venerdì 1 novembre 2013

In Fuga



Buonasera, subumani ipodotati comunemente noti come "sudditi". Sono , ahimé, nuovamente costretto a presentare gli scritti di questa discutibile bacheca per homini di poche pretese. L'unica mia consolazione in questa notte di pioggia è che per lo meno trattasi non del consueto e indecoroso Bardo, ma del buon PM, che a differenza del nostro cantastorie pare contemplare quantomeno l'uso del pollice opponibile nei suoi esercizi di penna.
Eravamo rimasti ad una situazione piuttosto tesa tra il mago del fuoco, i suoi soldati e Von Braun, Dana e Marianna. 
Cosa deciderà di fare la strega del bosco? Avete optato con i vostri voti per una saggia fuga lontano dal pericolo, ben consci del fatto che la strega arrosto sia uno dei piatti tipici preferiti nelle sagre di paese di tutto il mondo. Bravi, noto con piacere, seppure velato da una nota di incredulità, che sapete usare la testa quando vi ci mettete.
Correte a leggere, ora. IN FONDO VI ASPETTA UNA SCELTA UN PO' DIVERSA, STAVOLTA. Dovrete decidere quale personaggio seguire nel prossimo capitolo! A voi l'ardua sentenza. IO stasera ho una riunione plenaria del circolo di Rubamazzetto, e non credo potrò essere dei vostri. Grazie agli Dèi.

Vi saluto con tale sdegno che se avessi le orecchie a punta potrei passar per elfo.

Vostro bucolico, 

Archibald Lecter, Segretario Particolare del Re


di PM


E' in piedi sotto il gazebo del suo vecchio giardino. L'aria è fresca e nella luce del pomeriggio i rampicanti brillano di un verde intenso, aggrappati al legno della veranda. Sa di essere in un sogno perché quel gazebo non esiste più da anni, e lui è piccolo, e ogni volta che esce dal suo corpo e si guarda dall'esterno si trova un po' cambiato. Un attimo prima ha i vestiti da cerimonia che indossava al funerale della mamma, subito dopo è alto la metà, ha cinque o sei anni, e indossa solo un giubbetto e dei pantaloni corti. In mano ha tre coltelli, e gioca a lanciarli e a riprenderli al volo per divertire sua sorella, seduta dietro di lui al centro del gazebo.
Lei è avvolta nel suo abito più bello, siede composta con in braccio un cane di pezza, e lo guarda ammirata. All'inizio si sente un po' impacciato, ma quando la sorella si lascia sfuggire un risolino di ammirazione prende sicurezza e comincia a far roteare i coltelli sempre più velocemente e sempre piu in alto. E' felice, perché non sbaglia una presa: i coltelli ruotano nell'aria e lui li guarda estasiato, mentre sua sorella applaude divertita.
"Fai volare anche lui!" gli chiede porgendo il cane di pezza. Lui si ferma e guarda il cane. "Non posso farlo volare" pensa, e subito una voce da qualche parte vicino a lui risponde "Si che puoi, basta che tu lo voglia". Conosce quella voce, non si fida ma sa che ha ragione. Prende il cane dalle mani della sorella e lo tiene con le braccia tese davanti a se, concentrandosi. Anche sua sorella trattiene il fiato con lui. Il cane di pezza comincia a gonfiarsi, piano piano diventa grosso come una palla e si alza dal palmo della sua mano. Arrivato a mezz'aria comincia a muovere le zampette di pezza e come un cucciolo troppo grasso che cerca di rimettersi in piedi ruota su se stesso, muovendosi in lenti cerchi mentre mulina le zampe forsennatamente. Lui ride. Anche sua sorella, alle sue spalle, ride. Poi si ricorda di avere i coltelli in mano, ne sceglie uno, lo fa ruotare un paio di volte nel palmo della mano, prende la mira e lancia. Il cane di pezza abbaia una volta, rotola nell'aria e il coltello gli passa vicinissimo. Dalle sue spalle arriva un gemito di delusione. Prende un altro coltello, lo soppesa e questa volta aspetta a lanciare, ma quando lo fa non sbaglia il colpo.
Il cane di pezza lancia un guaito che fa stringere il cuore, ed esplode con un botto. Istintivamente si copre il viso con un braccio, mentre sua sorella singhiozza per la paura. Quando rialza lo sguardo nel giardino ha cominciato a nevicare. L'aria si è fatta gelida e il prato si sta già imbiancando. Si inginocchia e appoggia la mano a terra: non è neve, è cenere. I rampicanti intorno a lui seccano e cadono, il prato è ormai una distesa grigia. Si volta verso il gazebo. Sua sorella è ancora seduta li, ma ha la testa china e il viso è coperto dai capelli che ricadono in avanti. Sa che non rivedrà mai più quel viso. Inspira l'aria gelida e abbassa lo sguardo sulle sue mani. Nella destra stringe ancora un pugnale, la sinistra è grigia come il mondo che lo circonda. Improvvisamente il braccio sinistro si muove e con uno scatto gli afferra la gola, gli blocca il respiro. Prova a ribellarsi, ma la presa è troppo forte, cade in ginocchio e sprofonda nel buio.

La notte si era fatta silenziosa e carica di tensione intorno al posto di guardia sul fiume Paludonso, gli unici rumori erano lo sbuffare dei cavalli irrequieti e lo sfrigolio delle torce che illuminavano il cortile dove Von Braun e il mago scarlatto si preparavano al combattimento. Dal lato della strada che dava sul fiume i cavalieri incappucciati si erano schierati a semicerchio, come a delimitare il terreno del duello. Di fronte a loro Leom, la ragazza bionda e altri quattro soldati stavano in piedi gettando lunghe ombre verso Marianna, alle loro spalle. Von Braun era dritto in mezzo alla strada, e soppesava la spada ricevuta da uno dei soldati, mentre il mago scarlatto stava scendendo da cavallo dalla parte opposta del cerchio, aiutato da uno dei suoi compagni.

Marianna aspettò che l'attenzione dei soldati intorno a lei fosse rivolta completamente ai due sfidanti, e quando fu sicura che nessuno la stesse guardando, fece scivolare fuori il pugnale che teneva nascosto fra le pieghe della veste. Lo strinse per un lungo attimo nel palmo della mano. Era il pugnale che le aveva affidato la sua maestra quando era diventata Custode: era leggero, forse di osso o di legno, ed era magico, in qualche modo.
Avvicinò il suo cavallo a quello di Sven, inspirò profondamente guardando negli occhi impauriti il ragazzino, poi con un colpo secco tagliò le corde che gli legavano i polsi. "Il tuo maestro avrà bisogno di aiuto" gli disse liberandolo dai lacci "vai da lui".
Sven la guardava senza capire. Marianna gli prese una mano e la chiuse intorno all'elsa del pugnale "Non perderlo, è molto prezioso, tornerò a prenderlo" sussurrò avvicinandosi all'orecchio. Chinò la testa e gli diede un bacio sulla guancia, poi fece voltare il cavallo verso il sarcofago di metallo che aspettava nel buio dietro di loro, e si avvió al trotto verso i quattro soldati che lo custodivano.

Mentre si avvicinava vide gli uomini scambiarsi qualche parola, e due di loro arretrarono fino raggiungere il feretro, cercando di mantenere calmi i cavalli che scalpitavano a disagio. Gli altri due soldati invece avanzarono verso di lei con aria minacciosa. Quando furono a pochi passi di distanza Marianna fermò il cavallo e scese con fare sicuro.
"Ferma, strega" l'apostrofó uno dei due, puntandole la spada contro "tornatene al tuo posto". L'uomo sembrava piu stupito dal comportamento della donna che realmente intenzionato a farle del male. Marianna ne approfittò "Ho solo bisogno del mio bastone" spiegò con calma, in piedi di fianco al cavallo "non ho intenzione di creare problemi" aggiunse, abbozzando un sorriso malizioso. Non funzionò. "Ti ho detto di tornare al tuo posto, maledizione!" le urlò contro il soldato, facendo avanzare il cavallo verso di lei.
Marianna prese il sacchetto delle erbe che portava in vita e glielo lanciò contro. L'uomo lo afferrò al volo, stringendolo per un attimo nel guanto di maglia. Fece per gettarlo via, ma poi prese a urlare e a dimenarsi mentre ragni grossi come pugni sciamavano fuori dalla bisaccia a decine, infilandosi nelle fessure dell'armatura. Il compagno al suo fianco rimase immobile per la sorpresa, guardandolo cadere da cavallo e rotolarsi nell'erba. Marianna intanto raccolse un ramo da terra e avvicinandosi all'uomo a cavallo chiese ancora "Posso avere il mio bastone, dunque?"
Vide lo sguardo del soldato tremare quando il ramo cominciò a piegarsi, avviluppandosi spira dopo spira intorno al braccio della donna. Il grosso serpente scese fino ai piedi di Marianna e comincio a strisciare lentamente verso il cavaliere, che istintivamente indietreggiò. Lei tese la mano e l'uomo lancio a terra il bastone senza aprire bocca, prima di raggiungere di corsa i due compagni alle sue spalle. Marianna lo raccolse con un sorriso soddisfatto, e subito un brivido le attraversò il corpo mentre la forza della Madre la pervadeva.

Un rumore di zoccoli alle sue spalle la fece voltare, giusto in tempo per vedere Leom avvicinarsi tendendo l'arco nella sua direzione. Dietro di lui due soldati tenevano a terra Sven, che urlava cercando di divincolarsi.
"Marianna, lasciate quel bastone, non costringetemi a farvi del male" le disse con voce dura e senza abbassare l’arco, arrivato ormai a pochi passi da lei. Marianna lo guardo dritto in volto e sorrise "Grazie, Leom, sei stato gentile con me e con il ragazzo in questi giorni, ma ora devo proprio lasciarvi. Non ho intenzione di finire nelle mani di quell'uomo." disse, facendo un cenno con la testa in direzione del mago scarlatto. Un forte vento si era alzato sulla pianura, e le fiaccole scoppiettavano inquiete lanciando lapilli nella notte. Leom rimase in silenzio, ma non abbassò l'arco.
"Adesso, reggiti" gli disse Marianna. Spostò lo sguardo sul cortile dove Von Braun e il mago si stavano fronteggiando, e poi su, sulle nubi nere che vorticavano sopra loro teste. "Shazam" disse battendo un singolo colpo di bastone sul terreno. Per un momento si fece giorno, poi il piccolo cortile esplose.

Il rombo del tuono riecheggiò per tutta la valle, mentre i presenti si tappavano le orecchie urlando. La potenza del fulmine che si era schiantato al centro della strada aveva sbalzato via i due duellanti, e sia l'inquisitore che il mago giacevano a terra a molti passi di distanza, ricoperti di terra. I cavalli erano impazziti per il terrore, e la maggior parte dei cavalieri era caduta a terra e cercava di proteggersi dagli zoccoli degli animali che scalciavano a caso. Le urla degli uomini si mischiavano con il nitrire dei cavalli. Leom era ancora davanti a lei, chino sulla sella, con le mani premute sulle orecchie. Marianna guardò un'ultima volta la scena compiaciuta, e batté due volte il bastone a terra. Uno spesso fumo nero comincio' ad uscire dal punto che aveva colpito e prese ad avvolgerla. "Ascoltami Leon" disse in fretta. Non aveva molto tempo, sentiva che le parole l'avrebbero abbandonata a momenti "Prendete quel sarcofago e portatelo al sicuro, fate tutto il possibile perché non arrivi a quell'uomo, non ne verrebbe fuori nulla di buono".
Leom la guardava scosso, ancora stordito dal rumore del tuono e chino su se stesso. Marianna gli sorrise un'ultima volta e si prese una ciocca di capelli fra le mani. La guardò cambiare colore, virare dal rosso al nero della notte e poi trasformarsi in qualcos'altro. Mentre il fumo la avvolgeva sentì il corpo restringersi, farsi leggero, e dopo pochi istanti aprí le ali a spiccò il volo, alzandosi sopra la pianura.

Il corvo gracchiò un paio di volte mentre volteggiava sopra uomini e cavalli. Sapeva che doveva allontanarsi. C'era un fiume la sotto, poteva seguirlo fino alle montagne. Qualcosa gli passò accanto. Gli uomini laggiù cercavano di colpirlo. Batté le ali e salì più in alto, al sicuro. Improvvisamente una fiammata gli sbarrò la strada. Virò, scese, un'altra fiammata, e un'altra ancora. L'aria era bollente, non riusciva a volare come avrebbe voluto. Cadde. Sotto c'era ancora il fiume. L'impatto con l'acqua gli scosse la mente. Doveva nuotare. Ma i corvi non sanno nuotare.

Le acque limacciose del Paludonso separarono per sempre la strega dal resto dei viandanti, che ebbero comunque il loro gran da fare con maghi e non morti, mentre in città il mezzo-nano cercava di venire incontro a richieste particolari. Volete dunque sentire di come la strega se la cavò per un pelo, di come il Falco venne ritrovato dai suoi compagni o di come Dana sottrasse il pericoloso essere dalle grinfie del mago del fuoco?

SCEGLIETE!


"-Pazzesco, quest'anno il blu va tantissimo in questa foresta. Guarda che roba...
- L'unica 'roba' che vedo è quella che ti stai fumando tu, Franz. Sul serio, dovresti smetterla con 'ste foglie di Rododendro, ti fanno male.
- Non dire cretinate, Rad. L'aria è blu perché c'è il chiaro di luna.
- E' mezzogiorno e mezzo, Franz.
- Ah."

Da "Dialoghi tra Gnomi di Frantisek e Radetzky", Edizioni del Piccolo Popolo


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3 commenti:

  1. Ottimo pezzo come al solito, ero con il fiato sospeso. Io voto per sapere come farà Marianna a cavarsela!

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  2. Anche io voto per seguire Marianna, bella la sua trasformazione in corvo:)
    PM, hai stile, mi piace come giochi con i tempi verbali, continua così!

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  3. Io sono indecisissimo! ... ... ... ... Ecco fatto, dopo ripetute capocciate allo spigolo della porta sono giunto alla conclusione che voglio sapere per prima cosa che diamine sta succedendo al Falco!

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Leali sudditi!
I commenti alla bacheca Reale sono assolutamente liberi, ma il Re ha ordinato espressamente che, qualora il o gli imbecilli di turno dovessero affiggere commenti inutili o lesivi dell'onore della corona, essi verranno immantinente rimossi insieme alla a testa del o degli autori, che in ogni caso non sentiranno molto la mancanza di un organo che non hanno mai utilizzato.

Con velenosa franchezza,

Archibald Lecter, segretario particolare del Re