di PM
Procedevano
di buon passo nella penombra della Foresta Logorroica. Erano le prime
ore del mattino, ed il Falco inspirava con piacere gli odori del
sottobosco umido. Era di
evidente
buon umore, e continuava a giocherellare con le due pistole,
facendole roteare, lanciandole e riprendendole con maestria.
“Dovresti
fare un po' più attenzione con quei cosi” borbottò l'Orso al suo
fianco “lo sai che il Nano non vuole che li usi”
“Il
Nano non è qui” rispose con una scrollata di spalle il
Falco “e
comunque ha detto che non si sarebbe curato dei nostri metodi. E io
ho inteso approfittarne” aggiunse
con un sorriso malizioso.
“Penso
che dovremmo far sparire le nostre tracce, se i briganti ci stanno
seguendo...” disse distrattamente l'Orso, mentre tirava fuori dalla
bisaccia una manciata di pillole scure, e se le cacciava in bocca
avidamente.
Il
Falco lo guardò masticare per un lungo momento “Dovresti fare un
po' più di attenzione con quelle” lo rimbeccò.
“Sono
solo ricostituenti, Falco.. quei tronchi erano pesanti” ribatté
l'Orso con voce lievemente contrita.
Anche
se non aveva mai assistito ad una completa dimostrazione di forza, e
in tutti quegli anni aveva sempre avuto il desiderio insoddisfatto di
scoprire fino a che punto poteva spingersi l'Orso, il Falco sapeva
benissimo che il gigante avrebbe potuto lanciare alberi anche senza
bisogno di ricostituenti.
Continuò
a camminare in silenzio, trastullandosi con quel pensiero tanto
affascinante quanto pericoloso.
Un
improvviso brivido gelido al braccio sinistro lo riportò alla
Foresta.
“Affrettiamoci”
disse con voce cupa.
Odetta
era nascosta vicino al punto da dove aveva sentito arrivare la voce
della Principessa. Una scena molto strana le si era presentata
davanti, e stava cercando di capire che cosa fosse successo.
Lo
scudiero di Von Braun si aggirava per la piccola radura con aria
confusa, evidentemente alla ricerca di qualcosa, ignorando
palesemente sia Cleofelia, sia il nano che si era caricato la ragazza
in spalla. Quest'ultimo era uscito di corsa dai cespugli, aveva preso
la Principessa per un braccio e, alle stridule proteste di questa,
l'aveva zittita con un colpo allo stomaco, riducendola allo stato di
incoscienza in cui si trovava ora. In tutto questo Sven non aveva
dato segno di accorgersi di nulla, e si girava in tondo con aria
disorientata in volto.
Quando
il nano fece per andarsene con la Principessa in spalla, Odetta aveva
ormai capito che non avrebbe potuto contare sull'aiuto dello scudiero
per salvare la giovane dal mezzuomo.
Era
sul punto di uscire dai cespugli per rincorrere quello strano
rapitore, quando qualcuno le prese delicatamente la mano. Si voltò
di scatto e si trovò faccia a faccia con una maschera di lacca rossa
e con due labbra carnose.
“Tu
vieni con noi” le sussurrò all'orecchio una dolce voce di donna, e
Odetta fece appena in tempo ad abbassare gli occhi sul dorso della
mano, segnato da una goccia scarlatta, prima di perdere i sensi.
La
Roccia Impaziente segnava il confine più orientale della Foresta
Logorroica. Svettava sopra le cime degli alberi per parecchi metri,
ed era il primo segno della Foresta che si poteva vedere arrivando
dalla Piana Lunga. Era stata messa li, distante un giorno di cavallo
da qualsiasi altura, molte Ere prima. In attesa di qualcosa, si
diceva. E a volte, si diceva, si muoveva anche. Il Falco si stava
chiedendo se quella fosse solo una leggenda, appollaiato su una
sporgenza di roccia da cui poteva vedere sia la Piana che la Foresta.
Come sempre li sentì arrivare, prima di vederli. Comincio' a
scendere verso l'Orso.
“Siete
lenti” disse al Nano, che sbucava dal fitto del bosco “ e con un
bagaglio più pesante del previsto, a quanto vedo...” aggiunse,
indicando Odetta priva di sensi.
Il
Nano portava le due ragazze svenute sulle spalle. Arrivato di fronte
alla Roccia, con un grugnito le depose sull'erba, e si inginocchiò a
riprendere fiato.
“Se
la Serpe non avesse deciso di portare anche la serva, non saremmo in
ritardo” disse lanciando un'occhiata di sottecchi alla donna “ho
bisogno di qualche minuto, e poi potremo riprendere. Devo chiedere
all'Alchimista come dobbiamo procedere”
“Ti
ho già spiegato perché lei
è
con noi” sussurrò la Serpe “non è necessario disturbare
l'Alchimista”
“Il
fatto che tu
voglia
che
sia la serva a riportare a casa la Principessa, non rende la cosa
necessariamente
un
buon piano” sbottò il Nano “e soprattutto non rende l’Alchimista
necessariamente
d'accordo,
per cui adesso voi starete qui a controllare queste due mentre io
parlo con lui”
Quell'inaspettato
cambio di programma incuriosiva molto il Falco “Anche a parer mio
lasciare che sia la serva a ricondurre alla reggia la Principessa
potrebbe essere la via più semplice. Non possiamo certo limitarci ad
entrare nelle sue stanze nottetempo e recapitarla noi stessi,
d'altronde” osservò.
“Tu
sai bene quale sarebbe la soluzione dell’Alchimista, Nano”
intervenne l’Orso “preferisco portare
la ragazza
a braccia fino alla Capitale
piuttosto che seppellirla qui”
Il
Nano alzò lo sguardo verso i tre compagni, e lo riabbassò verso le
due ragazze distese sull'erba. Il Falco poteva vedere gli intricati
meccanismi della mente del mezzuomo riflettersi nel movimento delle
rughe del volto.
“Non
abbiamo tempo per questa discussione” disse infine “Von Braun ci
starà già cercando, e di certo non voglio incontrare di nuovo
quella creatura con queste due ad intralciarmi. Partiamo subito, e
Orso, visto che ci tieni tanto, le porterai tu. Falco vai avanti e
controlla la Piana. Serpe, avvertimi appena senti
qualcosa,
qualsiasi cosa”
L’Orso
con un grosso sorriso si chinò e raccolse delicatamente i due corpi
inermi, mentre il Falco usciva di corsa nella Piana Lunga.
Odetta
si risvegliò sobbalzando. Fece per muoversi, e si accorse di essere
legata mani e piedi. Poi si accorse che anche Cleofelia era legata
mani e piedi, distesa di fianco a lei. Dopodiché si accorse di
essere a un paio di metri da terra, sistemata come un bagaglio sulle
spalle di un uomo enorme.
Resistendo
al primo impulso di dimenarsi ed urlare, inspirò profondamente e si
guardò intorno. Riconobbe il nano che aveva visto nella foresta, e
che ora correva a fianco del gigante su cui era stata caricata, e
vide anche una donna un paio di metri più indietro, con il viso
coperto da una maschera rossa che pensò di riconoscere. Fece per
guardarsi il dorso della mano, me le corde erano troppo strette e non
riuscì a muoversi.
I
tre rapitori correvano in una pianura sconfinata, la Piana Lunga
pensò, probabilmente in direzione della Capitale. Cleofelia giaceva
di traverso sulla cima del bagaglio del gigante, profondamente
addormentata. Odetta si chiese che fare, senza riuscire a darsi una
risposta soddisfacente.
“Non
fare nulla” le sussurrò qualcuno all'orecchio “non vi faremo
alcun male”
Odetta
girò la testa a destra e a sinistra, cercando di capire da dove
provenisse la voce “Resta calma. Torna a dormire” continuò la
voce, che infine pensò di riconoscere. Si girò a guardare la donna
dietro di loro, che la stava fissando da dietro la maschera di lacca.
Il
Falco si inginocchiò nell'erba alta, scrutando l’orizzonte con
sguardo preoccupato. La Piana Lunga continuava a perdita d’occhio,
un mare verde interrotto solo da qualche albero solitario. Ma quelli
che galoppavano verso di loro eran certamente cavalieri. Si alzò di
scatto, ingoiando un paio di pillole, e si diresse verso gli altri.
Passo dopo passo sentiva il farmaco fare effetto. La terra sotto i
piedi diventava più soffice, le gambe più forti, il corpo più
leggero. Ad ogni falcata aumentava di velocità, l’impatto con il
terreno provocava familiari fitte di dolore alle ossa. Raggiunse il
Nano e gli altri in pochi minuti.
“Abbiamo
un problema, Nano” ansimò con le mani sulle ginocchia “una
decina di cavalieri sta venendo in questa direzione. Fra non molto
saranno abbastanza vicini da vederci”
“Se
non vengono da noi, ignoriamoli” suggeri’ l’Orso “se invece
decidono di venire qui.. be, se sono solo una decina..”
“No,
sono le Spade di Dana” disse il Falco scuotendo la testa “ho
visto il vessillo”.
Odetta,
che ascoltava dalle spalle dell’Orso, sentì un tuffo al cuore. Le
Spade di Dana erano una delle pattuglie dei Bordi del regno, la più
famosa, la più valorosa. Il vessillo, il teschio con la corona di
ferro, era conosciuto da tutti nella Capitale, e il loro capitano,
Dana, era un’eroina amata dalle folle. Forse lei e Cleofelia
avevano una speranza di tornare a corte sane e salve.
“Non
possiamo scontrarci con la figlia dell’Evocatore del Ferro”
grugni il Nano “l’Alchimista non lo permetterebbe mai, su questo
non voglio sentire una voce. Serpe, puoi nasconderci tutti?”
“Posso
nascondere noi quattro, ma non assicuro nulla per le due ragazze”
sussurro’ la donna, avvicinandosi “penso che dovresti portarci tu
alle segrete, Nano”
“Maledizione...
ho bisogno di tempo per quello” impreco’ lui.
Il
Falco guardava immobile in direzione dei cavalieri “Non abbiamo
molto tempo, a breve saremo a portata d’occhio”
“Orso,
dammi il Sangue della Terra... Serpe, cerca di tenerci nascosti
quanto più possibile.. e Falco, tu non fare nulla” ordinò in
fretta il Nano gettando a terra il bagaglio. Estrasse il totem dalle
vesti e prese la fialetta di colore rosso rubino dalle grandi mani
dell’Orso. Dopo qualche attimo di concentrazione, continuò con
voce profonda “C’è una Vena poco più avanti, sbrigatevi”
esortò il gruppo, ingurgitando il contenuto della fialetta.
Si
mossero tutti verso il punto indicato dal Nano.
La
vedetta delle Spade fece rapporto al capitano.
“Non
c’e nessuno laggiù, Dana, le tracce finiscono in
un
cerchio nell'erba”
Dana
corrugò la fronte. Era sicura di aver visto qualcuno nella pianura
di fronte a loro. Era sicura di aver sentito
qualcosa.
Arrivò nel punto indicato dalla vedetta, dove un cerchio di erba
appiattita li guardava con aria di sfida. Non erano tracce vecchie.
Qualcuno era stato effettivamente li fino a poco tempo prima. Sperò
solo che non fosse chi stavano cercando.
Rialzò
lo sguardo in direzione della Roccia Impaziente e diede il segnale di
ripartire.
"Incredibile, quelle laggiù sono le Spade di Dana!"
Il Falco al suo ultimo controllo oculistico
Nessun commento:
Posta un commento
Leali sudditi!
I commenti alla bacheca Reale sono assolutamente liberi, ma il Re ha ordinato espressamente che, qualora il o gli imbecilli di turno dovessero affiggere commenti inutili o lesivi dell'onore della corona, essi verranno immantinente rimossi insieme alla a testa del o degli autori, che in ogni caso non sentiranno molto la mancanza di un organo che non hanno mai utilizzato.
Con velenosa franchezza,
Archibald Lecter, segretario particolare del Re