Buonasera, subumani ipodotati comunemente noti come "sudditi". Sono , ahimé, nuovamente costretto a presentare gli scritti di questa discutibile bacheca per homini di poche pretese. L'unica mia consolazione in questa notte di pioggia è che per lo meno trattasi non del consueto e indecoroso Bardo, ma del buon PM, che a differenza del nostro cantastorie pare contemplare quantomeno l'uso del pollice opponibile nei suoi esercizi di penna.
Eravamo rimasti ad una situazione piuttosto tesa tra il mago del fuoco, i suoi soldati e Von Braun, Dana e Marianna.
Cosa deciderà di fare la strega del bosco? Avete optato con i vostri voti per una saggia fuga lontano dal pericolo, ben consci del fatto che la strega arrosto sia uno dei piatti tipici preferiti nelle sagre di paese di tutto il mondo. Bravi, noto con piacere, seppure velato da una nota di incredulità, che sapete usare la testa quando vi ci mettete.
Correte a leggere, ora. IN FONDO VI ASPETTA UNA SCELTA UN PO' DIVERSA, STAVOLTA. Dovrete decidere quale personaggio seguire nel prossimo capitolo! A voi l'ardua sentenza. IO stasera ho una riunione plenaria del circolo di Rubamazzetto, e non credo potrò essere dei vostri. Grazie agli Dèi.
Vi saluto con tale sdegno che se avessi le orecchie a punta potrei passar per elfo.
Vostro bucolico,
Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re
di PM
E' in piedi sotto il
gazebo del suo vecchio giardino. L'aria è fresca e nella luce del
pomeriggio i rampicanti brillano di un verde intenso, aggrappati al
legno della veranda. Sa di essere in un sogno perché quel gazebo non
esiste più da anni, e lui è piccolo, e ogni volta che esce dal suo
corpo e si guarda dall'esterno si trova un po' cambiato. Un attimo
prima ha i vestiti da cerimonia che indossava al funerale della
mamma, subito dopo è alto la metà, ha cinque o sei anni, e indossa
solo un giubbetto e dei pantaloni corti. In mano ha tre coltelli, e
gioca a lanciarli e a riprenderli al volo per divertire sua sorella,
seduta dietro di lui al centro del gazebo.
Lei è avvolta nel suo
abito più bello, siede composta con in braccio un cane di pezza, e
lo guarda ammirata. All'inizio si sente un po' impacciato, ma quando
la sorella si lascia sfuggire un risolino di ammirazione prende
sicurezza e comincia a far roteare i coltelli sempre più velocemente
e sempre piu in alto. E' felice, perché non sbaglia una presa: i
coltelli ruotano nell'aria e lui li guarda estasiato, mentre sua
sorella applaude divertita.
"Fai volare anche
lui!" gli chiede porgendo il cane di pezza. Lui si ferma e
guarda il cane. "Non posso farlo volare" pensa, e subito
una voce da qualche parte vicino a lui risponde "Si che puoi,
basta che tu lo voglia". Conosce quella voce, non si fida ma
sa che ha ragione. Prende il cane dalle mani della sorella e lo tiene
con le braccia tese davanti a se, concentrandosi. Anche sua sorella
trattiene il fiato con lui. Il cane di pezza comincia a gonfiarsi,
piano piano diventa grosso come una palla e si alza dal palmo della
sua mano. Arrivato a mezz'aria comincia a muovere le zampette di
pezza e come un cucciolo troppo grasso che cerca di rimettersi in
piedi ruota su se stesso, muovendosi in lenti cerchi mentre mulina le
zampe forsennatamente. Lui ride. Anche sua sorella, alle sue spalle,
ride. Poi si ricorda di avere i coltelli in mano, ne sceglie uno, lo
fa ruotare un paio di volte nel palmo della mano, prende la mira e
lancia. Il cane di pezza abbaia una volta, rotola nell'aria e il
coltello gli passa vicinissimo. Dalle sue spalle arriva un gemito di
delusione. Prende un altro coltello, lo soppesa e questa volta
aspetta a lanciare, ma quando lo fa non sbaglia il colpo.
Il cane di pezza lancia
un guaito che fa stringere il cuore, ed esplode con un botto.
Istintivamente si copre il viso con un braccio, mentre sua sorella
singhiozza per la paura. Quando rialza lo sguardo nel giardino ha
cominciato a nevicare. L'aria si è fatta gelida e il prato si sta
già imbiancando. Si inginocchia e appoggia la mano a terra: non è
neve, è cenere. I rampicanti intorno a lui seccano e cadono, il
prato è ormai una distesa grigia. Si volta verso il gazebo. Sua
sorella è ancora seduta li, ma ha la testa china e il viso è
coperto dai capelli che ricadono in avanti. Sa che non rivedrà mai
più quel viso. Inspira l'aria gelida e abbassa lo sguardo sulle sue
mani. Nella destra stringe ancora un pugnale, la sinistra è grigia
come il mondo che lo circonda. Improvvisamente il braccio sinistro si
muove e con uno scatto gli afferra la gola, gli blocca il respiro.
Prova a ribellarsi, ma la presa è troppo forte, cade in ginocchio e
sprofonda nel buio.
La notte si era fatta
silenziosa e carica di tensione intorno al posto di guardia sul fiume
Paludonso, gli unici rumori erano lo sbuffare dei cavalli irrequieti
e lo sfrigolio delle torce che illuminavano il cortile dove Von Braun
e il mago scarlatto si preparavano al combattimento. Dal lato della
strada che dava sul fiume i cavalieri incappucciati si erano
schierati a semicerchio, come a delimitare il terreno del duello. Di
fronte a loro Leom, la ragazza bionda e altri quattro soldati stavano
in piedi gettando lunghe ombre verso Marianna, alle loro spalle. Von
Braun era dritto in mezzo alla strada, e soppesava la spada ricevuta
da uno dei soldati, mentre il mago scarlatto stava scendendo da
cavallo dalla parte opposta del cerchio, aiutato da uno dei suoi
compagni.
Marianna aspettò che
l'attenzione dei soldati intorno a lei fosse rivolta completamente ai
due sfidanti, e quando fu sicura che nessuno la stesse guardando,
fece scivolare fuori il pugnale che teneva nascosto fra le pieghe
della veste. Lo strinse per un lungo attimo nel palmo della mano. Era
il pugnale che le aveva affidato la sua maestra quando era diventata
Custode: era leggero, forse di osso o di legno, ed era magico, in
qualche modo.
Avvicinò il suo cavallo
a quello di Sven, inspirò profondamente guardando negli occhi
impauriti il ragazzino, poi con un colpo secco tagliò le corde che
gli legavano i polsi. "Il tuo maestro avrà bisogno di aiuto"
gli disse liberandolo dai lacci "vai da lui".
Sven la guardava senza
capire. Marianna gli prese una mano e la chiuse intorno all'elsa del
pugnale "Non perderlo, è molto prezioso, tornerò a prenderlo"
sussurrò avvicinandosi all'orecchio. Chinò la testa e gli diede un
bacio sulla guancia, poi fece voltare il cavallo verso il sarcofago
di metallo che aspettava nel buio dietro di loro, e si avvió al
trotto verso i quattro soldati che lo custodivano.
Mentre si avvicinava vide
gli uomini scambiarsi qualche parola, e due di loro arretrarono fino
raggiungere il feretro, cercando di mantenere calmi i cavalli che
scalpitavano a disagio. Gli altri due soldati invece avanzarono verso
di lei con aria minacciosa. Quando furono a pochi passi di distanza
Marianna fermò il cavallo e scese con fare sicuro.
"Ferma, strega"
l'apostrofó uno dei due, puntandole la spada contro "tornatene
al tuo posto". L'uomo sembrava piu stupito dal comportamento
della donna che realmente intenzionato a farle del male. Marianna ne
approfittò "Ho solo bisogno del mio bastone" spiegò con
calma, in piedi di fianco al cavallo "non ho intenzione di
creare problemi" aggiunse, abbozzando un sorriso malizioso. Non
funzionò. "Ti ho detto di tornare al tuo posto, maledizione!"
le urlò contro il soldato, facendo avanzare il cavallo verso di lei.
Marianna prese il
sacchetto delle erbe che portava in vita e glielo lanciò contro.
L'uomo lo afferrò al volo, stringendolo per un attimo nel guanto di
maglia. Fece per gettarlo via, ma poi prese a urlare e a dimenarsi
mentre ragni grossi come pugni sciamavano fuori dalla bisaccia a
decine, infilandosi nelle fessure dell'armatura. Il compagno al suo
fianco rimase immobile per la sorpresa, guardandolo cadere da cavallo
e rotolarsi nell'erba. Marianna intanto raccolse un ramo da terra e
avvicinandosi all'uomo a cavallo chiese ancora "Posso avere il
mio bastone, dunque?"
Vide lo sguardo del
soldato tremare quando il ramo cominciò a piegarsi, avviluppandosi
spira dopo spira intorno al braccio della donna. Il grosso serpente
scese fino ai piedi di Marianna e comincio a strisciare lentamente
verso il cavaliere, che istintivamente indietreggiò. Lei tese la
mano e l'uomo lancio a terra il bastone senza aprire bocca, prima di
raggiungere di corsa i due compagni alle sue spalle. Marianna lo
raccolse con un sorriso soddisfatto, e subito un brivido le
attraversò il corpo mentre la forza della Madre la pervadeva.
Un rumore di zoccoli alle
sue spalle la fece voltare, giusto in tempo per vedere Leom
avvicinarsi tendendo l'arco nella sua direzione. Dietro di lui due
soldati tenevano a terra Sven, che urlava cercando di divincolarsi.
"Marianna, lasciate
quel bastone, non costringetemi a farvi del male" le disse con
voce dura e senza abbassare l’arco, arrivato ormai a pochi passi da
lei. Marianna lo guardo dritto in volto e sorrise "Grazie, Leom,
sei stato gentile con me e con il ragazzo in questi giorni, ma ora
devo proprio lasciarvi. Non ho intenzione di finire nelle mani di
quell'uomo." disse, facendo un cenno con la testa in direzione
del mago scarlatto. Un forte vento si era alzato sulla pianura, e le
fiaccole scoppiettavano inquiete lanciando lapilli nella notte. Leom
rimase in silenzio, ma non abbassò l'arco.
"Adesso, reggiti"
gli disse Marianna. Spostò lo sguardo sul cortile dove Von Braun e
il mago si stavano fronteggiando, e poi su, sulle nubi nere che
vorticavano sopra loro teste. "Shazam" disse
battendo un singolo colpo di bastone sul terreno. Per un momento si
fece giorno, poi il piccolo cortile esplose.
Il rombo del tuono
riecheggiò per tutta la valle, mentre i presenti si tappavano le
orecchie urlando. La potenza del fulmine che si era schiantato al
centro della strada aveva sbalzato via i due duellanti, e sia
l'inquisitore che il mago giacevano a terra a molti passi di
distanza, ricoperti di terra. I cavalli erano impazziti per il
terrore, e la maggior parte dei cavalieri era caduta a terra e
cercava di proteggersi dagli zoccoli degli animali che scalciavano a
caso. Le urla degli uomini si mischiavano con il nitrire dei cavalli.
Leom era ancora davanti a lei, chino sulla sella, con le mani premute
sulle orecchie. Marianna guardò un'ultima volta la scena
compiaciuta, e batté due volte il bastone a terra. Uno spesso fumo
nero comincio' ad uscire dal punto che aveva colpito e prese ad
avvolgerla. "Ascoltami Leon" disse in fretta. Non aveva
molto tempo, sentiva che le parole l'avrebbero abbandonata a momenti
"Prendete quel sarcofago e portatelo al sicuro, fate tutto il
possibile perché non arrivi a quell'uomo, non ne verrebbe fuori
nulla di buono".
Leom la guardava scosso,
ancora stordito dal rumore del tuono e chino su se stesso. Marianna
gli sorrise un'ultima volta e si prese una ciocca di capelli fra le
mani. La guardò cambiare colore, virare dal rosso al nero della
notte e poi trasformarsi in qualcos'altro. Mentre il fumo la
avvolgeva sentì il corpo restringersi, farsi leggero, e dopo pochi
istanti aprí le ali a spiccò il volo, alzandosi sopra la pianura.
Il corvo gracchiò un
paio di volte mentre volteggiava sopra uomini e cavalli. Sapeva che
doveva allontanarsi. C'era un fiume la sotto, poteva seguirlo fino
alle montagne. Qualcosa gli passò accanto. Gli uomini laggiù cercavano di colpirlo. Batté le ali e salì più in alto, al sicuro.
Improvvisamente una fiammata gli sbarrò la strada. Virò, scese,
un'altra fiammata, e un'altra ancora. L'aria era bollente, non
riusciva a volare come avrebbe voluto. Cadde. Sotto c'era ancora il
fiume. L'impatto con l'acqua gli scosse la mente. Doveva nuotare. Ma
i corvi non sanno nuotare.
Le
acque limacciose del Paludonso separarono per sempre la strega dal
resto dei viandanti, che ebbero comunque il loro gran da fare con
maghi e non morti, mentre in città il mezzo-nano
cercava di venire incontro a richieste particolari. Volete dunque
sentire di
come la strega se la cavò per un pelo, di come il Falco venne
ritrovato dai suoi compagni o di come Dana sottrasse il pericoloso
essere dalle
grinfie del mago del fuoco?
SCEGLIETE!
"-Pazzesco, quest'anno il blu va tantissimo in questa foresta. Guarda che roba...
- L'unica 'roba' che vedo è quella che ti stai fumando tu, Franz. Sul serio, dovresti smetterla con 'ste foglie di Rododendro, ti fanno male.
- Non dire cretinate, Rad. L'aria è blu perché c'è il chiaro di luna.
- E' mezzogiorno e mezzo, Franz.
- Ah."
Da "Dialoghi tra Gnomi di Frantisek e Radetzky", Edizioni del Piccolo Popolo
Ottimo pezzo come al solito, ero con il fiato sospeso. Io voto per sapere come farà Marianna a cavarsela!
RispondiEliminaAnche io voto per seguire Marianna, bella la sua trasformazione in corvo:)
RispondiEliminaPM, hai stile, mi piace come giochi con i tempi verbali, continua così!
Io sono indecisissimo! ... ... ... ... Ecco fatto, dopo ripetute capocciate allo spigolo della porta sono giunto alla conclusione che voglio sapere per prima cosa che diamine sta succedendo al Falco!
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