la netta sensazione che sarebbe più sicuro dormire nel letto di Mors Tua che qui sotto.
- Già - ammette Rowena - forse sarebbero stati meglio i piratini con le ascelle sudate, dopotutto...
I cinque si infilano nella stanza delle ragazze come durante una gita scolastica e controllano accuratamente che nessun assassino/mostro/polipo cerebrofago sia nascosto sotto la branda o il materasso umidiccio, dentro il vecchio armadio a muro o nella vasca da bagno incrostata di molluschi.
- Sembra tutto a posto - mugugna DarkShield, quasi deluso.
La vista dall'oblò, guardando verso l'alto
- Il Servizio Igiene Imperiale non sarebbe dello stesso avviso, credo - osserva Ferianthalas, arricciando il naso - Questo posto sembra un relitto recuperato dal fondo del mare. Senti che umidità...
- Credo che ci siamo ancora, sul fondo del mare - mormora Bajyna, avvicinandosi ad un curioso oblò circolare, l'unica finestra della stanza. Fuori e completamente buio, se si esclude un inquietante riflesso verdognolo proveniente da un punto più in basso.
- È pieno di pesci, lì fuori - tossicchia Ferianthalas, sgomento. Come l'elfa anche lui possiede la capacità di vedere attraverso l'oscurità.
- Ecco il perché di questo freddo e di quest'aria umida... - sospira Bajyna, esaminandosi i boccoli con aria affranta - guarda qua che crespo...
- Non so voi, ragazzi, ma a me questo posto puzza di pericolo - dice l'elfo, rabbrividendo.
- A me sembrare pesce... - osserva Mohamet, annusando attentamente l'aria stantia.
- Sarà dura andarcene ora, visto quanto siamo scesi in profondità - spiega DarkShield, preoccupato - ho memorizzato l'intero percorso. Potremmo tentare la fuga, ma ci sono centinaia di accoliti tra noi e l'uscita. Sarà dura.
Rowena si appiccica al mago, guardandolo da sotto in su, in adorazione. - Quanto sei virile quando pianifichi, amore.
- Non chiamarmi amore.
- Tu invece chiamami pure sgualdrina, se ti va.
- No, non mi va. Vuoi staccarti di dosso?
- Se vuoi che lo faccia dovrai schiaffeggiarmi. Forte, per favore.
- Non mi tentare. - sospira DarkShield - Insomma, volete sentire la mia proposta o no?
Gli altri si guardano. - Non necessariamente. È più divertente sentire i vostri battibecchi da innamorati - ridacchia Ferianthalas, dando di gomito a Bajyna.
- Chiudi quella bocca, prima che usi un campo di forza per infilarti di testa in quel oblò. - ringhia l'altro.
- D'accordo, d'accordo - sospira l'elfo - permalosetto, eh? Sentiamo questa proposta geniale.
DarkShield si scrolla di dosso Rowena in malo modo e la spinge distrattamente a terra. Quella sparisce alla vista con un gemito di piacere.
- Dunque... ragioniamo. Tentare la fuga ora potrebbe essere una passeggiata o un suicidio, a seconda di quanto pericolosi sono questi cultisti. Secondo la mia opinione è di gran lunga più probabile la seconda ipotesi. Inoltre il nostro problema rimane. Come facciamo ad attraversare il Mare senza Fondo? Non abbiamo soldi, né una barca, e potremmo incappare negli Oscuri di Mors Tua non appena lasciate le acque territoriali di Puerto del Muerto. Io dico di ascoltare ciò che il capo di questa setta di svalvolati ha da dire e poi agire di conseguenza.
- E se poi salta fuori che questo è un culto di adoratori di una divinità aliena che dorme sul fondo del mare pronta a risvegliarsi in qualunque momento per schiavizzarci tutti? - domanda Bajyna, rimanendo sul vago.
- A quel punto combatteremo.
- Sì, ma non prima di aver fatto un bagno, aver mangiato e aver fatto una bella notte di sonno. - protesta Bajyna - Non mi muovo, senza.
- Ce la faremo a tenere a bada tutti questi idioti inneggianti? - domanda Ferianthalas, preoccupato - Il culto in sé non mi preoccupa, ma non sappiamo ancora di quali armi dispongano, né cosa siano quegli stramaledetti polpi che hanno in testa. Mi danno i brividi, sembra quasi che il vero cervello siano loro e che quello sotto sia solo una marionetta.
L'elfa lo fissa in tralice - Smettila, così mi fai paura - mugugna.
- Penseremo a qualcosa - insiste DarkShield - I cultisti sono tutti maschi, perciò possiamo disporre del potere di Bajyna. Inoltre c'è Mohamet, di gran lunga migliorato dopo il decesso. Con la sua abilità nel trasformarsi e i miei campi di forza combattere in questi spazi così ristretti sarà un gioco da ragazzi. Io dico di rilassarci, nel limite del possibile. Stiamo in guardia, non facciamoci separare e niente polpi in testa. Chiaro?
- Non ci penso neanche. I cefalopodi tendono a rovinare la cute e il cuoio capelluto, alla lunga. - dice solennemente Bajyna - L'ho letto da qualche parte...

Daccordo sul piano d'azione da seguire, il gruppo si divide: i maschietti nella loro cameretta e le femminucce a farsi belle per la serata. Dopo qualche ora di relax, trascorsa dal sesso forte a sbuffare davanti alla porta delle donne, Rowena e Bajyna emergono dall'isolamento, truccate e agghindate come se dovessero andare a una cena di gala.
- Dove diavolo avete trovato il trucco e i vestiti? - esclama DarkShield, cercando di non fissare troppo ostentatamente lo spacco nella cortissima gonna di Rowena.
- Una donna deve essere sempre pronta – spiega Bajyna, facendo spallucce – Magari questo capoccione che guida il culto è un uomo importante.
Ferianthalas fa una smorfia. - Io sarei già contento se fosse effettivamente un uomo, in primo luogo.
Dopo aver suonato un campanellino d'argento, dalla fitta oscurità emerge un novizio dalla testa rasata, ma senza polpo.
Aiuto, ti prego!
- Come mai tu no ha piovra su testa? - chiede Mohamet con la consueta discrezione.
Quello sorride, imbarazzato. - Sono appena arrivato. Il Gran Maestro deve ritenermi degno, prima di affidarmi un Polpo Consigliere. Dovrò imparare a memoria il testo sacro, “Il Richiamo di Gburhulg”, e i nomi di tutte le specie ittiche della zona, compresi i cetacei.
- Sembra palloso – commenta Ferianthalas, aggiungendo il tatto alla discrezione.
- Lo è. Ma se non fosse così chiunque potrebbe diventare un adepto di primo livello, non credete? - dice il novizio, pacato – E ora seguitemi. Il Gran Maestro ha già cenato, perciò potete decidere di mangiare alla mensa con la cena di mezzanotte. Qui siamo sempre in attività, ci sono turni-pasto a tutte le ore.
Mentre riattraversano la sala mensa, indecisi sul da farsi, succedono contemporaneamente alcune strane cose:

1. mentre Bajyna passa tra i tavoli ancheggiando sinuosamente, uno dei novizi le assesta una manata sul sedere con evidente soddisfazione, mettendosi a fare il vago non appena Bajyna si volta per fulminarlo con lo sguardo. L'uomo è piuttosto robusto e ha occhi da cui non traspare alcun desiderio di monachesimo. Sembra più un tagliagole che uno studioso. Con evidente sfacciataggine, lo strano tizio fa l'occhiolino all'elfa. Bajyna decide di indagare mentre gli altri mangiano.

2. Ignaro di ciò che sta succedendo a Bajyna, dietro di sé, Ferianthalas si scosta per far passare alcuni novizi che si dirigono a prendere i vassoi per mangiare. Per sbaglio ne urta uno piuttosto minuto e con due grandi occhi. L'elfo si congela sul posto e si volta a fissare la schiena del novizio. Ha il petto un po' troppo morbido e sporgente per essere un ragazzo e anche il modo in cui cammina sembra piuttosto sospetto. Che ci fa lì una donna travestita da novizio? Non erano vietate? Ferianthalas decide di indagare mentre gli altri mangiano.

3. Mentre caracolla sbadigliando, Mohamet nota alcuni lunghi acquari posti sul fondo della sala, piuttosto in ombra. Sono illuminati da alcuni cristalli giallognoli e i pesci al suo interno sembrano agitati. Uno di loro, in particolare, continua a prendere la rincorsa e a picchiare violente capocciate contro il vetro. E ora che ci fa caso, almeno una decina di altri pesci sembrano guardarlo, come a voler attirare la sua attenzione. Mohamet parla un bel po' di lingue ittiche, magari potrebbe riuscire a capire la ragione di quello strano comportamento. Il nostro buon druido decide di avvicinarsi alle vasche mentre gli altri mangiano.

SCEGLIETE!!



"Ehm... questo è stato messo qui per un disguido, ma ormai c'era e l'abbiamo lasciato. Si tratta della disdicevole storia di Maestro Tuna e Maestro Goldfish. Sono un po' le pecore nere del culto. Diciamo che una volta lasciato andare il loro Polpo Consigliere hanno misteriosamente cambiato idea riguardo al sacrificio. Non sappiamo se siano sopravvissuti, ma crediamo di sì. Hanno trovato il pittore che ha fatto questo affogato in un pitale..."

Fratello Duballe

Se volete leggere l'episodio precedente andate all'indice o cliccate QUI!

venerdì 17 gennaio 2014

Offerta speciale su AMAZON per il primo romanzo del Ciclo della Lampada



Salve a tutti, insulso spreco di spazio e di materia organica, sono Archibald Lecter e sono qui, oggi, per fare qualcosa di inaudito, disdicevole, in qualche modo persino disgustoso: pubblicità al Bardo. 
Ebbene sì, per quanto mi sia più volte opposto e abbia lottato strenuamente perché mi fosse risparmiata quest'ignominia, il Re ha gentilmente insistito, minacciando di farmi appendere per le gonadi al palo della cuccagna, in Piazza Grande. Quindi non ho avuto altra scelta che sorridere graziosamente e obbedire.
Dunque, procediamo a facciamola finita. 

Da domani mattina, Sabato 18 Gennaio 2014, in vista dell'uscita a breve del secondo capitolo, intitolato LA DONNA DELLE OSSAinizierà una promozione di due giorni per l'acquisto dell'ebook (o ibuc... ibok...ib... del libro digitale) IL DJINN E LA BELLA LOCANDIERA, primo tentativo di auto-pubblicazione del Bardo, che come ben saprete è talmente scarso da tenere lontano qualunque editore sano di mente. 


Il libro sarà disponibile al ridicolo prezzo di 0,99€ per tutto il 18 gennaio e 1,99€ per il 19. Non che a prezzo pieno costi una fucilata, ma almeno potrete leggere più a buon mercato questo episodio iniziale in vista del secondo volume della saga, che si spera sia più lungo, bello e articolato (Ah ah ah).

Andate quindi a butta... a spendere i vostri soldi al link sopra indicato e non ve ne pentirete (detto tra noi... sì, ve ne pentirete. Amaramente. Ma io non vi ho detto niente, eh!).

E con questo il mio dovere l'ho fatto. E ora, se volete scusarmi, vado a farmi una doccia perché mi sento sporco. Pubblicizzare simili oscenità va contro i miei (pochi) principi morali.

Vostro disgustato (ma ancora in possesso dei propri gioielli di famiglia),

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


"Sì, Malaq è mio cugino. D'accordo, è forte, carismatico... ma ha un pessimo carattere."

venerdì 10 gennaio 2014

L'arrivo al Quartiere Vecchio



Buonasera, cari sudditi. Rimango ogni volta avvilito nel constatare il misero fallimento della selezione naturale nel miglioramento della specie. Ma ahimé, voi siete qui e ci sono anch'io, perciò bando alle ciance. Avevate scelto di seguire il destino di Marianna nella sua rocambolesca fuga dai Piromanti del Regno. Ce l'avrà fatta o sarà morta nel tentativo? Se plebaglia come voi è ancora viva nonostante tutto, nutro buone speranze che anche lei sia sopravvissuta.
In questo nuovo capitolo nell'elaborata saga dell'ottimo PM conoscerete zone della nostra amata città di cui persino io ignoravo l'esistenza. Principalmente perché trattasi di zone così pulciose da non permanere nel mio cervello per più di quindici secondi consecutivi. Le persone che contano, in fondo, vivono altrove.
Leggete questo nuovo pezzo e lasciateci i vostri inutili, sebbene necessari commenti, nonché il vostro voto per la prosecuzione della storia.

E ora vi abbandono per perseguire più nobili attività, come ad esempio creare piccoli soldatini di neve sul davanzale della mia camera da letto.

Vostro fanciullesco,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re.



di PM

Un boato sordo e lontano lo fece sussultare. Alzò stancamente la testa, aprì gli occhi gonfi e arrossati e li girò intorno, come alla ricerca di qualcosa. Era in una stanza bassa e buia. Ancora. Una sottile lama di luce scendeva dall'alto, tagliando in due il pavimento di pietra umida e rivelando agli occhi mucchi di stracci luridi. L'odore nauseabondo che gli aveva mozzato il respiro all'inizio oramai aveva permeato anche lui, e anche se respirava a fatica non era più per colpa dell'aria malsana. Provò debolmente a muoversi, e il rumore di ferraglia che riempì la stanza fu sufficiente a farlo desistere immediatamente. Riabbassò la testa sul petto nudo, dove le ferite delle frecce erano state tamponate con degli stracci sporchi, e guardò quasi con distacco le gambe, bloccate da un groviglio di catene arrugginite e lacci di cuoio. Il peso del metallo gli faceva dolere le spalle. Girò lentamente la testa verso il braccio destro, e con lo sguardo seguì le catene che dalla spalla arrivavano fino alla mano. Provò a muovere le dita, così lontane da lui da sembrargli di qualcun altro, e strinse il pugno con rabbia intorno all'anello di metallo che lo teneva prigioniero. Una fitta di dolore gli attraversò la spalla destra, e lasciò immediatamente la presa con un gemito. Tutto quello che desiderava in quel momento era una delle sue fialette. Chiuse gli occhi, inspirando. In lontananza ancora eco di esplosioni. Quando li riaprì per guardare il braccio sinistro il cuore gli batteva all'impazzata. Il braccio, il suo braccio, era inchiodato al muro da tre spuntoni di metallo. C'erano dei pezzi di carta, forse pergamene, che pendevano dai chiodi che gli attraversavano le carni, altri ancora erano attaccati in qualche modo alla pelle grigia. Non c'era sangue, e non sentiva dolore. Provò a muovere le dita, ma non ottenne alcun risultato. Strinse gli occhi più forte che poté, come a voler cancellare quell'immagine, e abbassò di nuovo il capo, chiedendosi se avrebbe potuto usare ancora l'arco.


L'ormai familiare rumore di cardini arrugginiti gli annunciò l'arrivo della sua carceriera. La piccola porta di legno alla sua destra si apri cigolando, lasciando entrare la luce tremolante di una torcia che illuminò le pareti coperte di muschi marcescenti. Guardò con gli occhi socchiusi quell'ammasso di cenci entrare con andatura incerta nella stanza, trascinare l'unico sgabello dalla parete opposta fino ai suoi piedi e arrampicarsi sopra con difficoltà. 
Da sotto gli stracci emerse un braccio candido, che reggeva un grezzo cucchiaio di legno. La mano era piccola, la pelle liscia e bianca. Non l'aveva mai vista in volto, ma immaginava che sotto quell'ammasso di vestiti malridotti dovesse esserci una ragazzina. Lei senza dire una parola cominciò ad imboccarlo: dopo ogni boccone infilava il cucchiaio vuoto in mezzo agli stracci e lo ritirava fuori gocciolante di un pappone tiepido. I primi giorni si era rifiutato di mangiare, troppo diffidente o anche solo troppo disgustato da quel miscuglio rivoltante, ma ormai la fame aveva vinto sulla ragione. 
Dopo un paio di minuti il cucchiaio scomparve per l'ultima volta e la figura scese con cautela fino a terra. La seguì con gli occhi mentre trascinava lentamente lo sgabello al suo posto e si avviava col suo passo strascicato verso la porta. 
"Grazie" sussurrò con voce incerta il Falco. La figura rimase un lungo attimo con la mano sull'anello di ferro della porta, poi uscì e la stanza tornò nel buio.


La notte al quartiere del Porto era umida e maleodorante. Una nebbia bassa e densa saliva dal fiume Paludonso e strisciava per i vicoli lambendo le caviglie dei pochi sconsiderati che a notte fonda ancora si avventuravano in quella parte della Capitale. La quiete ovattata era disturbata solo dall'eco dei festeggiamenti che andavano avanti ormai da tre giorni nella parte alta della città. Ander della locanda, il Mezzonano, camminava rasente i muri degli stretti vicoli che portavano alle banchine del porto, avvolto in un pesante mantello di lana che lo riparava sia dall'umidità notturna, sia dagli sguardi degli estranei. Con il cappuccio tirato fin sul naso l’unica cosa che spuntava erano gli stivali di cuoio malandati, zuppi per la spessa nebbia, tanto che a un primo sguardo lo si sarebbe potuto scambiare per un adolescente molto robusto, se non ci fossero state la lunga barba brizzolata e le mani grandi e callose a rivelarne la vera età. 
Procedeva con passo sicuro muovendosi fra le zone meno illuminate della strada, diretto alla sede del Consorzio dei barcaioli, in cerca di informazioni. Gli era stato chiesto di trovare qualcuno e il primo passo era scoprire se quel qualcuno fosse ancora in città oppure no. Chiunque avesse dovuto lasciare la Capitale di nascosto, secondo o contro la propria volontà, non lo avrebbe fatto di certo passando per le porte principali, ma più probabilmente per il fiume, magari cercando un passaggio su una delle tante barche che ogni giorno lasciavano i moli del Quartiere del Porto per scendere fino al mare. 
Andare al Consorzio era una scommessa, ma Ander non aveva nulla da perdere, se non una nottata di piedi doloranti e ossa umide, che era comunque preferibile all'andare a cercare informazioni nei dintorni delle porte della città. Qui al Porto, almeno, non rischiava di essere arrestato.


Uscì dal vicolo girando intorno a un paio di grosse casse che puzzavano di marcio, e si trovo’ sulla lunga banchina che portava fino alla sede del Consorzio. Il fiume Paludonso scorreva davanti a lui, lento e scuro nella notte. Comincio’ a dirigersi verso il Consorzio, facendo attenzione a non scivolare sulle tavole di legno umide. Il rumore delle barche che urtavano le une contro le altre, quello delle cime d’ormeggio, che ritmicamente si tendevano uscendo dall'acqua, accompagnava lo scricchiolio del molo ad ogni suo passo. Rotoli di corde, casse di legno, reti da pesca ammucchiate alla bell'e meglio si confondevano nel buio della notte.


Un grosso ratto attraversò la banchina correndo, scomparendo poco più in là in un mucchio di stracci. Ander seguì con lo sguardo il percorso della bestia, e si accorse che c’era qualcuno sul bordo dell’acqua, chino e con le spalle rivolte verso di lui. Il primo istinto fu quello di ignorare la figura e continuare per la propria strada, come avrebbe fatto chiunque fosse voluto rimanere vivo in quella parte della città, ma con la coda dell’occhio vide che l’uomo stava tirando fuori qualcosa dalle acque del fiume. O meglio, qualcuno. Si fermò, incuriosito. Subito la figura rannicchiata si girò verso di lui, e lo squadrò con aria torva. 
Ander lo riconobbe subito, era il Guercio, uno dei mendicati di Malasorte. 
“Che hai da guardare?” chiese l’uomo tirandosi in piedi. Era piu’ alto di lui di almeno due spanne, anche se non era molto grosso. Dietro di lui, sull'orlo della banchina, Ander poteva intravedere un cespuglio di capelli rossi. Abbassò il cappuccio ma non si mosse di un passo. 
“Hei, ma tu sei il nano della locanda, quello del Quartiere Vecchio” esclamò il mendicante con un certo fastidio “Che ci fai qui?” 
Ander non rispose e si limitò a fissare l’uomo nell'unico occhio buono che gli rimaneva. 
“Che non parli?” lo apostrofò ancora il Guercio con la sua voce sgraziata, facendo un passo in avanti “Vedi di muoverti e sparire velocemente, questa roba è mia” disse accennando alla figura alle sue spalle. 
Ander continuò a rimanere immobile al centro della banchina, senza abbassare lo sguardo. 
“Forse non hai capito” ringhiò allora il mendicante estraendo un coltellaccio dalle vesti “Se non ti levi subito di torno ti butto ai pesci” e fece un altro passo in avanti sventolando minacciosamente l’arma. Ander lo squadrò per un momento, tirò su col naso e sputò. Uno sputo silenzioso, dritto e denso, proprio nell'occhio buono del mendicante. Il Guercio imprecò una volta e si coprì la faccia d’istinto, quindi Ander fece un passo in avanti e con uno scatto piazzò la destra fra le gambe divaricate del mendicante, che si piegò in due con un gemito soffocato. Poi lo afferrò per i capelli e gli assestò una testa sul naso, così forte che la vista gli si annebbiò per un attimo, mentre il Guercio crollava a terra con la faccia coperta di sangue. Ander gli si avvicinò e tirandolo su da terra per il bavero gli sussurrò all'orecchio “Non sono un nano”.


Marianna si svegliò in un letto caldo e morbido. Era notte e la stanza in cui si trovava era buia, anche se da una piccola finestra alla sua sinistra entrava abbastanza luce da riuscire a distinguere le poche cose intorno a lei. Un semplice armadio e una specie di cassapanca vicino al letto erano l’unico arredamento della stanza altrimenti spoglia. L’aria sapeva di muffa e tabacco. 
Provò a tirarsi su a sedere, ma non ci riuscì: si sentiva sfinita e si abbandonò subito nel letto, cercando di ricordare come fosse finita li. Ricordava il viaggio con Von Braun e i soldati fino alla Capitale, o quasi, e ricordava il mago scarlatto che minacciava la ragazza bionda. Ricordava di aver invocato il fulmine con l’aiuto del suo bastone e subito dopo di essere volata via lungo il fiume. Il suo bastone. Mosse istintivamente le mani sotto le coperte come aspettandosi di trovarlo lì, al suo fianco, e invece sentì qualcosa intorno ai polsi. 
Un improvviso lampo di luce seguito da un boato lontano illuminò la stanza, e si accorse di non essere sola.


Non preoccuparti, l’ho preso io quello” disse la figura che fino a quel momento era rimasta in silenzio nell'angolo più buio della stanza. Marianna si girò nel letto per guardare meglio il suo interlocutore. “E’ solo che quando ti ho trovata nel fiume eri attaccata così forte a quel bastone che ho pensato che era meglio togliertelo” spiegò la figura “Se e’ quello che penso, e se tu sei quella che penso, è meglio tenervi lontani” continuò con una risata bassa. 
Un altro lampo illumino’ la stanza, e Marianna ebbe per un attimo l’immagine chiara dell’uomo. Era piuttosto basso e tozzo, con una barba ispida che ne copriva gran parte del volto. Stava seduto con la schiena appoggiata al muro, con in mano una pipa spenta. Un altro boato in lontananza. “Spero che la finiscano presto con i fuochi d’artificio” riprese l’uomo “sono tre notti che non si riesce a chiudere occhio”. 
Marianna era in preda a emozioni contrastanti. Si era appena risvegliata in un letto sconosciuto, ed aveva i polsi legati, e le avevano tolto il suo bastone. Sarebbe dovuta essere allarmata, spaventata, ma non riusciva a provare timore per quell'ometto che le parlava in un modo cosi’ gentile. 
“Cosa sono i fuochi d’artificio?” si ritrovo’ a chiedere. 
“Oh, giusto, deve essere la prima volta che vieni da queste parti… I fuochi sono una trovata degli alchimisti per divertire i nobili dei quartieri alti. Fanno molto rumore e qualche luce colorata, li lanciano durante le feste… Sono tre giorni che il Re ha deciso di fare festa, da quando è tornato da un qualche viaggio si dice... non si capisce festa da cosa, comunque, visto che non è che di solito si ammazzino di lavoro…”. Un’altra fiammata nel cielo notturno illuminò il volto dell’uomo. Marianna poté distinguere le rughe che ne incorniciavano gli occhi, e capì che era molto più vecchio di quanto avesse pensato all'inizio. 
“Non sono magici, sai” continuò lui, con voce più bassa “E’ una qualche diavoleria alchemica... ma sono sicuro che tu te ne capisci più di me”.


Marianna socchiuse gli occhi e lo scrutò nella penombra della stanza 
“Chi sei tu?” chiese infine. 
L’uomo scoppiò a ridere “Allora e’ veramente la prima volta che vieni al Quartiere Vecchio” disse, divertito. “Sono Ander il Mezzonano, e questa è la mia locanda. Non ne troverai una migliore in tutta la Valle” recitò. “Ma il vero mistero, qui, è chi sei tu, donna dai capelli rossi” continuò incrociando le mani sul petto. Marianna ripensò all'incontro con il mago scarlatto, alla sensazione che aveva provato alla vista di quell'individuo e alle minacce che aveva sentito, e decise fermamente di tenere per sé la verità. Ma quest’uomo, anzi, questo mezzo-nano, sembrava conoscere già molte cose di lei, a partire dal suo bastone... A quel pensiero inconsciamente si guardò intorno, nella speranza di scorgerlo, ed infine lo vide, appoggiato in un angolo buio vicino alla porta. Si accorse che Ander la stava fissando, divertito.


Ti dirò una cosa, donna misteriosa. Di solito non ripesco donzelle dal fiume per riportarle a casa e offrire loro un letto, a meno che non ne valga la pena; ma ho sentito molte voci in questi giorni, voci molto interessanti. Per esempio che qualche notte fa i piromanti sono usciti tutti insieme dalle porte principali con in testa quel folle del loro capo, e poco dopo metà della riva orientale del Paludonso è andata in fiamme; e io ho come la sensazione che tu ne sai qualcosa. Si dice anche che gli inquisitori stanno cercando una strega che è entrata in città in qualche modo... e da ieri, beh, anche i mendicanti di Malasorte ti staranno cercando. Per cui capisci che per me tu vali un bel po’... ma vorrei capire esattamente quanto. Quindi ho deciso che te ne starai qui a letto finché non ti deciderai a raccontarmi per bene chi sei e che ci fai qui in città” spiegò il mezzo-nano. “Oppure finché le offerte per averti non saranno diventate così alte che la tua storia non mi importerà più nulla” concluse con un sorriso, come se stesse dicendo la cosa più naturale del mondo. Dopodiché si alzò, si diresse verso la porta, raccolse il bastone e uscì, lasciandola sola con l’eco lontana della festa. 

Questa è solo una delle molte storie che si raccontano su come la strega Marianna abbia incontrato il Mezzonano, e ancor di più ancora sono i racconti di quello che avvenne dopo quella notte. Secondo alcuni furono i mendicanti i primi a presentarsi alla Locanda, armati non solo di intenzioni bellicose, costringendo il locandiere a ricorrere a una soluzione inattesa per salvare la sua proprietà. Secondo altri fu Ander a decidere del destino della strega, mettendo in moto una catena di eventi che terminò con qualcosa di molto più grande di lui. C’è infine chi racconta di come Marianna riuscì a convincere il Mezzonano a desistere dai suoi intenti, e i due finirono per trovarsi insieme in un’avventura inaspettata. Qual è dunque la storia che volete sentire?



Antica ricetta per cucinare debitamente i ricci di mare

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lunedì 6 gennaio 2014

PROGETTO ALI NEL VENTO: SECONDA EDIZIONE!



Bentrovati, spreco di sinapsi che non siete altro. Come avevamo promesso da oggi, sulla pagina PROGETTI, potrete trovare la nuova storia che i ragazzi di prima media della scuola Josti-Travelli di Mortara saranno chiamati a completare. Il titolo è Nasturzio e il Re dei Ratti, ed è ambientata in una terra a sud del nostro Regno, un luogo scomodo e inquinato, in cui gli abitanti insistono a volersi affidare alla scienza, invece che facilitarsi la vita con la ben più ecologica magia.

Come sempre, a nome del Re e della Corte, voglio ringraziare Antonella Ferrara, la responsabile della Biblioteca Civica "F. Pezza" e il Comune di Mortara, nella persona di Laura Mazzini. Un ringraziamento speciale va inoltre alle insegnanti coordinatrici del progetto, Laura Zandi e Laura Vanella.

I ragazzi vedranno la storia domani e in seguito vi faremo sapere la durata dei lavori e la data di inizio delle LIBERE VOTAZIONI. 

A presto dunque. E speriamo che questo anno nuovo vi porti felicità nella misura in cui mi sento felice io, adesso che posso finalmente salutarvi e dedicarmi ad altro.

Vostro acidissimo (anche nel 2014),

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


Nasturzio, il Principe dei Folletti (il trecentoventinovesimo, per l'esattezza)

venerdì 3 gennaio 2014

UDITE UDITE! NUOVO PROGETTO PER IL BARDO DOLOROSO!

Udite, udite, vacua plebaglia che non siete altro!
Ricordate la recente collaborazione con la Scuola Media Josti-Travelli di Mortara? Grazie ai suoi meriti letterari un pugno di eroici studenti è divenuto una celebrità nel nostro bel Regno. Sembra che l'evento abbia entusiasmato i compagni più giovani, i quali hanno richiesto che a breve si tenga un nuovo torneo di scrittura creativa che li coinvolga. La storia che quella stupida parodia di Bardo ha scritto appositamente per loro sarà disponibile dal 6 GENNAIO sulla pagina PROGETTI!

Non mancate, o verrete messi alla gogna con le brache calate!

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


Il Topo Mercenario combatte per il Re dei Ratti solo se riceve in pagamento pezzi del migliore formaggio.

giovedì 12 dicembre 2013

Piovrology



Di nuovo qui con l'insulso seguito della saga fantasy preferita da migliaia di orsetti lavatori, panda minori e sudditi minorati. Ci eravamo lasciati con i nostri eroi sguinzagliati per Puerto del Muerto, alla ricerca di un posto per mangiare, dormire e che magari potesse garantire loro anche un passaggio pseudo-sicuro verso l'altra sponda del Mare senza Fondo, dove sorge la titanica città di Necropolis, capitale del Male e residenza di Mors Tua in persona.
Avete optato per consegnare i nostri (ormai) 5 mentecatti alle cure dei cultisti del Grande Gburhulg e ai loro polpi. Bravi, ottima scelta.
Sono sarcastico, ovviamente. Anche se, ahimé, di certo i protagonisti di queste tediose cronache troveranno quasi certamente il modo di salvarsi da qualunque mostruosità si celi nelle profondità marine (forse).
Ammirerò l'inutile spreco del vostro prezioso tempo da una distanza di sicurezza, mentre faccio qualcosa di più utile, come imparare il dialetto antico degli Elfi del Deserto.

Vostro poliglotta,

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


dai Canti del Bardo


Dopo essersi scaldati ad un fuoco pubblico e aver asciugato i vestiti fradici nel quartiere dei carpentieri, i nostri eroi cominciano ad avvertire i morsi della fame e si fanno inquieti.
- Come vorrei che non avessi usato la nostra ultima moneta per pagare quei tagliagole da quattro soldi, oca giuliva - brontola l'Elfo Nero, cercando di ripulirsi i capelli dai frammenti d'alga marina.
- Innanzitutto è la mia ultima moneta - puntualizza Bajyna, avvolta in un asciugamano rimediato a
scrocco da un gruppo di operai al lavoro sullo scheletro di un galeone, lì vicino - e poi chi ha detto che era l'ultima? - sorride ed estrae dalla fessura tra i seni una nuova moneta identica a quella precedente.
- Oh, ecco perchè tuo petto così abbondante. Tu tiene lì tesoro nascosto - sorride Mohamet, sorpreso - Oppure anche tu fa trucchi di magia come DarkShield?
- Io non faccio trucchi, zombie sine cerebro - sbotta il necromante - non sono mica il mago Dilban, o quel buffone di Davy Campodirame. La mia è magia vera.
- Come diavolo hai fatto? - esclama Ferianthalas, balzato in piedi per la sorpresa.
- Lei non ha fatto niente - sospira Rowena - è tutto merito di quella moneta, dico bene amore mio?
DarkShield tossicchia a disagio. - È vero. Ma ti pregherei cortesemente di non utilizzare appellativi fantasiosi come quello. È strano e... fastidioso.
- Non vuoi che ti chiami amore, amore? - fa Rowena, mettendo il broncio.
- Cos'è questa storia della moneta? - domanda Ferianthalas, sospettoso.
Bajyna si irrigidisce e ridacchia, a disagio. - Ma niente, niente - con un rapido gesto fa sparire nuovamente la moneta tra i seni.
- Ora che ci penso, quella è la moneta con cui mi hai battuto a testa o croce. - osservò l'elfo, freddo - non mi avrai mica nascosto che possiede poteri magici, vero?
- Non dire sciocchezze - fa un gesto, come a voler allontanare un'assurdità - lo sai bene che qui gli imbroglioni siete voi, non io. Io sono un'Elfa Nobile, ricordi? Malizia e furbizia sono caratteristiche che non mi contraddistinguono.
- Nemmeno l'intelligenza, se è per questo... - bofonchia l'elfo.
- Cosa?
- Smettetela di litigare come due adolescenti innamorati, voi due - sbotta DarkShield - dobbiamo decidere cosa fare. Non so voi, ma sono ore che non chiudiamo occhio. Forse i protagonisti degli sferogames possono passare mesi senza dormire, ma io sono stanco.
- Tu non ha tutti torti. Me stanco uguale. - sbadiglia Mohamet, disarticolandosi la mandibola come i pitoni.
- Non dire cretinate. Tu sei morto, non puoi essere stanco - sbuffa DarkShield, dopo un sonoro starnuto.
- Tu mai stato morto?
- No, e credo di essere l'unico, qui, a parte l'elfa.
- Allora tu non può dire se io stanco o no. Me vota per simpatici uomini polpo, loro ha tempio, sicuramente buon cibo e buon riscaldamento.
- Non ti serve nulla di tutto questo, stupido zombie - insiste DarkShield - Ad ogni modo non sarebbe male dormire in un letto vero, di tanto in tanto. Ho già passato la notte su una nave, prima d'ora, ed è scomodo da morire.
- Dunque dovremo rifiutare la proposta di Tiny Morgan e del Capitano Fintus. Peccato. - dice Rowena, sospirando - L'idea dell'oro mi piaceva. E poi, a pensarci bene, non mi vanno troppo a genio quei cultisti.
- Come mai, poverini? Solo perché sono dei pazzi fanatici con l'aria omicida e delle piovre in testa non mi sembra il caso di discriminarli - osserva Ferianthalas, accorato.
- Dici sul serio? - si acciglia Bajyna, arricciando il naso.
- Certo che no, stupida. Ero chiaramente sarcastico. Non vanno a genio neanche a me, perciò utilizzeremo quella tua strana moneta per pagarci una locanda e del buon cibo. Almeno servirai a qualcosa.
- Ma vai a farti fo...

Mentre il Bardo cala un velo pietoso sulla consueta, interminabile sequela di insulti e battibecchi, i nostri si rivestono e iniziano a cercare una locanda che faccia al caso loro, decisi a non farsi coinvolgere da nessuno. All'improvviso rivedono in fondo ad una strada affollata l'addetto portuale con una decina di sgherri.
- Cercate quei bastardi, devono essere qua intorno - ruggisce lo storpio, agitando un foglietto di carta tutto stropicciato. Sembra davvero furioso.
Nascosti dietro ad una capanna di legno e reti, DarkShield e Ferianthalas si scambiano uno sguardo.
- Perché ci siamo nascosti? - domanda l'elfo - Magari non cercano noi.
- Sì, certo - borbotta il mago - quante volte è successo, finora?
Istintivamente lo sguardo di tutti si posa su Bajyna, finché l'elfa non rabbrividisce, a disagio.
- Uffa, che volete da me? - sbotta, nervosa.
- Che hai combinato, oca giuliva? - chiede Ferianthalas - Non cercare di negare, ci scommetto le orecchie che hai fatto qualcosa.
DarkShield si gratta il mento. - Non conosco il funzionamento preciso della Truffa di Malinorc. La moneta torna sempre al suo possessore, giusto?
- La Truffa di... - Ferianthalas inizia a gridare e Rowena gli tappa la bocca con una mano - la Truffa di Malinorc? - sibila, non appena lei lo lascia andare - È così che mi hai fregato, razza di infida, intrigante... mi manca una parola adatta per definire quanto sei inqualificabile. Sembri stupida, ma sei una iena senza scrupoli...
- Ehi, è il primo complimento che mi fai - osserva lei - e comunque vorrei ricordarti che sei tu quello che ha cercato di fregarmi per primo. - fa uno sguardo colpevole - anche se in effetti... ecco... Malinorc era uno sbruffone e gli piaceva che le vittime delle sue truffe sapessero che era lui il colpevole, a cose fatte. La moneta torna sempre da me, è vero, ma lascia al suo posto un bigliettino con una scritta derisoria e la mia firma.
Gli altri rimangono interdetti. - È l'artefatto più stupido di cui abbia mai sentito parlare, se si esclude il Tanga del Caprone Primaverile - osserva DarkShield, massaggiandosi la radice del naso.
- Controlliamo da quella parte, non possono essere andati lontano - grida qualcuno tra la folla, pericolosamente vicino al loro nascondiglio.
- Noi fregati - dice Mohamet - se mette piede in locanda quelli ci uccide.
- Tu sei già morto. - sbuffa il mago - Quante volte te lo devo ripetere?
- Non importare. Concetto fa impressione uguale.
- Sarebbe meglio abbandonare la città, ma in questo momento il porto brulicherà di pirati che ci cercano. Muoverci allo scoperto sarebbe un suicidio - osserva Rowena.
I cinque rimangono in silenzio per un lungo istante, poi Ferianthalas sospira. - Con questo silenzio significativo state forse cercando di dirmi che l'unico luogo dove possiamo rifugiarci è il tempio di quei cultisti? A questo punto perché non tagliarci vicendevolmente la gola e risparmiare loro del tempo prezioso?
- Magari sono solo dei sociopatici lievemente disturbati, ma innocui - azzarda Bajyna.
- Mpf. "Sociopatici lievemente disturbati" e "innocui" sono due parole che non stanno nello stesso dizionario - sospira Ferianthalas - ma ammetto che non ci rimanga molta scelta. Procediamo al riparo di questa fila di case. Se non ho capito male il Tempio si trova da quella parte.

Dopo un'angosciante e lentissima ora trascorsa ad avanzare di metro in metro, rimanendo nascosti interi minuti, il gruppo abbandona la caverna principale e si inoltra nelle gallerie che formano il dedalo principale della gigantesca scogliera, luoghi molto meno popolati e decisamente più bui. Laggiù pare che i pirati non siano ancora scesi a cercarli.
- E non posso certo biasimarli - commenta Bajyna - quaggiù l'umidità si taglia con il coltello. Mi s'increspano tutti i capelli, per la Dea...
- È incredibile come tu sappia cogliere sempre il nocciolo del problema - commenta Ferianthalas tra i denti.
I due non hanno ancora chiarito la questione del bacio, e la tensione tra loro è alle stelle. Ferianthalas si vergogna troppo e Bajyna è troppo orgogliosa per riprendere l'argomento, perciò a meno che non capiti qualcosa sarà difficile che si chiariscano. Ma se i due elfi sono sentimentalmente in difficolta il buon DarkShield di certo non se la passa meglio. Dopo essersi scrollato di dosso Rowena per l'ennesima volta, un gruppo di pipistrelli sfreccia sopra le loro teste, stridendo.
- Proteggimi, amore - grida lei, stringendosi al suo braccio come una delle piovre di Gburhulg.
- Sei una diavolessa. - le fa notare il necromante, senza scomporsi - E quelli sono topi con le ali. Tra voi quella pericolosa sei tu.
Lei sorride e gli carezza un orecchio con il dito indice. - E ti piacciono le donne pericolose, amore?
- Non mi piacciono le donne, innanzitutto.
- Posso trasformarmi in una capra, se vuoi. Non lo faccio spesso perché poi mi rimane addosso l'odore di selvatico, ma se preferisci...
- Non... - la interrompe il mago, mettendole un dito pallido e ossuto di traverso sulle labbra - non intedevo in quel senso.
- Ah, allora ti piaccio, dopotutto - mugola lei, cercando di mordergli il dito.
DarkShield solleva gli occhi al cielo. - Non inventarti le cose. - ringhia - Solo perché non amo accoppiarmi con le capre, non vuol dire che mi piaccia tu.
- Diavolo, sei così dannatamente sexy quando mi tratti a pesci in faccia. Fallo di nuovo, dimmi quanto mi odi, quanto sono inutile...
Il mago sospira, depresso.
- Per quanto la conversazione in corso sia quella più interessante da un po' di tempo a questa parte, devo interrompervi, purtroppo - dice Ferianthalas, indicando una galleria in penombra - laggiù c'è il Tempio di Gmurbulg.
- Gburhulg. - puntualizza Bajyna, piccata.
- Grulu... Ghiur... Cthul... del Polipone, insomma.
- Come fai a dirlo? - chiede DarkShield - Non si vede quasi niente.
- Dimentichi che sono un Elfo Nero - sogghigna Ferianthalas - essere soggetti al razzismo di quasi tutti i popoli del mondo è un piccolo prezzo da pagare, confrontato all'utilità della Vista Notturna.
- ... Era sarcasmo, giusto?
- Naturalmente. Laggiù c'è una grossa statua che raffigura un uomo con le ali e la testa di polipo. Dietro di essa c'è un enorme portone decorato... indovinate un po'?... da polpi.
- E in aria c'è anche odore di insalata di mare scaduta... - aggiunge Mohamet, annusando i dintorni.


I cinque muovono qualche passo nel corridoio scavato nella pietra grezza, costeggiando i muri nella pesante penombra. In quella zona della città l'umidità è più fredda e soffocante, ma la speranza di poter finalmente dormire in un letto caldo li spinge a ignorare la sensazione di disagio. Non appena giungono nei pressi della statua, le torce appese ale pareti di roccia si accendono da sole.
- Sensori magici di movimento - fischia DarkShield - non badano a spese da questa parti...
- I culti sono sempre pieni dei soldi di quei fessi degli affiliati... - commenta l'elfo.
La statua sembra antica di secoli ed è pesantemente logorata dall'azione dell'acqua. A parte Mohamet, che dopo averla fissata sbadiglia sonoramente in faccia al dio degli abissi, gli altri non riescono a sopportare a lungo la schiacciante presenza di quello sguardo senza tempo. Sembra quasi che la statua sia viva e che li osservi con sprezzante indifferenza.
- Siamo ancora in tempo per ripensarci... - fa notare Ferianthalas.
Appena finisce di pronunciare quella frase i battenti decorati del portone di bronzo si spalancano lentamente senza emettere un suono.
DarkShield aggrotta le sopracciglia. - A quanto pare no.
Dalla voragine scura che si apre dinnanzi a loro sopraggiunge una folata di vento gelido e aromatizzato al merluzzo, seguito poi da un'oscuro cantilenare e da urla distanti.
- Ecco - sospira l'elfo, rassegnato - abbiamo fatto una cazzata, tanto per cambiare.
- Per una volta sono d'accordo con te... - mormora Bajyna, mettendo mano alla spada - Sta arrivando qualcosa.
Una luce tremula, come quella di una fiammella, appare al centro della rivoltante oscurità, accompagnata dall'eco lento e cadenzato dell'incedere di una persona. Le urla in lontananza sembrano farsi più vicine, più nitide e il sudore comincia a colare lungo la spina dorsale di coloro che possiedono ancora un sistema ghiandolare funzionante. Mohamet invece si limita a sbadigliare di nuovo.
- Stiamo vicini - sussurra DarkShield, serrando le labbra.
- Nessun problema - sussurra Rowena, stringendosi al suo braccio fino a farlo scricchiolare.
- Non dicevo a te.
I passi si fermano nell'oscurità e le urla si fanno strazianti. All'improvviso si ode un rumore secco, come un acciarino e una pietra focaia che si colpiscono ripetutamente. Nell'aria oltre il portone volano scintille e all'improvviso una torcia viene accesa, rivelando una normale anticamera arredata sobriamente e un cultista dalla faccia serena. Non appena li vede questi ridacchia e li raggiunge, grattandosi la nuca polipata.
- Scusate tanto - si giustifica - abbiamo speso una marea di oro per questo sistema magico di auto-illuminazione e si guasta di continuo. La torcia sulla porta, poi, è impossibile... ma perdonate la scortesia. Io sono Duballe, un novizio. Vi do il benvenuto nel Tempio dell'Abisso, dimora del Culto di Gburhulg, il Grande Vecchio.
- Err... molto piacere. - dice Bajyna, umettandosi le labbra riarse dalla paura.
- Mi avevano detto che sareste arrivati. Volete seguirmi? Vi porterò dal Fratello Anziano.
Il cultista si volta e rientra nell'anticamera, ma i cinque non si muovono di un passo.
- Qualche problema?
- Eh? No, no, nessun problema - si affretta a dire DarkShield - Ci chiedevamo solo cosa fossero queste urla strazianti.
Duballe si fa improvvisamente serio e un luccichio folle brilla nei suoi occhi. - Sono le urla di coloro che torturiamo nei sotterranei e su cui compiamo orribili esperimenti di ibridazione.
I nostri eroi spalancano gli occhi e dopo un attimo il novizio scoppia a ridere.
- Per il Grande Gburhulg, dovreste vedere le vostre facce adesso - cerca di calmare l'ilarità, mentre i nostri tentano di impedire a Ferianthalas di estrarre la spada e sbudellarlo seduta stante.
- Perdonatemi, non ho resistito - tossicchia il cultista, soffocando le ultime risa - Ovviamente non torturiamo i prigionieri, qui. Le urla provengono da questo - si avvicina ad un mobiletto tarlato e solleva una bella conchiglia rosa.
- Oh. - sussulta DarkShield sentendosi uno stupido - Ma certo, una Conchiglia Imitatrice.
- Esatto. Ne teniamo qui una con urla strazianti perché aiuta con l'atmosfera. O almeno così dice la sezione marketing... Vogliamo andare, ora?

I nostri eroi si scambiano un'occhiata.

1. Ehm... verremmo volentieri, fratello Duballe, ma ci siamo appena ricordati che abbiamo lasciato il gas del drago acceso e... facciamo così, voi andate avanti, noi vi raggiungiamo subito... (opzione fuga strategica).

2. Fate pure strada, fratello Duballe, ma che ne dite di mostrarci i nostri alloggi, prima? Siamo sporchi e stanchi, vorremmo darci una sistemata e renderci presentabili per l'incontro con il vostro leader. (opzione riorganizzazione tattica)

3. Nessun problema, fratello Duballe, portateci dal capo della vostra setta di scoppiati e vediamo di fare un accordo come si deve. Dopo potremo riposare. (opzione take it easy)


"Il Capitano Jeronimus Krakon, divenne il primo Sacerdote del Culto di Gburhulg a Puerto del Muerto, quasi cento anni fa. Come potete vedere aveva un approccio più integralista riguardo lo spazio da riservare al proprio polpo. Lo sguardo malevolo ovviamente è dovuto ad un difetto della magigrafia, e non rispecchia certo l'indole pacifica ed estremamente buona del Capitano..."

Novizio Duballe a un gruppo di nuovi arrivati


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