Avieccoci nuovamente pev navvave le impavide gesta del quavtetto di evoi più fuovi dagli schemi che la fantasy abbia mai visto! Sono Vomualdo, il leggiadvo pvincipe elfo, e come sempve sono qui pev pvesentave con la mia voce avgentina il nuovo post del Bavdo Dolovoso! Vi annuncio che pvesto avvivevanno gvandi novità: il Logo Ufficiale del Bavdo, per esempio, il canale youtube e un set di magigvafie con i pvincipali pevsonaggi di queste splendide stovie! Gioite, volgo! Pev l'occasione mettevò la mia avmatura di paillettes, quella che tengo pev celebvave le festività! Enjoy!
Bajyna
attende che la succube si allontani con la sua andatura sinuosa, poi
chiude la porta a chiave e si libera finalmente del mantello
impolverato e dell'inutile micro-armatura sexy. La tinozza è lì
davanti a lei, colma d'acqua fumante (uno spreco di ottima acqua da
bere, a detta dell'oste) e attende solo le membra stanche della
giovane elfa.
C'è
un grosso specchio, in un angolo della sala del barbiere
(recentemente riconvertita a sala da bagno "per chi proprio non
può trattenersi dallo sprecare litri di ottima acqua potabile").
Bajyna vi si avvicina e scruta la propria immagine riflessa.
L'assenza totale di sole ha acuito il suo naturale pallore e questo
le piace. Un'elfa bianca è un'elfa aristocratica. È lei è
certamente aristocratica. L'unica cosa che la disturba è il non
poterlo sbattere in faccia a quei bifolchi degli abitanti
dell'Imperium.
Guardando
il suo corpo perfetto, Bajyna fa un mezzo giro a destra, un mezzo
giro a sinistra e sorride. Tutto quel camminare rassoda veramente i
glu...
All'improvviso
si paralizza e il suo cuore salta un battito. - Cosa diavolo... -
mormora, sgomenta.
-
Avete bisogno di qualcosa, mia signora? - chiama la succube, da
fuori.
-
Eh? - balbetta lei, incapace di credere a ciò che vede - Ma no, chi
t'ha chiamata? Lasciami in pace.
-
M'era sembrato di sentir chiamare "diavolo"... - geme lei,
allontanandosi.
Ma
Bajyna non l'ascolta più. La sua concentrazione è tutta per la sua
chiappa destra e per la strana scritta che è misteriosamente apparsa
sulla pelle.
Ferianthalas
si avvicina con fare arrogante ad un tavolo dove siede un pericoloso
Nano Nero. Non so perché negli universi fantasy tutto ciò che è
nero sia automaticamente malvagio e pericoloso, ma immagino che
questa credenza sia legata al fatto che la madre degli imbecilli è
sempre incinta. Come nella realtà, del resto.
Ferianthalas
molla un calcio ad una sedia, poi si accomoda senza invito e beve un
sorso dalla birra del nano, cercando di attenersi il più possibile
al galateo.
-
Allora, mezza cartuccia - sogghigna - come butta?
Il
nano solleva un sopracciglio cespuglioso e scruta l'elfo con l'aria
di chi ha avuto una pessima giornata e non vede l'ora di restituire
il favore. - Per te molto male, spilungone. - dice con uno strano
accento. Con un rapido movimento estrae un grosso pugnale dal fodero
appeso alla cintura e lo infilza con violenza nel tavolo. Gli altri
avventori fanno prudentemente finta di niente. - Ché, ti puzza di
vivere per venire ad importunare un membro del Sindacato dei
Minatori? Mmm?
Ferianthalas
impallidisce e si inclina lievemente all'indietro. - U... uno del
Sindacato? - balbetta, cercando di dissimulare la paura - Veramente
mi sembravate un Nano Nero, signor... ehm...
-
Don Luciano Thunderhammer - sogghigna il nano - Ma tu puoi chiamarmi
semplicemente Don Luciano Thunderhammer.
Infila
due dita nella birra che ha di fronte e le passa sotto i propri
occhi. La polvere di carbone viene via, rivelando uno scorcio di
pelle chiara. - Pensavi che fossi nero, per caso?
-
Ehm. Sì. Chiedo venia se mi sono permesso di comportarmi in modo
irrispettoso, Don Luciano Thunderhammer. Credevo di farvi cosa
gradita.
-
Eh, non preoccuparti, picciotto. Sono cose che capitano. Se veramente
avessi pensato che volevi insultarmi starei già usando le tue
orecchie come sottobicchiere. Capisc?
-
Ehm... sì, sì. Capiscio.
Il
nano lo scruta con attenzione, grattandosi la barba. - Dì un po'
picció, nonostante i tuoi patetici tentativi di passare inosservato
noi del Sindacato abbiamo saputo del vostro arrivo in città prima
ancora che tu e i tuoi amici ci metteste piede. Venite dal Lato
Chiaro, vero? - dice.
Ferianthalas
si sente morire. - Parlate piano, per carità.
-
Non preoccuparti - lo tranquillizza lui, come se non ci fosse alcun
problema - La gente qui ha la tendenza a non sentire nulla di quello
che io dico.
-
Err... chissà poi per quale motivo... - rantola l'elfo. Di tutti gli
avventori proprio un nano mafioso gli doveva capitare?
-
Allora rispondi solo a a questa mia semplice domanda - dice quello -
che minchia siete venuti a fare in queste terre dimenticate dagli
déi? Siete, che so, in missione segreta?
-
Eh? Ma no, no... siamo qui per... turismo.
-
Turismo? Qui?
Siete come quei turisti del dolore che amano andare a magigrafare
bambini poveri e tutto il resto? - sogghigna - Ti avverto che al mio
paese raccontare balle a qualcuno equivale a mancargli profondamente
di rrispetto - gli fa notare, arrotolando la R di "rispetto".
Ferianthalas
deglutisce - Ho detto turisti?
No, no, volevo dire che siamo in missione per conto del Re. Ma non è
niente di particolare, dovete credermi. Una cosetta da niente,
davvero.
-
E tu chiami cosetta da niente sfidare inimmaginabili torture per
rriportare a casa sana e salva la dolce erede al trono? Sei troppo
modesto, figliolo.
Ferianthalas
si accascia, depresso. - Ma se lo sapevate perché tutte queste
domande?
-
Minchia, per fare un po' di conversazione. Che diamine, voi giovani
d'oggi volete tutto e subito, eh? Sempre di fretta...
Ferianthalas
fa per alzarsi. - Il che mi ricorda che avrei una certa fretta anche
ora, perciò... È stato bello parlare con voi, Don Luciano, ma
adesso devo proprio anda...
-
Parcheggia quelle chiappe, orecchieappunta, che ancora non ho deciso
se rrinunciare a quel sottobicchiere.
-
Certo, Don Luciano - dice Ferianthalas risedendosi in tutta fretta.
Dopotutto è un piacere parlare con voi.
-
E ci mancherebbe. - borbotta il nano - Ascoltami, ho da farti
un'offerta che non puoi rrifiutare.
-
Ah. Grandioso. - esulta l'elfo in tono piatto - Devo assassinare
qualcuno?
-
Noooo.
-
Devo contrabbandare polvere di fata da qualche parte?
-
Contrabbandare? No, no.
-
Devo rapinare qualcuno? Raccogliere il pizzo?
Il
nano lo fissa, sinceramente sorpreso. - Minchia, picciotto, hai avuto
un'infanzia difficile, per caso? Che ti credi, che il Sindacato sia
una specie di organizzazione criminale?
Ferianthalas
solleva un sopracciglio. - Non lo è?
-
Non è questo il punto, figliolo. Il punto è vuoi aiutarci o no? Ti
posso assicurare che sarà un'impresa delle più nobili.
-
Certo, lo immagino. Ma se non posso rifiutare ha senso chiedermi se
voglio aiutarvi o no?
-
Infatti era sempre per fare conversazione, rragazzo. - dice il nano,
poi s'inclina verso di lui con fare cospiratorio - Il fatto è che il
Sindacato non ha ancora nessuno infiltrato all'interno del Palazzo di
Necropolis. A quanto pare Mors Tua ha fatto gettare ai suoi draghi
zombie tutti quelli che gli abbiamo mandato.
Ferianthalas
deglutisce a fatica. - Non vorrete mica che io...
-
Tu? Noo. Senza offesa, rragazzo, ma tu e i tuoi amici fate schifo
come infiltrati. Anzi, se fossi in voi starei attento a quell'oste
ottumane. L'ho visto parlare con uno sbirro, poco fa, sul retro della
locanda.
-
Uno sbirro?
-
Ma sì, un poliziotto, una guardia. Come diavolo li chiamate?
-
Guardia andrà benissimo.
-
Il punto è che voi siete diretti a Necropolis, giusto? Il sindacato
non è al corrente dell'attuale posizione di Cleofelia, ma se davvero
è stato Mors Tua a rapirla la terrà di sicuro nelle segrete del
palazzo.
L'elfo
si guarda intorno, sospettoso. - Ebbene?
-
Ebbene, noi vogliamo che un certo oggetto che ci è costato un occhio
della testa venga portato nel palazzo e attivato.
-
Una bomba?
Il
nano si acciglia - Forse ripensandoci dovrei assegnare questo compito
a qualcuno meno disturbato.
-
Non è una bomba?
-
Certo che no - sbotta Don Luciano - È un semplice Occhio di Krutkon
mimetico. Un lavoro facile facile.
-
Una spia magica, eh? Se è così facile, perché non mandate uno dei
vostri? - dice Ferianthalas, sempre più sospettoso.
-
Le guardie di palazzo si aspettano dei nani con l'accento siculo. Né
tu né i tuoi compagni desterete sospetti. Una volta dentro dovrai
aprire questo scrigno - dice, poggiando sul tavolo un cofanetto rosa
e ingioiellato. - Ehm... per inciso, il colore non l'ho ho scelto io.
-
L'Occhio è qui dentro?
-
Sì.
-
E basta aprirlo?
-
Sì.
-
Spero capirete, Don Luciano, che un oggetto di questo tipo qualifica
automaticamente il suo portatore come spia. Dovrei rischiare la mia
preziosa vita e quella fondamentalmente inutile e dannosa dei miei
compagni per fare un favore al Sindacato?
Lui
annuisce. - Vedi, orecchieappunta, il Sindacato di solito riscuote
i favori, capisc? Non capita spesso che sia in debbito con qualcuno.
Abbiamo ramificazioni ovunque e ripaghiamo sempre chi si dimostra nostro amico.
Quando avrete bisogno di aiuto potrete star certi che troveremo un
modo per sdebitarci.
Ferianthalas
guarda lo scrigno, poi il nano, poi di nuovo lo scrigno. Don Luciano
sorride, sornione.
-
Allora, affare fatto?
In
quel momento nella sala grande riecheggia un urlo femminile. Bajyna.
Ferianthalas
scatta in piedi e si lancia verso la stanza da bagno, la mano libera
ben salda intorno al manico del pugnale. Raggiunge la porta prima di
chiunque altro e la sfonda con una pedata, precipitandosi all'interno
con l'arma sguainata.
Bajyna
è in piedi davanti a lui, nuda, e si sta fissando il sedere allo
specchio. Quando vede Ferianthalas caccia un altro urlo e l'elfo si
volta convulsamente, richiudendo la porta. Per qualche oscuro motivo
ha ancora con se il piccolo scrigno. Spera che Don Luciano non pensi
che volesse rubarglielo.
-
Che diavolo ti salta in mente di fare irruzione nel bagno di una
signora? Sei un porco - sbotta Bajyna, cercando l'asciugamano.
-
Io? Si può sapere che salta in mente a te, invece? Cos'era
quell'urlo, maledizione?
-
Ah, quello? - balbetta lei, imbarazzata - Ecco... ho urlato perché...
beh, non credo siano affari tuoi, dopotutto. Mi hai già visto nuda,
non dovrei nemmeno rivolgerti la parola.
Ferianthalas
leva gli occhi al cielo. - Andiamo non farla tanto lunga. Era appena
un po' di pelle in più rispetto a come ti vesti normalmente.
Nella
sala grande risuona il gong metallico di un catino che viene lanciato
contro qualcosa, seguito da un urlo. Questa volta maschile.
-
Cretino. - dice Bajyna, seccata - Io ho un problema serio, qui. Ho...
ecco... è apparsa una strana scritta sul mio sedere.
-
Oh, quella.
- dice Ferianthalas.
Nella
sala comune si ode il rumore di una brocca di ceramica che va in
mille pezzi, seguito da fantasiose imprecazioni in elfico.
-
Come sarebbe a dire "Oh, quella"? - strilla Bajyna, furiosa
- Da quanto lo sapevi?
-
Mah, da quando abbiamo superato lo Spacco - mugugna l'elfo,
massaggiandosi la gamba destra - E comunque non lo sapevo solo io.
L'hanno visto tutti.
-
E cosa aspettavate a dirmelo?
-
E io che ne so? Ognuno è libero di tatuarsi sul sedere quello che
vuole. E ad ogni modo se te ne avessi parlato ti saresti comportata
da isterica proprio come ora, dicendo che ti avevo guardato il culo,
eccetera eccetera. Vorresti negarlo, forse? Ho semplicemente supposto
che, come tutte le persone normali, fossi conscia di avere un
tatuaggio da qualche parte.
-
Per tutti gli déi - geme lei, spaventata - cosa vorrà mai dire? Non
sarà un'altra
maledizione?
Che sia magia nera? Non
voltarti
- intima, scostando lievemente l'asciugamano - Aittam... Odraccir... - mormora, leggendo le parole sul sedere.
-
Aspetta, non pronunciarle! - le intima l'elfo, soffocando una risata
- E se poi è davvero una maledizione? Magari leggendola ad alta voce
si attiva...
Lei
sbianca e cerca a tentoni lo sgabello, sedendosi. - Per tutti gli
déi, hai ragione. Che ingenua sono stata.
-
Finisci di fare il bagno in fretta, oca giuliva. - la avverte lui -
Ho appena saputo che grazie alla tua ostentazione di ricchezza di
poco fa il polpo si è insospettito e ci ha venduti alle autorità.
Dobbiamo filare o verranno a prenderci.
Lei
sospira, depressa, poi l'occhio le cade sullo scrigno rosa che
Ferianthalas stringe in pugno. - È per me, quello?
Lui
si affretta a nasconderlo dietro la schiena. - No, sei matta? È roba
pericolosa, questa.
-
Pericolosa? - dice lei, sollevando un sopracciglio sottile - In un
cofanetto rosa?
-
È una lunga storia. E ad ogni modo non ho intenzione di tenerlo.
Vado a restituirlo. Tu sbrigati.
Detto
questo riapre la porta del bagno e fa per uscire, ma la succube lo
spinge nuovamente dentro e richiude l'uscio dietro di sé.
-
Ma insomma, che significa? - sbotta Bajyna, furiosa - Questo bagno è
più affollato di un ufficio postale.
-
Un'elfa nobile! - sibila Rowena, agitando la coda come un gatto e
fissando Bajyna con malcelato odio - Dunque era vero. E per giunta
nuda davanti al mio uomo.
-
Che vuol dire "il tuo uomo"? - protestano in coro entrambi
gli elfi.
La
succube spinge Ferianthalas contro la porta e avvicina le labbra
rosse alle sue, fissandolo con adorazione negli occhi. - Amore mio
devi fuggire. Quel bastardo di Golg ha chiamato le guardie
dell'Imperatore. Se vi trovano qui saranno guai. Dovete fuggire dal
retro, potrebbero essere qui a momenti.
-
Ma io sono nuda - protesta Bajyna.
La
succube la fissa con sdegno - Davvero? Non sembra che la cosa ti
disturbi più di tanto. E ad ogni modo l'importante è che il mio
tesoro riesca a salvarsi, tu puoi anche marcire all'inferno per quel
che mi riguarda, sgualdrina.
-
Sgualdrina a me? Che sia proprio una succube a dirmi...
-
Ehm... senti, Rowena... - balbetta Ferianthalas, cercando di evitare
quelle labbra come fossero un cobra pronto a colpire - ... tu sei
molto carina, ma vedi, tra noi...
-
C'è un grande feeling, lo so. - sussurra lei, carezzandogli la linea
del mento con un dito. L'elfo deglutisce.
D'un
tratto una voce perentoria risuona nella sala grande.
-
Fermi tutti, in nome di sua Immensità Mors Tua. Stiamo cercando dei
pericolosi terroristi e crediamo che si nascondano qui. Tutte le
uscite sono sorvegliate. Collaborate ed eviterete spiacevoli
conseguenze.
-
Oh, no - scatta in piedi Bajyna - Sono già qui. Che si fa?
1. Si chiudono nel bagno e aspettano che la guardia Imperiale se ne vada. Non oseranno mai entrare mentre c'è una gentildonna che fa il bagno, perbacco.
2. Convincono Rowena la succube a distrarre le guardie mentre loro svicolano al piano di sopra, prendono le loro cose e fuggono dalla finestra correndo sui tetti.
3. Al diavolo tutto, escono allo scoperto e combattono per la loro vita, contando sul fatto che Mohamet e DarkShield odano il trambusto e arrivino a dar loro man forte. (Ah Ah Ah)
4. Non uscirebbero vivi dalla locanda. Meglio arrendersi ora e pensare a qualcosa dopo. In fondo Il druido e il necromante sono ancora liberi (forse).
"-Minchia, non ce l'avevano un altro colore?
-E' con grande ddisonore che vi porgo questo infame oggetto, Don Luciano. Chiedo perdono, ma l'ha fatto la figlia di Peppinuzzo Longbeard, che è da poco entrata nella pubbertà."
Don Luciano Thunderhammer e un picciotto
La puntata precedente la trovate QUI
Eheheh! Ricorda che c'è una femmina presente, si potrebbe scatenare l'inferno! ;)
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNumero tre! Non sia mai che Bajyna chieda l'aiuto di un'altra femmina!
EliminaHahahaha episodio divertentissimo, mi è piaciuto 1 casino!
RispondiEliminaI dialoghi della scena di loro 2 in bagno sono epici :D
Io dico 2... chiarooo? ;)
mi sto ancora spanciando dal ridere :D certo che far colpo su una succube, nonostante le mortali conseguenze, non è niente male ma sfruttarla per fuggire potrebbe essere un'ottimo modo di sfuggire "elegantemente" alle suddette conseguenze quindi voto 2!
RispondiEliminaP.S. Grande Bardo!!!
ahahhahahaha perdonate il ritardo ma ahahahahah bellissimo episodio
RispondiEliminaBravo Michele per le Tue performance di narrativa fantasy! Ginevra
RispondiEliminaBravo Michele per le Tue storie fantasy che ci dilettano ogni volta. A volte anche la realtà può essere fantastica!Ginevra
RispondiEliminaGrazie mille! Spero di continuare a rallegrarvi scrivendo storie sempre migliori! ;)
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