Bentrovati,
ignobili insetti. Ancora una volta il qui presente Mors Tua ha deciso
di intervenire di persona sulla vostra ridicola bacheca per
recensire alcune opere di un autore che, come pochi altri, sa
trasmettere l'orrore e la disperazione che tanto piacciono a noi
dell'Imperium.
Quest'oggi
parleremo di Rave
di Morte,
primo romanzo di Mario
Gazzola,
edito da Mursia. Un viaggio allucinante in un futuro prossimo che
rispecchia la naturale evoluzione di quanto di peggio possiamo
osservare oggi nella società umana dell'Altrove. Gazzola intreccia
un'oscura vicenda di messaggi subliminali, pirateria musicale e
brutali omicidi, sullo sfondo di un'America che sembra scavata in una
trincea. Continui attentati terroristici tengono la popolazione
paralizzata in una paura stordente che genera follie, mostruosi
abomini sociali e cinica indifferenza, mentre le multinazionali
diventano veri e propri Stati nello Stato, mafie dotate di
tecnologie, armamenti ed eserciti di sicari che partecipano
attivamente al reclutamento di nuova carne da cannone per le numerose
guerre che l'America combatterà anche in futuro, prima fra tutte la
Quinta Campagna Irachena.
Il
protagonista, Lester Peels, è un giornalista musicale che riesce a
mettere illegalmente le mani sul master superprotetto del nuovo disco
di Yorki Amor, la stella emergente della canzone. Tuttavia
ascoltandolo attentamente si accorge che in sottofondo ci sono suoni
misteriosi che non dovrebbero esserci. Invischiato in qualcosa di
molto più grande di lui, Lester viene arrestato e gettato come un
rifiuto in un enorme carcere a cielo aperto che pare una versione
dantesca della New York di John Carpenter, dove gruppi settari di
mostruosi criminali vagano, perduti nella loro follia, predando su
quanti sono così sventurati da finire in quell'inferno nell'inferno.
Dopo soltanto un giorno di permanenza nel carcere Lester si rende
conto che l'unico modo di uscire da lì e sopravvivere è arruolarsi
nei Marines. Ciò equivale praticamente a firmare la propria condanna
a morte in un paese straniero, ma il protagonista della storia di
Gazzola non ha scelta. Meglio rischiare e sopravvivere un altro
giorno che morire certamente tra le rovine del carcere.
Nemmeno
io sono così malvagio da rovinarvi il finale bomba di questo romanzo
così avvincente. Alle vicende del protagonista si alternano quelle
di un comprimario femminile con cui il nostro giornalista condividerà
solo pochi momenti dell'intera storia: la stessa Yorki Amor, autrice
in fuga dell'ossessivo brano patriottico che sta al centro di tutta
la vicenda.
Il
futuro dipinto da Gazzola appare realmente disturbante a causa delle
analogie con il mondo attuale di voialtri miserabili esseri umani.
Chiunque di voi lo leggerà non potrà non provare un brivido nella
consapevolezza che quel futuro potrebbe davvero essere dietro
l'angolo, con tutta la sua inarrestabile e soverchiante carica di
follia, la sua riduzione dell'essere umano a mero strumento in un
mondo sull'orlo del baratro.
Diverse
sono le tematiche che il romanzo affronta, sia direttamente che
indirettamente: le luci e le ombre dell'industria discografica, che
l'autore conosce molto bene essendo stato egli stesso un giornalista
musicale; lo stato costante di paura che serve a tenere docile la
popolazione e quello di guerra che ha ormai perso ogni significato ma
che nonostante questo continua ad infuriare e a venire alimentato
come parte del Sistema di potere, come in 1984 di Orwell; il velo
sottile che separa uno stato di civiltà da uno in preda al caos e
come questo possa spezzarsi senza far troppo rumore,
nell'indifferenza generale; la solitudine del singolo nella sua lotta
individuale e fondamentalmente senza speranza contro gli ingranaggi
che vorrebbero schiacciarlo.
Ah,
provo una diabolica soddisfazione solo a parlarne. Tutti argomenti
che personalmente imporrei di studiare nelle nostre scuole, se non le
avessi gia fatte chiudere per far lavorare i bambini in miniera.
Questo
Gazzola sarebbe un'ottima fonte di idee per migliorare la qualità
della mia tirannia, anche se poi temo che dovrei darlo in pasto ai
miei draghi zombie per via di quella fastidiosa vena di critica al
Potere che si legge tra le righe dei suoi romanzi. Forse il suo unico
difetto, dal mio punto di vista. Oh, beh, nessuno ci vieta di
ammazzarlo e poi resuscitarlo come non-morto. Magari ne risentirebbe
un po' la vena creativa, ma sarebbe senz'altro più docile. Abbiamo
zombie-guerrieri, zombie-cuochi, zombie-falegnami, ma nessuno
zombie-scrittore. Per ora.
Procuratevi
subito una copia di Rave di Morte, quindi. Lo trovate ad un prezzo
abbordabile anche per voi miserabili pezzenti e posso assicurarvi che
vale molto più di quello che costa. Fantascienza social-musicale
d'alta qualità! Ora vi saluto con il consueto, disgustato disprezzo
che riservo alle nullità che non sono fastidiose a sufficienza da
meritare l'intervento del boia imperiale.
Odiosamente
vostro,
MORS
TUA
Mario Gazzola (prima della trasformazione in zombie)
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Con velenosa franchezza,
Archibald Lecter, segretario particolare del Re